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1.4. L’officina pre-ILSSE

1.4.2. Altri corsi

Nel 1962 vengono autorizzati i corsi d’inglese organizzati dagli Oxford Institutes26 di Milano, per poi diffondersi rapidamente nelle città vicine: Sesto S.Giovanni, Lodi, Codogno, Vigevano, Brescia e Pavia. L’obiettivo primario dei corsi consiste nel fare acquisire agli alunni le fondamentali abilità linguistiche, a partire dall’aspetto orale (comprensione e produzione). Si preferisce adottare un libro di testo privo di riferimenti alla lingua materna, per evitare interferenze di quest’ultima con la lingua straniera. Nel 1963 i corsi sono frequentati da più di 2000 alunni, ma l’anno dopo i Provveditori di Milano e Pavia revocano il nulla osta, in seguito ad una circolare ministeriale che vieta i corsi di inglese e tedesco, permettendo invece quelli di francese in base ad accordi culturali italo-francesi.

Sempre nel 1963, Giovanni Gozzer dirige un seminario a Villa Falconieri, dal quale derivano due corsi di lingua per bambini organizzati su basi strutturalistiche nell’ambito di Telescuola da Enrico Arcaini per il francese e Antonio Amato per l’inglese.

Particolarmente significativa in quanto a diffusione e organizzazione si rivela l’iniziativa condotta dal Centro Studi Americani a Milano e provincia a

25Sul tema si veda anche PERONI M., Insegnamento di una seconda lingua a livello primario: il problema del reperimento degli insegnanti, in “Orientamenti pedagogici”, n.78, 1966, pp. 1095-1105, in cui l’autrice si sofferma maggiormente sul problema della formazione degli insegnanti.

26Gli Istituti Italiani Oxford nascono nel 1957 voluti dal cav. Formiga, pioniere dell’internazionalismo culturale nel nostro Paese.

partire dal 1965. Il centro gestisce corsi di inglese per bambini nelle scuole elementari con serietà ed autorevolezza d’impostazione. Si avvale di docenti particolarmente qualificati e del metodo brevettato da P. Guberina, direttore dell’Istituto di Fonetica della Facoltà di Lettere presso L’Università di Zagabria.

Le insegnanti, per corrispondere alle esigenze dell’ente gestore, devono almeno possedere un diploma di lingua inglese che ne attesti l’alto livello di conoscenza (Proficiency). Spesso sono laureate in Lingue o Lettere oppure provengono dal IV anno della Scuola per Interpreti. In ogni caso, prima che venga affidata loro una classe, tutte devono frequentare un corso d’addestramento intensivo della durata di due mesi, con sette ore di lezione al giorno; le principali materie studiate sono: teoria audio-visiva, psicologia infantile, pratica individuale e di gruppo. In linea di massima, si preferisce non assumere docenti di madrelingua poiché ritenuti spesso poco coscienti dei problemi connessi all’apprendimento della loro lingua materna da parte di un bambino straniero.

Vengono però fatte eccezioni per i madrelingua residenti in Italia da parecchi anni.

I corsi sono tenuti nei locali stessi delle scuole elementari durante il pomeriggio. Generalmente si tratta di incontri bisettimanali di 50 minuti l’uno, ma sono in fase di sperimentazione anche corsi trisettimanali della stessa durata, che sembrano risultare migliori. I bambini possono partecipare fin dalla I elementare, pagando una quota annua d’iscrizione. Tutti i bambini vengono accettati, fino ad esaurimento posti.

Il metodo, ripetutamente sperimentato, perfezionato ed aggiornato, è di tipo audio-visivo e strutturo-globale e si avvale di filmati e del registratore. Tutte le lezioni sono interamente illustrate dai filmini e dal libro. Ogni filmato ha un

commento orale registrato su nastro in due versioni: una prima con pause, in modo che la frase o il gruppo di parole possano essere ripetute dagli alunni, e una seconda senza pause, che viene usata quando gli allievi hanno fatto propria la pronuncia. Successivamente i bambini commentano loro stessi il filmino sostituendosi al nastro, infine (non necessariamente nella stessa lezione) sono chiamati a drammatizzare quanto visto.

