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Analisi del comprensorio del Monte Catria

3. Il monastero della Santa Croce di Fonte Avellana

3.8 Le proprietà collettive e l’Università Agraria degli Uomini Originari d

3.8.2 Analisi del comprensorio del Monte Catria

Il Comprensorio del Monte Catria sulla dorsale appenninica umbro marchigiana e in cui insiste l’Università degli Uomini Originari di Frontone, si estende da un piano basale che corre sui 250-300 m di quota, relativo all’alveo del torrente Burano, a un piano montano esteso fino ai 1.701 m della vetta del Monte Catria. La dorsale presenta una composizione litologica prevalentemente calcarea nelle aree sommitali mentre è marmoso-arenacea nelle zone collinari più basse. La morfologia è fortemente accidentata con presenza diffusa di notevoli pendenze. Nei versanti meridionali si estendono giaciture meno acclivi. I corsi d’acqua presenti manifestano prevalentemente carattere torrentizio.

La tipologia forestale maggiormente diffusa è quella dei boschi cedui di latifoglie mesofile (orno-ostrieti alle quote più basse, boschi di faggio più in alto fino al limite superiore della vegetazione arborea), che costituiscono oltre il 50% dell’intera superficie dei versanti montani.

Dal punto di vista strutturale questi boschi sono definibili come cedui matricinati, a volte intensamente; in passato questi boschi erano governati secondo il sistema del “ceduo a sterzo”, cioè rilasciando anche alcuni “tirasucchi” nella ceppaia, per favorire lo sviluppo dei polloni restanti a quelle quote così elevate (e quindi in difficili condizioni ambientali).

Il governo a sterzo, caratterizzato dalla presenza di piante di varie dimensioni ed età (è un bosco disetaneo) era adottato anche per diversificare le dimensioni dei fusti e gli assortimenti a disposizione dell’utilizzatore. Questa peculiarità era di grande utilità nella economia domestica montana dei tempi passati, caratterizzata da un elevato grado di autosostenibilità e autoproduzione dei mezzi di sostentamento.

La fertilità riscontrabile sul massiccio del Catria non è delle migliori: a maturità questi boschi presentano polloni con diametri di 8-10 cm, altezze massime di 10 metri; solo nelle microstazioni più fertili si raggiungono diametri di 12-15 cm e altezze sui 13-14 metri.

Modalità di utilizzazione: Una parte di questi boschi cedui, da tempo dedicati al soddisfacimento del diritto d’uso civico delle popolazioni residenti, sono trattati col sistema dei “ranchi” o delle “cese” (terreni a prevalente uso famigliare) e delle “parti di bosco”. Con quest’ultima denominazione si individuano ancora oggi porzioni di bosco ceduo di limitata estensione (aree di poche centinaia o migliaia di mq, commisurate comunque all’ottenimento di una quantità di legna da ardere pari a circa 60 q.li) che annualmente, e secondo uno schema assestamentale, sono assegnati agli aventi diritto che ne facciano richiesta.

La quantità di 60 q.li corrisponde, secondo i parametri adottati dalle Università Agrarie locali, al fabbisogno di legna necessaria per le esigenze domestiche di un’abitazione, per la durata di un inverno. Gli stessi utenti solitamente provvedono in proprio ad effettuare le operazioni di utilizzazione

198 Estratto dal Piano di gestione dell’azienda speciale consorziale del Catria – Maggio 2004 – Consorzio Marche Verdi.

boschiva (abbattimento, allestimento, esbosco e trasporto della legna fino all’abitazione), dedicandosi a essa in modo episodico ed occasionale, nel tempo libero dagli impegni lavorativi. Un’altra consistente parte viene invece posta sul mercato a disposizione delle Imprese boschive dell’area.

Aspetti vegetazionali: Le tipologie degli habitat, come percentuale della copertura superficiale, sono distribuite per il 50% da foreste di caducifoglie, per il 30% da praterie umide, per il 18% da praterie aride e per il 2% da rocce affioranti. Di interesse naturalistico è la presenza di alcuni habitat protetti quali199:

Terreni erbosi calcarei: nel piano montuoso su suoli calcarei sono presenti in successione dinamica con la faggeta tre tipi di prato-pascolo:

 Nelle aree sommitali del massiccio del Monte Catria e negli impluvi più freschi (Bocca della Valle, Infilatoio), si sviluppano prati-pascoli mesofili, densi e polifitici a Cynosurus cristatus riferibili all’associazione Campanulo glomeratae – Cynosuretum (Ubaldi, 1978), falciabili su terreni pianeggianti, poco estesi.

