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Ripensare la partecipazione culturale: una questione aperta e collettiva Riprendendo quanto esposto in apertura del presente capitolo, la partecipazione

Capitolo 2. Una panoramica sulla partecipazione culturale in Europa e in Italia

2.4. Ripensare la partecipazione culturale: una questione aperta e collettiva Riprendendo quanto esposto in apertura del presente capitolo, la partecipazione

culturale si conferma un ambito complesso da indagare, monitorare e valutare, costituito da una gamma molto ampia di forme e sfumature possibili. Come messo in evidenza da Stevenson (2019), se si vuole superare quella che l'autore definisce una “povertà di ambizioni” nel modo in cui tale tema è stato – e continua a essere – affrontato sia all'interno del sistema culturale sia nel campo più vasto delle politiche culturali, è necessario prendere in considerazione due aspetti distinti, ma ugualmente rilevanti: la garanzia di pari opportunità di accesso alle attività culturali e l'adozione di una definizione più aperta e inclusiva di cultura e di partecipazione culturale. Diviene, pertanto, essenziale distinguere tra chi esprime il desiderio o si mostra interessato a essere coinvolto in una specifica attività culturale, ma non può accedervi per una serie di ostacoli, e chi invece non ha espresso un analogo interesse o desiderio e non identifica alcuna mancanza nella sua vita a causa di ciò (ibidem). Non poter fare qualcosa che si desidera a causa di

impedimenti tangibili come l'assenza di risorse economiche o di un'offerta adeguata non è lo stesso che scegliere di non fare qualcosa per cui non si ha interesse, non lo si reputa di valore, non lo si ritiene di alcuna utilità personale e anzi è visto come un intralcio che impedisce di trascorrere una parte del proprio tempo libero facendo qualcosa che si apprezza di più. Per Stevenson (ibidem) è importante non sottovalutare questa distinzione, in quanto le società in cui viviamo non sono eque e ci sono differenze nella misura in cui gli individui sono liberi di impegnarsi per raggiungere i propri interessi e desideri culturali. Povertà relativa, mancanza di tempo e isolamento geografico sono solo alcuni dei fattori che potenzialmente impediscono a un individuo di esercitare il diritto di perseguire e mettere in atto i propri valori culturali. Pertanto, seguendo la lezione di Sen (1999; trad. it. 2000), diviene fondamentale garantire agli individui reali strumenti e possibilità che consentano loro di avere accesso e di realizzare i propri obiettivi e il tipo di vita al quale danno valore.

Come ha commentato Holden (2010), nessuno dovrebbe essere escluso da alcun tipo di attività culturale, ma, cosa più importante quale questione di giustizia sociale, nessuno dovrebbe essere escluso dal fornire il proprio contributo al fine di definire cosa significhi il termine cultura per la società alla quale appartiene. Tuttavia, le politiche pubbliche che mirano a facilitare la partecipazione culturale sovente non si preoccupano di aiutare le persone a superare eventuali ostacoli indipendentemente dall'attività in questione (Miles e Gibson, 2016). Anche se coloro che lavorano nel settore culturale potrebbero essere a disagio nell'ammetterlo pubblicamente, le loro azioni suggeriscono che permane una gerarchia dominante tra le attività culturali, in base alla quale si presume che alcune forme artistiche abbiano un valore maggiore rispetto ad altre (Stevenson, 2019). Sebbene tale ordinamento tenda oggi a essere più implicito di quanto non fosse in passato, rischia di essere ancora più insidioso proprio per questo motivo (ibidem). Non a caso, Stevenson (ibidem) fa notare che coloro che vivono in condizioni di marginalità sociale e svantaggio economico non sono pienamente liberi di scegliere cosa sia culturalmente rilevante per loro, ma devono, il più delle volte, accettare la mediazione di esperti e professionisti del settore culturale, a cui spetta decidere quali siano le attività che meritano di essere praticate perché capaci di apportare i maggiori benefici sociali e personali.

Se è vero che, in anni recenti, c'è stata una crescente retorica sull'importanza della diversità culturale (UNESCO, 2005), è altrettanto vero che questa si è concentrata soprattutto sulla diversificazione dei pubblici di determinate attività culturali piuttosto che sulla diversificazione dei tipi di esperienza culturale che sono considerati, celebrati e sostenuti come di valore dai membri di una comunità

(Stevenson, 2019). La partecipazione culturale chiama in causa la capacità degli individui di esprimere se stessi, usare il proprio potenziale creativo, influenzare l'ambiente in cui si vive e creare nuovi valori culturali (Tomka, 2013). Tuttavia, se le interazioni principali avvengono esclusivamente nel ristretto ambito della cultura istituzionalizzata, si tende a dare per scontato che lo Stato e le organizzazioni culturali siano i soli soggetti abilitati a offrire opportunità di partecipazione, senza prendere in considerazione la possibilità che anche i cittadini siano capaci di contribuire alla definizione di nuovi valori e attività culturali (ibidem). Ripensare le politiche culturali (e il concetto di partecipazione culturale) in quest'ultima direzione comporta due requisiti fondamentali: da una parte, legittimare il diritto delle persone di riconoscere un'esperienza come preziosa dal punto di vista culturale sulla base del suo effetto su di loro (e non di una scelta arbitraria compiuta da qualcun altro); dall'altra, accettare il fatto che attività apparentemente eterogenee condividono lo stesso potenziale nell'offrire benefici simili a persone diverse (Stevenson, 2019). In accordo con Sen (1999; trad. it. 2000), è possibile concludere che «qualsiasi conflitto reale fra conservazione della tradizione e vantaggi della modernità richiede una soluzione partecipativa e non un rifiuto unilaterale della modernità in favore della tradizione […]. Si tratta di una questione che non solo non è chiusa, ma deve rimanere apertissima, perché tutti i membri della società l'affrontino e decidano insieme […] che cosa vogliono e che cosa hanno motivo di accettare» (ivi, p. 38) come culturalmente rilevante per loro. Ne consegue che chi studia i fenomeni connessi alla partecipazione culturale, e in particolare i metodi e le tecniche per valutarne la portata e gli effetti sugli individui e sulla società, gioca un ruolo non marginale in tale processo, in quanto la delimitazione del campo di osservazione riflette «both the content of the survey to be analysed, and analysts' choices about which variables to focus on» (Hanquinet

Capitolo 3. Il ruolo dell'Audience Development in una prospettiva

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