• Non ci sono risultati.

Il confronto con la realtà: l’Ambra o i cign

TRA STORIA, ETNOGRAFIA E FINZIONE

5.3 Mito e tradizione

5.3.1 Il confronto con la realtà: l’Ambra o i cign

Proprio questo succede nell’Ambra o i cigni359, in cui Luciano ha l’opportunità di verificare e accertarsi concretamente se quello che la tradizione gli ha insegnato (il mito) è vero.

Questo breve testo rientra tra i prodotti della Neosofistica che vanno ricondotti al genere della diavlexi"360, la quale si evolve diventando una forma indipendente di oratoria adatta alla performance pubblica. L’Ambra rientra dunque insieme all’Eracle e al Dioniso in quei racconti percorsi da una sottile carica ironica, dove l’elemento autobiografico affiora grazie anche all’utilizzo della prima persona nel corso della narrazione. Il tono è colloquiale e questa

358

Sul metodo storico-etnografico parleremo più approfonditamente in seguito, grazie anche agli spunti forniti da Saïd 1994, pp. 153-163.

359 Anche l’Ambra rientra tra i cosiddetti ‘prologhi’ lucianei (prolaliai). Si tratta di una delle

prolaliai più antiche scritte dall’autore, datata 155 d.C. circa. Il racconto del suo soggiorno nelle

terre in prossimità del fiume Eridano, sembra verosimile. Il viaggio serve al confronto con gli abitanti di questa regione. Permette a Luciano di verificare che i miti di cui è impregnata la cultura ellenica, non sono altro che invenzione e fantasia. Ciascun popolo si fa portavoce di propri ideali, di propri valori, che vengono percepiti dagli altri in una maniera completamente diversa. I Greci tentavano di dare una spiegazione alla presenza dell’ambra nelle terre della Gallia e del nord, collegandola a eventi passati mitici, appartenenti alla tradizione e mai messi in discussione. Luciano non accetta l’indiscutibilità della tradizione, non si accontenta di demistificarla a parole, ma attivamente si sposta per verificarne l’inconsistenza e la falsità.

360

Sulla diavlexi" e sui generi più diffusi durante la Seconda Sofistica o deutevra sofistikhv come la definisce Flavio Filostrato, vd. Nicosia 1994. Per i problemi relativi al concetto di ‘Seconda Sofistica’, vd. Anderson 1990. Per queste introduzioni narrative lucianee (prolaliai) vd. Nesselrath 1990.

forma narrativa si avvicina molto alla diatriba, la forma tipica della predicazione dei filosofi itineranti.

Si tratta di un viaggio che l’autore ha verosimilmente compiuto nelle terre a ridosso del fiume Eridano361, nella Pianura Padana, ma quello che scoprirà deluderà le sue aspettative. Ed è proprio questo che fanno il mito e la tradizione, ingannano i giovani, i quali dopo essersi scontrati con la realtà ne restano delusi.

L’autore infatti inizia da subito la sua breve prolalia362 con toni accesi e critici, scagliandosi contro la falsità di cui si fa propulsore il mito. La tradizione mitica ha ingannato tutti, e qui Luciano si rivolge direttamente al suo pubblico (kai; uJma'"), connotando già in senso negativo le storie che narrano i poeti in Grecia. La sua strategia narrativa serve a far sorgere istintivamente nel pubblico il dubbio che anche altri popoli abbiano creato a loro volta versioni deformate e talvolta esagerate da parte dei poeti363. Luciano vuole che il pubblico sia attento e si senta partecipe dell’azione dello smascheramento.

Luc. Electr. 1 ≠Hlevktrou pevri kai; uJma'" dhladh; oJ mu'qo" pevpeiken, aijgeivrou" ejpi; tw'/ ≠Hridanw'/ potamw'/ dakruvein aujto; qrhnouvsa" to;n Faevqonta, kai; ajdelfav" ge ei\nai ta;" aijgeivrou" ejkeivna" tou' Faevqonto", ei\ta ojduromevna" to; meiravkion ajllagh'nai ej" ta; devndra, kai; ajpostavzein e[ti aujtw'n davkruon dh'qen to; h[lektron. toiau'ta ga;r ajmevlei kai; aujto;" ajkouvwn tw'n poihtw'n aj/dovntwn h[lpizon, ei[ pote genoivmhn ejpi; tw'/ ≠Hridanw'/, uJpelqw;n mivan tw'n aijgeivrwn ejkpetavsa" to; prokovlpion uJpodevxesqai tw'n dakruvwn ojlivga, wJ" h[lektron e[coimi.