Per i bimbi di sei anni l’insegnamento è esclusivamente orale: esso mira all’assimilazione dei principali suoni, del ritmo, dell’accento e dell’intonazione attraverso giochi, canzoncine, filastrocche, scenette, situazioni e dialoghi spontanei. Scrittura, lettura e dettato vengono introdotti verso la fine del II anno.

L’insegnante scrive alla lavagna un testo che i bambini copiano sul quaderno, leggono più volte ed assimilano; nella lezione seguente lo stesso testo viene dettato. Gli alunni si accostano alla traduzione solo nella seconda metà del V anno: i primi esercizi sono dall’inglese all’italiano e solo nel secondo semestre dell’ultimo anno si richiedono traduzioni dall’italiano.

Anche l’ANILS apre numerosi corsi, che hanno caratteristiche diverse a seconda delle città in cui si svolgono: Modena, Varese, Legnano e Bari sono le sedi principali.

A Modena, i corsi vengono organizzati sotto il controllo delle autorità scolastiche. L’ANILS si occupa della gestione didattica insieme all’Associazione Italo-britannica, inoltre ci si avvale della collaborazione di una commissione di esperti di cui fanno parte, tra gli altri, il Presidente Nazionale dell’ANILS e il rappresentante del Centro Italiano Studi Americani; i finanziamenti arrivano dal Comune.

A Varese, dal 1962 al 1964, l’ANILS affida la gestione dei corsi, con classi di 10-12 alunni, al patronato scolastico. Ma nel 1963 i corsi devono essere trasferiti al di fuori della scuola, a causa della famosa CM. Per sopperire all’impossibilità di utilizzo dei locali scolastici, l’Ateneo Prealpino27 mette a disposizione i propri, consentendo così ai corsi di continuare.

Per lo stesso motivo anche a Legnano, dopo un grande successo iniziale, i corsi ANILS tenuti all’interno delle scuole devono essere trasferiti: le sedi di enti culturali stranieri danno la loro disponibilità.

Infine a Bari l’attività prende il via nell’anno scolastico 1965-66, con un’affluenza superiore ad ogni previsione, tale che l’anno dopo si iscrivono 1400 alunni. Fra gli insegnanti assunti, oltre agli specialisti, vi è anche un maestro elementare laureato in lingue, il cui apporto risulta decisivo dal punto di vista della psicologia infantile. Tutti i docenti si riuniscono ogni 15 giorni per discutere dei risultati e stendere i programmi. Nelle classi del II anno, ad un certo punto gli alunni chiedono di iniziare a leggere e scrivere, ma manca un libro di testo valido.

Il problema viene risolto da un’équipe di insegnanti che appronta per l’anno seguente un testo risultante dalle esperienze fatte giorno per giorno. Sebbene già autorizzati dal Provveditore, nel 1967 i corsi vengono purtroppo improvvisamente interrotti dopo un mese a causa della C.M. n. 383/1967.

27Istituzione culturale sovvenzionata da industriali locali.

1.4.3. La C.M. n. 383 del 27/10/1967

Questa circolare è il primo documento emanato dall’Amministrazione Centrale alle autorità periferiche avente per oggetto le lingue straniere nella scuola elementare. In essa dapprima si elogiano i risultati ottenuti dalle varie sperimentazioni, definite tuttavia incontrollate, e poi vengono fissati alcuni principi allo scopo di “disciplinare omogeneamente” le iniziative in corso e quelle future:

• assoluta gratuità dei corsi e ampia libertà di iscrizione ad essi, senza alcuna discriminazione;

• non interferenza delle lezioni di lingue sulle normali attività scolastiche;

• vigilanza sui corsi da parte di Direttori didattici e Ispettori periferici.