 L’Area Floristica protetta in località Infilatoio è compresa in quest’alleanza del Cynosurion e le specie caratteristiche presenti sono fondamentalmente appartenenti alla famiglia delle Graminacee dei generi Cynosurus, Lolium, Festuca e Bromus in associazione con altre monocotiledoni e varie dicotiledoni quali: Viola eugeniae, Primula veris ssp. Columnae, Gentiana verna, Myosotis alpestris, Pedicularis comosa, Scilla bifolia, Narcisus poeticus, Crocus neapolitanus, Orchis ustulata, Orchis mascula, Dactylorhiza sambucina, Coeloglossum viride, ecc.

 Sui versanti più acclivi dei rilievi si rinvengono aree estese di prati- pascoli semimesofili, densi a dominanza di Bromus erectus riferibili all’associazione Brizo mediae-Brometum erecti (Biondi e Ballelli 1982). Specie comuni sono: Luzula multiflora, Centaurea triumfetti, Filipendula vulgaris, Carex caryophyllea, Plantago lanceolata, etc. Li rinveniamo, presso la Bandita di M. Tenetra e sul Massiccio del Catria, circondati dalle faggete, sopra i 1.000 m s.l.m..

 In limitati settori sommitali della dorsale umbro-marchigiana su litosuoli calcarei sono diffusi pascoli xerici a dominanza di Sesleria dell’associazione Seslerio nitidae-Brometum (Bruno 1968, Biondi e Blasi 1982) dell’alleanza Crepido lacerae- Phleion ambigui (Biondi e Blasi 1982). È un’associazione di prati in zone più asciutte che si sviluppa su suoli poco evoluti ricoperti di detriti calcarei. Si sviluppa sui settori di cresta, in zone molto aride, costantemente battute dal vento e con forte acclività. Sono presenti: Sesleria nitida, Bromus erectus, Carex macrolepis, Phleum ambiguum, Hippocrepis comosa, etc.. Sono diffusi presso: M. Tenetra (Val pulita), M. Acuto (Scopeti), e la cresta sud del M. Catria.

199 “Carta della Vegetazione del Foglio di Pergola” e “Carta Forestale dell’Azienda Speciale Consorziale del Catria”).

Figura 42 – I boschi del Catria.

Prati del piano collinare su substrato calcareo appartenenti all’ordine Brometalia, (associazione Festuco-Brometalia): interessante è la fioritura di orchidee e lolium nei prati in pianura nei prati della loc. Bandita.

Prati pionieri su cime rocciose: sono i prati pascoli di altitudine a Sesleria tenuifolia, erroneamente indicata come Sesleria Apennina che è presente in una piccola area come pascolo primario all’interno delle formazioni secondarie collegabili alla faggeta. Sul versante Nord del Monte Catria ad una altitudine compresa tra i m. 1.600 s.l.m. e la cima si sviluppa un seslerieto con cotica erbosa discontinua a gradoni, derivanti dal pascolo dei bovini e degli equini;

Sottotipi calcarei: pareti rocciose calcaree con vegetazione rupicola; Percorsi substeppici di graminacee e piante annue (Thero-brachipodietea); Foreste di Quercus ilex: sono presenti quasi in purezza o in associazione con caducifoglie quali Fraxinus ornus, Quercus pubescens, Ostrya Carpinifolia, Acer monspenulanum ecc.. Sui Monti Campifobio e Mezzano, del gruppo del Catria, il bosco di leccio raggiunge circa i 900 m. s.l.m. e dove risulta nella sua massima estensione;

Foreste alluvionali residue di Alunion glutinoso-incanae: si ritrovano sul piano collinare più basso, in associazione con Alnus glutinosae e Alnus incanae, sono presenti Fraxinus excelsior, Salix albae, ecc.;

Faggeti calcicoli (Cephalenthero-Fagion): sono presenti nel piano montano al di sopra dei 900-1.000 m fino ai 1.500-1.600 m s.l.m.. I boschi di faggio vengono governati a ceduo matricinato ed alcuni appezzamenti vengono avviati e mantenuti ad alto fusto;

Arbusteti submediterranei (Cytision sessilifolii), sono presenti tra il bosco di faggio e i pascoli del piano montano. É una vegetazione ad arbusteti facilmente individuabili dominata dalla presenza di Cytisus sessilifolius riferibile all’alleanza Cytision sessilifolii (Biondi, 1988);

Boschi submontani centro e nord appenninici di Carpino nero (Laburno – Ostryon): sono i boschi mesofili di caducifoglie a prevalenza di carpino nero (Ostrya carpinifolia) che si sviluppano sul piano collinare e su substrati calcarei. Appartengono all’associazione Scutellario-Ostripetum carpinifolie (Pedrotti, Ballelli e Biondi, 1982) dell’alleanza Laburno- Ostryon (Ubaldi, 1980).

