• Non ci sono risultati.

Le elezioni nei comuni capoluogh

Nel documento Saper governare non basta: il caso Torino (pagine 139-147)

6. Il voto in Toscana: un’eredità contesa o dilapidata?

7.4. Le elezioni nei comuni capoluogh

L’analisi fin qui sviluppata sia con riferimento all’intera platea dei co- muni chiamati al voto, sia in relazione ai comuni al di sopra dei 15.000 abi- tanti, sollecita alcuni approfondimenti che proveremo a sviluppare focaliz- zando l’attenzione sui risultati nei comuni capoluogo. In verità, allo scopo di avere almeno un punto di osservazione in ciascuna delle regioni meridionali, nell’analisi che segue abbiamo aggiunto un comune (il più popoloso) in cia- scuna delle regione in cui nessun capoluogo di provincia era stato chiamato al voto – nello specifico, si tratta di Vasto per l’Abruzzo, di Melfi per la Basili- cata e di Vittoria per la Sicilia. Preliminarmente, è utile chiarire che saranno osservati anche i risultati di Villacidro sebbene a rigore non sia più capoluogo e conti meno di 15.000 abitanti. A Villacidro, dunque si è votato con un si- stema elettorale diverso da quello vigente negli altri capoluoghi. Inoltre, per

2 Va a questo proposito ricordato che, come viene indicato nella nota alla tabella 7.4,

abbiamo riconosciuto il marchio di Forza Italia anche a liste che avevano quel simbolo, ma un logo parzialmente simile.

135

quanto riguarda Vittoria bisognerà tenere conto delle specificità del sistema elettorale adottato in Sicilia che saranno di volta in volta segnalate.

Le questioni attorno a cui sarà sviluppata l’analisi in questo paragrafo riguardano la relazione tra i livelli di partecipazione e il formato dell’offerta in termini di numero di candidati alla carica di sindaco e di liste per il Consi- glio comunale. Saranno illustrati gli esiti della competizione nell’arena esecu- tiva tenendo presente la struttura della competizione e particolarmente la par- tecipazione degli incumbents e la misura di bipolarismo. Saranno quindi illu- strati i risultati nell’arena consiliare rivolgendo particolare attenzione ai risul- tati dei principali partiti nazionali: Pd, M5s e FI. L’ultima parte sarà dedicata all’analisi dei processi di personalizzazione in entrambe le arene, nel presup- posto che essi possano essere in relazione sia con gli esiti della competizione sia con la variabilità e instabilità dei risultati elettorali fin qui osservati all’in- terno delle zone meridionali del Paese.

I comuni in cui la percentuale di partecipazione (tab. 7.5) è più bassa sono quelli sardi e le grandi citta: Roma e Napoli. Rispetto alle precedenti comunali, il calo maggiore si rileva con riferimento ai comuni sardi, ma anche a Salerno e Caserta. In tredici dei sedici3 comuni è stato necessario il ballottaggio per

eleggere il sindaco. Da segnalare che Roma e Napoli espongono dinamiche completamente diverse in ordine ai livelli di partecipazione al voto. A Napoli crollano rispetto alle precedenti comunali con riferimento sia al primo che al secondo turno. A Roma, l’affluenza si attesta a livelli non entusiasmanti (poco sopra la metà degli aventi diritto) e tuttavia, rispetto alle precedenti comunali, è più elevata sia al primo che al secondo turno. Benevento e Latina sono i comuni in cui l’affluenza al primo turno è stata più elevata.

In media, in ogni comune tra il primo e il secondo turno l’affluenza è calata di 16,7 punti. I comuni in cui c’è stato il declino più consistente sono Caserta, Brindisi, Crotone, Benevento, Isernia e Napoli. Benevento, Brindisi, Isernia e Crotone erano tra i comuni in cui al primo turno la partecipazione al voto aveva subito il declino minore rispetto alle precedenti elezioni. Quindi, mentre a Caserta e a Napoli, il crollo dell’affluenza al ballottaggio può essere riferita all’esito praticamente scontato del confronto, negli altri sembra plau- sibile l’ipotesi che il risultato al secondo turno abbia a che fare con l’uscita di scena delle liste per il Consiglio comunale.

