9. Napoli: la riconferma del sindaco di lotta e di governo
9.4. I risultati del primo turno: un KO rimandato
Molte delle indicazioni finora emerse sottolineano la specificità del caso di Napoli, evidenziando che un’interpretazione approfondita dei risultati comunali non può prescindere dall’influenza di fattori contingenti di tipo locale, che hanno di gran lunga determinato la specificità dell’offerta politico-elettorale nel capoluogo campano. Tuttavia, al di là della loro specificità, le elezioni comunali possono essere interpretate anche alla luce del modello delle elezioni di secondo ordine (Reif e Schmitt 1980). In base a questo modello, molti di coloro che esprimono il proprio voto ai partiti di governo in occasione di elezioni di prim’ordine (come le elezioni politiche), tenderebbero ad utilizzare l’elezione di second’ordine (ad esempio, le elezioni comunali) per esprimere messaggi di sfiducia e insoddisfazione nei loro confronti, astenendosi o votando per altri candidati. Gli studi empirici dimostrano in particolare che è più probabile che il successo di questi ultimi si concretizzi senza il cosiddetto «attraversamento di campo», ma intercettando i voti di elettori all’interno della stessa collocazione ideologica (Reif e Schmitt 1980; Reif 1985; Oppenhuis, Eijk e Franklin 1996; Eijk, Franklin e Oppenhuis 1996; Eijk e Franklin 1991; Anderson e Ward 1996).
Inoltre, in base al modello, dovremmo attenderci in questo tipo di elezioni la crescita dell’astensionismo. Gli elettori nelle elezioni di secondo ordine si differenzierebbero (rispetto a quelle di prim’ordine) sia per i loro atteggiamenti – hanno meno interesse e conoscenza politica per le elezioni –
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sia per i loro comportamenti – partecipano di meno e sono meno mobilitati dai rispettivi partiti (Reif e Schmitt 1980; si veda anche Blondel et al. 1998). Tuttavia, riguardo all’astensionismo, il modello di Reif e Schmitt non fornisce indicazioni predittive più specifiche; in genere si tratterebbe di dinamiche simmetriche, in grado di investire tutti i partiti nello stesso modo, e di recente è stato visto che non ci sono differenze significative nelle perdite dei partiti maggiori, di governo o di opposizione (Koepke e Ringe 2006).
Proviamo a questo punto a valutare i risultati delle elezioni di Napoli alla luce di quanto detto finora. La tabella 9.1 riporta i risultati (in termini assoluti e di voti validi) del primo turno delle elezioni comunali, comparandoli con quelli delle precedenti comunali e delle ultime elezioni politiche, tenutesi tra le due consultazioni amministrative. Operare il confronto tra le due elezioni comunali, utilizzando anche come ulteriore termine di paragone un’elezione politica intermedia, è particolarmente rilevante in quanto ci permette di cogliere indicazioni derivanti proprio dalle differenze tra elezioni di ordine diverso: di second’ordine nel caso delle comunali, e di prim’ordine nel caso delle politiche (Reif e Schmitt 1980).
Come si può notare dalla tabella 9.1, questo confronto permette di evidenziare alcune tendenze emerse dalle recenti comunali. Anzitutto, anche nel 2011 c’era un uomo solo al comando, ben distanziato dagli altri inseguitori: era proprio Lettieri a fare «il De Magistris», tanto che il totale dei suoi voti (in valore assoluto) risultava allora anche superiore a quello che De Magistris ha avuto alle comunali 2016 (quasi 180.000 contro 173.000). Questo risultato aveva portato Lettieri a staccare il suo rivale di ben 11 punti percentuali nel 2011, una distanza tra i due che è aumentata nel 2016 arrivando a quasi 19 punti, ma questa volta a favore del sindaco uscente.
