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TRATTAZIONE DEI CONCETTI

3.19. VIOLENZA CULTURALE

Con la sua trattazione sulla violenza culturale Galtung porta avanti l’analisi del fenomeno, completando un quadro che aveva tracciato oltre vent’anni prima con il concetto di violenza strutturale.

Violenza culturale è un altro esempio di estrema vicinanza del lessico specifico della cultura di pace al linguaggio standard436; questo termine può avere infatti, se avulso da un discorso specialistico e in questo caso particolarmente riferito alle teorie di Galtung, un significato molto vago e impreciso, plasmabile a seconda dell’uso che ne viene fatto, del contesto e dello scopo della comunicazione.

Tale tipo di violenza si esprime in quegli aspetti di una cultura, di una civiltà, della sfera simbolica della nostra esistenza437, che giustificano o rendono legittima la violenza diretta e strutturale. Galtung precisa che si tratta di singoli aspetti di una cultura, poiché è difficile trovare culture che possano essere definite violente nella loro totalità.

È tuttavia dal paragone fatto dallo stesso Galtung che si evince il modo più nitido come questo concetto si inserisca nella precedentemente formulata teoria della violenza, costituendone un ulteriore fondamentale tassello. La violenza diretta viene paragonata ai terremoti: si tratta di eventi immediatamente percepibili, di cui possiamo vedere con i nostri occhi le conseguenze. Prima di questo fenomeno esterno ci sono però i movimenti delle placche tettoniche, che si trovano sotto la superficie e che quindi non si manifestano palesemente; si tratta di un processo in continua evoluzione che porta a movimenti ciclici, sotterranei, che talvolta sfociano appunto nell’evento sismico: questa è la violenza strutturale, insita nel nostro apparato burocratico, legislativo ed economico. L’indottrinamento, la

436 Per l’interferenza del linguaggio standard con il linguaggio della cultura di pace si veda in particolare il capitolo sulla nonviolenza.

437 Galtung distingue sei principali canali che possono veicolare la violenza culturale: la religione, l’ideologia, la lingua, l’arte, la scienza empirica e la scienza formale. Per quanto concerne la lingua l’autore fa notare per esempio come certe lingue, specialmente le lingue neolatine e l’inglese, usano parole riferite specificamente al genere maschile per indicare tutte le persone di entrambi i sessi, rendendo in tal modo invisibile il genere femminile. Cfr. Galtung 1990, pag. 291e pag. 299.

sradicalizzazione di un popolo dalla sua cultura (come l’imposizione o il divieto di uso di una lingua), lo sfruttamento, la discriminazione438, ma anche il danno ambientale, per esempio, costituiscono violenza strutturale, che a differenza di quella diretta lascia di solito dei segni nella mente e nello spirito anziché sul corpo. C’è infine uno strato ancora più profondo, la faglia, che sta all’origine degli altri due eventi: si tratta evidentemente della violenza culturale, una costante, un permanente substrato che offre giustificazione e legittimazione agli altri due fenomeni, e sul quale si deve agire per evitare o limitare il circolo vizioso della violenza.

A questa opera di allontanamento degli elementi violenti di una cultura, a partire proprio da quel substrato profondo di cui essa si nutre, è preposta l’educazione alla pace, che si avvale di interventi nelle scuole, nelle università e nelle piccole comunità, mentre al livello delle relazioni internazionali oggi si presenta sempre più spesso come attività di peacebuilding (→).

Una cultura pacifica, o in cui gli elementi pacifici prevalgano nettamente su quelli violenti, è la fondamentale premessa per una pace strutturale e per una pace diretta, concetti che Galtung in questo scritto del 1990 contrappone a quelli di violenza strutturale e di violenza diretta trattati nello scritto del 1969. Per questo anche dal punto di vista terminologico l’articolo sulla violenza culturale costituisce un completamento di quanto lo studioso aveva precedentemente elaborato439; qui di seguito un passaggio della conclusione:

With the violent structure institutionalized and the violent culture internalized, direct violence also tends to become institutionalized, repetitive, ritualistic, like a vendetta. This triangular syndrome of violence should then be contrasted in the mind with a triangular syndrome of peace in which cultural peace

438 La perdita di identità e di libertà è un tipo di violenza che i regimi totalitari mettono in atto a livello strutturale e “barattano” con le vittime in cambio dell’integrità fisica di quest’ultime: con questo esempio Galtung evidenzia la stretta relazione che si può verificare tra i due tipi di violenza e in modo particolare come anche la violenza diretta possa diventare “istituzionalizzata” al pari di quella strutturale. Cfr. Galtung 1990, pag. 293.

439 In questo articolo Galtung riprende diversi spunti da precedenti studi, così che il discorso sulla violenza culturale appare come il naturale completamento di un insieme di riflessioni maturate negli anni; viene ribadita e resa ancora più chiara la contrapposizione tra pace e violenza (anziché tra pace e guerra), viene ripreso il concetto di “ecocidio” (ecocide) per indicare l’insieme dei danni ambientali (che sono violenza strutturale) che portano alla morte del biota, la parte vivente dell’ambiente, e all’alterazione dell’abiota, la parte non vivente eppure necessaria alla vita. Queste ultime riflessioni sono riscontrabili già in testi dello studioso degli anni ’80, cfr. in particolare Galtung 1984 a e Galtung 1986.

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engenders structural peace, with symbiotic, equitable relations among diverse partners, and direct peace with acts of cooperation, friendliness and love440.

Per ulteriori implicazioni del concetto di pace strutturale e diretta si veda anche il capitolo sulla violenza strutturale.