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L’Università Agraria degli Uomini Originari di Frontone

3. Il monastero della Santa Croce di Fonte Avellana

3.8 Le proprietà collettive e l’Università Agraria degli Uomini Originari d

3.8.3 L’Università Agraria degli Uomini Originari di Frontone

L’istituzione dell’Università agraria degli Uomini originari (UUOO) di Frontone200, risale all’inizio del secolo scorso. L’origine della sua istituzione è

però da ricercare ai primi secoli del secondo millennio. Molto probabilmente i frontonesi onde evitare saccheggi e confische, trasferirono con un contratto enfiteutico la proprietà dei loro beni al Monastero di Santa Croce di Fonte Avellana, per un periodo di 99 anni rinnovabile, mantenedo il diritto d’uso e godimento delle terre di gran parte delle montagne del Catria e di Monte Acuto.

Quando si sia stipulato il primo contratto tra i monaci del Monastero e i frontonesi non lo sappiamo. Il più antico manoscritto che si possiede è del 7 maggio 1536, e riguarda un atto di rinnovo redatto dal notaio Girolamo Nicolelli di Pergola201 con cui viene dato al Comune di Frontone il diritto di utilizzare parte dei territori montani di proprietà dell’eremo. Ciò fa presumere almeno a un precedente contratto di enfiteusi. In considerazione di ciò e del fatto che il vicino Comune di Serra S. Abbondio aveva stipulato con Fonte Avellana un simile contratto già nel secolo XIV, si ritiene molto probabile che anche quello di Frontone debba risalire almeno a quel secolo (Gibelli, 1895).

La presenza di atti con cui i proprietari concedevano in enfiteusi a enti ecclesiastici i loro beni caratterizzava tutto l’entroterra pesarese-anconetano già dal secolo XIII. Ponendo sotto protezione i loro beni potevano comunque usufruire ancora del diritto d’uso e godimento.

L’ipotesi di un contratto d’enfiteusi che intervenne tra gli antichi abitatori di quei luoghi e i monaci di Fonte Avellana, rimane comunque controversa. A tal proposito Celestino Pierucci (1988) sostiene quanto segue: perché se è vero

200 La denominazione fu per molti anni incerta e varia. Nei documenti più antichi (sec. XIX) si trova: «Università di Frontone», «Università e unione privata degli uomini originari (di Frontone) interessati nelle montagne» (Verbali delle sedute del 31 agosto e 12 ottobre del 1806 della «Congregazione degli Uomini particolari ed originari del feudo di Frontone», in Memorie e stati della chiesa abbaziale di S. Maria Assunta di Frontone, pp. 167-170); «Società degli Uomini di Frontone», «Consorzio degli Uomini originari particolari di Frontone» (Verbali delle sedute Consiliari Comunali del 3 marzo 1872 e del 4 luglio 1875). Il termine «Università» venne mutuato senza dubbio dagli antichi istrumenti d'enfiteusi, ma quanto impropriamente lo si rileva da tutto il contesto di quei documenti, in cui l'«universitas» è sinonimo di «comunitas» (comune) (estratto da Celestini, 1988).

201 L'originale è andato perduto; una copia notarile quasi completa si trova a Roma collegio Germanico, c.f.r. Pierucci C., Frontone cit., pag, 105.

che in effetti nei tempi andati esistette anche un tal genere di enfiteusi, detta appunto “appodiatizia” in quanto era generata dal fatto che i laici cedevano, a scopo di difesa, alle corporazioni ecclesiastiche i loro beni col fatto implicito di ritirali a titolo d’enfiteusi con tenue prestazioni, quella in questione non può rientrare in questo genere, poiché non lo permette il contenuto del più antico istrumento d’investitura, e ancora meno quello dei successivi istrumenti. Se, infatti, i frontonesi fossero i veri possessori di quei beni, e se di conseguenza il contratto suddetto era una vera finzione giuridica, sarebbe strano che si fossero poi accontentati del solo uso del pascolo per le loro bestie, e per di più che abbiano dovuto sborsare per questo cinquanta fiorini, oltre l’annuo canone di tre libbre di cera lavorata. Ma quello che toglie ogni dubbio è che nello stesso istrumento è stato compreso che quei beni erano “mensali” del monastero e che venivano concessi unico “pro utilitate” del medesimo”202.

Con l’atto notarile del 1536 il Comune e i singoli frontonesi, in forza del rinnovato contratto di enfiteusi, acquisirono il diritto all’uso dei pascoli per il loro bestiame, con l’espressa proibizione di ridurre a coltura appezzamenti di terra senza espressa licenza dei monaci. L’istrumento venne stipulato nel palazzo comunale, dove i rappresentanti di Frontone s’impegnarono a stare ai patti per il Comune, per loro stessi e per i loro figli e successori e per tutti i singoli ai quali interessava o avrebbe interessato in avvenire l’uso della montagna.

