3. Il monastero della Santa Croce di Fonte Avellana
3.1. Le principali fonti storiche: le Carte di Fonte Avellana
I principali documenti grazie ai quali è possibile comprendere l’evoluzione del territorio avellanita, della sua economia e dei processi sociali che vi si sono sviluppati nei secoli sono le “carte di Fonte Avellana”, pergamente e documenti notarili dell’epoca che costituiscono un patrimonio di informazioni prezioso. Il patrimonio di storia e conoscenza della Congregazione avellanita è stato riportato alla luce grazie al paziente lavoro di indagine, analisi e ricostruzione storica avviato a partire dagli anni Settanta da dom Celestino Pierucci20 e mons. Alberto Polverari (per iniziativa del Centro Studi Avellanita21), che sembra non potersi dire ancora concluso.
A oggi le carte note sono circa 2.500, ma si pensa che ve ne possano essere ancora molte altre, sparse tra archivi pubblici e collezionisti privati. Con le soppressioni ecclesiastiche22 del XIX secolo, infatti, tutto il materiale, custodito per secoli presso l’archivio del monastero avellanita è andato in parte irrimediabilmente perso e in parte spostato in altri luoghi. Alcune pergamene andate perdute hanno avuto la fortuna di essere state comunque stampate prima di scomparire.
La parte più consistente si trova presso l’Archivio del Collegio Germanico di Roma: si tratta di circa 1.500 documenti che vanno dal secolo XI al secolo XVI. Numerose altre pergamene, provenienti dalla Galleria nazionale di Urbino, dopo varie peripezie e per interessamento dello stesso Pierucci, sono oggi conservate presso l’Archivio di Stato di Pesaro. Altre sono sparse fra gli archivi di Stato e della Cattedrale di Gubbio, nella Biblioteca Vaticana, negli Archivi di Stato di Roma, Urbino e Sassoferrato. Nessuna carta antica di Fonte Avellana è finita a Camaldoli, che pure ne avrebbe avuto diritto, dal momento che nel 1569 il monastero del Catria veniva annesso al sacro Eremo casentinese.
I primi studi su questo inestimabile patrimonio di materiali vennero realizzati dopo il 170023. Tuttavia, fino al 1972, la scarsa conoscenza e la difficoltà di accesso ai documenti hanno impedito da un lato una loro sistematica archiviazione e registrazione24 e dall’altro una trascrizione e pubblicazione. Dom Celestino, insieme a un appassionato gruppo di lavoro, ha recuperato gran parte di queste Carte, talvolta logorate dal tempo, per studiarle con scrupolosità e acume intellettuale.
20 Dom Celestino Pierucci (al civile Agostino), nato a Frontone nel 1926, morto a Brescia nel 1992; monaco camaldolese con stabilitas giuridica a Fonte Avellana.
21 Fondato il 27 di Agosto del 1973, per iniziativa del Card. Pietro Palazzini e del Priore di Fonte Avellana Dom Ramiro Merloni in occasione del IX centenario della morte di S. Pier Damiani (1972). Il Centro nasce con lo scopo di promuovere il culto di San Pier Damiani e studiare la storia di Fonte Avellana e della sua Congregazione.
22 Confisca dei beni eclesiatici e soppressioni degli degli ordini monastici da parte Napoleonica del 1810 e del Regno d’Italia nel 1866;
23 Se ne trovano estratti nelle opere Dissertationes Camaldulenses del Grandi, (1707); De Antiquitatibus Avellanensibus, di Sarti, (metà del '700); Annales Camaldulenses ordinis Sancti Benedicti, di Mittarelli-Costadoni, (1760-1773); Monografia dell’antico monastero di S. Croce di Fonte Avellana, I suoi priori e abati, del Gibelli, (1895).
24 Il regèsto è un registro catalogo (dal lat. regesta, - orum). Nel medioevo nel significato di registro; in diplomatica quale raccolta ordinata di documenti e atti non riportati integralmente.
Figura 13 – Esempi di documenti e pergamene costituenti le Carte di Fonte Avellana digitalizzati dal progetto Codice Forestale presso l’Archivio di Stato di Pesaro.
Un’impresa difficile sotto il profilo diplomatistico e paleografico che ha però permesso di mettere in luce i rapporti dell’eremo con il territorio e la società locale, con le altre comunità religiose e laiche della regione e del tempo, fornendo utili supporti allo studio e alle indagini sul ruolo del monastero nell’organizzare uomini e terre.
Il lavoro avviato ha visto la pubblicazione nei “Sette volumi” delle Carte di Fonte Avellana25 (successivamente riportate come CFA), che costituiscono lo studio più importante sul monastero avellanita e sulla sua storia, dalle origini fino al 1325. Le CFA rappresentano atti e note riguardanti la gestione del
25 Carte di Fonte Avellana: Volume 1 (975-1139), a cura di Pierucci C. e Polverari A., Roma, 1972; Volume 2 (1140-1202), a cura di Pierucci C. e Polverari A., Roma, 1977; Volume 3 (1203-1237), a cura di Pierucci C., Fonte Avellana, 1986; Volume 4 (1238-1253), a cura di Bernacchia R., Fonte Avellana, 1989; Volume 5 (1254-1265), a cura di Polverari A., Fonte Avellana, 1992; Volume 6, Regesti degli anni 1265-1294, a cura di Baldetti E., Fonte Avellana, 1994; Volume 7, Regesti degli anni 1295-1325, a cura di Baldetti E., Fonte Avellana, 2000.
