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Luciano ‘vede’ Roma

UNA VITA TRA VIAGGI E SUCCESS

2.4 Luciano ‘vede’ Roma

Retorica poi, dopo la Gallia, sembra aver condotto Luciano anche in Italia. L’autore fa riferimento al suo viaggio in Italia quando, colpito da una malattia agli occhi, si reca a Roma per curarsi. Sarà proprio quel viaggio ad offrirgli l’occasione di conoscere un filosofo neoplatonico da lui molto amato, Nigrino. Questa figura assumerà nell’opera il ruolo non solo di medico che fornirà la cura per la cecità di Luciano, ma gli farà anche da ‘guida’ nella Città (così viene chiamata Roma). Roma centro del potere imperiale, diverrà il paradigma della vita dissoluta, dove tutto è permesso, contrapposta invece alla culla del classicismo e della grecità, Atene105. Nigrino dunque condurrà Luciano per mano nella città del vizio ponendosi come vero e proprio interprete di tutto ciò su cui gli occhi si posano. Luciano utilizza dunque il bel motivo della malattia degli occhi e ci illustra come Nigrino, consentendogli di entrare in contatto con lui, gli abbia fornito la limpida specola attraverso cui guardare il mondo. Luciano riacquisirà la vista, quella vista critica che probabilmente aveva perduto, o almeno era andata

105 Nesselrath 2009 cerca di spiegare il conflitto culturale tra la città di Atene e Roma, capitale

dell’impero. Atene e Roma erano le due grandi città in cui retori e filosofi vivevano e i luoghi in cui avevano luogo le loro performance. Nesselrath 2009 p. 121 definisce le due città, rispettivamente Atene come «the essence of their cultural outlook, which was centred on the great times of Classical Greece. The history and rich literary treasures of Athens not only provided all the second century sophists with a wealth of themes and motifs; the city had aldo given them (linguistically speaking) the very substance in which they wrote and declaimed: the Attic dialect which by now formed the very base for almost every piece of refined higher prose (not counting the more or less exotic and infrequent attempts to write in Herodotus’ hallowed Ionic)», Roma invece «was as fundamental for the very existence of the phenomenon called Second Sophistic as soil is for the growing of plants; with its military and political power embracing all the Mediterranean and many adjacent lands besides it provided the grand and roomy stage on which the sophists performed». Per un’analisi invece delle opera ‘filosofiche’ che trattano le vite di grandi pepaideumenoi (più o meno), vd. Clay 1992. Le opere analizzate dallo studioso sono il

offuscandosi, nel restare accanto a colei che si concedeva ormai a tutti, a quella donna che gli era apparsa in sogno e a cui si era affidato, Retorica106.

Sebbene gli studiosi siano ancora incerti sulla collocazione cronologica dell’opera, essa potrebbe essere stata composta dall’autore tra il 150 e il 170 d.C., quando Luciano aveva circa trenta o quarant’anni107.

Luc. Nigr. 2 ≠Estavlhn me;n eujqu; th'" povlew" boulovmeno" ijatro;n ojfqalmw'n qeavsasqaiv tina: to; gavr moi pavqo" to; ejn tw'/ ojfqalmw'/ ma'llon ejpeteivneto. Oi\da touvtwn e{kasta, kai; hujxavmhn sev tini spoudaivw/ ejpitucei'n. Dovxan ou\n moi dia; pollou' proseipei'n Nigri'non to;n Platwniko;n filovsofon, e{wqen ejxanasta;" wJ" aujto;n ajfikovmhn kai; kovya" th;n quvran tou' paido;" eijsaggeivlanto" ejklhvqhn: kai; parelqw;n ei[sw katalambavnw to;n me;n ejn cersi; biblivon e[conta, polla;" de; eijkovna" palaiw'n filosovfwn ejn kuvklw/ keimevna". prou[keito de; ejn mevsw/ kai; pinavkiovn tisi tw'n ajpo; gewmetriva" schmavtwn katagegrammevnon kai; sfai'ra kalavmou pro;" to; tou' panto;" mivmhma wJ" ejdovkei pepoihmevnh.

Luciano: Ero andato direttamente a Roma volendo vedere un medico degli occhi, poiché il male all’occhio si aggravava sempre più.

