• Non ci sono risultati.

Le indagini sulla partecipazione culturale: alcune considerazioni preliminar

Capitolo 2. Una panoramica sulla partecipazione culturale in Europa e in Italia

2.1. Le indagini sulla partecipazione culturale: alcune considerazioni preliminar

Come noto, le organizzazioni culturali hanno bisogno di pubblici per essere significative: questo è l'obiettivo più basilare ma al contempo cruciale, che tali istituzioni dovrebbe raggiungere nella promozione delle arti e della cultura (Montalto et al., 2019). Non a caso, la valutazione dell'attrattività culturale del sistema dell'offerta, nel modo in cui è stata interpretata dalle politiche pubbliche a favore dell'accesso, risulta strettamente legata alle indagini su larga scala che indagano la distribuzione dei consumi e i comportamenti e le preferenze individuali connessi alle attività culturali (Hanquinet et al., 2019). In un'ottica più ampia, la maggiore attenzione riservata alle statistiche sulla partecipazione culturale rinvia anche alla volontà di sviluppare adeguati indicatori capaci di includere l'arte e la cultura negli studi che mirano a offrire una misurazione della qualità della vita in un dato contesto territoriale (Jackson et al., 2006; Montalto et

al., 2019). A questo proposito, l'iniziativa statunitense Urban Institute’s Arts and Culture Indicators Project (ACIP) risulta essere un esempio particolarmente

significativo. Con l'intento di fornire un quadro teorico di riferimento per la costruzione di futuri indicatori, lo studio dell'ACIP ha elaborato il concetto di “Cultural Vitality”, definito come «the evidence of creating, disseminating, validating, and supporting arts and culture as a dimension of everyday life in communities» (Jackson et al., 2006; p. 13). Tale definizione di vitalità culturale –

che si articola in tre dimensioni: la presenza di opportunità per la partecipazione culturale, la stessa partecipazione culturale e il sostegno alla partecipazione culturale – chiama in causa una nozione molto più complessa di attività artistiche e culturali e delle risorse necessarie per realizzarle, sostenerle o espanderle. Secondo quanto messo in evidenza dal gruppo di ricerca coinvolto nel progetto, si tratta di una esplicazione deliberatamente inclusiva che invita a tenere conto non solo delle interpretazioni convenzionali dei concetti di arte e cultura (come cultura “alta” o “legittima”), ma anche di una gamma più vasta di attività culturali e forme artistiche che riflettono i valori e le preferenze dei vari gruppi che compongono una comunità. A titolo esemplificativo, la prospettiva della “Cultural Vitality” comprende sia il balletto, l'opera, gli spettacoli teatrali sia pratiche informali come le band musicali amatoriali, le poetry slams, la street art e così via. In estrema sintesi, è possibile affermare che

«the ACIP's definition of cultural vitality recognizes a much larger body of arts and cultural participation as relevant to communities than has been customary. It recognizes arts and cultural participation as valuable on its own terms and also integral to everyday life, community dynamics, and community conditions. It recognizes that arts and culture are also resources that come out of communities rather than merely resources that are “brought to” communities from the outside. Arts and cultural activity is no longer thought of as only for special occasions» (ivi, pp. 13-14).

Se da un lato, lo studio evidenzia il fatto che un numero crescente di iniziative includa indicatori sulla partecipazione culturale, accanto ad altri aspetti di carattere economico, sociale e ambientale, nei processi di monitoraggio della qualità della vita19, dall'altro sottolinea che le definizioni di arte e cultura in uso sono, nella maggior parte dei casi, più ristrette rispetto all'interpretazione fornita dall'ACIP. L'enfasi tipica rimane quella tradizionale, focalizzata sulla rilevazione di dati relativi a luoghi di presentazione artistica formale (come i musei, le sale da concerto, i teatri) e a conteggi sui pubblici (tramite la frequenza o i biglietti

19 A questo proposito, si segnala il progetto europeo Cultural and Creative Cities Monitor, che lanciato nel 2017, rappresenta un innovativo strumento di analisi sviluppato dal Joint Research

Centre (JRC) della Commissione Europea al fine di monitorare e valutare la performance delle

città creative e culturali europee. L'edizione 2019 dello studio include 190 città di trenta Paesi europei e utilizza dati di carattere quantitativo sintetizzati in ventinove indicatori, suddivisi in tre domini principali: Cultural Vibrancy, intesa come la vitalità culturale di una città in termini di infrastrutture culturali e partecipazione culturale; Creative Economy, che rappresenta il contributo dei settori culturali e creativi all'economia di una città in termini di occupazione, creazione di posti di lavoro e innovazione; Enabling Environment, ossia gli asset tangibili e intangibili che possono aiutare le città ad attrarre talenti creativi e a stimolare la partecipazione culturale (Montalto et al., 2019).

venduti). In secondo luogo, alcuni di questi tentativi risentono della mancanza di risorse economiche adeguate per avviare nuove raccolte di dati primari e tendono, quindi, a fare affidamento su fonti consolidate liberamente accessibili o disponibili a costi relativamente contenuti (ibidem).

