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109 Anđelković, Rogić, Nikolić 2010.

2.3.3 L’Albero della Vita e la placchetta del Creatore Benedicente.

L’insieme finora descritto è circondato dai rami finemente intagliati dell’Albero della Vita, elemento dallo stile ecclettico, che aggiunge un inconfondibile gusto esotico alla statuetta. Oltre all’immediato riferimento all’Albero della Conoscenza della Genesi (2:9, 3:22-24), l’albero ricorre con insistenza proprio nell’Apocalisse (2:7, 22:2, 22:14, 22:19), confermando così le profonde radici giovannee della nostra iconografia. Esso appare come sinonimo delle acque della vita, nutrimento sempiterno e continuamente fruttifero: “(22:2) In mezzo alla piazza della città e d'ambo i lati del fiume stava l'albero della vita che dà dodici raccolti e porta il suo frutto ogni

111 Pinto 2015a, p. 226.

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mese; e le foglie dell'albero son per la guarigione delle nazioni”. Il simbolo assume quindi un carattere cristologico figurante la resurrezione, come già in senso profetico in Ezechiele 47:12. Nel repertorio eburneo dell’Asia portoghese troviamo un’altra raffigurazione cristologica dell’albero. Si tratta dell’Albero di Jesse, che rappresenta la linea genealogica di Cristo effondersi dal cuore del capostipite Jesse nelle fogge di un albero ai cui rami fioriscono i profeti, i re e i predecessori della casata di Gesù. La tradizione eburnea ci ha restituito una bellissima statuetta devozionale le cui tecniche di realizzazione dei rami ricordano da vicino quelle del nostro soggetto (fig.45).112 Sono state identificate quattro placche devozionali di fattura srilankese

raffiguranti lo stesso tema (fig.46),113 che ritroviamo anche nel campo centrale della coeva arte

tessile.114 Il soggetto si diffuse nel Portogallo tardo medievale da modelli franco-fiamminghi nella

variante con la Vergine al posto di Cristo nel punto più alto del tronco, secondo uno schema del XIII secolo tornato in auge durante il periodo della Controriforma per ragioni di devozione mariana.115

Nel caso del Buon Pastore conosciamo due soluzioni formali per la resa dei rami:

- Come elementi individuali inseriti nei fori laterali della Rocca (uno o due per lato) ed uno assiale sul retro. In queste circostanze i rami sono composti da elementi mobili, attraverso rametti e foglie ad incastro che si dipanano dal corpo di un ramo principale (fig.47). - Oppure nella soluzione di un unico ramo assiale ottenuto tramite la tecnica del traforato.

Qui il tralcio principale integra nella stessa struttura foglie e rametti secondari (fig.48). A livello tipologico nell’ambito dei rami mobili troviamo tralci che presentano le giunture onde inserire le foglie di forme diverse: squadrata, spinata uncinata, merlata uncinata, o con un misto delle tre soluzioni insieme. Come i rami, così le foglie presentano la stessa tipologia lanceolata con bordi squadrati, spinati, merlati uncinati o misti. A queste dobbiamo aggiungere altre varianti assai più rare: la soluzione terminante in trifoglio, col terminale dal verso invertito, a forma di spiga e a foglia stretta.116 Nello spettro dei rami di tipologia traforata troviamo due varianti

principali: quella che presenta un gioco di rami e foglie uncinate ritorte verso l’esterno (cat.19; inv.19), e quella più libera, ‘miniata’, dato che ricorda dei ricami floreali quasi pittorici (fig.49). È questo il caso delle superbe opere custodite al Victoria and Albert Museum, al Museum of Asian Civilization e presso la Diocesi di Lisbona (cat.6, 10, 17). In questi esemplari troviamo, oltre al ricamo dei rami, anche l’integrazione di fiori dal pistillo allungato e la corolla rivolta

112 Pinto 1991, pp. 56-57.

113 Chong 2015, pp. 116-117; Bailey, Massing, Silva 2013, pp. 94-95; Pinto 1991, pp. 54-55. 114 Pinto 1991, pp. 104-105.

115 Gonçalves 1986.

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all’esterno, assimilabili ad un fiore di ibisco. Questa tipologia floreale si ritrova variamente impiegata in alcuni esemplari della rocca, specie sullo sfondo che decora il terzo registro. Nella parte superiore del ramo assiale troviamo l’ultima delle componenti iconografiche, ovvero la placchetta iconica raffigurante Dio Padre Benedicente e la colomba dello Spirito Santo. Si distinguono due tipologie nella fattura di questo elemento, che ricorre 18 volte nel nostro catalogo, ovvero: piastrine mobili da applicare tramite spine all’Albero, oppure placchette integrate del ramo assiale. In entrambi i casi ci troviamo in presenza di tecniche di bassorilievo. La placchetta mobile è di dimensioni e forma variabile, più comunemente circolare o semicircolare, ma non mancano casi di forma quadrata, trapezoidale o pentagonale. In alcuni casi (inv.61, 62, 63) la placchetta manca del fondale. Il bordo della piastrina è anch’esso lavorato attraverso piccoli fori ove inserire le foglie che decorano l’albero, o raggi e saette che ne accentuano il carattere teofanico. Più rare sono le placchette direttamente incorporate nel ramo assiale (inv.19; cat.6, 10, 17, 19).

Il modello iconografico è una convenzione cinquecentesca, recepita anche dalle coeve tradizioni di intaglio eburneo (fig.50). L’iconografia canonica propone il Dio Padre rappresentato come un anziano venerabile, con barba lunga e vestito di mitra papale e un mantello assicurato da una fibbia in petto (fig.51). Esso è raffigurato in posa frontale o con le pupille rivolte in basso verso la scena che si consuma nella rocca, con entrambe le braccia aperte. Nella sinistra regge un globo, simbolo di universalità, che in alcuni casi presenta una croce o una freccia che si propaga verticalmente dal polo superiore, a simboleggiare la trascendenza del dominio terreste. Col la destra compie il gesto benedicente di tipo trinitario. In soli due casi troviamo il Creatore a capo nudo, con capigliatura fluente (inv.18; cat.6). Nel primo esemplare mancano anche gli altri attributi canonici, Dio presenta infatti le mani aperte in segno di maestà. La piastrina mostra anche la colomba dello Spirito Santo in una rappresentazione frontale e sommaria. Essa è canonicamente posta sul petto del Creatore, creando una perfetta simmetria trinitaria tra Figlio, Padre e Spirito. In rari casi la colomba appare invece integrata al vertice del ramo assiale, fuori dalla scena contenuta nella piastrina che si svolge nei cieli della salvezza eterna. Ciò è indicato dal motivo a ricciolo, raffigurante le nubi del paradiso, nella bordatura inferiore. Lo stesso decoro lo troviamo in alcuni casi sullo sfondo della scena, a volte punteggiato da teste d’angelo. La scena è raramente incorniciata dal motivo di raggi che si dipanano dalle nubi.

Solo nella statuetta di Vila Viçosa (cat.19) troviamo una differente perifrasi iconografica. Qui il Dio Padre, circondato da quattro angeli, regge con entrambe le mani la croce del Cristo spirante, rappresentata come due tralci di vite carichi di frutti. Ci troviamo in presenza della cosiddetta iconografia del Trono della Grazia, che approfondiremo nella scheda di catalogo dell’opera suddetta.

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