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L’alterità attraverso la comparazione e l’analogia

GLI STRUMENTI DEL VIAGGIATORE

4.4 Il viaggiatore come mediatore dell’alterità

4.4.2 L’alterità attraverso la comparazione e l’analogia

Un altro artificio retorico utilizzato è quello della comparazione e dell’analogia. Esso è un metodo che si ritrova spesso nel racconto di viaggio perché in qualche modo pone il mondo altro, che non conosciamo, a fianco di quello che noi già conosciamo. Diciamo che è un metodo, quello dell’accostamento dei due mondi, più rassicurante per l’uditorio. Il confronto diviene motivo chiave di questa forma retorica, ma non è un confronto privo di spiegazione, anzi il viaggiatore tenta, attraverso la comparazione, di tradurre degli schemi diversi, che altrimenti rimarrebbero sconosciuti e privi di significato per chi ascolta. Vengono dunque accostati i tratti caratteristici del mondo conosciuto e del mondo sconosciuto e si confrontano. Dall’analisi si evidenziano i tratti in comune e le differenze. Ovviamente la caratteristica del mondo altro, deve trovare come termine di paragone, un elemento che faccia parte del ‘sapere condiviso’ di coloro che stanno ascoltando il resoconto del viaggiatore.

278 Interessante è l’articolo di Nesselrath 2011, in cui lo studioso, critica l’opera di un altro

studioso italiano, Frau, il quale collocherebbe le Colonne d’Ercole non nello stretto di Gibilterra, bensì nel Canale di Sicilia. Nesselrath analizza le fonti, sia greche che latine, in cui esse vengono citate, da Esiodo (700 a. C. circa) fino al commentatore di Virgilio, Servio (400 d.C. circa). È interessante vedere come lo studioso cerchi di trovare non solo una collocazione geografica ben definita per queste sth`lai, ma anche tenti di capire quando ebbe luogo quel passaggio da un significato prettamente geografico ad uno ‘metaforico’, secondo il quale le Colonne d’Ercole corrispondevano ad un punto oltre il quale l’uomo non poteva andare e non doveva andare.

Questo tipo di forma retorica è assai utile, non tanto per rendere dei quadri geografici (è utile infatti durante la narrazione del viaggio poter dare all’ascoltatore – attraverso l’utilizzo della comparazione e dell’analogia – l’impressione di conoscere il luogo altro, anche se questo non lo ha mai visitato realmente) quanto per l’analisi degli usi e costumi dei popoli, delle abitudini e dei

nomoi279.

Degli strumenti dell’‘etnografia reale’, se così può essere definita, fa uso anche l’etnografia della finzione280. Il nostro autore, infatti, nonostante nel suo trattato Come si deve scrivere la storia, critichi aspramente tutti coloro che pur viaggiando ingannano il loro pubblico con menzogne e rendono credibile anche ciò che non lo è, fa lui stesso largo uso dell’etnografia della finzione.

Troviamo così la critica al sistema storico di Erodoto, che viene messo alla gogna nella Storia Vera e nell’Amante delle Menzogne o l’incredulo. Nella stessa

Storia Vera l’autore parodia il modello erodoteo, utilizzandolo in modo

esasperato.

Erodoto però compare in un’altra opera lucianea, che prende il nome dello storico stesso, Erodoto o Aezione, nella quale egli viene presentato come un modello da imitare. Luciano effettivamente, pur criticando lo storico di Alicarnasso, in qualche modo lo “ammira” per le sue letture pubbliche281 – letture che dopotutto, anche egli stesso era solito fare come sofista – e per le sue capacità retoriche e per l’armonia della parola, che dovevano affascinare chi lo ascoltava,

279 Hartog utilizzando i due generici termini a e b, afferma che per l’analogia e la comparazione

essi funzionano in questo modo: a è come b. Eppure, esistono delle comparazioni che non sono così facilmente gestibili nell’ambito del racconto di viaggio, sono quelle che «si basano su di un cambiamento di registro. Infatti, quando il primo termine non possiede alcun equivalente diretto nel mondo in cui si racconta, oppure il mondo in cui si racconta non può funzionare direttamente come riferimento, la traduzione, allora, deve diventare transposizione», Hartog 1992, p. 195. Viene dunque utilizzato il termine ‘come’ (kataper), con il significato di ‘in qualche modo simile ma non uguale’ a quello che noi conosciamo. vd. Hdt. 8.98 in cui Erodoto mette a confronto in una transposizione, la staffetta dei messaggeri persiani con le lampadoforie in Grecia.

280 Di ‘ethnographie fiction’, in riferimento alle opere lucianee quali la Negromanzia,

l’Icaromenippo e il Caronte parla anche Saïd 1994, p. 149.

281 Luciano ammira Erodoto, ma mantiene sempre un certo livore nei suoi confronti, affermando

che tutti sono in grado di imitarlo: Herod. 1 a} de; ejpoivhsen ejpi; toi'" suggravmmasin kai; wJ" pollou' a[xio" toi'" ‹Ellhsin a{pasin ejn bracei' katevsth, kai; ejgw; kai; su; kai; a[llo" a]n mimhsaivmeqa. Chiunque al tempo di Luciano avrebbe fatto di tutto pur di essere noto e famoso agli occhi della massa. Per la selezione del pubblico in Luciano abbiamo già detto precedentemente, vd. Anderson 1989 e Camerotto 2013a.

«come un aedo, che con le sue storie incanta il suo pubblico»282. Queste forme retoriche, utilizzate anche nel racconto etnografico, servono a ‘mettere davanti agli occhi’ dello spettatore ciò che il viaggiatore ha visto ‘realmente’ davanti a sè. Molto spesso il resoconto veniva amplificato, cioè per attirare l’attenzione dell’ascoltatore, il viaggiatore doveva rendere intellegibile ciò che era sconosciuto, ma doveva al contempo rendere partecipe, come fosse stato suo compagno di viaggio, l’ascoltatore. Il metodo più efficace per fare ciò era rendere viva l’immagine conservata nella memoria. L’analogia, la comparazione, la transposizione e il parallelismo danno la possibilità al narratore di viaggi di vagare anche con la mente e di far vedere ai suoi ascoltatori, con i suoi occhi la realtà altra283.

Il viaggiatore si serve inoltre, per rendere vivo il suo racconto, di elementi che appartengono alla categoria del thaumaston.