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San Pier Damiani: ultimus monachorum servus

3. Il monastero della Santa Croce di Fonte Avellana

3.2. Le origini del Venerabile Eremo di Fonte Avellana

3.2.2 San Pier Damiani: ultimus monachorum servus

Pier Damiani, tra le più significative personalità del secolo XI, è senza dubbio il priore che ha influito maggiormente sulla storia dell’Eremo, dando a esso un’impronta profonda e duratura. Nel presente capitolo si ripercorrono sinteticamente i momenti più importanti della sua vita, rimandando al Capitolo 3.3 un approfondimento sul suo priorato.

Pier Damiani o Pier di Damiano o Pietro Damiani (1007 - 1072), teologo, vescovo, cardinale e priore del Venerabile Eremo dal 1043 al 1057, fu un grande riformatore della Chiesa del suo tempo. Il suo contributo si distinse nel controverso dibattito sulla rigenerazione della Chiesa e della società cristiana, in cui lo spettro di idee era tanto ampio da sembrare fuorviante parlare di riforma al singolare (Cantarella, 2006). Partecipò attivamente al fianco del monaco Ildebrando Aldobrandeschi di Soana, poi papa Gregorio VII, con scritti e interventi personali alla riforma; si adoperò affinché il potere politico fosse privato delle storiche connotazioni sacrali, mettendo in risalto l’autorità del Papa come fulcro centrale della vita ecclesiale; cercò di riformare la vita dei chierici, combattendo la simonia e il nicolaismo e proponendo come modello di salvezza la vita monastica e il perseguimento della perfezione nell’esperienza ascetica.

Il suo biografo40,san Giovanni da Lodi (1025-1105), nella sua agiografia ci narra come Pier Damiani, nato da una famiglia decaduta di illustri origini, ebbe un’infanzia dura e dolorosa. Rimasto orfano, il fratello Damiano (da qui probabilmente il nome Pier Damiano) si occupò della sua educazione. Il suo percorso formativo lo vede prima a Faenza e poi a Parma, dove studiò filosofia e retorica per ritrovarsi all’età di 25 anni già impegnato nell’insegnamento delle arti del trivio e del quadrivio. Divenne presto uno dei migliori latinisti del suo tempo e uno tra i più grandi scrittori del medioevo latino. Fu proprio durante gli anni dell’insegnamento che incominciò a maturare l’idea di dedicarsi alla vita monastica.

Nel 1035, all’età di 28 anni, a seguito dell’incontro con due eremiti di Fonte Avellana, decise di farsi monaco nell’Eremo del Catria, seguendo l’esempio degli anacoreti e abbandonandosi a rigorose penitenze. La sua personalità si impose subito in quel piccolo gruppo di eremiti, diventando magister dei novizi. Nel 1040, su invito del priore dell’abazia di Pomposa Guido d’Arezzo41 (già priore di Fonte Avellana dal 1035 al 1040), Pier Damiani tornò a Ravenna come magister per istruire i monaci.

40 Oltre all’agiografia di Giovanni da Lodi, che appare per più versi discutibile, si possiedono numerosi documenti originali autografi (lettere sermoni, opere agiografiche, poesie e preghiere; un corpus di scritti di generi molteplici).

41 Guido Monaco, o Guido d'Arezzo o Guido Pomposiano, fu priore di Pomposa dal 1040 al 1050 e con il suo trattato musicale, il Micrologus, viene considerato l'ideatore della moderna notazione musicale, con la sistematica adozione del tetragramma, che sostituì la precedente notazione adiastemica.

Nel 1042, raggiunse il monastero di san Vincenzo al Furlo (presso Urbino) per riformarne la disciplina secondo la dottrina romualdina. Fervido e convinto seguace degli insegnamenti di san Romualdo, scrisse in questo anno la Vita Romualdi, una delle sue prime opere e anche la sua prima opera agiografica. Con questo testo tentò di dare un’interpretazione teologica alla vita del suo “maestro ideale”, attingendo dalle notizie dirette di chi aveva personalmente conosciuto il monaco anacoreta. In questo scritto, in aperta protesta contro una società e una Chiesa in cui non si riconosceva, propose Romualdo e i suoi insegnamenti come modello per la riscoperta dei valori perduti.

Incominciò così a tracciare un paradigma programmatico che è anche una specie di concentrato delle sue tensioni e contraddizioni42 (Longo, 2010), affermando che la ricerca della perfezione ascetica, attraverso l’ideale eremitico, la professione della povertà e della vita secondo i principi apostolici, conducono alla santità. Quando ritornò a Fonte Avellana (1043), fu eletto priore dai suoi confratelli e il suo governo segnò per la comunità l’inizio di un’era di prosperità materiale e spirituale (c.f.r. Cap. 3.3). La grande intuizione di Pier Damiani fu quella di portare l’esperienza monastica e il proprio patrimonio spirituale e culturale a contatto con la realtà.

