• Non ci sono risultati.

Dalla trattazione del lessico alla definizione del glossario: funzione complementare delle due parti della ricerca

- Le unità lessicali: i composti

2.2.6.3.1. Dalla trattazione del lessico alla definizione del glossario: funzione complementare delle due parti della ricerca

Nel caso della presente ricerca la definizione viene desunta dalla parte dedicata alla trattazione dei singoli concetti, più precisamente la sezione del lessico. La trattazione, come si può constatare, ricostruisce o cerca di ricostruire, per quanto possibile, le vicende che hanno portato i termini a diventare canale di espressione della cultura di pace, in alcuni casi il loro passaggio dalla lingua standard a quella speciale in questione, ricordando di volta in volta la posizione degli esperti e il contributo dei loro studi in merito. Molti di questi termini hanno infatti una lunga storia, non sempre nascono in seno alla cultura di pace e, quando si affermano in tale ambito, assumono un significato più preciso, che li sottrae alla vaghezza della lingua standard; tale significato è però di solito poco conosciuto, a volte ignoto, a coloro che non hanno mai approfondito questo campo di studi. Si veda per esempio la parola sviluppo, che fino alla metà del secolo scorso veniva applicata solo all’ambito della biologia e certamente non in riferimento alla crescita economica. Quest’ultimo uso della parola si afferma dopo la Seconda Guerra Mondiale, con un senso positivo; dagli anni ’80, in seguito ai contributi di alcuni studiosi, comincia ad acquisire un significato negativo.

Un altro esempio è costituito da voci non mutuate dal linguaggio standard, come empowerment, peacekeeping, la stessa disobbedienza civile, che nascono al di fuori

della cultura di pace, per approdarvi infine dopo un lungo, particolarissimo percorso, che contraddistingue ciascuna di esse dalle altre: empowerment nasce in ambito sanitario, peacekeeping in ambito militare e disobbedienza civile nasce come titolo del saggio di Henry David Thoreau, ma non compare mai nell’opera in questione, e soltanto molto tempo dopo, con Gandhi, diventa il nome di una precisa strategia della nonviolenza.

Infine anche concetti e termini più recenti hanno talvolta avuto una loro evoluzione, nonostante il limitato lasso di tempo dal momento in cui sono stati coniati. Il termine violenza strutturale nasce nel 1969 ad opera di Johan Galtung, ma il concetto cui si riferisce trova il suo completamento e perfezionamento con la pubblicazione sulla violenza culturale dello stesso studioso del 1990, oltre vent’anni dopo. Pure storia condivisa è un termine recente, che tuttavia non può essere trattato senza considerare l’evoluzione della storiografia e del modo di intendere la didattica della storia, che sono la fondamentale premessa per la nascita del concetto cui si riferisce.

La trattazione ha pertanto una dimensione diacronica e nell’ambito dello stesso discorso prende in considerazione il termine in lingua italiana, in lingua tedesca e in altre lingue – più frequentemente l’inglese, ma anche il sanscrito, il francese e lo spagnolo – coinvolte nelle vicende che accompagnano l’evoluzione del concetto. La definizione è invece il risultato dell’esito finale della ricerca svolta e compare nelle due sezioni della scheda terminologica, quella in italiano e quella in tedesco. Essa ha la funzione di riferire a quale concetto si è giunti in seguito all’evoluzione descritta nella trattazione, è una “fotografia” del termine al momento attuale. Si differenzia dalla trattazione per la sua sinteticità - che si è cercato di raggiungere senza comprometterne la chiarezza e l’esaustività - e soprattutto per la sua dimensione esclusivamente sincronica; il principio della sincronia è infatti una caratteristica della terminologia (qui intesa come attività)179.

Le definizioni della terminologia dei linguaggi settoriali duri devono essere concise ed evitare ogni ridondanza; tuttavia in questo caso la prescritta sinteticità non è attuabile negli stessi modi in cui si presenta per altri tipi di terminologie. Non è possibile infatti descrivere in modo estremamente sintetico concetti piuttosto complessi, data la molteplicità dei fattori che concorrono a formarli e che devono

179 Per le caratteristiche fondamentali dell’attività terminologica, tra cui appunto quella della sincronia, cfr. Temmerman 1997, pagg. 48-49.

84

essere considerati nella definizione per mantenere la precisione e l’aderenza all’esito della ricerca, così come questo risulta dalle trattazioni.

Tramite le definizioni si è cercato pertanto di sintetizzare quanto la cultura di pace ha eleborato intorno ai singoli concetti e come questi siano stati plasmati dalla prospettiva olistica e nonviolenta che la caratterizza. I termini quindi non vengono definiti secondo quanto esposto negli attuali dizionari, poiché si intende offrire una definizione alternativa e più dettagliata, coerente con quanto emerge dai più importanti contributi degli studiosi di questo settore e in costante relazione con la rete concettuale180 - cui tutti questi termini fanno riferimento - fondamentale per comprenderne appieno il significato.

Questo intento è in relazione ad uno degli obiettivi della ricerca: contribuire ad un uso corretto, pertinente e consapevole del lessico della cultura di pace da parte dei non specialisti della materia. Questi ultimi possono, dopo chiarito il concetto, ottenere ulteriori informazioni dalla trattazione. La definizione e la trattazione hanno quindi una funzione diversa ma sono complementari nei loro obiettivi.

In questa parte della scheda vengono infine indicati gli iponimi181, cioè quei termini che sono subordinati rispetto al termine principale ed hanno un maggior grado di specificità rispetto a quest’ultimo. Questo è per esempio il caso del termine disobbedienza civile, di cui disobbedienza civile diretta e disobbedienza civile indiretta sono appunto iponimi.

Vengono altresì indicate le eventuali varianti di un termine, per esempio la violenza strutturale viene detta anche violenza indiretta; i due termini sono sinonimi, cioè intercambiabili in qualsiasi contesto182.

180 Cfr. la rete concettuale del paragrafo 2.2.5.

181 Cfr. Magris 2002b, pag 151 e segg.

182 La norma ISO 1087 definisce la sinonimia come una “relazione tra due o più termini di una data lingua che rappresentano il medesimo concetto”; la sinonimia è un fatto intralinguistico mentre l’equivalenza è un fenomeno interlinguistico, cfr. Mayer 2002, pagg. 116-118.