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Ambito di provenienza dei termini

2. LA RICERCA TERMINOLOGICA

2.1. CRITERI DI SCELTA DEI TERMINI

2.1.2. Ambito di provenienza dei termini

In primo luogo si richiama l’attenzione sul lessico delle origini, un piccolo nucleo che si è formato tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e che ha mantenuto fino ad oggi la sua attualità, poiché esprime concetti che sono tuttora alla base di ogni altro successivo approfondimento. Ci si riferisce qui in particolare al lessico di Gandhi (nonviolenza, in primo luogo), ma anche alle intuizioni di Jane Addams (pace negativa) e di Henry David Thoreau (disobbedienza civile), e alla coniazione della stessa parola pacifismo, per via dell’esigenza di dare un nome a un fenomeno che non aveva precedenti nella storia.

Segue il lessico dei primi peace studies, con termini coniati perlopiù da Galtung, o comunque entrati ufficialmente a far parte di questo settore grazie allo studioso norvegese. Sono i termini frutto della complessa analisi sociologica di Galtung, che porta alla formulazione delle sue prime teorie sull’origine e sulle dinamiche della violenza (violenza strutturale); alcuni di questi studi sono fortemente legati al clima della Guerra Fredda, della corsa agli armamenti e della conseguente minaccia nucleare, ma le riflessioni sul significato di termini come sicurezza e difesa sono sempre molto attuali. Si evidenzia in particolare il legame dei concetti di Galtung con la nonviolenza gandhiana e quindi la sussistenza di una continuità tra le basi concettuali date dal Mahatma e gli sviluppi di tutti i successivi studi.

Una più recente fase dei peace studies vede la coniazione di ulteriori termini, che costituiscono un completamento e approfondimento di quanto elaborato nei decenni precedenti; l’esempio più evidente di questo gruppo è violenza culturale, concetto descritto in uno studio del 1991, che integra e completa quello di violenza strutturale del 1969.

Dagli anni ’80 in poi gli studi di pace si collegano sempre più spesso anche alle discipline economiche e conducono a quell’ampia riflessione che porta a smascherare le insidie del fenomeno dello sviluppo e della crescita economica, che non devono essere anteposti ai bisogni fondamentali dell’uomo e che non devono realizzarsi a danno di questi ultimi. Nascono in questo modo termini come sviluppo sostenibile e progetti come l’educazione alla cittadinanza globale, concetti sempre strettamente connessi agli altri ambiti degli studi; la critica allo sviluppo è per esempio in stretta relazione col concetto di violenza strutturale.

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Il linguaggio della politica e della diplomazia internazionale pure presenta dei punti di contatto col lessico della cultura di pace: termini come peacekeeping e peacebuilding sono comuni a entrambi gli ambiti, anche se in certi casi fanno riferimento ad azioni diverse; il peacekeeping dei Caschi Blu dell’ONU, per esempio, è diverso da quello delle Peace Brigades, e comunque spesso i due tipi di intervento si svolgono contemporaneamente e in modo complementare tra loro. Un altro significativo esempio della trasversalità degli studi di pace si coglie nel recente coinvolgimento della storiografia e nell’evoluzione terminologica di quest’ultima, con conseguente avvicinamento alle tematiche ireniche. Questo riguarda in particolare le tematiche relative alla gestione della memoria storica (storia condivisa) e alla cultura del ricordo (Erinnerungskultur), un campo nel quale si cerca, anche tramite la storiografia e la didattica della storia, di superare gli odi che hanno diviso i popoli nel passato e di porre in questo modo le premesse per la costruzione di una convivenza più pacifica.

Un campo disciplinare vicino a quello della storia e che pure presenta molte affinità con la cultura di pace è quello dell’educazione civica (per la lingua italiana) e della politische Bildung (per la lingua tedesca). Qui i punti di contatto di certi termini e concetti di entrambe le aree sono molti, soprattutto per quanto riguarda le tematiche dell’educazione alla pace, e questa stessa sovrapposizione è stata oggetto di riflessioni e studi particolari, con lo scopo di delineare i confini tra le due discipline. L’educazione alla pace inoltre si avvale del contributo di scienze come la didattica e la pedagogia, fatto riscontrabile anche a livello lessicale in una serie di termini, ricorrenti soprattutto nelle pubblicazioni in lingua tedesca; concetti come competenza/Kompetenz e abilità/Fähigkeit, introdotti da tempo nella didattica, vengono ora applicati anche nell’ambito dell’educazione alla pace. Se si concepisce quest’ultima come concreto obiettivo, e non solo come valore ideale, ne consegue che l’educazione alla pace acquisisce una sua concretezza anche dal punto di vista didattico (esattamente come altre discipline che vengono insegnate nelle scuole), il quale si riflette infine sul piano terminologico.