Amico: Conosco tutti i particolari e mi augurai che ne trovassi uno bravo.

L.: Orbene, avendo deciso da tempo di fare visita al filosofo platonico Nigrino, mi alzai di buon mattino, arrivai da lui e, bussato alla porta, dopo che lo schiavo mi annunciò, fui introdotto. Entrato, trovo lui con un libro in mano e molte immagini intorno di antichi saggi. Erano esposte in mezzo una tavoletta iscritta di figure geometriche e una sfera di canniccio che rappresentava, mi pare, l’universo.

L’opera si apre con un’epistola che l’autore indirizza al filosofo, nella quale Luciano dichiara la grande ammirazione che egli prova per lui e per la potenza della sua parola, rispetto alla quale la sua arte appresa da Retorica risulta ridicola. Qualsiasi parola Luciano dica risulterebbe scontata.

Subito dopo la lettera segue il dialogo tra Luciano e un amico. Il racconto non prevede un andamento canonico: Luciano è infatti appena tornato dal suo

106 Retorica compare come allegoria nella Duplice Accusa, ma i suoi tratti assomigliano molto ad

un’altra personificazione che compare nel Sogno, Paideia. Per l’uso dell’allegoria in Luciano vd. Dolcetti 1997. Per il ruolo di paideia in Luciano e nella Seconda Sofistica vd. Swain 1996. Whitmarsh 2001a pp. 117-130.

107 I quarant’anni corrispondono all’età che Luciano dichiara di avere quando decide di accostarsi

al Dialogo e di abbandonare la Retorica (Bis acc. 32 kalw'" ei\cev moi ajndri; h[dh tettaravkonta e[th scedo;n gegonovti). Luciano afferma di avere bisogno di pace (qoruvbwn me;n ejkeivnwn kai; dikw'n ajphllavcqai kai; tou;" a[ndra" tou;" dikasta;" ajtremei'n eja'n, turavnnwn kathgoriva" kai; ajristevwn ejpaivnou" ejkfugovnta), di poter conversare tranquillamente senza bisogno di lodi e di applausi (tw'/ beltivstw/ touvtw/ Dialovgw/ sumperipatei'n hjrevma dialegomevnou", tw'n ejpaivnwn kai; krovtwn ouj deomevnou"), come invece succedeva quando stava accanto alla Retorica nei tribunali e tra le folle. Questa è l’età di svolta per l’autore e sembra che alcune delle sue opere che a noi interessano vengano collocate proprio in questo periodo (165-170 d.C.) della vita dell’autore (Il Sogno o la Vita di Luciano, La Nave, L’amante delle menzogne, Icaromenippo e probabilmente il Nigrino).

viaggio e sembra essere davvero cambiato. A riscontrare questo cambiamento è l’amico, che attraverso il dialogo ci dimostra che Luciano non è cambiato solo fisicamente, ma anche interiormente, il suo atteggiamento è diverso108.

Luc. Nigr. 1 ïW" semno;" hJmi'n sfovdra kai; metevwro" ejpanelhvluqa". Ouj toivnun prosblevpein hJma'" e[ti ajxioi'" ou[q≠ oJmiliva" metadivdw" ou[te koinwnei'" tw'n oJmoivwn lovgwn, ajll≠ a[fnw metabevblhsai kai; o{lw" uJperoptikw'/ tini e[oika". hJdevw" d≠ a]n para; sou' puqoivmhn, o{qen ou{tw" ajtovpw" e[cei" kai; tiv touvtwn ai[tion. […] Tiv dai; to; mevga tou'tov ejstin ejf≠ o{tw/ kai; koma'/"É i{na mh; ejn kefalaivw/ movnw/ eujfrainwvmeqa, e[cwmen dev ti kai; ajkribe;" eijdevnai to; pa'n ajkouvsante".

Quanto serio ed altero ti sei fatto al tuo ritorno! Non ti degni più di guardarci, non ci concedi la tua compagnia, non partecipi alle nostre conversazioni: sei cambiato all’improvviso e assomigli proprio ad uno che guardi dall’alto in basso. Io amerei sapere da te come mai sei così strano e quale ne è la ragione. […] Ma quale altra ragione v’è, per la quale porti i capelli lunghi? Non vogliamo rallegrarci per un solo accenno sommario, ma sapere qualcosa di preciso sentendo tutto.