Per quanto riguarda il formato dell’offerta elettorale, non sembrano emer- gere differenze importanti rispetto alle precedenti elezioni se si tiene conto del numero dei candidati alla carica di sindaco e del numero di liste. Il numero medio dei candidati alle elezioni del 2016 è pari a quello calcolato per le pre- cedenti comunali (7,8), quello delle liste è leggermente superiore ossia 24,

3 Non va considerato Villacidro per il quale non è previsto il ballottaggio, essendo un

136

rispetto a 23,5. D’altro canto, nonostante la riduzione del numero di seggi as- segnati ai Consigli comunali4, il numero di liste che ottengono seggi resta so-

stanzialmente invariato.

Tab. 7.5. Affluenza alla urne, numero di liste e di candidati nei comuni capoluoghi e nei comuni maggiori di Abruzzo, Basilicata e Sicilia

Affluenza (%)

n. Cand Liste Lis. Civiche

Liste con Seggi

2016 Preced

Comune 1 T 2 T 1 T 2 T 2016 Pre 2016 Pre 2016 Pre 2016 Pre

Vasto 68,6 55,7 70,9 60,6 5 7 15 17 9 6 11 10 Latina 70,1 58,8 79,1 11 13 30 26 19 11 10 7 Roma 56,2 50,1 52,8 45,1 13 19 34 40 14 20 7 9 Cagliari 60,2 . 71,4 62,2 7 9 34 31 18 7 13 13 Carbonia 61,7 54,0 70,2 6 7 16 14 10 4 5 9 Olbia 66,7 54,6 78,8 5 6 23 18 11 6 9 12 Villacidro 64,0 77,0 4 4 4 4 4 4 4 4 Isernia 69,6 50,3 71,0 9 3 21 13 14 4 9 11 Benevento 78,5 58,7 83,1 7 4 16 22 11 10 10 10 Caserta 70,9 36,2 79,2 8 6 22 25 15 7 13 12 Napoli 54,1 36,0 60,3 50,6 10 10 41 31 21 10 12 10 Salerno 68,4 78,5 10 6 23 19 15 6 8 9 Brindisi 67,9 41,5 70,2 6 5 22 22 14 9 12 12 Melfi 76,3 63,2 79,9 62,9 5 6 12 15 6 6 8 7 Cosenza 72,4 . 73,3 55,4 5 7 31 33 27 11 18 14 Crotone 71,2 45,9 75,4 57,0 9 9 25 27 18 12 12 13 Vittoria 64,8 54,5 69,8 64,5 9 8 19 23 16 13 7 8 Media 67,2 50,7 73,0 57,3 7,8 7,8 24,0 23,5 14,9 8,9 10,3 10,4

Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’Interno e della Regione Sicilia. Note: 1) Sono stati

considerati anche i comuni maggiori delle tre regioni che non avevano comuni capoluogo di provincia al voto: Vasto (Abruzzo) Melfi (Basilicata) Vittoria (Sicilia). 2) I comuni di Villacidro, Olbia e Carbonia, non sarebbero più capoluoghi, li abbiamo considerati per continuità rispetto alle precedenti elezioni. 3) La media del numero di liste e di candidati, numero di liste civiche e liste con seggi non tiene conto delle 4 liste civiche e candidati presenti alla competizione a Villacidro sia nel 2016 che alle precedenti elezioni, poiché Villacidro ha una popolazione inferiore a 15.000 abitanti e le due arene esecutiva e consiliare sono fuse.

La novità davvero significativa delle elezioni comunali 2016 è rappre- sentata dalla cospicua presenza di liste civiche. In media il loro numero passa da 8,9 a 14,9, quasi raddoppiando. Esse aumentano in tutti i comuni, con la

4 Rispetto alle precedenti elezioni si è passati da 40 a 30 seggi a Cagliari, da 40 a 24 a

137

sola eccezione di Roma. E poiché le liste civiche sono l’espressione più evi- dente delle specificità locali, non vi è dubbio che la loro crescita testimonia, già nella fase di definizione dell’offerta elettorale, un significativo aumento della variabilità tra i diversi contesti competitivi, anche quando ci riferisce ai comuni più importanti. Tra l’altro, la formazione delle liste civiche spesso è affidata all’iniziativa e all’appeal di personalità locali estranee o escluse dai partiti nazionali.