Tab. 9.1. Risultati elettorali del primo turno delle comunali 2011 e 2016 (voti ai candidati) e delle elezioni politiche 2013 (voti alle coalizioni) a Napoli
Comunali 2011 (Primo turno) Politiche 2013 (Camera) Comunali 2016 (Primo turno)
Candidati voti % Coalizioni voti % Candidati voti %
De Magistris (Sin) 128.303 27,5 C-sinis 135.079 30,0 De Magistris (Sin) 172.710 42,8
Morcone (C-sin) 89.280 19,1 Monti 40.783 9,0 Valente (C-sin) 85.255 21,1
Fico (M5s) 6.441 1,4 M5s 110.570 24,6 Brambilla (M5s) 38.863 9,6
Lettieri (C-des) 179.575 38,5 C-destra 136.586 30,3 Lettieri (C-des) 96.961 24,0
Altri 62.575 13,5 Altri 27.354 6,1 Altri 9.552 2,5
Totale 466.174 100 Totale 450.372 100 Totale 403.341 100
Astenuti 322.308 39,7 Astenuti 307.563 39,9 Astenuti 361.689 45,9 Legenda: Politiche 2013: C-sin= partiti della Coalizione Bersani; Monti = partiti della Coalizione Monti;
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In secondo luogo, dal confronto tra politiche e comunali, emerge l’evidente sofferenza di due partiti in occasione di elezioni di second’ordine: il Pd e il M5s. Per quanto riguarda il Pd, anche nel 2011 il candidato Morcone aveva avuto una prestazione negativa, molto simile a quella di Valente nel 2016: poco meno di 90.000 voti, che in entrambi i casi non sono bastati per raggiungere il ballottaggio. Le difficoltà avute dal Pd nel proporre un candidato sindaco competitivo sono state già evidenziate nella prima parte del capitolo, e i risultati positivi ottenuti dal centrosinistra e dal Pd alle politiche del 2013 mostrano che il problema è in effetti da circoscrivere alle ultime due competizioni comunali. Allo stesso tempo, questo risultato negativo riguarda in maniera simile il M5s. Infatti, anche se la prestazione del candidato Brambilla è stata di gran lunga migliore rispetto a quella ottenuta da Fico nel 2011 (ben 6 volte i voti di quest’ultimo), l’ottima performance del M5s nel 2013 fa apparire deludente il risultato avuto alle recenti comunali: i 110.000 voti ottenuti nel 2013 si sono ridotti a 39.000 nel 2016 (anche in termini di percentuale sui voti validi il calo è evidente: ben 15 punti percentuali in meno).
In ultimo, dalla tabella emerge un’ulteriore tendenza che riguarda il fenomeno della partecipazione. L’asticella dell’astensione nel 2011 si era fermata prima, allora quasi il 40% dei napoletani aveva disertato le urne, una percentuale che era rimasta stabile due anni dopo, in occasione delle politiche, ma che è aumentata di 6 punti percentuali alle comunali 2016.
Rispetto alle politiche 2013, sembrano quindi emergere nel 2016 le
caratteristiche tipiche dell’elezione di second’ordine: aumento
dell’astensione, e calo delle coalizioni maggiori, in particolare quella guidata dal partito a capo del governo nazionale. Questi i principali risultati in termini di saldi finali di voti. In realtà, la lettura dei saldi non fornisce alcuna indicazione in riferimento agli effettivi movimenti di voto – i flussi elettorali – che ne hanno dato luogo; lo stesso confronto dei saldi dei voti tra le due elezioni può essere fuorviante. Infatti, nel passaggio dall’arena nazionale a quella comunale, abbiamo solo visto che i candidati appoggiati dai principali partiti delle coalizioni del 2013 hanno conosciuto un consistente calo dei consensi. Tuttavia, se è importante sapere che le principali coalizioni hanno perso consensi, ancora più importante è chiedersi verso quale direzione li hanno persi. Ad esempio, De Magistris è riuscito ad attrarre elettori in maniera indiscriminata, attingendo dalle differenti coalizioni presentatesi nel 2013? E come si spiega la sconfitta della candidata del centrosinistra Valente? Il suo potenziale elettorato, quello di centrosinistra, è in «libera uscita» e rimane all’interno del blocco di centrosinistra (come prevede il modello dell’elezione di second’ordine), oppure sono presenti movimenti di voto politicamente più rilevanti, come flussi verso il candidato del centrodestra, del M5s (Brambilla) o verso l’astensione? E ancora, allo stesso
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modo, sapere che è aumentato l’astensionismo non è sufficiente: è più importante chiedersi se l’elevato astensionismo ha riguardato tutti i candidati in uguale misura o se ha avuto un effetto differenziale, penalizzando alcuni candidati più di altri.
Anche se porre a confronto elezioni di diverso livello appare problematico, i flussi elettorali che presenteremo sono stati stimati partendo proprio dalle elezioni politiche 2013. Il nuovo assetto tripolare del sistema politico italiano generato dall’ingresso del M5s costituisce un cambiamento molto rilevante che non può essere pienamente colto se si ponessero a confronto le elezioni comunali del 2011.