Luciano, come un qualsiasi viaggiatore, durante il viaggio che lo porterà a Roma, andrà spogliandosi pian piano della sua identità. Questo non vuol dire che il viaggiatore perda la propria identità, anzi, questa rimane viva e presente, ma viene tenuta a bada per un confronto costruttivo ed equilibrato con l’altro. L’incontro con l’altro non deve essere uno scontro, anche se il suo intento è satirico. Egli deve prima estraniarsi, poi deve confrontarsi e trovare i motivi di critica che diverranno gli obiettivi delle sue opere.

Luciano, da amante della libertà, ci fa capire che proprio attraverso il viaggio abbiamo la possibilità di rendere concreto questo nostro grande dono. L’uomo è libero di muoversi, è libero di confrontarsi, è libero di scegliere quale

108

Lo stesso cambiamento dopo l’esperienza del viaggio lo ritroviamo nell’Icaromenippo. Menippo infatti, tornato dal suo viaggio celeste, chiede all’amico di non meravigliarsi del suo cambiamento (Icar. 1 Mh; qaumavsh/", w\ eJtai're, eij metevwra kai; diaevria dokw' soi lalei'n: to; kefavlaion ga;r dh; pro;" ejmauto;n ajnalogivzomai th'" e[nagco" ajpodhmiva"), ma l’amico lo canzona paragonandolo a uno dei Celesti di Omero (Icar. 2 Kai; pw'" a]n e[gwge, w\ qespevsie kai; ≠Oluvmpie Mevnippe, gennhto;" aujto;" kai; ejpivgeio" w]n ajpistei'n dunaivmhn uJpernefevlw/ ajndri; kai; i{na kaq≠ ‹Omhron ei[pw tw'n Oujraniwvnwn eJnivÉ). Poco dopo però dimostra segni di incertezza, vacilla e le parole di Menippo lo convincono a prestare fede al suo racconto (Icar. 3 Pw'" levgei"É h[dh ga;r oujk oi\d≠ o{pw" hjrevma me prosavgei" pro;" th;n ajlhvqeian th'" dihghvsew"). L’Icaromenippo tra l’altro presenta una narrazione molto simile a quella del Nigrino. Si ha l’incontro tra Menippo appena tornato dal suo viaggio, che si imbatte in un amico e racconta la sua esperienza di viaggio. Il racconto è essenziale e senza di esso il viaggio non ha senso di essere. La studiosa Cavarero dedica il terzo capitolo del suo saggio interamente al desiderio del racconto da parte del viaggiatore. La storia narrata è collegata indissolubilmente alla memoria che ciascuno di noi ha di sé. Noi tutti abbiamo la necessità di narrare noi stessi per riappropriarci e ribadire la nostra identità, vd. Cavarero 1997, pp. 46-64.

delle due strade intraprendere al bivio. E il Nigrino a mio giudizio è l’esperienza di viaggio per eccellenza. L’autore si reca a Roma, incontra il filosofo che attraverso le sue parole lo guida, ma non lo obbliga a intraprendere alcuna strada, a prendere alcuna decisione. Sarà Luciano che aprirà gli occhi e cambierà completamente atteggiamento nei confronti della realtà.

Molto probabilmente Luciano ci dice che abbiamo le possibilità proprio di fronte a noi, ma non siamo in grado di vederle. Siamo afflitti anche noi da cecità, e per paura del cambiamento, dell’estraneo e dell’altro, siamo portati a nasconderci dietro quello che gli altri ci dicono, alle credenze, alle tradizioni e a non mettere nulla in discussione.

Il viaggio stesso diviene esperienza per metterci in discussione. Lo stesso fatto di mettersi in gioco ed essere pronti a cambiare prospettiva, ad inserirci in un mondo che non ci appartiene, fa parte della positività dell’esperienza del viaggio. Ma solo se saremo disposti al confronto e alla critica, l’esperienza ci mostrerà, strada facendo, l’utile che essa racchiude.