TRA STORIA, ETNOGRAFIA E FINZIONE
5.1 Problemi di interpretazione: viaggio fattuale o viaggio di finzione?
5.1.3 Punto di vista intellettuale e punto di vista sensoriale
Giungiamo ora all’ultima caratteristica utile per l’analisi del racconto, per capire sotto quali aspetti Luciano agisca nella creazione di queste sue storie, ovvero la focalizzazione all’interno di una narrazione308. Il termine focalizzazione, abbastanza generico, lo possiamo definire come ‘punto di vista’ o ‘prospettiva’. Essa può essere intellettuale o sensoriale.
Siamo portati a collegare automaticamente il punto di vista sensoriale in primo luogo ad un ente antropomorfico (che implica quindi un criterio sicuramente non oggettivo). Una seconda considerazione da fare è che il senso percettivo per eccellenza che ci mette in contatto con la realtà è la vista. Questa ci permette di orientarci, di identificare l’ambiente, i soggetti e di distinguere ciò che conosciamo da ciò che non conosciamo. Essa quindi è lo strumento che produce lo stimolo primo di conoscenza nell’uomo.
Attraverso la vista egli s’impossessa di quello che lo circonda e ricostruisce una sua realtà personale di cui diviene protagonista, capace di decidere se essere testimone attivo degli eventi o ‘testimone invisibile’309, creando così un punto di vista esterno alla narrazione. La posizione privilegiata del narratore di osservatore dall’interno darà sicurezza al lettore, il quale si affiderà a lui, nella convinzione
307 Cassio Dione, soprattutto negli ultimi libri, dichiara di essere stato spettatore degli eventi che
presenta nella sua opera, Dio Cass. 73.4.2 (cf. anche 73.18.3-4):levgw de; tau`tav te kai; ta; loipa; oujk ejx ajllotriva" e[ti paradovsew" ajll≠ ejx oijkeiva" h[dh thrhvsew".
308
Per ulteriori chiarimenti sul termine focalizzazione e sulla creazione di questa categoria di analisi della narrazione vd. M. Dorati, 2008, p 142 e ss.; G. Genette 1983, p. 62 e ss., 1972 p. 236 e ss.
309 Notevole è l’immagine omerica dell’uomo condotto per mano da Atena sul campo di battaglia
ad assistere alla strage di uomini, immune, senza poter essere colpito da alcuna lancia o dardo, divenendo così intoccabile spettatore dello scontro, vd. Il. 4.539-544: fiEnqa ken oujkevti e[rgon ajnh;r ojnovsaito metelqwvn, / o{" ti" e[t≠ a[blhto" kai; ajnouvtato" ojxevi> calkw'/ / dineuvoi kata; mevsson, a[goi dev eJ Palla;" ≠Aqhvnh / ceiro;" eJlou's≠, aujta;r belevwn ajperuvkoi ejrwhvn: / polloi; ga;r Trwvwn kai; ≠Acaiw'n h[mati keivnw/ / prhneve" ejn konivh/si par≠ ajllhvloisi tevtanto.
che ciò che gli viene narrato è passato sotto il vaglio del narratore stesso. Tutto quello che sta leggendo diviene perciò certezza e unità.
Lo storico come abbiamo detto precedentemente deve aspirare ad essere libero, privo di legami con la città, giudice imparziale, incorruttibile, franco, autonomo, ma la sua libertà di ‘fare storia’ è comunque dipendente a quella che Brandão chiama «une exigence de cohérence entre ses paroles et ses actions»310, a cui devono sottostare non solo gli storici, ma anche i filosofi e i retori (quelli veri almeno). Questa esigenza viene soddisfatta nel momento in cui lo storico opera una valutazione critica (gnwvmh), analizzando le fonti, leggendo tra le righe e proponendo una lettura oggettiva e credibile dell’evento (ti" kai; sunqetiko;"
tou' piqanwtevrou). Nel passo infatti Luciano sottolinea nuovamente
l’imparzialità (ajdekastovteron) che deve connotare lo storico nella selezione critica delle fonti (ajnakrivnanta).
Luc. Hist. conscr. 47 Ta; de; pravgmata aujta; oujc wJ" e[tuce sunaktevon, ajlla; filopovnw" kai; talaipwvrw" pollavki" peri; tw'n aujtw'n ajnakrivnanta, kai; mavlista me;n parovnta kai; ejforw'nta, eij de; mhv, toi'" ajdekastovteron ejxhgoumevnoi" prosevconta kai; ou}" eijkavseien a[n ti" h{kista pro;" cavrin h] ajpevcqeian ajfairhvsein h] prosqhvsein toi'" gegonovsin. kajntau'qa h[dh kai; stocastikov" ti" kai; sunqetiko;" tou' piqanwtevrou e[stw.
Ma anche i fatti non bisogna raccoglierli come capita, bensì dopo avere esaminato più volte i medesimi con faticoso sforzo, preferibilmente di persona e con i propri occhi; se no, rivolgendo l’attenzione a coloro che raccontano con maggiore imparzialità e che si può immaginare tolgano o aggiungano il minimo agli avvenimenti in favore o a dispetto di qualcuno. E qui lo storico sappia cogliere e mettere assieme ciò che è più credibile.
