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TRATTAZIONE DEI CONCETTI

3.3. DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA

Con difesa popolare nonviolenta si intende un modello di difesa alternativo a quello militare, organizzato dal basso e tale da garantire un’efficace difesa del territorio. Il termine non va confuso con la resistenza passiva (satyāgraha →): quest’ultima è una delle strategie di lotta lasciateci da Gandhi, mentre la difesa popolare nonviolenta indica una struttura organizzata, che si avvale di tali strategie per difendere la libertà, la democrazia, lo Stato di diritto, attenendosi ai principi della nonviolenza (→)257. La parola va ricondotta al sanscrito shanti sena, peace army (esercito della pace) che Gandhi usò per la prima volta nel 1922 durante gli scontri tra indù e musulmani dopo il suo rientro in India258. Perché si possa usare questo termine si deve necessariamente trattare di azioni di difesa, che rinuncino a qualsiasi tipo di aggressività. La parola difesa viene qui usata pertanto nel suo vero significato (transarmo→) e non va confusa con azioni finalizzate al conseguimento di interessi politici o economici259. Essa infine è popolare nel senso che non viene attuata dagli eserciti o da agenzie esterne di sicurezza, ma dalla società civile nel suo complesso. La difesa popolare nonviolenta è pertanto attuabile in seguito ad un processo di responsabilizzazione della società civile, il cui senso di coesione è determinante non solo per la difesa ma anche per la prevenzione della violenza. Può rivelarsi infatti molto più efficace della repressione, per contrastare o prevenire anche atti di terrorismo ed altri eventi criminosi (per esempio traffici illeciti di armi, droga, esseri umani e rifiuti tossici), specialmente se attuata in sinergia con una politica che tenda ad eliminare o comunque a ridurre al minimo il disagio sociale, in modo tale da agire alle radici del problema, impedendo che parte della popolazione venga intercettata dalla criminalità organizzata. La difesa popolare nonviolenta, aspirando a coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, diventa essa stessa parte di

257 Cfr. Muller 2005, pag. 83.

258 Cfr. Shepard 1987, pag. 40 e segg.

259 Per il concetto di difesa secondo un’ottica nonviolenta cfr. Galtung 1984a, pag. 95 e segg. e Galtung 1986, pag. 199; in particolare in quest’ultima pubblicazione lo studioso chiarisce come sia inadeguata la definizione Ministero della Difesa per questi organismi all’interno dei vari Paesi, che attuano anche iniziative di attacco, di aggressione, pertanto non propriamente di difesa, come il termine lascerebbe intendere.

questa azione preventiva, in cui ciascuno si sente responsabile, sia come singolo che nel gruppo, della situazione del Paese, della comunità e dell’ambiente in cui vive, la cui sicurezza viene percepita come cosa a cui tutti, nell’ambito delle loro possibilità, devono un contributo, e non come questione esterna ai propri doveri, da delegare esclusivamente allo Stato, al governo, all’esercito, alle forze dell’ordine.

Per quanto esposto sopra si ritiene che la difesa popolare nonviolenta sia possibile, o comunque realizzabile con maggior successo e in modo più stabile e duraturo, in quei Paesi dove il sistema educativo abbia dato la giusta importanza all’educazione civica, intesa come percorso di formazione e responsabilizzazione del cittadino, e pertanto fondamentale per creare quella coesione della società civile, senza la quale tale forma di difesa resta di fatto un’utopia. Questo costituisce un ulteriore punto di contatto e di complementarietà tra l’educazione civica e le discipline e iniziative coinvolte nella cultura di pace, come è stato approfondito nel relativo capitolo260.

Della difesa popolare nonviolenta si sono occupati studiosi come Gene Sharp261, Jean Marie Muller262 e Theodor Ebert263, che la collega al concetto di sicurezza (→), definendola infatti una forma di politica della sicurezza, Sicherheitspolitik. Johan Galtung la inserisce nel suo discorso sul transarmo (→), quella fase transitoria da un sistema d’armi offensive ad uno di armi esclusivamente difensive per poter un giorno giungere ad un disarmo e ad una difesa basata su forze di pace264. Delle vicende relative alla difesa popolare nonviolenta in Italia si è occupato in particolare Antonino Drago265. Ispirati a questo tipo di difesa sono i movimenti nonviolenti World Peace Brigade e Nonviolent Peaceforce266.

260 Si tratta del capitolo che mette a confronto l’educazione civica e l’educazione alla pace, evidenziando convergenze e divergenze tra le due discipline.

261 Cfr. Sharp 1985 e Sharp 1990.

262 Cfr. Muller 2005 pag. 83 e Muller 1984.

263 Cfr. Ebert 1981, Band 1, pag. 7 e segg.

264 Cfr. Galtung 1984a, pag. 151, e Muller 2005, pag. 83 e pag. 378.

265 Cfr. Drago 2003, pag. 127 e segg.

266 Cfr. http://www.webster-online-dictionary.org/definitions/SENA. (ultima consultazione 30.01.2012)

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In diversi Stati viene attuata una forma di difesa alternativa a quella tradizionale militare che viene solitamente definita difesa civile e che può far pensare alla difesa popolare nonviolenta. Si tratta in realtà di un’azione che si avvale dell’intervento dei vigili del fuoco, della polizia e della protezione civile, caratterizzata da strategie di tipo militare, guidata da un vertice con poteri decisionali e a cui viene delegata la responsabilità dell’operato267. Quest’ultima forma di azione non presenta pertanto nessuna delle caratteristiche di quanto sopra descritto268.

Si intende qui richiamare l'attenzione su come anche in questo caso, per via della somiglianza della denominazione (come già visto per altri termini della presente ricerca), si generi una confusione di concetti e realtà molto diversi, ma di fatto non distinti all’esterno del discorso specialistico e degli ambienti più vicini alla cultura di pace. Questo conferma ulteriormente la necessità di una alfabetizzazione del lessico in questione, e di divulgazione del vero significato di queste parole, la cui erronea percezione è di ostacolo alla diffusione dei principi della nonviolenza.

267 Cfr. www.unimondo.org/temi/guerra-e-pace/difesa-popolare-nonviolenta. (ultima consultazione 20.1.2012)

268 Cfr. Galtung 1986, pag. 199: viene precisato come la nonviolenza sia di fatto incompatibile con tutti i sistemi militari convenzionali, ma non sempre efficace per la difesa del territorio; questo porta lo studioso a proporre il sistema difensivo del transarmo (→). Si veda a tal proposito anche il capitolo sulla sicurezza (→).