Aree protette, zone SIC e ZPS: Il Comprensorio è stato ricompreso all’interno dell’area del proposto Sito d’Importanza Comunitaria n. 22 “Monti Catria e Acuto” (codice sito n. IT5310019) e della Zona di Protezione Speciale n. 14 “Monte Catria, Monte Acuto e Monte Strega” (codice sito n. IT 5310034); entrambe presentano una sostanziale sovrapposizione, solo l’area che interessa il Monte Strega nella ZPS non è compresa nel SIC.

L’area interessata del SIC presenta una superficie di circa 7.700 Ha e si estende in quattro comuni della Provincia di Pesaro e Urbino: Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant’Abbondio, mentre la ZPS oltre a questi Comuni si estende anche in parte nel Comune di Sassoferrato in Provincia di Ancona. Il riconosciuto valore ambientale del Monte Catria, oltre che a ricercarsi nel notevole valenza botanica e peculiarità paesaggistiche, deve essere ricondotto alla sapiente attività delle popolazioni locali, che consapevoli della necessaria sostenibilità ambientale hanno saputo negli anni attuare forme di gestione garanti sia delle necessità antropiche sia di quelle ambientali e forestali in genere.

Infatti, il dovuto riconoscimento della corretta gestione forestale storicamente attuata dalle Università Agrarie presenti sul territorio è garanzia d’equilibrio tra fattori antropici e ambiente naturale anche a fronte delle utilizzazioni forestali svolte da secoli.

Peculiarità paesaggistiche: L’intero complesso è ricco punti panoramici, soprattutto nella proprietà dell’Università Agraria degli U.O. di Frontone che si estende fino a quote elevate toccando le cime del Monte Catria e Monte Acuto da dove si possono ammirare ampie panoramiche sul territorio circostante.

Le emergenze vegetazionali, sono evidenziate dalla presenza delle numerose Aree Floristiche individuate ai sensi della Legge Regionale n. 52/74 “Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali”. Un secolare governo ceduo, attuato dalle Università degli Uomini originarie locali ha modificato estensione, strutture e presenze floristiche dei boschi del Catria. Testimoni di questa trasformazione sono due specie sempreverdi: il tasso (Taxus baccata) e l’agrifoglio (Ilex aquifolium).

Risulta particolarmente importante evidenziare che la costante attività del prelievo selviculturale attuato con il governo a ceduo, ha permesso il mantenimento delle popolazioni locali garantendone un presenza attiva sul territorio. Tale considerazione anche per evidenziare il fondamentale presidio

che tali popolazioni hanno attuato nel corso degli anni che ha permesso il mantenimento del paesaggio e di numerose emergenze strutturali presenti ancor oggi sul Catria. Tra esse ricordiamo la grotta di S. Pier Damiani, già pienamente attestata a metà del secolo XI, che la tradizione vuole abitata dal Santo che fu priore di Fonte Avellana dal 1043, il Grottone, caratterizzato dalle verticali pareti scavate dal torrente Val Canale nel Calcare massiccio.

Le emergenze vegetazionali, sono evidenziate dalla presenza delle numerose Aree Floristiche individuate ai sensi della Legge Regionale n. 52/74 “Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali”. Un secolare governo ceduo, attuato dalle Università degli Uomini originarie locali ha modificato estensione, strutture e presenze floristiche dei boschi del Catria. Testimoni di questa trasformazione sono due specie sempreverdi: il tasso (Taxus baccata) e l’agrifoglio (Ilex aquifolium).

Risulta particolarmente importante evidenziare che la costante attività del prelievo selviculturale attuato con il governo a ceduo, ha permesso il mantenimento delle popolazioni locali garantendone un presenza attiva sul territorio. Tale considerazione anche per evidenziare il fondamentale presidio che tali popolazioni hanno attuato nel corso degli anni che ha permesso il mantenimento del paesaggio e di numerose emergenze strutturali presenti ancor oggi sul Catria. Tra esse ricordiamo la grotta di S. Pier Damiani, già pienamente attestata a metà del secolo XI, che la tradizione vuole abitata dal Santo che fu priore di Fonte Avellana dal 1043, il Grottone, caratterizzato dalle verticali pareti scavate dal torrente Val Canale nel Calcare massiccio.

Le piante monumentali sono diffuse in tutto il territorio; una certa concentrazione si ha nell’impluvio principale sotto il Monastero di Fonte Avellana dove è presso il cimitero (faggi ed aceri). Fra gli individui più interessanti è presente il Tasso secolare presso il Monastero (riprodotto fotograficamenre sul primo volume dell’eccellente pubblicazione “Gli alberi monumentali d’Italia” Edizione Abete), situato in una piccola area adibita a Orto Botanico; gli Aceri minori (Acer monspessulanum) di grosse dimensioni, in prossimità dell’area di sosta in località Gingualdese e una pianta di Agrifoglio (Ilex aquifolium) con portamento arboreo e diametro a petto d’uomo di circa 40 cm, in prossimità di Fonte Val Canale.