5. Bologna: eppur si muove! La contendibilità sbarca sotto le Due Torr
5.9. La questione delle periferie
Il ciclone «Brexit», arrivato pochi giorni dopo i ballottaggi, non ha per- messo al Pd – il partito sconfitto di questa tornata elettorale – di impegnarsi in una seria, pacata, ragionata analisi del voto. L’unico aspetto critico sul quale ci si è concentrati brevemente dopo le elezioni è il rapporto tra il Pd e le co- siddette «periferie», vale a dire quelle zone delle città italiane più disagiate o emarginate rispetto ai quartieri del centro. Tanto a Torino quanto a Milano e Roma, si è notata una difficoltà elettorale del Pd concentrata soprattutto nelle zone di periferia, dove la lontananza dal centro – incluso il centro «politico» – ha per così dire amplificato il senso di abbandono, reale o percepito, di de- terminate fasce di elettori nei confronti dell’intera classe politica.
Nel caso bolognese, considerata la particolare configurazione geo-poli- tica della città, l’equiparazione tra periferie «geografiche» e periferie «sociali» è fuorviante e condurrebbe a risultati poco attendibili. Tuttavia, allo scopo di analizzare il rapporto tra (nuove) marginalità sociali e il declino del voto al Pd è possibile utilizzare i dati riguardanti la composizione socio-demografica delle oltre 400 sezioni elettorali bolognesi9. L’incrocio di queste due informa-
zioni – voti persi dal Pd nelle ultime due elezioni comunali e caratteristiche socio-demografiche degli elettori di Bologna – ci permette di verificare se e in che misura le «sofferenze» elettorali per il centrosinistra crescono all’au- mentare delle condizioni di marginalità sociale.
9 Questi dati, disaggregati a livello di singola sezione elettorale, sono messi liberamente
a disposizione dal Comune bolognese al seguente link: http://dati.comune.bologna.it/node/795
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Il primo indicatore di marginalità sociale che abbiamo preso in conside- razione è il reddito10: chi, in questi anni di perdurante crisi economica, ha visto
lentamente deteriorare la propria ricchezza potrebbe essere maggiormente in- dotto a esprimere la propria insoddisfazione nei confronti di chi detiene il po- tere politico, a livello nazionale o locale (nel caso di Bologna non c’era diffe- renza). Come mostra la fig. 5.3, questa ipotesi sembra essere confermata dai dati. Merola perde in misura più consistente (-15,3 punti percentuali) nelle sezioni più povere, vale a dire dove il reddito mediano non supera i 18.000 euro. All’opposto, nelle aree dove risiedono i cittadini più benestanti il Pd non perde voti ma, seppur impercettibilmente, cresce (0,2 punti percentuali). Dun- que, il Pd ha, effettivamente, un (nuovo) problema con le periferie. Non tanto – almeno nel contesto bolognese – con quelle territoriali in senso geografico, ma con quelle legate alla dimensione prettamente economica.
Fig. 5.3. Media delle differenze in punti percentuali tra i voti a Merola nel 2011 e nel 2016 nelle sezioni elettorali di Bologna, distinte in base al reddito mediano degli elettori delle stesse sezioni
Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal sito del comune di Bologna.
10 È opportuno precisare che questi dati non si riferiscono alla ricchezza dei singoli elet-
tori, ma ai valori mediani del reddito nella aree territoriali corrispondenti alle sezioni elettorali. In questo senso, non siamo in grado di affermare che, ad esempio, gli elettori più benestanti hanno preferito un candidato rispetto ad un altro. Possiamo soltanto sostenere che i voti ottenuti da un certo candidato sono stati maggiori (o minori) tra le sezioni elettorali mediamente più ricche (o più povere).
-15,3 -9,9 0,2 -18 -16 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0 2
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Il secondo indicatore di «marginalità sociale» che prendiamo in conside- razione è l’età mediana delle sezioni elettorali, che abbiamo suddiviso in tre classi. Com’è noto, oggi sono soprattutto i più giovani, spesso precari e senza «garanzie» all’interno del mercato del lavoro, a pagare i costi più elevati della crisi economica. Di conseguenza, possiamo aspettarci che nelle zone caratte- rizzate da una maggiore presenza di giovani le perdite elettorali del Pd siano state più cospicue. Anche in questo caso, i dati riportati nella figura 5.4 mo- strano che le perdite di voti a Merola tra il 2011 e il 2016 si concentrano so- prattutto in quelle sezioni dove l’età mediana è più bassa, ossia inferiore ai 45 anni. Per la precisione, nelle sezioni più giovani il centrosinistra perde in me- dia 13,1 punti percentuali, mentre in quelle con una età mediana superiore ai 45 anni le perdite si assestano attorno ai 10 punti percentuali. Ne consegue che, se essere giovani oggi è, o può facilmente diventare, una forma di emar- ginazione dal mondo del lavoro (e da tutto ciò che ad esso è collegato), allora anche da questo punto di vista il Pd mostra alcuni segni di debolezza.