La tabella 9.2 riporta le stime dei movimenti di voto intercorsi tra le elezioni politiche e quelle comunali, espressi sul totale dell’elettorato partenopeo3. Anzitutto, i flussi ci dicono che meno di 1 elettore su 3 che ha
votato centrosinistra alle politiche del 2013 (4,2 su 14,8 elettori), preferisce dare il proprio voto alla candidata del centrosinistra Valente. Come mostra la tabella 9.2, il resto di questo elettorato decide soprattutto di votare il sindaco uscente De Magistris (5,6 su 14,8, ovvero quasi il 40% degli elettori di centro-sinistra), oppure di astenersi dal voto (poco meno di 1 elettore di centro-sinistra su 3). La cattiva prestazione di Valente, che le ha impedito l’accesso al ballottaggio a vantaggio del candidato del centrodestra Lettieri, non è dipesa quindi soltanto dalla capacità attrattiva avuta da De Magistris sugli elettori del Pd, ma anche da una significativa tendenza da parte di questi ultimi a disertare le urne.
Questo meccanismo di confluenza dei voti sul sindaco uscente è risultato essere più marcato tra gli elettori del M5s. Quasi la metà di chi aveva scelto il M5s alle politiche del 2013 sceglie De Magistris (6,4 su 14,3 di elettorato complessivo): si tratta di un flusso in uscita dal significato politico rilevante. Il candidato del M5s, Brambilla, riceve infatti soltanto 1 voto su 4 da parte degli elettori del M5s; mentre una quota simile di elettori pentastellati (21% dell’elettorato del M5s alle politiche 2013) si indirizza verso l’astensione.
Dall’altra parte, De Magistris, oltre a guadagnare voti dal Pd e dal M5s, riesce a far convergere su di lui quasi tutto l’elettorato che aveva votato i partiti di sinistra (4,2 su 4,9, cioè ben l’83% di sinistra), e ad aggiudicarsi in misura minore una parte degli elettori di centro e di centrodestra (3,3 su 20,3, cioè il 16% di chi ha votato De Magistris proviene da queste due aree). Lettieri ha invece ottenuto più voti di Valente, risultando il secondo
3 Come è stato fatto in altri capitoli, la tecnica utilizzata per calcolare i flussi elettorali è
il cosiddetto «modello di Goodman» (Goodman 1953), che consiste nella stima statistica degli spostamenti di voto a partire da dati aggregati su base territoriale, ovvero i risultati ufficiali delle sezioni elettorali della città.
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candidato più votato, soprattutto perché ha potuto contare su un bacino elettorale di partenza più ampio rispetto a quello di centrosinistra: infatti, solo il 36% degli elettori del centrodestra torna a votarlo (6,3 su 17,2), mentre la restante parte di questo elettorato ha come destinazione l’astensione (5,7 su 17,2) e i candidati di schieramenti ideologici opposti (due flussi da 2,1 su 17,2 si dirigono sia verso De Magistris sia verso Valente).
Infine l’astensione non sembra aver avuto una crescita differenziale: ha interessato tutti gli schieramenti, anche se ha riguardato di più gli elettori di centro e di centrodestra, e di meno quelli di sinistra. Il calo consistente dei livelli di partecipazione al voto conferma lo schema delle elezioni di second’ordine, in base al quale avremmo dovuto attenderci proprio la crescita dell’astensionismo.
Tab. 9.2. Flussi elettorali a Napoli tra elezioni politiche del 2013 e primo turno delle elezioni comunali 2016 (percentuali sul totale degli elettori)
Sin Pd Monti M5s Pdl Altri
Non-voto 2013 Totale De Magistris (Sin) 4,2 5,6 1,2 6,4 2,1 0,8 - 20,3 Valente (C-sin) - 4,2 - - 2,1 - 3,0 10,1 Brambilla (M5s) - 0,6 - 3,6 - - - 4,6 Lettieri (C-des) - - 1,2 1,1 6,3 - 2,7 11,5 Altri candidati - - - 0,6 1,2 Non-voto 2016 0,6 4,3 2,6 3,0 5,7 0,6 35,2 52,3 Totale 4,9 14,8 5,3 14,3 17,2 1,8 41,7 100,0 Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal sito del comune di Napoli. Note: Sono indicati solo i flussi
superiori allo 0,5% dell’intero elettorato. Monti comprende Scelta civica, Fli e Udc. Pd comprende anche Centro democratico. Pdl comprende anche gli altri partiti della coalizione di centrodestra. Sinistra comprende Sel e Rivoluzione civile. Il «non-voto» comprende, oltre agli astenuti, anche le schede bianche e nulle. Stime statistiche (Vr =8,2).