La vita monastica praticata da lui e dai monaci di Fonte Avellana rimane tra le più dure conosciute dal monachesimo occidentale. I rigidi e severi principi ascetico-teologici della conversatio eremitica, professati e praticati negli anni, vennero codificati nel 1057 nella Eremitica Vitae Regula (c.f.r. Cap. 3.3.1). Con quest’opera, in seno al movimento di riforma del monachesimo e della società cristiana, egli esprime e testimonia attraverso un concreto, preciso e codificato ideale ascetico una nuova forma di spiritualità e di proposta di vita.

Nel 1046 assistette a Roma all’incoronazione dell’imperatore Enrico III, entrando così in contatto con la casa imperiale. Fu presente al sinodo romano del 1047 per affrontare e risolvere il problema della simonia e a quelli del 1049, 1050, 1051, 1053. Sono di questo periodo i suoi due più famosi trattati, il Liber Gratissimus contro la pratica della simonia, e il Liber Gomorrhianus sui peccati contro natura. Dal 1050 in poi, partecipò attivamente alla riforma ecclesiastica che vide in Leone IX (P.1049-1054) uno dei più energici fautori. Fu proprio quest’ultimo a nominarlo priore del convento di Ocri. Anche sotto i pontificati di Stefano X (P.1057-1058), Niccolò II (P.1059-1061) e Alessandro II (P.1061- 1073) fu consigliere e promotore della riforma gregoriana. Nel 1057 venne inoltre nominato da papa Stefano X, sotto minaccia di scomunica al rifiuto, cardinale e vescovo di Ostia43. Ma la vita di curia non era adatta a lui, poiché

42 Le contraddizioni derivano dal dilemma di Pier Damiani diviso tra l’anelito alla vita contemplativa e eremitica e i doveri connessi all’operosità apostolica: Longo, in La conversione di Romualdo di Ravenna (2010).

43 Come Cardinale fu ambasciatore papale a Cluny in Francia nel 1063, paciere e giudice a Mantova, Ravenna, Milano, Monte Cassino e Firenze e in numerose località dell'Italia centrale, a Magonza in Germania nel 1071)

preferiva la solitudine del chiostro e ripensando con nostalgia all’eremo scriveva:

“Quella solitudine, quei boschi, quei prati, quelle balze, quella cerchia di monti pittoreschi che serrano l’eremo incastonato nel loro seno come una gemma preziosa”.

Dopo molte insistenze, sempre respinte, verso il 1067 ottenne finalmente di poter rinunciare all’episcopato e ritornò a Fonte Avellana. Qui si rinchiuse in un’angusta cella per praticare il digiuno quotidiano, lo studio, la meditazione e il canto dei salmi. Continuò comunque a dare il suo contributo alla riforma della Chiesa, proseguendo la sua ferma condanna contro simonia e nicolaismo che definiva come “piaghe del secolo”. Particolare importanza assumono i suoi ultimi due scritti, le Vitae di Rodolfo e Domenico Loricato, dove per mezzo della scrittura agiografica dei suoi due discepoli compie una sorta di testamento spirituale e al contempo una precisa affermazione dei suoi ideali e della propria concezione riguardante la via alla perfezione cristiana (Longo, 2010). Poco prima che il suo amico Ildebrando salisse al trono papale come papa Gregorio VII, Pier Damiani moriva in viaggio verso Roma il 22 febbraio 1072 a Faenza, dove fu sepolto nella chiesa di S. Maria fuori porta.

Sul suo sepolcro si legge questo epitaffio:

Io fui nel mondo quel che tu sei ora; tu sarai quel che io ora sono: non prestar fede alle cose che vedi destinate a perire;

sono segni frivoli che precedono la verità, sono brevi momenti cui segue l’eternità.

Vivi pensando alla morte perché tu possa vivere in eterno. Tutto ciò che è presente, passa; resta invece quel che si avvicina.

Come ha ben provveduto chi ti ha lasciato, o mondo malvagio, chi è morto prima col corpo alla carne che non con la carne al mondo!

Preferisci le cose celesti alle terrene, le eterne alle caduche. L’anima libera torni al suo principio;

lo spirito salga in alto e torni a quella fonte da cui è scaturito, disprezzi sotto di sé ciò che lo costringe in basso. Ricordati di me, te ne prego; guarda pietoso le ceneri di Pietro;

Figura 17 - San Pier Damiani, tela di Andrea Barbiani (XVIII secolo), Biblioteca Classense, Ravenna.