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Alcune caratteristiche dell’offerta e i risultati nei comuni maggiori Ad ogni modo, la frammentazione dell’offerta sia nell’arena esecutiva

Nel documento Saper governare non basta: il caso Torino (pagine 134-139)

6. Il voto in Toscana: un’eredità contesa o dilapidata?

7.3. Alcune caratteristiche dell’offerta e i risultati nei comuni maggiori Ad ogni modo, la frammentazione dell’offerta sia nell’arena esecutiva

che in quella consiliare sollecita una riflessione circa le dinamiche cha hanno governato la competizione alle ultime elezioni comunali. La presenza di un

1 È opportuno ricordare che il numero di elettori posto a base del calcolo dei tassi di

affluenza alle comunali è più alto di quello considerato alle elezioni politiche poiché nelle po- litiche non sono conteggiati i cittadini iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Se anche il calcolo dell’affluenza alle comunali tenesse conto di questi elettori (la cui partecipazione alle elezioni amministrative è abbastanza improbabile), le differenze tra i tassi di partecipazione al voto in occasione delle politiche e delle comunali potrebbero essere addirittura più esigue se non cambiare di segno.

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elevato numero di liste nell’arena consiliare non è una novità, esse costitui- scono un vantaggio per i candidati sindaci che possono in tal modo giovarsi dell’attivismo di candidati alla ricerca del numero di voti di preferenza neces- sario per la elezione in Consiglio comunale. La presenza di un numero così elevato di candidati nell’arena esecutiva lascerebbe intendere che il bipolari- smo è ormai palesemente sfidato con conseguenze sia nella dinamiche com- petitive che nell’esito finale del confronto elettorale.

Tab. 7.2. Esiti delle elezioni amministrative del 2016 e di quelle immediatamente pre- cedenti per Regione nei comuni superiori a 15.000 abitanti

Abr Laz Sard Mol Cam Pug Bas Cal Sic Centro-

Sud Comunali 2016 Ballottaggio 4 14 4 1 14 16 0 3 9 65 Coalizione vincente Centrosinistra 4 2 2 10 4 1 2 2 27 Centrodestra 1 1 2 1 1 6 M5s 5 1 2 1 3 12 Civiche 1 6 5 5 2 3 22 Altri Sinistra 2 1 1 4 Altri Destra 1 1 2 Altri Centro 4 1 5 Sindaci riconfermati 2 2 1 1 3 1 1 2 1 14 Totale 5 15 6 1 18 17 2 5 9 78 Comunali precedenti Ballottaggio 5 10 1 0 9 11 2 3 8 49 Coalizione vincente Centrosinistra 4 5 6 1 9 9 1 2 4 41 Centrodestra 1 4 6 5 2 2 20 M5s 0 Civiche 4 2 1 2 9 Altri Sinistra 2 1 3 Altri Destra 0 Altri Centro 2 1 1 1 5 Totale 5 15 6 1 18 17 2 5 9 78

Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’interno e della Regione Sicilia. Note: 1) Per il 2016:

la coalizione vincente a Monserrato (Psi e Civiche) e stata attribuita ad «altri sinistra»; la coalizione vincente a Salerno (Progressisti per Salerno) è stata considerata di Centrosinistra; c) la coalizione vincente a San Giorgio Ionico (civiche, Udc e Sel) è stata attribuita ad «altri centro» poiché l’Udc ha il peso elettorale maggiore. Per le elezioni precedenti: la coalizione Idv, Api, Udc, Psi, Civiche vincente a Frattaminore è inserita in «altri centro»; la coalizione Udc, Sel e civiche a Nardò è stata collocata in «altri centro» perché l’Udc ha il peso elettorale maggiore. 2) Per le precedenti elezioni sono stati considerati anche i Comuni che al tempo contavano meno di 15.000 abitanti (Cirò Marina, Anguillara Sabazia, Bracciano, Rocca di Papa, Laterza). Le coalizioni «altro Destra» sono incentrate su FdI senza FI, quelle definite «altro Sinistra» schieravano Sel/Si senza Pd, e infine quelle definite «altro centro» avevano come forza principale l’Udc.