Secondo Luciano la gnome, la capacità di osservare criticamente la realtà, assomiglia a uno specchio limpido, brillante e preciso che mostra chiaramente la forma delle cose così come sono, in modo reale, privo di deformazione soggettiva. Lo storico deve guardare alle fonti, alle testimonianze e alla realtà in modo oggettivo grazie proprio a questo specchio.
Luc. Hist. conscr. 51 Mavlista de; katovptrw/ ejoikui'an parascevsqw th;n gnwvmhn ajqovlw/ kai; stilpnw'/ kai; ajkribei' to; kevntron kai; oJpoiva" a]n devxhtai ta;" morfa;" tw'n e[rgwn toiau'ta kai; deiknuvtw aujtav, diavstrofon de; h] paravcroun h] eJterovschmon mhdevn. ouj ga;r w{sper oiJ rJhvtore" gravfousin, ajlla; ta; me;n lecqhsovmena e[stin kai; eijrhvsetai: pevpraktai ga;r h[dh: dei' de; tavxai kai; eijpei'n aujtav.
E soprattutto renda la sua mente simile ad uno specchio limpido, lucido e perfettamente centrato, che mostri le immagini dei fatti quali le ha ricevute, non stravolte o falsamente colorate o deformate. Le cose infatti che saranno dette, non lo saranno come dagli oratori, che le scrivono, ma sono realtà e saranno dette, perché già sono avvenute, e bisogna solo disporle in ordine e poi dirle: cosicché gli storici devono cercare non che cosa dire, ma come dirlo.
L’osservazione avviene come dall’alto: si guarda tutto ciò che concorre a costruire il resoconto storico. Questo si costruisce sulla base di testimonianze molteplici e differenti, e lo storico deve avere una visione panoramica, complessiva, d’insieme, proprio come quando si guarda dall’alto in basso.
Luc. Hist. conscr. 49 kata; taujta; ga;r kai; aujto;" a[rti me;n ta; ïRwmaivwn i[dia/ oJravtw kai; dhlouvtw hJmi'n oi|a ejfaivneto aujtw'/ ajf≠ uJyhlou' oJrw'nti.
Così infatti anche lui deve guardare ora il campo dei Romani separatamente, e spiegarci come gli appariva dall’alto.
Il punto d’osservazione dall’alto bisogna crearselo con la mente, è qualcosa di ideale. Non si può volare sopra il campo di battaglia per poter essere più oggettivi e più precisi nella narrazione dei fatti storici311. Non si può volare nel cielo e arrivare fino alla luna e guardare in basso gli uomini come vivono. O forse si può? Luciano quando afferma che bisogna guardare le cose da un punto di vista altro, specie dall’alto, si sposta fisicamente (o fa spostare i suoi protagonisti) in cielo, e quello che vede non lo vede opaco o sfocato; la sua vista non ha nessun problema, lui vede chiaramente le cose come stanno (akribeia). Egli non si accontenta di raccontare, come nell’Icaromenippo, un viaggio nel cielo oltre le nuvole, o come nella Negromanzia la discesa dell’eroe nell’Ade. Egli narra anche nel Caronte come il traghettatore degli Inferi sia giunto sulla terra degli uomini, e nella Storia Vera il viaggio di una nave al di là della Colonne d’Eracle,
311 Gli stessi eroi che combattono hanno una visione limitata e soggettiva della battaglia che stanno
affrontando. Nelle Storie (7.44), Tucidide afferma che gli Ateniesi non riescono più a vedere chiaramente lo svolgimento degli eventi, sono confusi (ejn pollh'/ tarach'/ kai; ajporiva/ ejgivgnonto oiJ ≠Aqhnai'oi, h}n oujde; puqevsqai rJav/dion h\n oujd≠ ajf≠ eJtevrwn o{tw/ trovpw/ e{kasta xunhnevcqh). Di giorno le cose si vedono chiaramente (ejn me;n ga;r hJmevra/ safevstera), ma la luce a volte non aiuta, e ognuno vede solo ciò che gli succede accanto (o{mw" de; oujde; tau'ta oiJ paragenovmenoi pavnta plh;n to; kaq≠ eJauto;n e{kasto" movli" oi\den). Nel caso di questo scontro (il sesto e il settimo libro parlano della spedizione in Sicilia) in cui gli avvenimenti accaddero di notte, la confusione fu ancora maggiore (ejn de; nuktomaciva/, h} movnh dh; stratopevdwn megavlwn e[n ge tw'/de tw'/ polevmw/ ejgevneto, pw'" a[n ti" safw'" ti h[/deiÉ). Tutto ciò che è intorno a loro lo percepiscono a malapena, ma non capiscono e non percepiscono la portata dell’evento nella sua totalità.
nell’Oceano312, in cielo e nei paesi più incredibili che si possano immaginare. Il nostro autore è in grado di creare un nuovo punto di vista ideale, frutto di un reale spostamento fisico in terre differenti e anche oltre i confini della propria patria, ma è in grado anche di costruire un punto di vista totalmente nuovo, fuori dalla realtà tangibile, un punto di vista che non può esistere nella realtà se non nella narrazione di finzione.
Il fine ma anche il limite dello storico è la verità, egli deve attenersi ad essa e, per quanto debba essere libero da legami politici, sociali e morali, è comunque limitato dall’exigence de vérité313. La poesia ha invece come attributo lo pseudos. Lo pseudos, come vedremo in seguito, «ne doit pas être entendu comme un propos contraire à la vérité, mais comme un genre de discours qui a sa propre nature face aux discours vrais»314.