Fig. 5.4. Media delle differenze in punti percentuali tra i voti a Merola nel 2011 e nel 2016 nelle sezioni elettorali di Bologna, distinte in base all’età mediana degli elettori delle stesse sezioni
Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal sito del comune di Bologna.
-13,1 -10,1 -10,2 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0
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Infine, l’ultimo indicatore di perifericità sociale preso in esame per esa- minare il rapporto tra marginalità sociale e comportamento elettorale fa rife- rimento al tema dell’immigrazione e, più nel concreto, alla presenza nella so- cietà bolognese di persone straniere. Secondo alcuni opinionisti, la «paura dell’immigrazione» ha giocato un ruolo importante in questa tornata di ele- zioni amministrative ed è stata direttamente collegata al tema delle periferie, anche a Bologna. La presenza di immigrati, spesso relegati nelle zone più po- vere delle città, finisce per essere interpretata come l’attestazione di una peri- fericità sociale che si aggiunge a quella territoriale. Per di più, nel caso bolo- gnese, la questione dell’immigrazione è stata portata al centro della compagna elettorale direttamente dalla candidata di centrodestra e, soprattutto, grazie alle «apparizioni» in città di Matteo Salvini, leader della Lega nord.
Fig. 5.5. Media delle differenze in punti percentuali tra i voti a Merola nel 2011 e nel 2016 nelle sezioni elettorali di Bologna, distinte in base alla numerosità degli immigrati presenti nell’area territoriale* (%) nelle stesse sezioni elettorali
Fonte: nostre elaborazioni su dati tratti dal sito del comune di Bologna. Nota: * = % immigrati stranieri
negli ultimi 10 anni nelle aree territoriali delle sezioni elettorali.
Anche in questo possiamo dunque aspettarci che i risultati più deludenti per il Pd e i suoi alleati siano concentrati soprattutto in quelle sezioni con una più elevata presenza di immigrati stranieri, dove la sensazione di trovarsi ai margini della società colpisce maggiormente. I dati inclusi nella figura 5.5 sembrano confermare questa interpretazione: nelle sezioni elettorali dove la
-9,4 -10,8 -13,3 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0
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quota di immigrati supera il 14% della popolazione, Merola fra il 2011 e il 2016 ha perso oltre 13 punti percentuali, mentre in quelle a minor concentra- zione di stranieri le perdite si fermano in media a 9,4 punti. Quindi, se la pre- senza di immigrati può essere considerata come una variabile che alimenta la sensazione di perifericità tra la popolazione, anche in questo caso le perdite di voti subite da Merola si concentrano con più forza e frequenza nella cosiddetta «periferia sociale».
In sintesi, le elezioni amministrative del 2016, a Bologna e non solo, hanno evidenziato una serie di problematiche per il Pd e, forse, più in generale, per tutti i partiti che rappresentano l’establishment, il centro del potere poli- tico. Le periferie stanno mostrando segni crescenti di disaffezione e distacco nei confronti dei partiti tradizionali, a cominciare dal partito che, più degli altri, per storia e cultura politica, viene identificato in una regione come l’Emi- lia-Romagna con il potere politico (Diamanti 2016). Alla prima occasione utile, chi oggi vive – per citare Francesco Alberoni (1977) – «alla periferia del centro», cioè in condizioni di crescente difficoltà sociale, ha in parte voltato le spalle ai rappresentanti del potere centrale, sia esso locale o nazionale.
Le cause di questo malessere sono incerte, anche perché non ne esiste una soltanto, ma si tratta piuttosto di una combinazione di fattori che ha spinto alcuni gruppi sociali lentamente ai margini, ai confini dei centri decisionali, sociali e geografici. Come abbiamo appena visto, Bologna non fa eccezione a questa trasformazione. Anzi, è proprio l’analisi del caso bolognese che ci con- sente di mettere in luce le cause profonde, e non solo quelle superficiali (come la geografia elettorale), di un deficit di rappresentanza che sembra colpire so- prattutto i partiti tradizionali e i loro rappresentanti nelle istituzioni.