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3 . SPERIMENTAZIONI EXTRA-ILSSE

3.5. Il Progetto “Italiano-Dialetto-Lingua straniera” di Venezia

3.5.1. Origine, ipotesi scientifica e obiettivi

Grazie alla sua particolare posizione, Venezia è da sempre città aperta a molteplici influssi culturali, storico crocevia di popoli e lingue, porta d’Oriente e d’Occidente; la sua naturale propensione ai contatti si manifesta anche nel campo dell’educazione. E’ proprio all’Università di Venezia che viene istituita la prima cattedra di Glottodidattica in Italia, e per anni in Veneto l’unica fonte di cultura glottodidattica è rappresentata dal Seminario di Linguistica e Didattica delle Lingue di Ca’ Foscari.

Un significativo passo avanti avviene a partire dal 1979-80, allorchè il Comune inizia a collaborare con l’Università per l’ideazione e la realizzazione del Progetto Veneziano. Si tratta di un’iniziativa pionieristica che si articola in due linee parallele di intervento: un primo progetto denominato “Educazione linguistica” o altrimenti Progetto Pilota, ed un secondo progetto, scaturito da costola del primo e poi divenuto autonomo, riguardante l’insegnamento delle lingue straniere nelle scuole elementari. L’organizzazione è curata da un Comitato tecnico-scientifico: esso è composto equamente da rappresentanti delle forze sociali, dell’Università, dell’Assessorato, delle associazioni locali e dell’Amministrazione Scolastica e si avvale dell’ausilio di esperti di sperimentazione glottodidattica.

Nell’ipotesi scientifica del Progetto Pilota, la lingua viene definita strumento di partecipazione sociale, intesa come “possibilità di prendere parte alle scelte culturali della comunità [...] superando gli schemi concettuali”102 tradizionali “ed allargandoli a [...] modelli e prodotti culturali di diversi gruppi sociali”103. Perciò il linguaggio costituisce uno strumento privilegiato per effettuare un confronto e uno scambio fra modelli culturali nazionali e stranieri, ed è proprio in quest’ottica che i promotori del progetto intendono utilizzarlo. Scopo definito del progetto è l’avvio di un’esperienza di educazione linguistica che sviluppi la conoscenza e la comprensione interculturale, attraverso un’espansione progressiva a cerchi concentrici, dal centro verso l’esterno, ossia dalla realtà locale a quella nazionale

102ZUANELLI SONINO E. (a cura di), Italiano, dialetto, lingue straniere alle elementari, Venezia, Arsenale, 1982, p. 241.

103ZUANELLI SONINO E. (a cura di), op. cit., p. 242.

ed estera. Ciò richiede una ristrutturazione del curriculum scolastico, partendo proprio dal livello scolare più basso, ossia quello primario.

Si decide di organizzare un lavoro sulla conoscenza e l’uso integrato di lingua materna (ossia l’italiano), lingua seconda (il dialetto) e lingua straniera, partendo col dialetto, solitamente trascurato dalle scuole, perchè si crede che occorra innanzitutto rispondere agli stimoli culturali di partenza. Il Veneto è la regione italiana a maggiore dialettofonia, pertanto il dialetto rappresenta ancora una realtà culturale e sociale viva e prestigiosa sul territorio, assumendo un peso determinante nella formazione dell’identità linguistica.

Le varie sezioni operative del progetto prevedono il reperimento di diversi materiali audiovisivi, differenziati a seconda dei diversi livelli d’età, inerenti il corpus linguistico e culturale oggetto di studio. Inoltre vengono intrattenuti rapporti con enti e istituzioni locali, italiane ed internazionali, come il CIEDART-UNESCO e l’Istituto Interculturale di Musica Comparata.

Se garantire un sereno rapporto tra le lingue normalmente parlate o comprese dai bambini (ossia la lingua italiana e quella veneziana), attraverso una riflessione più sistematica nella scuola, non costituisce un particolare problema a livello pratico, il discorso appare diverso quando si cerca di intersecare queste discipline con la lingua straniera. Pertanto il Comune decide di istituire uno specifico progetto che prevede l’introduzione delle lingue straniere nelle scuole elementari veneziane, con l’obiettivo di rispondere alle sempre maggiori richieste di genitori, allievi, operatori scolastici e insegnanti.

