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Aletheia e pseudos

TRA STORIA, ETNOGRAFIA E FINZIONE

5.2 Luciano, prodotto letterario del suo tempo (mixis)

5.2.1 Aletheia e pseudos

«In una cosa almeno sarò veritiero, nella dichiarazione che mento».

Così esordisce Luciano nella Storia Vera, lo pseudos è un elemento costantemente presente nelle opere di Luciano, se non in maniera esplicita, esso compare comunque sotto celate vesti320.

320 Un esempio è nel Sogno. Anche se il sogno è una dimensione di per sé irreale, in esso il

dormiente riversa parte della propria esistenza, e l’inconscio manipola i momenti più densi di vita in una dimensione immaginifica. Nella prolalia, in cui si cercano di intravvedere elementi autobiografici che però a noi momentaneamente non interessano, il contrasto tra verità e finzione, tra aletheia e pseudos percorre tutta la narrazione.

Nella Storia Vera il contrasto tra le due sfere è esplicito sin dal principio. Luciano sente la necessità di adattarsi alla moda del suo tempo, che è proprio quella di raccontare bugie, avvenimenti fantastici senza capo né coda. Più che una moda l’autore definisce la tendenza che dilaga al suo tempo una vera e propria malattia endemica, per cui tutti desiderano scrivere di storia321.

Luc. Hist. conscr. 2 ïW" ou\n e{n, fasivn, eJni; parabalei'n, to; ≠Abdhritiko;n ejkei'no pavqo" kai; nu'n tou;" pollou;" tw'n pepaideumevnwn perielhvluqen, oujc w{ste tragw/dei'n […] ajll≠ ajf≠ ou| dh; ta; ejn posi; tau'ta kekivnhtai<oJ povlemo" oJ pro;" tou;" barbavrou" kai; to; ejn ≠Armeniva/ trau'ma kai; aiJ sunecei'" ni'kai<oujdei;" o{sti" oujc iJstorivan suggravfei: ma'llon de; Qoukudivdai kai; ïHrovdotoi kai; Xenofw'nte" hJmi'n a{pante", kaiv, wJ" e[oiken, ajlhqe;" a[r≠ h\n ejkei'no tov ®Povlemo" aJpavntwn pathvr®, ei[ ge kai; suggrafeva" tosouvtou" ajnevfusen uJpo; mia'/ th'/ oJrmh'/.

Orbene, per paragonare – come si dice – cosa a cosa, la malattia di Abdera ha colpito oggi la maggior parte delle persone colte, solo che queste non recitano tragedie […], ma da quando si sono messi in moto gli avvenimenti, cui assistiamo, la guerra contro i barbari, lo scacco in Armenia, poi le continue vittorie, non c’è più nessuno che non scriva di storia o, meglio, sono diventati tutti Tucididi, Erodoti, Senofonti e, a quanto pare, era vera la famosa sentenza, «la Guerra è madre di tutte le cose»322, se generò d’un sol colpo tanti storici.

Sembra quasi che l’unico vero modo di avere successo consista nello spacciare come avvenimenti storicamente avvenuti, e quindi degni di fede, narrazioni totalmente false e fantasiose. Luciano è consapevole di non aver nulla di vero da raccontare, di non aver vissuto, né visto in prima persona alcunché degno di essere raccontato, ma non vuole restarsene con le mani in mano e decide anch’egli, prendendo spunto da un aneddoto allora diffuso sulla vita di Diogene di Sinope, di ‘far rotolare la sua piccola botte su e giù per il Craneo’.

Luc. Hist. conscr. 3 Tau'ta toivnun, w\ filovth", oJrw'nta kai; ajkouvontav me to; tou' Sinwpevw" ejkei'no eijsh'lqen: oJpovte ga;r oJ Fivlippo" ejlevgeto h[dh ejpelauvnein, oiJ Korivnqioi pavnte" ejtaravttonto kai; ejn e[rgw/ h\san, […] oJ de; a[llo" a[llo ti tw'n crhsivmwn uJpourgw'n. oJ dh; Diogevnh" oJrw'n tau'ta, ejpei; mhde;n ei\cen o{ ti kai; pravttoi<oujdei;" ga;r aujtw'/ ej" oujde;n ejcrh'to< diazwsavmeno" to; tribwvnion spoudh'/ mavla kai; aujto;" ejkuvlie to;n pivqon, ejn w|/ ejtuvgcanen oijkw'n, a[nw kai; kavtw tou' Kraneivou. kaiv tino" tw'n sunhvqwn

321 La storiografia praticata all’epoca di Luciano è una sorta di poesia in prosa (Hist. conscr. 8: hJ

iJstoriva […] tiv a[llo h] pezhv ti" poihtikh; givgnetai […]É), un’immagine comica e ridicola. «L’histoire à l’époque de Lucien, est devenue une sorte de rhétorique appliquée, dont les desseins se mêlaient lecteur vise à dissiper cette confusion: les historiens que Lucien critique présentent leurs discours dans les salons d’Achaïe comme spectacle, ce qui était une pratique commune au sein de la Seconde Sophistique», vd. Brandão 1998, p 122.

