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L’OBBLIGATORIETA’ DELLA LINGUA STRANIERA

4. I PROGRAMMI DEL 1985: NORMATIVA E IMPLICAZIONI DIDATTICHE

4.1. I Nuovi Programmi didattici per la scuola elementare

4.1.1. I lavori della Commissione Fassino

Con D.M. 14 maggio 1981 viene costituita un’apposita commissione, presieduta dal sen. Giuseppe Fassino113, allo scopo di procedere all’elaborazione in via preliminare delle linee fondamentali e generali dei programmi d’insegnamento nella scuola elementare. Tale commissione produce due importanti documenti: una relazione a medio termine ed una bozza dei Programmi.

Il primo documento, datato 25 marzo 1982, è considerato fondamentale per comprendere il passaggio dai Programmi del 1955 e quelli di ben trenta anni dopo.

I vecchi programmi sono articolati in una premessa generale che ne chiarisce l’impianto filosofico e pedagogico e in una serie di avvertenze specifiche per ogni disciplina.

113Gli altri commissari sono i prof. M. Laeng, D. Antiseri, R. Laporta (sostituito poi da N.

Filograsso), R. Maragliano, M. Mencarelli, F. Montuschi, M. Pellerey, C. Pontecorvo, C. Scurati, R. Coletti (sostituita poi da A. Vetere Amatucci), A. Fabi, G. Cives, F. Frabboni, G. Petracchi, G.

Martina, E. Draghicchio, A. Alberti, M. Parente e i dott. P. Calidoni e V. Narducci.

Nella relazione a medio termine questa impostazione viene rivista insieme ai contenuti, si analizzano le innovazioni successive al ‘55, ma soprattutto al concetto di programma si affianca quello assolutamente inedito di programmazione o curricolo, così come auspicato da almeno un decennio dalla migliore ricerca glottodidattica italiana. Nella logica del programma lo Stato stabilisce il fine che la scuola elementare deve conseguire, senza che vi sia un progetto didattico da elaborare e da gestire collegialmente. Invece nell’ottica curricolare il programma si inserisce in una organizzazione funzionale, in cui gli itinerari tracciati per conseguire i risultati prefissati si modificano di volta in volta, in base alle effettive capacità ed esigenze di apprendimento degli allievi. La programmazione didattica è compito dei docenti che, collegialmente e individualmente, stabiliscono le concrete modalità di attuazione e la scansione più opportuna delle UD. Ne deriva un’organizzazione didattica flessibile, capace di adeguarsi ai differenti ritmi di crescita dei discenti e tempestiva nella verifica dei risultati.

Seguendo l’iter dei lavori, si può notare come nella Commissione Fassino si verifichi un progressivo aumento di interesse per la lingua straniera. La relazione a medio termine si limita ad affermare che “nel secondo ciclo [...] è possibile prospettare l’introduzione di nuovi contenuti e di nuovi insegnamenti, come ad es.

quello di una lingua straniera”114; subito dopo sul tavolo della commissione giungono consigli, istanze e talvolta vere e proprie pressioni affinché quel vago riferimento alla lingua straniera si trasformi in una proposta più articolata.

114FASSINO G., Relazione di medio termine della commissione di studio per la riforma dei programmi della scuola elementare, in SCURATI C., CALIDONI P., Nuovi programmi per una scuola nuova, Brescia, La Scuola, 1985, p. 200.

Uno dei suggerimenti più interessanti viene dall’Ufficio della Direzione Didattica di Goito (Mantova), che il 23 settembre 1983 invia un documento bilingue (italiano/inglese) avente come oggetto lo studio della lingua inglese nella scuola primaria. Tale lingua viene preferita perché riconosciuta oggi come universale, al pari del latino e del greco nel mondo classico; a questo proposito la circolare, con un chiaro riferimento ai positivi esiti della sperimentazione ILSSE, nota che la scuola italiana non è rimasta insensibile a tale fenomeno. Quindi nel documento si prevede che “presto l’insegnamento della lingua straniera nelle scuole elementari diventerà obbligatorio”115, pertanto si consiglia ai maestri elementari di prepararsi adeguatamente alla novità, cominciando per tempo a studiare una lingua straniera da autodidatti. Infine il circolo di Goito auspica per il futuro un gemellaggio con una non ben definita cittadina inglese per realizzare scambi estivi fra alunni britannici e italiani. Il 19 ottobre è lo stesso presidente Fassino a rispondere al Direttore Didattico di Goito, assicurando che il documento ricevuto è stato analizzato dalla commissione e verrà tenuto in debita considerazione.

