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1.4. L’officina pre-ILSSE

1.4.5. Novità normative

Nell’ambito della scuola elementare, dal ‘71 al ‘74 si verifica un’intensa attività legislativa che, sebbene non direttamente finalizzata all’insegnamento delle lingue, di fatto ne rende possibile l’attuazione. Si tratta di:

• legge n. 820 del 1971, con relative Direttive di Orientamento previste dal D.M. del 28/2/1972

• C.M. n. 58 del 1972

• D.P.R. n. 419 del 1974

Decisiva per una più rapida diffusione delle lingue straniere nella scuola elementare risulta la legge n.820 del 24/9/1971 sull’avviamento al tempo pieno, avente una sezione riguardante attività integrative e insegnamenti speciali. Questa

legge costituisce il primo tentativo di riforma parziale dell’ordinamento della scuola elementare, per cui dal doposcuola a carico dei patronati scolastici33 si passa al tempo pieno a carico dello Stato. Ciò implica non solo il prolungamento dell’orario d’insegnamento, ma anche l’ampliamento delle offerte educative fornite dal servizio scolastico ad integrazione ed arricchimento di quelle tradizionali. Tale ampliamento richiede agli insegnanti un’interazione collettiva ed una gestione in team delle attività; in questo modo vengono sollecitate capacità professionali non comprese nel consueto curriculum di studi o non sufficientemente esplicitate ed utilizzate.

La legge definisce come “insegnamenti speciali” “quei contenuti che, indipendentemente dal fatto di rientrare o meno nelle indicazioni dei programmi scolastici, richiedono all’insegnante una particolare qualificazione ed una preparazione specifica [...] ed abilitano a loro volta l’alunno ad una specifica acquisizione o competenza”34. In un’organizzazione come quella del tempo pieno risulta così possibile inserire l’insegnamento di discipline extracurricolari come le lingue. E’ importante che a questo insegnamento venga assegnato un orario adeguato, tale da non farlo rimanere troppo a sè stante rispetto alle altre materie;

l’ideale sarebbe collegarlo alle lezioni di educazione linguistica. Danieli registra che però i suddetti insegnamenti speciali si svolgono senza alcuna forma di controllo o riconoscimento, così da risultare “ininfluenti nel determinare parametri di realizzazioni estese a tutta la scuola elementare”35.

33Dopo circa settant’anni d’attività di refezione, pre- e doposcuola, i patronati verranno definitivamente soppressi con D.P.R. 24/7/1977, n. 616.

34Direttive di Orientamento D.M. 28/2/1972.

35DANIELI S., La lingua straniera nella riforma della scuola elementare, Teramo, Giunti e Lisciani, 1994, p. 9.

Nella circolare n. 58 del 4/3/1972 si affronta invece la questione della specializzazione del personale docente. La posizione assunta dal Ministero in materia rimane piuttosto generica: tra i requisiti si richiedono non solo diplomi e attestati, ma anche una non ben specificata idoneità rilevabile attraverso prove attitudinali, in realtà quasi mai utilizzate, o la documentazione, anch’essa mai definita precisamente, delle esperienze positive svolte in precedenza.

Il D.P.R. n. 419 del 31/5/197436 prevede infine l’attuazione di due tipologie sperimentative: semplici innovazioni metodologico-didattiche (art. 2) oppure innovazioni strutturali (art. 3). Di conseguenza vengono attivate numerose iniziative d’insegnamento, tra le quali spiccano quella di Siracusa a cura del prof.

Cannizzo37, quella di Montervarchi, resa nota da Elsa Sardini38 e infine quella veneta del gruppo “Sperimentazione e Didattica”.

Presso il V Circolo didattico “Lombardo Radice” di Siracusa, dal 1972 al

‘74 il prof. Raimondo Cannizzo tiene un corso sperimentale di francese per alunni di IV e V elementare. Ogni anno scolastico i corsi durano 3 mesi, per un totale di circa 30 lezioni di un’ora ciascuna.

Inizialmente viene attuato esclusivamente il metodo audio-orale, mirato all’acquisizione delle abilità di comprensione ed espressione. Gli alunni ascoltano dal registratore frasi che poi sono chiamati a ripetere, ponendo la massima cura nell’esatta riproduzione dei suoni, fino alla completa assimilazione. Questa

36Il D.P.R. è uno dei cosiddetti Decreti Delegati, emanati in base alla legge n. 477 del 30/7/1973.

Esso ha per oggetto la sperimentazione e la ricerca educativa, l’aggiornamento culturale e professionale e l’istituzione dei relativi istituti (ovvero gli IRRSAE).

37Si veda CANNIZZO R., Lingua straniera nella scuola elementare, in “Scuola e Lingue moderne”, XII, n. 9, 1974, pp. 181-184.