A questo punto si tratta di valutare se, a prescindere dalla configurazione dell’offerta, i risultati abbiano evidenziato dei cambiamenti «sistemici» ri- spetto alle precedenti elezioni. Come è usuale, osserveremo i risultati nelle due arene competitive. Abbiamo constatato che nei comuni capoluogo il nu- mero dei candidati a sindaci in media non è aumentato; tuttavia, l’analisi svolta avendo a riferimento i comuni superiori a 15.000 abitanti ha segnalato che è stato necessario il ricorso al ballottaggio in un maggior numero di co- muni rispetto al passato ed è emersa una tendenziale riduzione delle capacità di vittoria dei due tradizionali schieramenti di centrosinistra e centrodestra che solo in parte può essere attribuita all'avanzamento, anche sul piano locale, del M5s.

In primo luogo, a conferma di quanto era stato rilevato per l’insieme dei comuni maggiori (tabelle 7.2 e 7.3), anche nei comuni capoluoghi si rileva una consistente instabilità. Solo in sei comuni, tra i quali il comune minore Villa- cidro, si conferma la coalizione uscente (vedi tabella 7.6). Alle competizioni erano presenti cinque incumbents, uno, a Carbonia, è stato sconfitto. Un caso molto particolare è quello di Cosenza, dove il candidato sindaco era stato in carica fino a qualche mese prima quando era stato sfiduciato dalla sua mag- gioranza di centrodestra. Durante i pochi mesi di commissariamento aveva lavorato all’allestimento di una coalizione di ben 15 liste civiche e personali5.

Gli indici di bipolarismo calcolati avendo a riferimento i voti ai candidati sindaci o alle coalizioni mostrano un consistente calo della capacità dei due migliori candidati di attrarre i consensi dell’elettorato. Si passa, per i sindaci, da più di tre quarti (78,3%) degli elettori alle precedenti comunali a meno di due terzi (65,1%) alle comunali del 2016. Una tendenza analoga si osserva anche se si fa riferimento ai voti per le coalizioni6. Insomma, l’ipotesi formu-

lata in precedenza che l’aumento dei comuni in cui si è dovuto ricorrere al ballottaggio derivasse non solo dall’assenza di un candidato forte, ma anche

5 Cosenza è un caso molto interessante rispetto all’ipotesi che viene esplorata in questa

lavoro. Su di esso si tornerà anche più avanti. Ringrazio Roberto De Luca per le informazioni che mi ha fornito nel corso delle nostre conversazioni.

6 Le percentuali sono più alte perché sono ricavate avendo posto alla base del calcolo il

138

dalla dispersione dei voti sui candidati o dall’indebolimento dello schema bi- polare sembra suffragata da questi risultati.

Tab. 7.6. Struttura della competizione: indici di bipolarismo e bipartitismo alle ele- zioni comunali del 2016 e alle precedenti comunali

Bipolarismo sindaco

Bipolarismo coalizione

Bipartitismo Incumbent Coalizione

uscente

Comune 2016 preced 2016 preced 2016 preced presente ri-

eletto confermata Vasto 67,6 60,7 73,3 71,6 29,3 32,7 CS Latina 44,3 86,5 48,0 86,7 22,0 46,8 Roma 60,2 72,9 60,7 74,3 52,5 45,5 Cagliari 83,1 89,9 83,7 91,3 28,0 34,4 x x CS Carbonia 58,1 85,1 63,5 85,4 36,9 48,6 x Olbia 60,1 95,6 61,4 96,4 33,4 46,8 Villacidro 75,9 83,6 75,9 83,6 75,9 83,6 Civiche Isernia 44,3 93,5 46,8 97,3 22,6 33,4 Benevento 66,9 82,6 76,8 86,0 29,5 38,4 Caserta 64,7 78,8 75,7 86,9 20,3 34,5