Riguardo all’ambra il mito ha fatto credere certamente anche a voi che sul fiume Eridano dei pioppi versano lacrime di essa piangendo Fetonte, che quelle piante sono sorelle di Fetonte, poi che, desolate a causa del giovinetto, si mutarono nei pioppi e le loro lacrime, l’ambra intendo dire, stillano tuttora. Anch’io naturalmente, quando udivo i poeti cantare una simile storia, speravo che, se un

361 Il fiume Eridano corrisponde all’attuale Po (identificazione questa attribuibile a Ferecide di

Atene probabilmente), perché molto si è discusso sulla collocazione del fiume e delle isole Elettridi. Molte e svariate sono comunque le testimonianze che riportano il nome di questo fiume. Lo studio di Grilli 1975, è dedicato alla ricerca di una possibile collocazione geografica del fiume sulla base delle fonti letterarie a noi pervenute. Valido è anche lo studio molto approfondito di Mastrocinque 1991, nel quale lo studioso analizza il mito dell’ambra, per poi dedicarsi alle testimonianze archeologiche. Per il mito di Eracle associato all’ambra vd. in particolare Mastrocinque 1991, pp. 45-49, per le leggende dell’ambra galliche vd. pp. 144-149.

362 Luciano agisce come protagonista dell’impresa, ma anche come voce narrante. Il risultato è un

resoconto di viaggio verosimile, in cui l’attore protagonista agisce anche come un etnografo che interroga, e si interessa delle tradizioni locali e dei culti epicorici della regione che sta attraversando. Luciano, interroga, conosce, e coingolge direttamente il pubblico degli ascoltatori.

363

Luc. Electr. 6 Polla; toiau'ta ejxapathqh'nai e[sti pisteuvonta" toi'" pro;" to; mei'zon e{kasta ejxhgoumevnoi".

giorno mi fossi trovato sull’Eridano, sarei andato sotto uno dei pioppi e, aperta la veste, avrei accolto in grembo poche lacrime, per avere un po’ d’ambra.

Luciano non dichiara in modo esplicito il motivo che lo ha spinto in quelle terre. Possiamo supporre che si stesse recando in Gallia364 – in quella regione dove ebbe modo di vedere lo strano dipinto di Eracle Ogmio, e di cui parla nella

prolalia Eracle – dopo il breve soggiorno a Roma, dove aveva ‘riacquisito la

vista’ grazie al pharmakon filosofico di Nigrino. Afferma che egli si trovò casualmente in quelle zone per una certa faccenda (Electr. 2 kat≠ a[llo mevn ti

crevo", h|kon de; o{mw" ej" ta; cwriva ejkei'na). Egli doveva solo risalire il fiume,

ma non poteva perdere l’occasione di verificare, grazie al confronto con gli abitanti locali, se era vero quello che dicevano i poeti di quella regione365. Lì infatti è ambientato il mito di Fetonte e delle sue sorelle piangenti.

Il mito racconta che Fetonte, uno dei figli di Helios e di Climene (secondo un’altra tradizione meno diffusa figlio di Eos e di Cefalo) fu allevato dalla madre che non gli svelò chi fosse il padre se non quando raggiunse l’età matura366. Fetonte volle dunque poter guidare anche lui il carro alato del padre, segno tangibile della sua appartenenza alla stirpe divina, e persuaso il padre, salì sul carro, percorse la rotta celeste, ma giunto ad una certa altezza alla vista degli animali dello zodiaco si spaventò, dirottando il carro alato prima verso terra e poi di nuovo in cielo perdendone così il controllo. Zeus lo colpì con una delle sue saette e lo fece precipitare alle foci del fiume Eridano, dove le sorelle Eliadi lo piansero a tal punto da essere trasformate in pioppi, da cui stilla l’ambra, considerata presso i popoli che vivono attorno a quel fiume materia preziosa367.