Il 10 dicembre 1569 per ordine di papa Pio V (P.1566 - 1572), le proprietà della Congregazione avellanita passano a quella Camaldolese che vi rimasero direttori per pochissimo tempo. Dieci anni dopo, papa Gregorio XIII (P.1572- 1585) cedette al Collegio Germanico due terzi dei beni avellaniti tra cui le montagne del Catria e del Monte Acuto203 (c.f.r. Cap. 3.6.2). Per molti anni il rapporto tra i frontonesi e i nuovi concedenti fu caratterizzato da moltissime liti e controversie. I frontonesi che avevano l’enfiteusi sulle terre non volevano che gli affittuari del Collegio le utilizzassero a uso pascolo. Anche se venne pronunciata nel 1608 una sentenza favorevole al Collegio, i frontonesi non si arresero ma nonostante questo nel 1628 con un’altra sentenza tutti i diritti dei beni enfiteutici frontonesi vennero devoluti a favore del Collegio. La questione si risolse il 22 maggio 1630, quando venne stipulato un accordo amichevole con il quale il Collegio rinunciava a questa devoluzione. In cambio però il Conte Francesco, a nome del Comune e dei frontonesi, lasciava pascolare nei suoi prati il bestiame degli affittuari del Collegio e concedeva il rimborso di 15 scudi per la lite.

Nel 1667 allo scadere del termine del contratto, poiché senza di quella investitura delle montagne li poveri homeni malamente possono habitare il Paese si cercò un nuovo accordo. I ministri del Collegio erano disposti a rinnovare l’investitura, come si sostiene in un verbale del 14 settembre 1670 gl’huomini di Frontone nel ius che hanno di poter legnare pro uso proprio, che fintanto ci sono legnami secchi e per terra, debbiano valersi di quelli, et in tal mancanza tagliar legnami verdi di meno danno mentre i frontonesi volevano il

202 C.f.r. Pierucci C., 1988, cit., pag 106.

semplice rinnovo del precedente contratto del 1568. Il Collegio ricorre quindi nuovamente e i frontonesi furono costretti a sostenere ingenti spese per la causa. Il 14 settembre del 1672 si arrivò al rinnovo del contratto per la durata di 99 anni. Le liti ricominciarono presto a causa dell’inosservanza dei patti e diritti riservati al Collegio, il quale ricorse nuovamente e nel 1678 raggiunse un’intesa: i frontonesi potevano affittare a loro volta i beni delle montagne del Catria e dell’Acuto in enfiteusi dal Collegio, però il comune di Frontone doveva pagare al Collegio 120 scudi di paoli all’anno204.

Figura 44 – Pianta delle montagne dei Monti Catria e Acuto (particolare XVII- XVIII secolo). Fonte: Archivio del Comune di Frontone.

Nel 1681 i ministri del Collegio disdirono l’accordo, anche se vantaggioso nei loro confronti e negli anni successivi furono fatti nuovi accordi che durarono per pochissimo tempo, fino al 1711, quando si riuscì a raggiungere l’accordo definitivo dove il Collegio abolì tutti le condizioni che avevano caratterizzato i precedenti accordi. Il Comune pagò circa 1.000 scudi di paoli e il Collegio si impegnò a rinnovare il contratto per 99 anni, concedendo inoltre il libero uso delle cime delle montagne ed esigendo in cambio circa 2.000 scudi di paoli per le parti che non erano comprese nelle precedenti investiture. Il Consiglio Comunale ratificò l’accordo il 26 settembre 1717 e le parti riuscirono ad appianare i numerosi contrasti con un istrumento stipulato il 7 febbraio del 1719 nel Comune di S. Lorenzo in Campo. L’istituzione “ufficiale” dell’ente Università Agraria di Frontone avviene a seguito dell’ordinanza emanata da Pio VII il 19 marzo 1801, con la quale vengono confiscati tutti i beni delle Comunità (Comuni) per sopperire alle necessità di cassa dello Stato pontificio. I beni del comune di Frontone vengono quindi avocati in amministrazione alla Sacra Congregazione del Buon Governo, che doveva vendere questi beni e con il ricavato ripianare i grossi debiti comunali.

Con questo atto vennero confiscati tutti i beni enfiteutici delle montagne del Catria e dell’Acuto. Il conte Ardicino, d’accordo con il Comune e a nome di tutti i frontonesi, inviò un ricorso alla Congregazione del Buon Governo per ottenere la restituzione dei beni enfiteutici. Con una forzatura venne sottolineato come i beni in oggetto non fossero propriamente del Comune ma dei privati cittadini. Con la restituzione dei beni da parte della Congregazione del Buon Governo (12 marzo 1806) il conte Ardicino cercò di approdare ad una nuova legislazione a scanso di ogni pericolo di spoglio in avvenire. Contemporaneamente i frontonesi più interessati nell’affare delle montagne deliberarono di costituirsi in Ente morale205, distinto e autonomo dal Comune, per l’amministrazione e l’uso dei beni comuni delle montagne.