patrimonio mobiliare e immobiliare del Monastero e del territorio circostante, dalle origini (935) fino all’elevazione ad Abbazia (1325) e le successive vicende degli “Abati commendatari”. Raccolgono e raccontano inoltre la riforma damianea del 1035, il periodo di massimo splendore (1140–1265) e il priorato di san Albertino (1265-1294). Come ricorda Manlio Brunetti, storico locale che ha partecipato al progetto di dom Celestino:
“Le CFA, data la loro natura giuridica, non informano direttamente e intenzionalmente sulla vita interna dell’eremo-cenobio (spiritualità, rapporti interpersonali tra monaci ecc.), quantunque lo studioso attento e sagace, da connotazioni, riesca a vederne abbastanza. Dicono, invece, tutto, su indulti, privilegi, esenzioni (papali e imperiali), sulle elezioni interne (di priori e abati nonché di sindaci per la gestione del patrimonio), sui rapporti con altre istituzioni (Abbazie e Congregazioni, Sedi episcopali e comuni cittadini e rurali) e con privati vassalli, sulla consistenza e amministrazione del patrimonio mobiliare e immobiliare (donazioni, locazioni, canoni, inventari, affrancazioni, decime, riscossioni, pagamenti, vertenze giudiziarie)”.
Nei primi cinque volumi sono trascritti integralmente i documenti che vanno dal 975 al 1265, mentre nei successivi due i testi recuperati non vengono invece riportati per intero (dal 1265 al 1325), a causa dei costi e dei tempi che sarebbero serviti per trascriverli. I primi due volumi hanno richiesto circa dieci anni di lavoro e comprendono 344 documenti per un periodo di 226 anni (dal 975 al 1139). Nel primo Volume, che abbraccia gli anni dal 975 al 1139, troviamo 191 documenti: uno del secolo decimo, 87 del secolo undecimo, 103 del secolo dodicesimo. Il secondo Volume, pur contando lo stesso numero di documenti del primo, abbraccia un tempo più breve, solo 63 anni (1140 – 1202); e il terzo 205 documenti per 34 anni (1203 – 1237), in quanto nel frattempo l’espansione di Fonte Avellana in terre, chiese e monasteri, aveva raggiunto uno sviluppo massiccio.
Con la scomparsa di dom Celestino, l’opera da lui iniziata non si è fermata, ma ha trovato un erede insigne nella persona di Roberto Bernacchia, curatore del quarto Volume, che ha seguito gli stessi criteri scientifici del Pierucci. Il quarto e quinto Volume hanno richiesto circa quindici anni di lavoro e trascrivono 230 documenti, per un periodo complessivo di 28 anni (dal 1237 al 1265). Gli ultimi due Volumi hanno richiesto cinque anni di lavoro e contengono 1.162 documenti, per un periodo di 59 anni (dal 1265 al 1325). In questi si è cambiata metodologia di analisi, sostituendo il documento integrale con un regesto: il nuovo curatore, Ettore Baldetti, spiega come il cambiamento “sofferto26 ma opportuno”, sia stato dovuto alla moltiplicazione infinita dei documenti.
Nelle CFA sono purtroppo presenti alcune lacune temporali e spaziali che non hanno però impedito agli studiosi di coglierne gli aspetti più significativi inerenti la conduzione delle terre, i rapporti sociali e la struttura del sistema prevalente. La loro lettura non è facile, in quanto legata a forme grafiche non sempre chiare e a una lingua latina piena di volgarismi, abbreviazioni
26 C.f.r. CFA, Vol.6, di Ettore Baldetti, p.IX.
azzardate, cadute di stile, sgrammaticature. I volumi sono corredati comunque da ottimi indici, che rendono facile l’accesso ai documenti.
Per le CFA edite viene riportano un breve regesto, sufficiente a descriverne il contenuto, a cui seguono sempre: un giudizio sull’originalità o meno del documento, la sua attuale ubicazione, la rilevazione di annotazioni, la bibliografia di riferimento e un avvertimento sul suo stato di conservazione. Il modulo di regestazione utilizzato ha previsto l’omissione delle consuete frasi protocollari, conservando però nella lingua e formulazione originale tutte le notazioni di accredito giuridico, di individuazione topografica, rilevanza storica e tutte le circostanze che permettono di conoscere meglio il contesto culturale. La riproduzione di alcuni testi in facsimile aiuta il lettore nella consultazione. I titoli poi, dati a ciascun documento, orientano gli studiosi circa la qualifica del documento stesso.
Con il progetto Codice forestale camaldolese e grazie anche a un contributo della Regione Marche, è stata realizzata la digitalizzazione di 336 Pergamene e 51 Volumi storici (15.038 pagine dal X al XIII secolo), appartenenti al fondo diplomatico Carte di Fonte Avellana27 presso l’Archivio di Stato di Pesaro e di 963 pergamene custodite presso la biblioteca del Monastero di Fonte Avellana. Tutti questi documenti oggi sono disponibili su supporto informatico presso la biblioteca del Monastero di Fonte Avellana e consultabili sul sito www.codiceforestale.it.
27 Fondo diplomatico Carte di Fonte Avellana: Elenco del Carboni: Canoni e Censi, Rinnovazioni, Contratti, Investiture, Amministrazione dei beni abbaziali, Pergamene di Fonte Avellana.