364 L’espressione utilizzata infatti è ajnaplei`n kata; to;n ≠Hridanovn (Electr. 2), e cioè ‘risalire

navigando l’Eridano’. Luciano si stava recando dunque verso nord.

365 Luciano è curioso. Nuovamente riscontriamo il motivo del desiderio di conoscere: Electr. 2

ajnazhtou'nto" gou'n ejmou' kai; diapunqanomevnou. Sebbene in questo caso, il motivo primo del viaggio che lo ha portato nelle terre lungo l’Eridano, non sia quello di conoscere (egli sta solo transitando in quella zona), le sue aspettative vengono deluse. Pertanto sente la necessità, il desiderio di domandare, di conoscere, di colmare le proprie aporie.

366 Per la tradizione sul mito di Fetonte vd. Hes. Teog. 986 ss.; Paus. 1.4.1 e 2.3.2; Apollod. 3.14.4.

Ma anche Gantz 1993, pp. 31-34.

367 L’ambra, molto diffusa nel Mediterraneo a partire dal VI sec. a.C., proveniva dalle regioni del

mar Baltico e veniva distribuita per quanto possibile, sfruttando i corsi fluviali. Due erano le vie principali: quella che dalla Germania (e quindi dal Baltico) arrivava a Bratislava sfruttando il corso del Danubio, per poi continuare il suo viaggio verso il Mar Nero e poi verso l’Asia, e quella terrestre che giungeva in Italia settentrionale e aveva come sbocco naturale Aquileia. Plinio nella sua Naturalis Historia (33.11.43-44) ci dà un itinerario dell’ambra percorso in età neroniana da un

Luciano dunque attraversando il fiume, accompagnato dai traghettatori locali, ha finalmente l’occasione di poter verificare se effettivamente è vero quello che raccontano i poeti. Attraverso il primo atto dell’azione satirica, l’osservazione, analizza attentamente tutto ciò che lo circonda, ma non trova riscontro di quello che cerca.

Luc. Electr. 2 kai; dh; ouj pro; pollou' kat≠ a[llo mevn ti crevo", h|kon de; o{mw" ej" ta; cwriva ejkei'na, kai;<e[dei ga;r ajnaplei'n kata; to;n ≠Hridanovn<ou[t≠ aijgeivrou" ei\don pavnu periskopw'n ou[te to; h[lektron, ajll≠ oujde; tou[noma tou' Faevqonto" h[/desan oiJ ejpicwvrioi.

E infatti, or non è molto, anche se per un’altra ragione, mi recai in quei luoghi e, giacché dovevo risalire l’Eridano, guardai molto intorno, ma non vidi né pioppi né ambra, e la gente del posto non conosceva nemmeno il nome di Fetonte.

L’autore enfatizza l’importanza della vista perché è lo strumento primo di analisi e di percezione sensoriale della realtà nuova, e lo fa utilizzando oJravw, il verbo della vista, degli occhi, e periskopevw, che invece sottolinea il ruolo critico della vista, una vista che cerca il particolare per l’analisi critica368. L’avverbio associato al verbo periskopevw è pavnu, anch’esso posto in posizione enfatica per sottolineare l’attenzione che l’autore sta prestando all’ambiente che lo circonda. Tutto è importante ai suoi occhi, ogni dettaglio, ogni novità, ogni elemento che possa confermare la parola dei poeti.

Luciano, spinto dalla curiositas di sapere che fine hanno fatto i pioppi che stillano ambra e di scoprire perché questi traghettatori non sappiano nulla né di Fetonte né tantomeno abbiano visto o raccolto ambra in quelle zone, comincia a porre delle domande ai suoi compagni di viaggio utilizzando i verbi tipici della ricerca e dell’indagine: ajnazhtevw e ajnapunqavnomai. Agisce come un vero e proprio etnografo.

cavaliere romano. Secondo Erodoto (3.115) l’ambra proveniva da una delle regioni estreme dell’Europa. Si narra che l’ambra provenga da un certo fiume Eridano (≠Hridanovn […] potamo;n ejkdidovnta ej" qavlassan th;n pro;" borevhn a[nemon, ajp≠ o{teo to; h[lektron foita'n lovgo" ejstiv), nome inventato certamente da qualche poeta (Tou'to me;n ga;r oJ ≠Hridano;" aujto; kathgorevei to; ou[noma wJ" e[sti ïEllhniko;n kai; ouj bavrbaron, uJpo; poihtevw dev tino" poihqevn).