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Dall’analisi dei risultati nel comuni superiori a 15.000 abitanti, emerge che, per la definizione dei confronti elettorali, è necessario il secondo turno nell’83% dei casi (vedi tabella 7.2) Già alle precedenti consultazioni negli stessi comuni era stato necessario ricorrere al ballottaggio in 49 (63%) dei 78 comuni. Ma l’incremento nel 2016 è significativo. È pur vero, inoltre, che nella fase inziale di applicazione dell’elezione diretta dei sindaci, il ricorso al ballottaggio non era stato un evento raro, tuttavia, man mano che candidati e partiti avevano «appreso» la logica della nuova legge sull’elezione diretta dei sondaci, e che, almeno nei comuni maggiori, le dinamiche nazionali si erano trasferite dal centro alla periferia, era aumentato il numero dei comuni in cui il sindaco veniva eletto al primo turno (Baldini e Legnante 2000). È evidente che nel 2016 in molti di questi 65 comuni non c’era un candidato dominante capace di «ammazzare» la competizione. In passato il sindaco uscente, nel corso del suo mandato, aveva goduto di un notevole vantaggio in termini di visibilità politica e di popolarità legata alla concreta gestione del potere e si presentava come favorito alla competizione. Ebbene, nel 2016 i sindaci rieletti sono solo 14 (circa il 18%) su 78. Non si può escludere che l’esiguo numero di rieletti dipenda dalla circostanza che molti sindaci uscenti non si siano ri- candidati avendo, per esempio, già ricoperto il ruolo per due mandati.

Tuttavia, è possibile che i ballottaggi si siano resi necessari in 65 comuni non solo per l’assenza di un candidato forte, ma, all’inverso, per la presenza di molti candidati «relativamente» forti, ossia non semplicemente nominali: candidati capaci, quindi, di sottrarre voti ai due principali contendenti. In altre parole, a parità di altre condizioni, la probabilità che il confronto si risolva al primo turno è più elevato se il «numero effettivo dei candidati» è prossimo a due. Evidentemente, come accade a livello nazionale, è chiaro che il bipolari- smo frammentato (D’Alimonte e Vassallo 2006, 19) – formula coniata con riferimento alle elezioni parlamentari ma che descriveva in modo appropriato ciò che accadeva in quasi tutti i contesti elettorali – sia ormai in declino non solo a livello nazionale, ma anche nelle competizioni amministrative.

L’esame dei risultati delle elezioni nell’arena esecutiva mostra con mag- giore evidenza che le competizioni locali al Centro-sud non possono più essere riferite al bipolarismo, ma neppure probabilmente allo schema tripolare che al momento sembra strutturare il confronto a livello nazionale. La coalizione vincente può essere considerata di centrodestra o di centrosinistra in soli 33 comuni (42,3%) su 78. Alle precedenti elezioni le coalizioni vincenti erano di centrodestra o di centrosinistra in 61 (78,2%) comuni. È soprattutto in Puglia che si registra il crollo delle due coalizioni. Ovviamente il successo del M5s in 12 comuni ha contribuito a deteriorare il bipolarismo. Tuttavia, in questa tornata di elezioni nei comuni meridionali di dimensioni maggiori il cambia- mento delle dinamiche competitive bipolari è certificato dal successo delle

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liste civiche che si sono imposte in 22 comuni (mentre alle precedenti elezioni avevano vinto in soli nove casi). Si tenga conto, in proposito che 5 di questi comuni, all’epoca, contavano meno di 15.000 abitanti, nei quali, come è noto le liste civiche sono una regola. Infine si consideri che abbiamo classificato come civiche solo quelle coalizioni che non è stato possibile etichettare in un altro modo.

Tab. 7.3. Comuni del Centro-sud superiori ai 15.000 abitanti confermati, conquistati e persi dalla principali aggregazioni tra le elezioni 2016 e le precedenti co- munali

Abr Bas Cal Cam Laz Mol Pug Sard Sic Centro-

Sud Centrosinistra Conf. 3 1 1 5 1 0 2 2 0 15 Conq. 1 0 1 5 1 0 2 0 2 12 Persi 1 0 1 4 4 1 7 4 4 26 Saldo 4 1 2 10 2 0 4 2 2 27 Centrodestra Conf. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Conq. 0 0 0 2 1 0 1 1 1 6 Persi 1 0 2 6 4 0 5 0 2 20 Saldo 0 0 0 2 1 0 1 1 1 6 M5s Conq. 0 1 0 0 5 0 2 1 3 12 Saldo 0 1 0 0 5 0 2 1 3 12 Altri e civiche Conf. 0 0 1 2 2 0 1 0 0 6 Conq. 1 0 2 4 5 1 9 2 3 27 Persi 0 1 0 1 4 0 2 0 3 11 Saldo 1 0 3 6 7 1 10 2 3 33

Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’Interno e della Regione Sicilia. Note: in «Altri e

civiche» abbiamo inserito le coalizioni che nella tabella precedente avevamo considerato Altri-sinistra, Altri-destra, Altri-centro e civiche

Per quanto riguarda i risultati conseguiti da ciascuna coalizione, il cen- trosinistra – come si vede nella tabella 7.3 – è lo schieramento che riporta più vittorie nell’area meridionale. Tuttavia, rispetto alle precedenti elezioni, subi- sce un significativo ridimensionamento. Si riconferma in 15 dei 41 comuni in cui aveva vinto alle precedenti comunali, perde quindi la guida di ben 26 co- muni. Recupera solo parzialmente questa perdita conquistando 12 nuovi co- muni che in precedenza era guidati dal centrodestra (8) o da altre coalizioni

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(4). Un verdetto più severo tocca al centrodestra che viene sconfitto in tutti i 20 comuni in cui aveva vinto alla precedenti elezioni. Nel 2016 il centrodestra riesce a vincere solo in sei, tre dei quali erano in precedenza guidati dal cen- trosinistra. Il M5s che era praticamente assente alle precedenti elezioni, nel 2016 si è aggiudicato la guida di 12 comuni, tra i quali Roma; alle precedenti elezioni in 5 di questi comuni aveva vinto il centrosinistra e in tre il centrode- stra.