La costituzione del Consorzio degli UUOO di Frontone non venne però riconosciuta legittima dal conte Ardicino che vedeva i suoi diritti lesi da una cospirazione che vedeva i beni delle montagne svincolati dal suo potere a favore degli uomini originari di Frontone. Ma nel 1808 quando con il Governo Napoleonico vennero aboliti tutti i diritti feudali e il conte perse ogni autorità su Frontone l’Università Agraria venne quasi subito ricostituita. Alla scadenza del contratto di enfiteusi nel 1719, i frontonesi interessati alla separazione dell’azienda delle montagne dall’amministrazione comunale ne approfittarono per rinnovare direttamente loro il contratto con il Collegio Germanico206, aprendo un lungo contenzioso con il Comune ma creando così un precedente giuridico importante. L’Amministrazione Comunale aveva così perso le sue principali entrate, e incominciò a reclamare i suoi antichi diritti sui beni delle montagne. I dirigenti dell’Università non cercarono di andare incontro alle esigenze del Comune con eque contribuzioni, anzi si ostinarono a negargli un qualsiasi contributo (Pierucci, 1988).

205 Memorie e stati della Chiesa abbaziale di S. Maria Assunta di Frontone, pp. 167-170. 206 Stipulato il 3 aprile 1818 dal notaio Luigi Ciaruffoli di Pergola (ivi, arch. notarile).

La prima rivendicazione formale da parte del Comune avvenne intorno il 1824 ma passati alcuni anni in reciproche contestazioni la lite venne per qualche tempo sopita. La questione si riaccese qualche anno più tardi come si rileva da una sentenza emessa da un Giureconsulto in data 9 gennaio 1843, che riconosceva pienamente i diritti del Comune e definiva l’Università “una chimera o un castello incantato”. Negli anni successivi il tema continuò a essere affrontato sia con azioni legali sia con iniziative concilianti ma il Comune di Frontone continuava a sostenere di avere dei diritti rifiutando al Consorzio la caratteristica di un Ente giuridico e autonomo. Il 3 marzo 1872 il in una seduta consigliare del Comune deliberò che la Società degli Uomini di Frontone (l’Università) “ponesse fine al suo atteggiamento arrogante e al di fuori di ogni regola”207. Le trattative con l’Università si rivelarono lunghe e infruttuose e il 25 febbraio del 1877 il Tribunale di Urbino aprì un procedimento contro l’Università chiedendo che si dichiarasse, con sentenza eseguibile provvisoriamente, “che il dominio utile dei beni enfiteutici di Monte Catria e Monte Acuto, abusivamente goduti dal Consorzio degli uomini originari di Frontone, spetta o appartiene al Comune di Frontone a beneficio di tutti i comunisti; che conseguentemente spetta al Comune di amministrarli” (Pierucci, 1988). Ma il Tribunale tardò a emettere la sentenza, fino al 29 aprile del 1886. Nell’attesa l’Università cercò di muoversi e in data 13 dicembre 1876, stipulò con il Demanio, succeduto nei diritti di proprietà al Collegio Germanico208, l’istrumento di affrancazione dei beni

enfiteutici mediante il pagamento di una somma erogata in data 22 giugno del 1881. A seguito della sentenza del Tribunale di Urbino l’Università si rivolse alla corte di Appello di Ancona, che in data 3 marzo 1888, alla luce dell’atto stipulato con il Demanio, emise una sentenza la quale riconosceva all’Università una piena autonomia.

Il contenzioso non cessò neppure con questa sentenza ma si riuscì a giungere a un’amichevole transazione in data 12 giugno 1893 con cui il Comune si accontentò di ricevere dall’Università un sussidio una volta l’anno. Il Comune non è riuscito a riacquistare i beni delle montagne soprattutto perché non godeva dell’appoggio della maggioranza della popolazione. La maggior parte dei membri che costituivano il consiglio d’amministrazione comunale era, infatti, costituito da membri dell’Università. Dopo alterne vicende nel 1894 una legge dello stato riconosce come ente autonomo, dotato di uno specifico statuto, l’Università Agraria degli Uomini Originari di Frontone, cioè una società di frontonesi aventi dominio collettivo nelle montagne del Catria e dell’Acuto, che risulta proprietario di 5.096 ettari. Dal 1967 la gestione di tali territori è stata assunta dall’Azienda Speciale Consorziale del Catria costituita oltre che da quella di Frontone anche dall’Univ. delle 12 famiglie di Chiaserna, Univ. agraria della popolazione di Chiaserna e l’Univ. Agraria della Popolazione di Cantiano, a cui subentrava in seguito il Comune di Cantiano, per scioglimento dell’Università. (MAFGeotecneco, 1976).

207 I Consiglieri erano: Profiri Patrizio, Sindaco; Stroppa Pietro, Assessore; Gherardi Luigi, Assessore; Birleffi Giovanni; Cavallini Francesco; Ascani Domenico; Roselli Antonio; Benedetti Agostino; Caccia don Benedetto.

208 Successione a norma della legge sarda del 25 luglio 1848 pubblicata nelle Marche su Decreto n. 7 del 25 agosto 1870 dal Commissario Valeri