Il progetto vuole dare carattere di scientificità all’insegnamento precoce delle lingue attraverso il controllo nel tempo e la valutazione delle variabili più

rilevanti. Per questo vengono attivati dei gruppi di ricerca che intendono affrontare il problema della preparazione metodologico-didattica e linguistica dei docenti, elaborare dei livelli-soglia per l’insegnamento dell’inglese, del francese e del tedesco a bambini, stabilire attraverso specifiche ricerche psicolinguistiche quali siano i migliori materiali da usare e quale l’età ottimale di inizio, e ancora discutere sulla quantità di tempo settimanale da dedicare alla LS. Per fare ciò, il progetto si serve della preziosa collaborazione di personale della scuola e di studiosi provenenti da vari atenei italiani: oltre a Venezia, Padova, Milano e Roma.

Analogamente a quanto affermato dal Progetto ILSSE, nell’ipotesi scientifica del progetto veneziano per le lingue straniere si ribadisce che l’insegnamento precoce di una lingua straniera non turba in alcun modo la normale attività scolastica del bambino, ne’ il suo equilibrio psichico o la sua identificazione culturale. A favore di un’esperienza di studio delle LS a partire dai 7/9 anni d’età vengono portati argomenti neurologici e biologici, affettivi e cognitivi: il bambino è dotato di una maggior plasticità cerebrale, sviluppa atteggiamenti sempre più socievoli e rientra appieno nel periodo delle operazioni concrete104.

104Stadio dello sviluppo cognitivo e psico-motorio del bambino individuato da J. Piaget. E’

caratteristico del fanciullo dai 7/8 ai 10/11 anni, che in questa fase acquisisce pienamente la reversibilità del pensiero, è in grado di effettuare operazioni mentali coordinate, ma soprattutto di svolgere compiti che riguardano oggetti reali che ha davanti a sè e che può manipolare. Gli studiosi sostengono che il periodo migliore per apprendere una lingua terminerebbe proprio con la fine del periodo delle operazioni concrete, ed il conseguente inizio del periodo delle operazioni formali.

Sul piano educativo e didattico, il progetto si propone i seguenti obiettivi generali:

• promuovere la comprensione interculturale;

• predisporre favorevolmente l’alunno allo studio delle lingue straniere;

• assicurare al discente il possesso di abilità linguistiche di base: ricettive e produttive, orali e scritte.

Vengono poi precisati gli obiettivi specifici, che consistono nell’acquisizione consapevole di comportamenti verbali appropriati a diversi eventi comunicativi e a svariate situazioni sociali. L’approccio metodologico che si intende seguire è di tipo nozional-funzionale, attraverso lo sviluppo di UD interdisciplinari in cui vengono ampiamente utilizzate le tecniche ludiche.

Per verificare i risultati che verranno conseguiti, già in fase progettuale si pensa di elaborare test di profitto da somministrare agli alunni ad intervalli stabiliti. Inoltre ci si preoccupa di raccogliere la documentazione aggiornata sulle sperimentazioni italiane ed estere, sia per mettere ordine tra la molteplicità di iniziative, sia per renderne gli esiti disponibili a tutti gli insegnanti che prendono parte al progetto.

3.5.2. Realizzazione

Il progetto veneziano per l’introduzione delle lingue straniere inizia in forma pre-sperimentale ai primi di marzo del 1980 con la sponsorizzazione del locale Assessorato alla Pubblica Istruzione, d’intesa con il Provveditore. In questa prima fase gli insegnanti iniziano a prendere contatto con i principali problemi didattici ed organizzativi connessi con la realizzazione delle UD. I corsi, equamente ripartiti fra inglese, francese e tedesco, vengono attivati in 18 classi, nove II e nove IV.