Anche se una lettura approssimativa può dare l’illusione della validità teorica dei suddetti principi, a ben vedere essi (soprattutto i primi due) rendono di fatto inattuabili gran parte dei progetti allora esistenti.

Infatti, per quanto riguarda il primo punto, si prevede che l’onere economico dei corsi spetti all’ente o istituto gestore, il quale però spesso non ha i fondi sufficienti ed è costretto così a sopprimere le lezioni. Inoltre, può accadere che i Comuni non mettano a disposizione i locali delle scuole per non essere gravati di spese aggiuntive, con la conseguente interruzione di molte esperienze, il cui proseguimento in locali privati comporterebbe un aumento troppo rilevante dei costi.

In alcune città si tenta di istituire corsi di lingue gratuiti, ma spesso lo scopo è solo quello di far aumentare le adesioni degli alunni ad una determinata lingua (e conseguentemente i posti dei docenti) nella scuola media: una volta che

l’insegnante ha ottenuto la cattedra in un quartiere, i corsi cambiano zona. Il fenomeno continua, finchè il Ministero, accortosi che in grandi città come Roma si trovano parecchi insegnanti di lingua senza scolari, emette una disposizione che, in piena controtendenza col principio della continuità educativa, nega il diritto di poter proseguire alle medie la lingua straniera studiata alle elementari.

Anche la non interferenza sostenuta dalla circolare risulta impraticabile: la maggior parte dei progetti inseriscono le loro lezioni all’interno del normale orario scolastico, soprattutto pomeridiano; chiedere ai bambini di prolungare ulteriormente il tempo quotidianamente dedicato allo studio risulterebbe piuttosto improduttivo.

In conclusione quasi nessuno degli enti organizzatori è in grado di adeguarsi alle direttive della circolare, quindi i corsi all’interno delle scuole si interrompono uno dopo l’altro, con enorme disagio degli alunni, che non possono proseguire lo studio intrapreso. Ciò significa che, anche per quanto riguarda la non discriminazione, il Ministero ha raggiunto il fine contrario: se prima anche le famiglie con minori possibilità economiche potevano mandare i propri figli a corsi tenuti da insegnanti qualificati affrontando una spesa economica modesta, ora questo non è più possibile. In realtà, con la C.M. n.383, il Ministero non fa altro che dichiarare implicitamente il proprio disinteresse nei confronti delle sperimentazioni, dato che ritiene scontato che a gestirle siano associazioni estranee alla scuola, alle quali delega ogni responsabilità. L’importanza della suddetta C.M. è tale che alcuni studiosi28 dividono le sperimentazioni italiane in

28BONDI A., op. cit., pp. 42-43.

due periodi: uno anteriore alla circolare e ricco di iniziative spontanee, l’altro posteriore alla stessa C.M. e che segna sul territorio un forte calo di esperienze.

Tra le poche appartenenti a quest’ultimo periodo, si segnalano quelle di Roma, Pisa e Milano, oltre a quella pistoiese di cui si è già trattato ampiamente.

A Roma, grazie ai finanziamenti del CNR, si insegna inglese e tedesco presso la scuola elementare Walt Disney; la tecnica è basata sul gioco di finzione

“La pazza vicenda dell’uomo primitivo quando impara a parlare”.

Da Pisa, la sperimentazione sul tedesco diretta dal prof. Marianelli si diffonde in tutta la Toscana e in Emilia, dove viene condotta in scuole elementari di Parma e Piacenza dalla prof. D’Agostini insieme a studenti universitari;

finanziatori sono gli enti locali.

Nel dicembre 1967, il Provveditorato agli Studi milanese concede a due organizzazioni straniere appositamente costituite di impartire lezioni di lingue nelle scuole elementari. Anche gli Oxford Institutes, che nel frattempo avevano continuato inutilmente ad intervenire presso le autorità, ottengono il nulla osta, ma preferiscono non riprendere l’insegnamento per non creare dannose concorrenze con gli altri enti.