38L’esperienza è riportata in SARDINI E., L’insegnamento della seconda lingua nel doposcuola delle scuole elementari, in “Scuola e Lingue moderne”, XII, n. 8, 1974, pp. 168-172.

esercitazione giornaliera riguarda brevi strutture facilmente comprensibili dagli allievi. La lingua, di uso corrente, si adatta alle varie situazioni reali (metodo diretto). Gli elementi linguistici vengono appresi secondo tre livelli progressivi:

• elementi base per una conversazione minima: generalità, saluti, convenevoli, feste, misurazione del tempo (ore, giorni, mesi, stagioni)

• elementi tipici dell’ambiente scolastico

• elementi tipici dell’ambiente familiare.

Fra un ascolto e l’altro si inseriscono canti tradizionali, facili poesie e favole di La Fontaine. I discenti reagiscono positivamente al metodo preposto, dimostrando interesse per la nuova forma di linguaggio, immediato desiderio di conoscere l’esatto significato delle espressioni ascoltate e facilità nel correggere la pronuncia in base alle indicazioni dell’insegnante. Inoltre, gli allievi vorrebbero apprendere il lessico fin dalla prima lezione: spontaneamente chiedono la forma francese di vocaboli italiani e si affrettano a scriverla sul quaderno secondo la loro personale interpretazione grafica.

Nel 2° quadrimestre, quest’esigenza porta l’insegnante a riconoscere che un metodo totalmente audio-orale è piuttosto adatto a bambini in età prescolare, mentre in questo caso deve essere integrato con la trascrizione di brani quali brevi descrizioni ambientali, favole, raccontini e successiva lettura dei medesimi. I brani vengono poi raccolti in un volumetto che costituisce una valida alternativa al libro di testo, non ritenuto indispensabile. Altrettanto inefficace viene considerato il ricorso a prove di valutazione e voti, soprattutto se negativi.

Nella fase conclusiva del corso, gli alunni richiedono anche alcune elementari regole di fonetica e morfologia da consolidare attraverso appositi esercizi.

Un simile esperimento d’insegnamento del francese viene effettuato nelle scuole elementari del PEEP di Montevarchi (Arezzo) dai primi di maggio 1974 fino alla fine dell’a.s.. Nonostante la brevità dell’esperienza, essa può risultare utile per ricavarne positivi elementi di valutazione.

I corsi sono tenuti durante il doposcuola dalle insegnanti Carla Valentini e Vanna Fabbri, coordinate da Angiolo Marini. Ogni classe è mista ed ha venti alunni, i quali vanno dagli 8 ai 10 anni d’età, provengono da famiglie di ceto medio e sono psicologicamente motivati.

In classe si fa ricorso al metodo Bonjour Line39 creato dal già citato P.

Guberina40 e da P. Rivenc, direttore del Centro di Ricerca e Studio nella Scuola Normale Superiore di Saint Cloud. L’elaborazione del vocabolario è invece a cura di M. G. Gougenheim, professore di Storia della Lingua alla Sorbona.

Le lezioni sono di breve durata (dai 15 ai 30 minuti) e numerose nel corso della settimana, per cercare di seguire i ritmi di concentrazione degli allievi. Si parte sempre da una situazione concreta, evitando di presentare vocaboli e frasi isolate. In un primo tempo viene dato grande spazio all’aspetto orale, attraverso i consueti mezzi audiovisivi: registratore e disegni. Dopodichè si affrontano anche lettura e scrittura. Al termine dell’anno, tutti gli insegnanti interpellati hanno dichiarato di aver trovato il suddetto metodo efficace e ben strutturato.

39GUBERINA P., RIVENC P., Bonjour Line, Paris, 1963.

40Si veda cap. I, par. 1.4.2., p. 25.

L’ultimo esperimento in ordine di tempo è quello del gruppo

“Sperimentazione e Didattica”: un’organizzazione romana a modello imprenditoriale che diffonde il mensile Scuolaperta e pubblica volumi di pedagogia e psicologia. All’attività teorica si affianca quella pratica. Infatti su scala nazionale, a pagamento, vengono forniti servizi didattici in vari campi:

dall’educazione motoria a quella musicale, dall’educazione all’immagine all’insegnamento della lingua inglese ai bambini. Soprattutto quest’ultimo tipo di attività sperimentale risulta significativo per la serietà dei corsi, per il consistente impatto numerico e poichè esso, a differenza della Mutualità, riguarda l’intera regione Veneto, dove risulta ben consolidato.

Qui nel 1976 viene avviata una sperimentazione coinvolgente una decina di classi, che nel 1989 arrivano a 78, sparse in tutte le province, per un totale di circa 1800 allievi. La metodologia seguita si è modificata nel corso del tempo: da una prima eclettica fusione tra metodo grammaticale e situazionale, si è passati ad una dimensione comunicativa, con l’accentuazione dell’aspetto audio-orale. Come per la Mutualità Scolastica, anche qui i materiali didattici sono preparati ed editi direttamente dall’organizzazione, evolvendosi nel tempo a seguito delle più recenti indicazioni glottodidattiche. Gli insegnanti, tutti laureati in lingue, vengono aggiornati ogni anno da esperti sia interni che esterni alla struttura.