In accordo con tale visione, Hanquinet et al. (2019) fanno notare che, sebbene non sia possibile redigere un questionario che tenga conto di ogni possibile modalità di partecipazione o forma artistica per ovvie esigenze di ricerca, le indagini attuali – per come sono strutturate – sovra-rappresentano alcuni tipi di pratiche a scapito di altre. Detto altrimenti, questo significa che mentre è possibile conoscere in maniera puntuale le caratteristiche peculiari di chi frequenta luoghi ed eventi culturali ormai canonizzati (quali i musei, i teatri oppure i concerti di musica classica), è molto più difficile indagare i comportamenti e i profili di coloro che sono soliti prendere parte a pratiche generalmente escluse dalle indagini su larga scala, come gli spettacoli che rientrano nel genere della stand-up comedy (ibidem). La natura delle rilevazioni fa sì che si verifichi una sorta di path

dependency, tale per cui è possibile rintracciare una tendenza a lavorare con

categorie e generi rigidi e fissi, che evita di prendere in considerazione le nuove forme di partecipazione culturale che hanno luogo nei contesti della vita quotidiana (Beer, 2012).

In aggiunta a ciò, in anni recenti l'utilità delle rilevazioni ad ampio raggio sulla partecipazione culturale è stata messa ulteriormente in discussione dall'avvento di nuove modalità di indagine, connesse principalmente alle tecnologie digitali, che permettono di raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati, capaci di offrire informazioni altamente dettagliate sui consumi e i comportamenti individuali, rispetto a quanto è possibile ottenere tramite la produzione di statistiche ufficiali (Burrows e Savage, 2014). In ambito culturale, esempi concreti di strumenti in grado di immagazzinare una rilevante mole di dati sono il prototipo Travelogue e la piattaforma Audience Finder. In particolare, Travelogue consente di raccogliere e connettere trenta diversi database e oltre venti mila osservazioni relative agli spettacoli esportati e importati in diversi Paesi in Europa e nel mondo, con l'obiettivo di iniziare un processo di armonizzazione dei dati relativi alla mobilità internazionale (Montalto, 2019). Audience Finder è, invece, un database liberamente accessibile che gestisce le informazioni relative alla vendita dei biglietti di oltre ottocento organizzazioni culturali che operano nel Regno Unito, per un totale di cinquantanove milioni di transazioni e circa 280mila sondaggi e

web analytics delle principali istituzioni artistiche e culturali attive in Inghilterra,

Scozia e Galles (Walmsley, 2019). Numerosi dati, inoltre, possono essere reperiti direttamente online, come i contenuti prodotti dagli utenti sui principali social

media, siti di recensioni, portali di e-commerce ecc. (human generated), oppure tramite la geolocalizzazione dei dispositivi mobili tramite sensori GPS, RFID, strumenti scientifici ecc. (machine generated) (Solima, 2018). Si tratta, come prevedibile, di tecniche di gestione delle informazioni che richiedono competenze molto specifiche e che presentano, talvolta, limiti di natura giuridica connessi principalmente alla tutela dei dati personali (i device digitali, ad esempio, possono comunicare dati su se stessi e accedere alle informazioni provenienti da altri oggetti connessi in Rete a prescindere dall'intenzionalità dei propri possessori) (Rubinstein, 2013; Solima, 2018). Non meno importante, tali approcci per quanto sofisticati siano, forniscono un'istantanea in tempo reale di quello che i pubblici scelgono di fare, ma non offrono risposte sul perché si comportino in un certo modo (Walmsley, 2019). Pertanto, i big data possono produrre significato soltanto in tandem con altri metodi di ricerca quali le indagini sulla partecipazione culturale che, come sostengono Hanquinet et al. (2019), risultano essere ancora valide ed efficaci nel mettere in luce le divisioni sociali associate alla partecipazione culturale e la natura diseguale dell'accesso alla cultura nelle società contemporanee. Al di là dei limiti evidenziati e della necessità di rivedere alcune categorie d'analisi, le rilevazioni sulla partecipazione culturale continuano a essere vitali non solo per far emergere le stratificazioni sociali che caratterizzano ancora oggi i pubblici della cultura (ibidem), ma anche per produrre dati più solidi e affidabili attraverso cui valutare il contributo del settore culturale al benessere individuale e collettivo (Jackson et al., 2006).

2.2. La partecipazione culturale nel contesto europeo

Documenti correlati