Le liste civiche o che abbiamo considerato non riconducibili a nessun dei tre principali schieramenti – centrosinistra, centrodestra e M5s – scalzano il centrosinistra in 18 comuni e il centrodestra in 9. Di fatto, ben 33 comuni su 78 sono ormai guidati da soggetti che non possono essere ricondotti al centro- destra, né al centrosinistra, ma neppure al M5s. Essi sono, per così dire, espres- sione di una offerta elettorale costruita a livello specificamente locale.

Prima di passare all’analisi sui comuni capoluogo, è utile rivolgere lo sguardo alla proposta elettorale nell’arena consiliare anche perché l’orienta- mento delle coalizioni è stato ricostruito in base alla presenza al loro interno di uno dei principali partiti a livello nazionale: Pd per il centrosinistra, FI per il centrodestra e M5s. A prescindere dai consensi che hanno ottenuto la pre- senza nell’arena consiliare di uno dei tre partiti testimonia la loro presenza «effettiva» sul territorio, perché, ovviamente, non è operazione semplice met- tere in piedi una lista e convincere delle persone a impegnarsi sotto un deter- minato simbolo.

In generale, ossia considerando anche i piccoli comuni, il partito che ha presentato più spesso il proprio simbolo è il M5s (tabella 7.4). Ma, come è noto, le regole che governano le elezioni nei comuni minori non consentono la formazione di più liste a sostegno di un candidato. Di conseguenza i partiti che per scelta o per tradizione sono disponibili a costruire coalizioni, spesso si adattano alla presentazione di liste civiche in cui sono presenti i loro diri- genti e militanti. Dunque, se consideriamo solo la competizione nei comuni maggiori, in cui i partiti hanno possibilità di entrare in coalizione nell’arena esecutiva e al contempo di proporsi autonomamente nella competizione per il Consiglio comunale, il Pd si è presentato nel 92,3% dei casi, rinunciando al simbolo solo in sei comuni (1 in Abruzzo, 2 in Campania, 2 nel Lazio e 1 in Sicilia).

Il M5s è riuscito a presentare liste nel 76,9% dei comuni maggiori. Com- plessivamente sono 18 i comuni in cui la competizione si è svolta senza il M5s. La Campania è la regione in cui l’assenza dei pentastellati è stata più «visibile». Il M5s manca all’appello in sei comuni, tre dei quali capoluoghi: Benevento, Caserta e Salerno. Un sintomo, ma anche una causa, della crisi del centrodestra è rappresentato dalla incapacità del partito di riferimento di at- trezzare liste di candidati al Consiglio comunale. Infatti, Forza Italia è riuscita

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a presentare liste solo nel 60,3% dei comuni maggiori. È rimasta fuori dalla competizione in 31 comuni su 782.

Tab 7.4. Comuni del Centro-Sud in cui sono presenti liste del Pd, del M5s e di FI alle elezioni amministrative del giugno 2016

Reg Abr Bas Cal Cam Laz Mol Pug Sar Sic Centro-

sud % > 15.000 Pd 4 2 5 16 13 1 17 6 8 72 92,3 M5S 2 2 3 12 12 1 14 5 9 60 76,9 FI 5 0 0 11 11 1 13 5 1 47 60,3 Tot. 5 2 5 18 15 1 17 6 9 78 100 < 15.000 Pd 2 3 3 2 0 0 0 0 4 14 2,4 M5S 7 2 2 12 15 1 17 4 6 66 11,3 FI 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0,2 Tot. 67 26 83 126 94 32 42 93 20 583 100 Tutti Pd 6 5 8 18 13 1 17 6 12 86 13,0 M5S 9 4 5 24 27 2 31 9 15 126 19,1 FI 5 0 1 11 11 1 13 5 1 48 7,3 Tot. 72 28 88 144 109 33 59 99 29 661 100 Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’Interno e della Regione Sicilia. Note: a) Liste attribuite

al Pd oltre a quelle con il simbolo ufficiale: a Ripacandida la lista Pd-Psi; a Capodrise la lista Pd-Udc-Altri; b) Liste attribuite a FI oltre a quello del simbolo ufficiale: a Cagliari Forza Cagliari, a Gioia del Colle Forza Gioia, a Nardò Forza Nardò, a Sora Forza Civica.

Nel documento Saper governare non basta: il caso Torino (pagine 134-139)