Napoli 66,9 66,0 64,3 65,8 25,4 40,4 x x Altri Sin

Salerno 80,1 91,9 82,6 89,5 38,6 41,0 CS Brindisi 56,7 78,8 66,0 84,0 24,5 26,0 Melfi 80,0 72,0 89,4 78,3 33,6 35,7 x x CS Cosenza 78,8 72,5 83,1 76,5 19,2 22,0 x x Crotone 56,5 56,0 67,5 65,4 25,0 27,1 Vittoria 62,3 64,1 56,4 68,4 27,7 24,0 Media 65,1 78,3 69,1 81,6 32,0 38,9 5 4 6

Fonte: nostra elaborazione su dati del ministero dell’Interno e della Regione Sicilia. Note: gli indici di

bipolarismo sono calcolati con riferimento ai risultati del primo turno sommando le percentuali di consensi dei primi due candidati, delle prime due coalizioni e dei primi due partiti. Per l’indice di bipolarismo relativo ai candidati il denominatore è il numero dei voti ai candidati sindaco, per l’indice di bipolarismo relativo alle coalizioni il denominatore è il totale dei voti alle liste.

I comuni di Vasto, Melfi, Crotone, Cosenza e Napoli sembrano in con- trotendenza. A Cosenza l’indice di bipolarismo (78,8) relativo al sindaco viene trascinato da quello per le coalizioni (83,1) quindi grazie alle performance delle 15 liste messe in piedi dal sindaco vincente. A Napoli l’indice di bipola- rismo era crollato già alle precedenti comunali per il collasso della coalizione di centrosinistra (su Napoli vedi il cap. 9) e cresce leggermente soprattutto grazie all’appeal del sindaco uscente, Luigi De Magistris, che aveva coltivato le prospettive di vittoria già al primo turno. I comuni in cui l’indice di bipola- rismo crolla sono Isernia e Latina. A Latina, peraltro, l’indice di bipolarismo

139

per le coalizioni è leggermente più alto di quello calcolato per i candidati sin- daci poiché si riferisce a coalizioni diverse da quelle che sostenevano i due competitori arrivati al ballottaggio. In particolare, la colazione del secondo candidato ammesso la ballottaggio (Damiano Coletta) aveva ricevuto meno voti di quella che appoggiava il candidato di centrosinistra. Tra l’altro Da- miano Coletta al ballottaggio era riuscito a sconfiggere con un ampio margine (75,1 contro 24,9%) l’avversario sostenuto dal centrodestra.

Sebbene neppure in passato l’indice di bipartitismo fosse molto elevato (38,9%) a causa della notevole frammentazione nell’arena consiliare incenti- vata anche dai meccanismi della legge elettorale, anche in questo caso si regi- stra un ulteriore calo (32%) a riprova di una crescita della frammentazione elettorale. Solo in due comuni più della metà degli elettori è attratta da due sole liste. A Villacidro, che è un comune che conta meno di 15.000 abitanti, e a Roma. Solo a Roma il valore dell’indice di bipartitismo nel 2016 (52,5) è più elevato di quello calcolato alla precedenti comunali (45,5). A tale esito ha probabilmente contribuito l’exploit del M5s, che ha ottenuto il 35,3% dei voti. I risultati conseguiti dai principali partiti nell’arena consiliare sollecitano ulteriori riflessioni. In primo luogo, nel comune di Villacidro che conta meno di 15.000 abitanti erano presenti solo liste civiche. Il Pd è presente in tutti i comuni capoluogo ad eccezione di Salerno (vedi tabella 7.7). In verità, la lista Progressisti per Salerno è il brand con cui Vincenzo De Luca, importante esponente del Pd, si presenta alle elezioni comunali dal 1993, anno in cui fu eletto sindaco per la prima volta. La lista era stata inizialmente pensata come un clone di quella nazionale che Occhetto avrebbe poi proposto a livello na- zionale ed era un’alleanza delle forze politiche di sinistra. In quella circo- stanza, infatti, De Luca aveva vinto al ballottaggio contro il candidato del Par- tito popolare, Pino Acocella. In seguito, la lista è diventata il simbolo di De Luca, o dei suoi «delfini», alle elezioni comunali, perdendo la sua connota- zione politica iniziale. Essa quindi è stata considerata la lista del Pd anche se il suo bacino conta su un’elettorato più ampio di quello del partito di Renzi, e non del tutto coincidente con esso. Oggi, Progressisti per Salerno, non è più solo la lista di De Luca, poiché è la seconda volta che porta al successo un candidato diverso dal presidente della Campania e non può essere considerata una civica nel senso di espressione occasionale di una sola consultazione elet- torale.