368 L’osservazione da un punto di vista privilegiato è elemento fondante della satira. L’eroe satirico

desidera osservare (e sentire) tutto senza tralasciare alcun dettaglio. Tutto quello che accade attorno a lui diventa essenziale per compiere l’azione satirica. Egli è prima di tutto mavrtu" (egli vede e sente tutto personalmente, è aujtovpth" e aujthvkoo"). Per poter testimoniare deve osservare attentamente, raggiungendo alcuni punti di vista ‘privilegiati’ trasformandolo in katavskopo" e in ejpivskopo". Per le virtù e la potenza della vista nella satira vd. Camerotto 2014a, pp. 191-223.

Luc. Electr. 2 ajnazhtou'nto" gou'n ejmou' kai; diapunqanomevnou, povte dh; ejpi; ta;" aijgeivrou" ajfixovmeqa ta;" to; h[lektron, ejgevlwn oiJ nau'tai kai; hjxivoun safevsteron levgein o{ ti kai; qevloimi: kajgw; to;n mu'qon dihgouvmhn aujtoi'"

[…].

Fatto sta che, mentre io domandando cercavo di sapere quando finalmente avremmo raggiunto i pioppi, quelli dell’ambra, i battellieri ridevano e mi pregavano di dire più chiaramente ciò che volessi; ed io raccontai loro il mito […].

I traghettatori affermano che se avessero potuto arricchirsi con l’ambra naturalmente prodotta da quegli alberi, di certo non avrebbero trascorso le giornate a trasportare i viaggiatori da una riva all’altra del fiume per qualche misero obolo. Luciano rimane deluso dalla risposta che gli viene data, perché aveva già fatto conto di tanti usi e guadagni che avrebbe potuto trarre da quella preziosa resina (o{" ge h[dh ajnevplatton o{sa kai; oi|a crhvsomai aujtw'/).

Allo stesso tempo però, svanita questa speranza in cui certo riponeva non poche aspettative (mia'" me;n dh; tauvth" ejlpivdo" ouj mikra'" ejyeusmevno"), Luciano è convinto di poter trovare sulle rive del fiume, come dice il titolo stesso dell’opera, i cigni famosi per il loro dolce e melodioso canto. Pertanto domanda nuovamente a quegli uomini (hjrwvtwn) se li abbiano mai visti o uditi cantare.

Luc. Electr. 4 ejkei'no de; kai; pavnu ajlhqe;" w[/mhn euJrhvsein par≠ aujtoi'", kuvknou" pollou;" a[/donta" ejpi; tai'" o[cqai" tou' potamou'.

E ancora un’altra cosa pensavo che avrei trovato presso di loro assolutamente vera, che molti cigni cantassero sulle sponde del fiume.

Anche qui si tratta di curiositas, ma la necessità di Luciano non è solo quella di conoscere, ma anche quella di smascherare ciò che non è vero, di portare a compimento l’azione satirica.

Luc. Electr. 4 kai; au\qi" hjrwvtwn tou;" nauvta"<ajneplevomen ga;r e[ti<≠All≠ oi{ ge kuvknoi phnivka uJmi'n to; liguro;n ejkei'no a[/dousin ejfestw'te" tw'/ potamw'/ e[nqen kai; e[nqenÉ fasi; gou'n ≠Apovllwno" parevdrou" aujtou;" o[nta", wj/dikou;" ajnqrwvpou", ejntau'qav pou ej" ta; o[rnea metapesei'n kai; dia; tou'to a[/dein e[ti oujk ejklaqomevnou" th'" mousikh'".

Feci, così, un’altra domanda ai battellieri – continuavamo infatti a risalire la corrente –: «Quando, ditemi, i cigni, venuti a posarsi su una riva e sull’altra del fiume, vi cantano quel loro melodioso canto? In realtà si dice che essi siano stati degli uomini, musici al fianco di Apollo, che qui in qualche posto si trasformarono in quegli uccelli, e per questo cantano ancora non avendo dimenticato la musica».