Un bilancio dell’attività di questi pochi mesi viene fatto durante il seminario di studio e formazione intitolato “Educazione linguistica e didattica delle lingue:

italiano, dialetto, lingue straniere alle elementari” che si tiene a Venezia, nei locali di Palazzo Garzoni e Moro105, dal 8 al 27 giugno 1980. Vi partecipano sia insegnanti di lingua straniera, sia docenti interessati al rinnovamento nella didattica dell’italiano e ai problemi dell’educazione linguistica in generale. Il taglio interdisciplinare dato al seminario106 chiarisce il tipo di programmazione e di prassi didattica previste per l’a.s. 1980-81. La prima parte del seminario affronta la tematica dell’educazione linguistica, avvalendosi del contributo di varie discipline correlate (geografia, pedagogia, psico- e sociolinguistica) che vengono anche messe in relazione alla realtà composita della scuola italiana, in cui la dialettofonia e l’alloglossia hanno ancora una certa rilevanza. La seconda parte si sofferma invece sulla didattica delle lingue straniere, chiarendone finalità, contenuti e metodi. Il successo del seminario dimostra il profondo interesse della

105Sede della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere e del Centro Linguistico Interfacoltà dell’Università di Venezia.

106I cui atti vengono raccolti in ZUANELLI SONINO E. (a cura di), op. cit.

scuola italiana per iniziative di aggiornamento non fini a se stesse, ma che possano invece verificarsi all’interno di un progetto ben definito, sostenuto dal contributo reciproco di insegnanti ed esperti.

Nel settembre di quello stesso anno, i corsi di lingue coinvolgono circa 60 classi, divise equamente fra II, III e IV; alla fine dei 4 anni di sperimentazione, questi tre livelli di partenza dovrebbero consentire un apprezzamento differenziale dei risultati in ordine alla durata dello studio ( due, tre o quattro anni) e alla diversa età d’inizio. Rispettivamente per ogni livello scolare elementare si hanno 10 classi d’inglese, 5 di francese e 5 di tedesco. La scelta linguistica cerca di conciliare la richiesta preponderante delle famiglie per la lingua inglese, privilegiata dal mercato, con una proposta educativa che lasci spazio anche ad altri idiomi europei; appare piuttosto insolita la preferenza minima per il tedesco in un territorio che registra un afflusso massiccio di turisti che parlano tale lingua. La scelta delle classi in aree diverse del territorio risponde invece all’esigenza di misurare l’incidenza di variabili socio-economico-culturali nell’esperienza di apprendimento precoce delle lingue. La prospettiva futura prevede di ampliare la sperimentazione, fino a triplicare negli anni successivi il numero di classi coinvolte in partenza, consentendo così l’acquisizione di dati quantitativi preziosi per una valutazione complessiva.

Le modalità di attuazione della sperimentazione sono quattro, e richiedono l’intervento di diverse figure professionali. Innanzitutto le ore di lingua straniera possono venire inserite in quantità variabile al mattino nel normale curriculum disciplinare; è lo stesso maestro di classe che si fa carico di tale insegnamento. Vi sono poi altri corsi al mattino ma a classi aperte, tenuti da insegnanti specialisti

che insegnano solo la lingua straniera oppure da insegnanti che seguono i bambini della propria e di altre classi. Infine la lingua straniera può essere insegnata come attività integrativa al pomeriggio, ricorrendo ad uno specialista che ruota su più classi.

Qualora le competenze professionali non siano assorbite da un’unica figura, appare fondamentale la stretta collaborazione tra gli insegnanti di classe e quelli di lingua, in quanto l’attività dei corsi si articola per intersezioni: ciò significa che

“la barriera disciplinare cade per lasciare il posto ad una sintesi comparativa e funzionale delle conoscenze ed abilità (finalità, metodologie e contenuti) di ogni disciplina”107. L’integrazione della lingua straniera nel curriculum generale e nel lavoro scolastico quotidiano si attua ricercando un’omogeneità didattica e metodologica.