Il M5s si presenta in quasi tutti i comuni, ma rinuncia a proporre una lista a Latina, Salerno e Caserta. In qualche caso, come a Salerno, il Direttorio na- zionale non aveva concesso il simbolo a causa di gravi dissidi tra diversi espo- nenti del meetup. Nei comuni in cui si è presentato, il M5s ha raccolto una percentuale di voti media pari a 13,1: non si tratta – è bene sottolinearlo – della percentuale di voti validi raccolti nel complesso dei comuni, ma della media

140

aritmetica delle percentuali ottenute nei comuni in cui era presente. Se guar- dassimo ai voti validi espressi espressi in tutti i 17 comuni oggetto di quest’analisi, la percentuale dei voti al M5s sarebbe pari a 23,5%, superiore quindi al 15,6% del Pd. Tale percentuale, però, risente del risultato, e soprat- tutto del peso demografico, di Roma. In altre parole, poiché gli elettori chia- mati al voto non sono rappresentativi dell’intero corpo elettorale del Centro- sud, sarebbe inappropriato utilizzare la percentuale dei voti validi nell’aggre- gato di tutti i comuni per ricavare proiezioni generali. La media delle percen- tuali di voto ottenute in ciascun comune, pur essendo una misura non priva di controindicazioni, ha il vantaggio di attribuire valore specifico alle consulta- zioni comunali e, quindi, di permettere di valutare la capacità dei partiti di insediarsi nelle comunità locali.

Tab. 7.7. Voti alle liste alle elezioni comunali 2016 nei comuni capoluogo di provincia e nei comuni maggiori di Abruzzo, Basilicata e Sicilia (percentuale sui voti validi)

Pd M5s FI FdI Udc Ln Sel Rc Civiche Altri Totale Validi

Vasto 15,6 13,7 7,4 4,9 8,6 49,2 0,6 100,0 23.395 Latina 12,4 9,6 6,0 4,1 61,0 6,9 100,0 67.133 Roma 17,2 35,3 4,3 12,3 2,7 3,9 16,5 7,8 100,0 1.190.130 Cagliari 19,2 8,8 8,2 3,7 7,8 1,1 25,4 25,8 100,0 71.360 Carbonia 18,3 18,7 5,2 42,2 15,6 100,0 16.133 Olbia 15,3 16,3 17,1 0,6 0,9 36,9 12,9 100,0 28.797 Villac. 100,0 100,0 7.857 Isernia 8,4 8,0 8,0 2,8 2,0 2,4 66,3 2,0 100,0 12.735 Benev. 17,0 12,5 5,8 4,0 57,5 3,2 100,0 38.448 Caserta 11,5 4,4 3,3 1,9 64,3 14,7 100,0 42.232 Napoli 11,6 9,7 9,6 1,3 1,1 5,3 50,0 11,4 100,0 376.263 Salerno 23,8 4,6 1,6 54,5 15,5 100,0 72.594 Brindisi 10,9 13,5 4,0 1,7 5,2 2,5 55,7 6,5 100,0 46.427 Melfi 20,0 7,1 2,3 1,2 56,2 13,2 100,0 11.086 Cosenza 7,0 2,4 87,4 3,2 100,0 40.294 Crotone 13,1 10,6 2,2 0,2 71,3 2,7 100,0 33.624 Vittoria 8,1 13,9 73,9 4,1 100,0 29.026 Media 14,3 13,1 7,5 3,7 3,0 1,9 4,5 1,1 57,0 9,1 100,0

Fonte: nostra elaborazione su dati del Ministero dell’Interno. Note: 1) In Ln ci sono le liste Lega nord e