322 Si tratta di una massima tratta da Eraclito fr. 53 D.K.²: Povlemo" pavntwn me;n pathvr ejsti,

pavntwn de; / basileuv", kai; tou;" me;n qeou;" e[deixe tou;" de; ajnqrwvpou", / tou;" me;n douvlou" ejpoivhse tou;" de; ejleuqevrou".

ejromevnou, Tiv tau'ta poiei'", w\ Diovgene"É Kulivw, e[fh, kajgw; to;n pivqon, wJ" mh; movno" ajrgei'n dokoivhn ejn tosouvtoi" ejrgazomevnoi".

Tutto ciò dunque vedendo e ascoltando, amico mio, mi è venuto in mente il famoso aneddoto su Diogene di Sinope: quando s’era sparsa la voce che Filippo ormai stava per attaccare, tutti gli abitanti di Corinto erano in agitazione e si davano da fare, […] e ognuno in un modo o nell’altro faceva qualcosa di utile. Diogene, vedendo questo, siccome non aveva niente da fare perché nessuno si rivolgeva a lui per nulla, legatosi alla cintola il mantello, si dava anch’egli con gran zelo a far rotolare su e giù per il Craneo la botte in cui abitava. Un amico allora gli chiese: «Diogene, ma perché fai questo lavoro?», ed egli rispose: «Faccio qualcosa anch’io, faccio rotolare la botte per non sembrare l’unico che non fa niente in mezzo a tanti che lavorano».

Il nostro autore ha ben altro in mente: non vuole la fama, non vuole evitare di restarsene senza nulla da fare, non vuole scrivere anch’egli un’opera storica, verosimile, ma decide di prendersi gioco di tutti coloro che si professano storici, filosofi, i pepaideumenoi323, utilizzando lo pseudos e raccontando avvenimenti mai accaduti e mai visti. La sua opera ha l’intento di criticare la credulità della gente, che si accontenta di quello che gli viene detto, che non indaga, che non si spinge oltre. Pertanto «lo pseudos diventa programmatico e parodico assumendo paradossalmente una funzione satirica di smascheramento degli pseude altrui»324.

La contrapposizione aletheia-pseudos corrisponde allo stesso effetto paradossale che producono insieme lo spoudaion e il geloion. Questi sono strumenti utilizzati al fine di trasmettere un messaggio serio, di verità, di critica, prodotti dall’operazione letteraria della mixis che Luciano impiega nelle sue

323 Luciano lo afferma in modo esplicito in Hist. conscr. 4. Egli non vuole essere l’unico che se ne

sta in silenzio in disparte (mh; movno" a[fwno" ei[hn), quando tutti parlano e scrivono opere ‘storiche’ (ejn ou{tw polufwvnw/ tw'/ kairw)'. Anch’egli farà rotolare la sua botte, come Diogene (kalw'" e[cein uJpevlabon wJ" dunatovn moi kuli'sai to;n pivqon), e con una falsa modestia afferma di non averne però le capacità (oi\da gavr, hJlivko" oJ kivnduno", eij kata; tw'n petrw'n kulivoi ti", kai; mavlista oi|on toujmo;n tou'to piqavknion oujde; pavnu karterw'" kekerameumevnon). La botte infatti urtando anche solo contro un minuscolo sassolino potrebbe rompersi in mille pezzi (dehvsei ga;r aujtivka mavla pro;" mikrovn ti liqivdion prosptaivsanta sullevgein ta; o[straka). Il mestiere dello storico è pieno di insidie e di pericoli e probabilmente i presunti ‘storici’ del suo tempo questo non lo sanno. Pertanto Luciano decide di partecipare sì alla guerra, però senza correre pericoli, ‘standosene fuori dal tiro delle frecce’, criticando il loro metodo, e consigliando invece ai veri storici cosa fare.

opere325. Tutte le opere lucianee sono strutture a più livelli, ognuno dei quali portatore di un messaggio più o meno avvolto da una certa cripticità326.