L’11 novembre 1983 la Commissione Fassino ha pronta la bozza di programmi da presentare al Ministro. Il documento affronta singolarmente le varie discipline, seguendo lo schema tradizionale; tuttavia, alle prescrittive avvertenze specifiche del ‘55, contenenti un’indicazione sintetica delle mete e degli obiettivi di ogni specifica disciplina, i cui contenuti sono rigidamente suddivisi anno per

115BINACCHI F., La prima circolare bilingue è del circolo didattico di Goito, in MASSONI S., La lingua inglese nelle scuole elementari, Milano, Ed. Scuola Vita, 1986, p. 109.

anno, qui si sostituiscono le indicazioni didattiche, che lasciano maggiore libertà d’insegnamento.

Ma la più grande novità è rappresentata da una dettagliata sezione completamente dedicata alla seconda lingua. L’introduzione di tale insegnamento viene giustificata dalle intense comunicazioni e dal rapido processo d’integrazione internazionale che si sta verificando in quegli anni. I vantaggi dello studio di una LS in età precoce sono sono molteplici. Innanzitutto la lingua straniera rappresenta per il bambino un modo nuovo di comunicare, avviando alla comprensione di altre culture e di altri popoli, e nel contempo costituisce la premessa indispensabile per accedere a esperienze e dati sempre maggiori. Inoltre la lingua straniera risulta un ulteriore strumento per riorganizzare la realtà, giovando così allo sviluppo intellettivo del discente. Il capitolo sulla seconda lingua contiene inoltre un esplicito invito a privilegiare l’inglese: questa lingua viene ritenuta praticamente indispensabile in quanto è estremamente diffusa e richiesta in ambito internazionale; inoltre si presta particolarmente bene ad essere insegnata a dei bambini perchè presenta strutture di facile assimilazione.

4.1.2. Il testo approvato dal Ministero (D.P.R. 12/2/1985, n. 104)

Nel testo dei programmi per la scuola primaria approvato dal Ministero e divenuto legge con il D.P.R. 12 febbraio 1985, n.104, il capitolo dedicato alla LS può essere diviso in quattro parti: finalità, scelta della lingua straniera, obiettivi ed indicazioni didattiche; quest’ultima parte verrà analizzata in seguito.

A parte alcuni particolari quasi irrilevanti, come il passaggio del titolo da

“Seconda lingua” a “Lingua straniera”116 e la sostituzione del termine bambino con quella di alunno, forse più adatto ad un testo normativo scolastico, il capitolo non pare discostarsi in modo sostanziale dalla bozza presentata nel 1983. La più vistosa differenza consiste nella maggiore sinteticità della redazione definitiva rispetto al testo bozza.

Ciò accade per due ragioni: nei Nuovi Programmi il comma conclusivo del testo a cura della Commissione Fassino viene espunto dal capitolo sulla lingua straniera ed anteposto nella parte introduttiva intitolata “I programmi”; inoltre viene eliminata una parte del 4° comma, ossia la frase che evidenzia la semplicità della struttura morfosintattica dell’inglese. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non c’è stato alcun ripensamento della Commissione Fassino sull’importanza della lingua inglese e a dimostrarlo scende in campo il vicepresidente, Mauro Laeng, che ribadisce: “rimango personalmente convinto che insegnare decorosamente il francese sia un’impresa decisamente assai più