Noi con Salvini; 2) In generale in civiche sono stte incluse le liste non riferibili a partiti e a sigle nazionali; In Altri sono incluse le liste riferibili a partiti nazionali, piccoli e non considerati specificamente in tabella. A Cagliari e a Carbonia, in Altri si trovano anche le liste indipendentiste regolarmente presenti alle elezioni comunali; A Olbia in Altri c’è l’Unione Popolare Cristiano che ha avuto il 6,6%; 3) A Crotone è stata attribuito all’Udc la lista nuovo Cdu-Unione di centro; 4) Sono stati assegnati a Sel i voti della liste Sinistra per Roma, Sinistra per Isernia; Sinistra Napoli in Comune a Sinistra; 4) a Salerno la lista storica di De Luca, Progressisti per Salerno, è stata attribuita al Pd, anche se non recava il simbolo di questo partito. 4) i valori riportati nell’ultima riga sono le media aritmetiche delle percentuali di voti raccolte dai vari partiti nei comuni in cui hanno presentato una lista.

141

FI non è riuscita ad allestire una lista in città in cui, negli anni precedenti, aveva svolto un ruolo importante. È il caso di Cosenza, dove i dissidi tra alcuni esponenti del partito e il sindaco in carica avevano provocato il commissaria- mento del comune e l’allontanamento del sindaco stesso che, come si è detto, si è poi ripresentato alla testa di una coalizione civica. Al di là dei voti ottenuti, sorprende, da un lato, la presenza di liste che si richiamano alla Lega nord in ben sette comuni e all’inverso l’assenza nella competizione di partiti della si- nistra o del centro. Si tenga conto che spesso sono stati attribuite a Sel liste con etichette diverse, sebbene chiaramente collocate in quell’area politica.

Non va trascurata la circostanza che partiti diversi da quelli maggior- mente accreditati sul piano nazionale riescano ad ottenere un consistente gruz- zolo di voti, sebbene solo in alcune realtà. A Napoli i Verdi ottengono il 3%. A Melfi il Psi ha avuto il 12,2%, a Caserta il Centro democratico ha preso il 7,9%. Ancora una volta occorre segnalare la capacità delle liste civiche di ca- talizzare molti consensi Alcune tendono a consolidare una presenza anche in competizioni diverse raccogliendo un cospicuo numero di voti. A Salerno la lista Campania libera varata in occasione delle regionali del 2015 a sostegno di De Luca candidato alla Regione, si è ripresentata alle comunali ottenendo il 14,8%. In qualche caso, le liste civiche non nascono per l’occasione eletto- rale, ma sono espressione di un progetto politico e di un insediamento sociale, e diventano il raccordo di esperienze di mobilitazione e protagonismo civico se non esplicitamente politico. Si pensi a questo proposito alla lista DemA a Napoli (si rinvia al cap. 9), ma anche alle liste che a Latina hanno sostenuto Damiano Coletta, il primo sindaco della cittadina laziale che non proviene dalle fila del centrodestra.

L’associazione Rinascita Civile Latina, nata da 4 o 5 anni, circa un anno prima delle elezioni, di fronte alla crisi dell’amministrazione di centrodestra che poi sfocerà nel commissariamento del comune, aveva cominciato ad in- contrare gruppi, ad organizzare assemblee cittadine, a proporre confronti su temi o a sollecitare discussioni incontrando anche il favore e la simpatie di testate giornalistiche locali come «Latina Oggi» e la redazione locale del «Messaggero». Il candidato sindaco è un cardiologo che in gioventù era stato popolare a Latina come calciatore del Pescara in serie B e che aveva contri- buito, in qualche frangente, a risolvere problemi della locale squadra di calcio. A sostegno di Coletta sono stati mobilitati uomini di cultura, esponenti del ceto professionale. Le liste sono state promosse e organizzate soprattutto rac- cogliendo la disponibilità di coloro che erano stati attivamente impegnati in questo percorso o che nel frattempo, condividendo alcune posizioni, si erano avvicinati all’associazione. I candidati, pur condividendo questa impostazione

142

generale, di costruzione del programma attraverso iniziative pubbliche e col- lettive, avevano esperienze politiche diverse e trasversali. Quelli più attivi in passato avevano lambito – in qualche caso erano stati parte di – forze politiche di centrosinistra7.

Nel documento Saper governare non basta: il caso Torino (pagine 139-147)