Vi è un gruppo di termini nei quali si realizza una confluenza degli aspetti teorici della ricerca sulla pace con quelli pratico-applicativi dell’educazione alla pace: qui sono collocabili per esempio i termini e le fraseologie relativi alla gestione dei

conflitti, un campo che comprende sia la riflessione sulle origini e sui meccanismi della violenza (tipico della ricerca), che l’elaborazione di percorsi di esperienze e di forme di dialogo, che conducano alla cosiddetta trasformazione nonviolenta del conflitto (campo di pertinenza dell’educazione alla pace).

È giusto infine considerare anche il lessico di tutti coloro che si occupano di interculturalità, di integrazione, di tematiche connesse al genere, alla globalizzazione, alle nuove povertà emergenti: possono essere insegnanti, personale educativo, mediatori culturali, operatori delle associazioni di volontariato. Si ritiene che questo possa essere parimenti considerato lessico della cultura di pace, anche se non occupa una posizione di primo piano nelle pubblicazioni scientifiche della ricerca e dell’educazione alla pace. Parole come integrazione, interculturalità e alterità (ce ne sono tuttavia molte altre) sono ricorrenti nel linguaggio delle professioni di cui sopra e necessitano pure di un chiarimento per un uso corretto e consapevole125.

I dieci ambiti lessicali fin qui individuati non vanno tuttavia intesi come comparti rigidamente separati da loro; tale suddivisione è stata operata per ottenere un orientamento nella scelta del lessico e per illustrarne la complessità dal punto di vista dei contenuti e delle scienze coinvolte. Nella realtà dell’uso linguistico, sia scritto che orale, questi termini si presentano in continua interazione tra loro, in un fitto intreccio di concetti, che si è cercato di evidenziare tramite il diagramma, per cui si rimanda al capitolo sul lavoro terminologico. Proprio perché essi stanno alla base dell’impianto concettuale che permette di dimostrare da un punto di vista scientifico la settorialità di questo lessico, si è ritenuto opportuno l’inserimento questi termini.

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2.1.3. Atri criteri di scelta dei termini

Un altro non meno importante criterio di scelta è stato individuato nei destinatari del lavoro, che si rivolge, come già specificato nelle pagine dedicate alla lessicografia, a tutti coloro che non sono esperti delle scienze di pace ma che per motivi personali o professionali si servono di questo lessico e che quindi possono tramite un chiarimento concettuale migliorare la propria competenza lessicale e comunicativa in certi ambiti tematici. Quindi anche per questo motivo didattico-pedagogico, e non solo per quanto già esposto sopra, si è pensato ancora una volta di partire proprio dalle basi delle scienze di pace, quindi da concetti senz’altro complessi, ma ovviamente ben noti agli esperti.

Si spera tuttavia che il presente lavoro possa anche per questi ultimi offrire qualche spunto interessante, soprattutto per quanto riguarda il punto di vista strettamente terminologico, come viene meglio descritto nel relativo capitolo.

Infine è sembrato opportuno considerare tra i criteri di scelta anche la frequenza d’uso di certi termini nel discorso scientifico internazionale. Alcuni di questi sono molto ricorrenti in tante pubblicazioni, primi fra tutti quelli che si riferiscono ai fondamentali concetti di Johan Galtung, come violenza strutturale, che è stato oggetto di ulteriori interessanti riflessioni da parte di molti studiosi, come si può verificare nella trattazione di questo concetto.

Sebbene un’alta frequenza d’uso sia riscontrabile nella maggior parte dei termini della presente ricerca, in alcuni casi sono state l’attualità e la peculiarità del concetto - indipendentemente dalla frequenza d’uso - a rendere opportuna la scelta. I termini di questo gruppo sono legati ad approfondimenti particolari dei singoli studiosi. È questo il caso del termine equivalenza adottato da Pat Patfoort, proveniente dal linguaggio della matematica, cui l’esperta ha dato un altro preciso significato. Anche qui si può infatti verificare il transfer linguistico da altre discipline, come è stato più volte osservato da vari studiosi126, che può portare a fenomeni di cosiddetta infrasettorialità127 delle lingue speciali128. Si ricorda a tal proposito che gli studi di

126 Cfr. Dardano 1986, pag. 134 e segg.

127 Cfr. Scarpa 2001, pag. 79.

128 Secondo la più recente concezione linguistica, questi linguaggi non costituiscono più dei sistemi chiusi, rigidamente separati tra loro, ma sono fatti oltre che di tratti peculiari della disciplina,

Johan Galtung riportano frequentemente esempi e schemi tratti dalla matematica, che è l’ambito scientifico di provenienza del sociologo norvegese.

anche di tratti comuni a tutte le varietà, il cosiddetto common core, e di tratti comuni ad alcune discipline, cfr.Berruto 1993, pag. 16.

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