116La disputa terminologica tra lingua seconda e lingua straniera è stata per lungo tempo senza esito. La prima espressione è piuttosto generica, poichè indica semplicemente la seconda lingua (in ordine di tempo o di frequenza d’uso) conosciuta da un parlante, subito dopo quella materna; per un Italiano, la L2 può quindi essere il dialetto come una lingua estera, oppure l’idioma nazionale per un dialettofono. Con LS il riferimento è molto più preciso: si tratta indubbiamente di una lingua parlata in un Paese estero. Nonostante ciò, oggi i testi tendono ad utilizzare i termini in modo equivalente col secondo significato, ossia quello di idioma estero.

difficile che insegnare un discreto basic English a livello elementare: vi si presta per quest’ultimo la struttura grammaticale, la brevità di molte parole, l’effetto contrastivo che impedisce dannose interferenze”117. Occorre però considerare che nel 1985 la commissione è già stata sciolta da tempo per aver espletato il suo compito, che era esclusivamente di carattere consultivo e propositivo. Pertanto i programmi ufficiali sono il risultato della mediazione fra la relazione a medio termine (utilizzata per redigere la premessa generale), il testo-bozza del 1983 e le esigenze amministrative del Ministero, che viene senza dubbio condizionato da una serie di pressioni esterne.

Infatti sin dagli inizi del 1983 gli ambienti delle ambasciate e dei consolati di Francia, Spagna e Germania mostrano una certa preoccupazione per l’anglofilia della commissione preposta alla redazione della bozza dei Nuovi Programmi. In particolare l’ambasciata francese chiede che nel capitolo preposto non venga specificata quale lingua straniera si debba privilegiare. Un intervento più discreto, ma volto nella stessa direzione, vede protagonista anche l’ambasciata tedesca.

Pertanto il Ministero si vede costretto a tener conto di tali richieste diplomatiche e, pur senza rinnegare la preferenza accordata all’inglese, decide di cancellare il riferimento alla maggior facilità di apprendimento di tale lingua.

Nonostante questo ridimensionamento, per molti il riferimento al carattere veicolare della lingua inglese, che offrirebbe “occasioni più frequenti di esperienza e, quindi, di rinforzo positivo per l’uso generalizzato che se ne fa”118 è in contraddizione con l’affermazione precedente, secondo la quale “per le finalità

117MASSONI S., op. cit., p. 40.

118D.P.R. 12/2/1985, n. 104 - Approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola primaria.

Lingua straniera, 3° comma. Il testo parziale del DPR è riportato in appendice.

che la scuola elementare persegue, la scelta di questa o quella lingua non è determinante”119. Infatti il pluralismo culturale auspicato dai Programmi verrebbe inficiato proprio da motivi di ordine utilitaristico, dettati dalle tendenze del momento o dalle richieste della comunità. Inoltre i docenti di francese, che all’epoca in Italia rappresentano la maggioranza dei professori di lingua, temono di veder assottigliato il numero di cattedre a loro destinate nella scuola media inferiore e superiore, in quanto gli alunni vorranno continuare lo studio dell’inglese intrapreso alle elementari.

In realtà questa preoccupazione risulta infondata, in quanto non esiste alcuna garanzia che ogni bambino possa proseguire lo studio della medesima lingua appresa nella scuola primaria, poichè l’attribuzione della lingua alla scuola media avviene per sorteggio. Questo sistema di ridistribuzione degli alunni in base al numero di cattedre disponibili, anzichè in base alle richieste degli utenti della scuola, è stato elaborato ad esclusivo vantaggio dei docenti, negando agli alunni il diritto di scelta e compromettendo purtroppo la continuità metodologico-didattica tra diversi ordini di scuole.

Il raccordo tra scuola elementare e media riveste un’importanza tale da venire garantito dalla Costituzione italiana (art. 34), in cui si afferma che “ la scuola elementare attua il suo compito [...] come fase specifica della scuola di base (materna, elementare, media) unitaria e continua”. La continuità viene peraltro auspicata nella premessa generale, lettera d, della legge 348 del 16/6/1977, che prepara il cammino alla riforma dei Programmi della scuola media.

