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2. LA SPERIMENTAZIONE MINISTERIALE: L’ILSSE

2.2. La fase pre-sperimentale

2.2.1. I gruppi di lavoro

I dati relativi alle prime tre città-pilota sono desumibili dalla seguente tabella68:

CITTA’ SCUOLE MAESTRI CLASSI PER A.S.

I II III IV V

Tab.1: articolazione della pre-sperimentazione nell’a.s. 1977/78

A questi dati vanno aggiunti quelli relativi alla città di Napoli, dove dall’a.s.

1978/79 la sperimentazione interessa 24 classi: 16 di francese e 8 d’inglese.

L’esigenza di utilizzare in questa prima fase un campione limitato nasce da molteplici ragioni. Innanzitutto occorre rilevare la strutturale difficoltà di reclutare insegnanti elementari adatti a tale sperimentazione, insieme alla mancanza, non secondaria, di materiali didattici appositamente predisposti. Comprensibile appare anche la doverosa cautela con la quale il Ministero si accosta a qualsiasi novità priva di dati sperimentali certi; infine occorre sottolineare che solo a partire da

68SINISI A., op. cit., p. 32.

6928 maestri operano in classi normali, 8 sono assegnati a classi di tempo pieno e 4 sono maestri specialisti che seguono più classi.

70Di cui 1 è una pluriclasse.

7157 sono maestri di classe, mentre i restanti 4 sono specialisti, che però ben presto rinunciano alla sperimentazione.

piccoli gruppi è possibile applicare un approccio all’insegnamento della lingua straniera più rispondente alla realtà del bambino italiano.

Al fine di poter disporre del maggior numero di dati possibili, la fase pre-sperimentale è caratterizzata da una situazione estremamente eterogenea. Infatti essa riguarda scuole distribuite in tutti i quartieri delle città-pilota e nelle varie zone della provincia, comprendendo un ventaglio di classi che va dalla I alla V, caratterizzate dalle più svariate condizioni socio-culturali di partenza, in quanto i gruppi costituitisi negli anni precedenti vengono mantenuti invariati. Proprio per questo gli allievi risultano essere un campione realmente rappresentativo del complessivo tessuto socio-culturale del Paese.

Una tale varietà all’interno del campione pre-sperimentale ha anche lo scopo di rispondere all’interrogativo sull’influenza, vera o presunta, esercitata dall’ambiente socio-economico di provenienza nei confronti del profitto, interrogativo che vede contrapporsi senza esito due insigni ricercatori quali J.B.

Carroll e Claire Burstall. Il primo sostiene che la variabile di sfondo é ininfluente, mentre per la collega é esattamente il contrario. I due studiosi sono giunti a queste conclusioni diametralmente opposte sottoponendo campioni di studenti simili a test scientifici con i quali suffragare le rispettive ipotesi. La Burstall72 prende in esame il progetto sperimentale promosso negli anni ‘60 dalla National Foudation for Educational Research che consiste in un decennio di insegnamento del francese nelle scuole elementari britanniche. Dalla sua indagine risulta determinante la vicinanza della Gran Bretagna a Paesi in cui si parla una lingua

72Si veda BURSTALL C., Primary French in the balance, East Windsor, NFER Pubbl. Co., 1978 e della stessa autrice, Factors affecting foreign language learning: a consideration of some recent findings, in “Language Teaching and Linguistics”. Abstracts, 8, 1, 1975, pp. 5-21.

diversa dall’inglese. Inoltre rileva come decisiva la responsabilità delle famiglie, il cui diverso atteggiamento di incoraggiamento allo studio di una L2 condiziona direttamente il grado di padronanza linguistica degli allievi. Carroll73 invece somministra un test sulla lingua straniera appresa (sempre il francese) ad un piccolo campione di bambini americani viventi in Paesi di area anglofona, pertanto apparentemente non motivati all’apprendimento del francese. Inoltre egli invita caldamente i genitori a non fornire ai figli alcun supporto nello studio domestico di tale lingua. Perciò gli alunni partono tutti dallo stesso livello e, per i primi due anni di sperimentazione, raggiungono tutti il medesimo profitto, giudicato buono. La tesi di Carroll risulterebbe la più plausibile, se ci si serve del modesto contributo dell’ILSSE dopo il primo anno, ma i dati sono ancora tutti da confermare, in quanto per una valutazione definitiva occorre attendere la fine della pre-sperimentazione.

Una così vasta gamma di classi d’inizio crea subito alcuni problemi, specialmente in ordine al programma ed ai materiali didattici, al punto che il materiale inizialmente elaborato risulta completamente da rivedere perchè non può essere uguale per tutte le età. Inoltre i gruppi di lavoro comprendono ben presto che l’avviamento di una siffatta sperimentazione in V non trova maestri ed alunni sufficientemente motivati, in quanto troppo condizionati dall’imminenza degli esami di licenza elementare, che lascia poco tempo da dedicare all’apprendimento della L2. Si è scoraggiati anche dalla mancanza di qualunque garanzia circa il proseguimento dello studio della lingua appresa alle elementari, dato che l’attribuzione della lingua alle scuole medie avviene per sorteggio.

73CARROLL J.B., Teaching of French in eight countries, Uppsala, Almqvist & Wiksell, 1975.

Per quanto riguarda le classi prime, alle équipe appare chiaro che, piuttosto che di insegnamento, è meglio parlare di sensibilizzazione nei confronti di una lingua straniera, che verrà facilitata attraverso giochi, filastrocche e verbalizzazioni di facile uso; più che di produzione, si tratta cioè di ricezione della lingua. A questo punto appare chiaro che le classi ottimali per apprendere una L2 sono quelle che vanno dalla II alla IV. Anche in questo caso, però, non pare utile effettuare la stesura di un corso di lingua indifferenziato per le classi seconde, terze e quarte; si preferisce tarare il programma ipotizzando come classe d’inizio la II ed utilizzare il campione relativo alle restanti classi come base per le proposte degli anni seguenti. La scelta cade sulla classe II perchè gli esperti del settore sono unanimi nell’individuare i 7/8 anni come età ottimale di partenza per lo studio di una lingua straniera. Infatti i bambini di quell’età possiedono già una certa familiarità con i grafemi della lingua materna e percepiscono meglio la realtà esterna che li circonda.