A questo scopo viene ideato un corso-base di qualificazione del personale docente riguardante i problemi generali dell’educazione linguistica e le tematiche specifiche dell’insegnamento dell’italiano e delle LS. A questa formazione iniziale degli insegnanti si affianca un aggiornamento ricorrente, articolato in due direzioni: una metodologico-didattica e una linguistica. Da un lato si utilizzano relazioni di esperti su temi particolari e incontri a scadenza quindicinale con l’équipe degli aggiornatori, sia per controllare l’andamento dell’attività e dei materiali elaborati, sia per risolvere le difficoltà emerse in classe; dall’altro si raccomanda la frequenza a corsi di lingua gratuiti, impartiti presso il Centro Linguistico Interfacoltà dell’Università di Venezia.

107DANIELI S., Gli aspetti organizzativi, in FREDDI G.(a cura di), op. cit., p. 27.

La sperimentazione non si preoccupa solo di preparare gli insegnanti, ma mira anche a coinvolgerli in progetti di ricerca-azione, documentati da una serie di studi e materiali editi dal Comune. Questi vengono raccolti dall’Ufficio Lingue:

non un semplice ufficio, ma un luogo di incontro e di lavoro appositamente istituito. Esso dispone non soltanto di un ricco archivio contenente testi didattici e teorici e repertori bibliografici, ma è anche in grado di fornire ai docenti alcuni servizi come la riproduzione di materiali audio, video e cartacei.

Un problema generale nell’andamento della sperimentazione è costituito dal numero di lezioni: ogni lezione dura un’ora, ma ogni circolo è libero di scegliere la frequenza settimanale degli incontri. Questo fa sì che alcune scuole preferiscano ampliare l’utenza anzichè privilegiare la quantità delle ore di corso, al punto tale da arrivare anche a due sole ore alla settimana, con il risultato di un naturale decremento qualitativo. Al contrario, possono dirsi ampiamente soddisfacenti i corsi in cui la lingua è praticata quotidianamente o a giorni alterni.

Circa i materiali adottati, oltre agli ormai tradizionali giochi didattici, fiabe, canzoni, drammatizzazioni e disegni, ci si avvale delle più recenti e sofisticate tecnologie: proiettore, videoregistratore, videocamera, software e corsi disponibili sul mercato sono largamente utilizzati. L’impiego di questi materiali è discusso e disposto dai coordinatori del progetto insieme agli insegnanti.

Nel 1981-82 vengono organizzate varie attività di animazione culturale, come feste strutturate in cui i bambini possono ascoltare fiabe, vedere cartoni animati in lingua straniera, partecipare a giochi di gruppo e imparare canzoncine, il tutto concluso da un rinfresco. Inoltre i centri linguistici internazionali presenti sul territorio, come il British Center, l’Associazione Culturale Italo-Tedesca e

l’Alliance Française, allestiscono alcuni spettacoli teatrali in LS per bambini;

l’esempio viene presto seguito dagli insegnanti di lingua e dagli alunni stessi, che preparano spettacolini a cui collaborano anche gli altri insegnanti e i genitori. Il largo consenso di docenti e famiglie e l’entusiasmo dei bambini confermano l’importanza di tali animazioni, vissute non come semplici esperienze scolastiche, ma come forme di comunicazione nuove, più spontanee e motivanti sul piano culturale.

Nei mesi di maggio e giugno dello stesso anno scolastico, circa un centinaio di allievi dei corsi di francese ed un gruppo più esiguo dei corsi di tedesco si recano rispettivamente in Francia e Germania per partecipare a visite-scambio con classi di bambini stranieri di diverse età. La priorità viene data alle classi V e a quelle che studiano la lingua straniera almeno da un biennio.

Col passare degli anni, il progetto veneziano abbandona progressivamente l’impianto sperimentale e si trasforma sempre più in un servizio efficiente offerto dal Comune alla scuola e agli insegnanti. La continua espansione dei corsi è illustrata dalla seguente tabella, riassuntiva di 5 anni108 di sperimentazione:

108Non si hanno dati relativi all’a.s. 1984-85.

ANNO SCOLASTICO INSEGNANTI ALUNNI

marzo-giugno 1980 20 400

1980-81 28 900

1981-82 43 1528

1982-83 44 2216

1983-84 45 2240

1985-86 dati non disponibili 1657109