119Ibidem.

Tuttavia si è sempre lungi da una realizzazione concreta del raccordo a causa delle numerose diversità esistenti tra i programmi delle rispettive scuole e della differente base socio-culturale sulla quale sono sorti.

L’argomento viene ripreso nella premessa generale ai Nuovi Programmi del 1985, ove si ribadisce che “la scuola elementare contribuisce, [...] anche mediante momenti di raccordo pedagogico, curricolare ed organizzativo con la scuola materna e con la scuola media, a promuovere la continuità del processo educativo”120. Effettivamente i programmi di studio della scuola elementare sono volutamente concepiti in un’ottica tale da consentire agganci contenutistici e metodologici con la scuola media, e questo soprattutto per quanto riguarda l’educazione linguistica121.

E’ proprio nei programmi della scuola media del 1979 che per la prima volta il concetto di educazione linguistica viene usato non solo per identificare l’insegnamento della lingua italiana, come è avvenuto per decenni, ma anche per fare riferimento alla lingua straniera. Infatti le due discipline sono accomunate da un’introduzione intitolata proprio educazione linguistica.

Il fatto che le due lingue vadano parimenti inserite in un’ottica interdisciplinare nel più ampio ambito dell’educazione linguistica non appare così altrettanto chiaramente nei Programmi elementari dell’85. Per quanto essi affermino che “l’educazione linguistica [...] non può prescindere da un approccio

120D.P.R. 12/2/1985, n. 104 - Approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola primaria.

Premessa generale. I Parte. Caratteri e fini della scuola elementare, 4° comma. Sul tema della continuità si veda anche la C.M. del 4/1/1988, n. 1.

121Si veda BOELLA RUGGIERO T., Quadro comparativo dell’educazione linguistica nella scuola elementare e nella scuola media, in BERTONI DEL GUERCIO G. (a cura di), Le lingue straniere nella scuola italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1989, pp. 65-69.

alla conoscenza di una lingua straniera”122, questa riflessione non spicca a sufficienza perchè è inserita, insieme ad altre tematiche, nel capitolo riguardante i programmi in generale, a cui fanno seguito dapprima il capitolo dedicato all’italiano e poi quello sulla LS, quasi a manifestare la subordinazione di quest’ultima nei confronti dello studio della lingua materna.

All’interno dei Programmi dell’85 la lingua viene definita strumento ed espressione del pensiero, mezzo per stabilire un rapporto sociale, veicolo dell’esperienza umana, oggetto culturale e disciplina trasversale123. Analogamente, nei programmi del ‘79 si asserisce che la lingua esprime, comunica ed arricchisce l’interiorità dell’uomo, al quale permette anche di organizzare ed interpretare la comprensione del reale. Inoltre la lingua è vista come evocatrice di civiltà, di esperienze umane, culturali e sociali.

La stessa piena concordanza dei due programmi sulla concezione della lingua la si riscontra nella definizione delle finalità: visto che la lingua straniera è considerata un significativo contributo al rafforzamento del processo di apprendimento generale, essa può aiutare lo sviluppo cognitivo, espressivo e comunicativo, rappresentando un ulteriore strumento di conoscenza. Inoltre lo studio di una lingua diversa dalla propria consente di attuare l’educazione alla convivenza democratica, in quanto avvia il discente al rispetto ed alla comprensione di altri popoli, contribuendo all’allargamento degli orizzonti culturali, umani e sociali ed al superamento dell’etnocentrismo. In entrambi i testi

122D.P.R. 12/2/1985, n. 104. Approvazione dei nuovi programmi didattici per la scuola elementare.

I programmi, 4° comma.

123Ad essere precisi, le definizioni di lingua sono contenute nel capitolo sull’italiano, ma valgono per qualsiasi lingua in generale.

programmatici emerge quindi una valutazione positiva della LS, riconosciuta come disciplina con finalità altamente formative, al pari di tutte le altre.