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Analisi del processo partecipativo

IL PROCESSO PARTECIPATIVO PER UNA POLITICA DEL CIBO A SCALA METROPOLITANA

4. Il processo partecipativo di proposta di una Food Policy per

4.2. Analisi del processo partecipativo

Al fine di analizzare sotto il profilo concettuale il pro- cesso partecipativo gli stakeholder sono stati dapprima raggruppati in sei cluster: Università/ricerca; Aziende e cooperative agricole; Rappresentanti orti urbani; As- sociazioni (agricoltura/cibo/ambiente); Rappresentanti società civile; Reti per lo sviluppo locale sostenibile. La partecipazione diretta degli autori agli incontri, i verbali delle riunioni e gli scambi di opinioni e il dibattito avuto luogo nella mailing list appositamente creata hanno permesso di delineare i principali temi di dibattito e le posizioni dei partecipanti. La mappa concettuale sot- tostante (Figura 3) mostra quali temi hanno innescato le interazioni fra i sei cluster.

Figura 3. Mappa concettuale. I temi comuni ad ogni coppia di cluster sono ordinati in ordine di rilevanza dall’alto verso il basso Fonte: nostra elaborazione grafica.

Dalla Figura 3, si può osservare come alcuni temi siano stati affrontati in maniera più diffusa e approfondita du- rante il percorso. Si tratta dei temi relativi all’educazione e alla formazione in ambito agro-alimentare, all’accesso alle risorse e alle economie sociali e solidali e ai relativi movimenti e comunità. È evidente come la composizio- ne stessa del gruppo di stakeholder, nel quale è mol- to forte la presenza di associazioni e reti variamente coinvolte sui temi della democrazia alimentare, abbia influenzato e indirizzato il dibattito. Alcuni temi, come ad esempio la distribuzione e la logistica, sono stati affrontati in misura molto minore, a causa dell’assenza di operatori in grado di indirizzare il dialogo verso la comprensione delle difficoltà e delle opportunità relati- ve alle modalità con le quali avviene la movimentazione del cibo verso la città. Si può affermare come nel grup- po di stakeholder siano maggiormente rappresentate le richieste e le posizioni relative alle forme alternative di commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, essendo molte delle realtà presenti coinvolte in ma- niera diretta o indiretta nel supporto alle filiere corte. Nonostante la sostenibilità di tali pratiche in confronto alla Grande Distribuzione Organizzata è stata dimo-

strata dall’analisi di casi di Alternative Food Networks italiani (Mazzocchi e Marino, 2018), la partecipazione di rappresentanti delle filiere convenzionali al percorso partecipativo permetterebbe di cogliere la diversità di approcci ed esigenze di un settore che tutt’ora convo- glia la gran parte del cibo che arriva in città (Baritaux e Billion, 2018) e che va tenuto in considerazione nella definizione di una strategia alimentare sistemica a sca- la urbana.

L’analisi ha permesso di individuare delle aree di inte- resse comune fra i vari cluster di stakeholder. I risultati sono visualizzabili nella Tabella 2, che per ogni coppia di cluster individua progetti, possibili azioni e collabo- razioni che sono sorte durante gli incontri. Allo stesso tempo, essi rappresentano possibili campi di appli- cazione pratica di una politica del cibo per la città di Roma, che potrebbe fare leva su tali elementi come ca- talizzatori di una strategia sistemica in grado di orienta- re tutto il sistema agro-alimentare verso una transizione agro-ecologica.

5. Conclusioni

In questo contributo, gli autori offrono un’analisi criti- ca del processo in corso, evidenziandone i passaggi salienti, i punti di forza, le criticità, ma soprattutto le prospettive future in termini di presa in carico della que- stione alimentare da parte di una città come Roma, che mostra ampi margini di miglioramento sul fronte delle politiche pubbliche integrate e coordinate a sostegno di un sistema alimentare più sostenibile. La varietà di pratiche che anima il contesto romano è tale da poter affermare che la città è già avviata verso una riconside- razione del cibo orientata verso modelli di produzione, di distribuzione e di consumo molto innovativi, in linea con i principi di sostenibilità e resilienza. Infatti, tre fat- tori intervengono a sostegno di tale ipotesi: (i) Roma è caratterizzata da tantissime esperienze legate al cibo sostenibile. Tuttavia, a livello politico non esistono an- cora una visione e una direzione strategica definita, con il rischio che tali iniziative perdano la capacità di accompagnare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili; (ii) esiste un interessante mix di iniziative dal basso e strumenti/incentivi/azioni istituzionali set- toriali. Tuttavia, questi due mondi sono spesso slegati e mancano di connessioni, spazi di dibattito e coordi- namento politico; (iii) un mosaico agricolo di notevole valore ma non adeguatamente sostenuto. Tra le sfide

più pressanti, vanno segnalate la frammentazione del paesaggio agricolo e la fragilità dei mercati urbani. Dall’analisi critica del processo partecipativo in corso emergono alcune considerazioni, che riflettono anche alcune delle opinioni che il gruppo di stakeholder ha espresso durante gli incontri cominciati ad ottobre 2018. È oggi necessario uno sforzo per cercare di te- nere insieme due modelli, quello delle forme di produ- zione e commercializzazione alternative (Torquati et

al., 2018) e quello delle pratiche convenzionali legate

alla grande distribuzione organizzata, e lavorare per la razionalizzazione – che non significa banalizzazione o semplificazione, quanto piuttosto il riconoscimento delle diversità – del sistema alimentare romano. Un sistema che deve necessariamente mediare, in manie- ra razionale e critica, tra modelli diversi, nella consa- pevolezza che ognuno di essi apporta benefici diversi alla collettività e al territorio. Questo appare ancora più necessario per scongiurare il rischio che le pratiche di produzione e consumo alimentare sostenibile non ri- mangano nell’alveo di nicchie, ma possano confrontarsi con il mercato e con i modelli più convenzionali. L’istitu- zionalizzazione di una politica alimentare urbana è un passaggio fondamentale per armonizzare le molteplici istanze che provengono da un sistema agro-alimenta- re ormai frammentato e in balia di mercati sempre più fluidi e finanziarizzati. La presa in carico del tema del

Tabella 2. Aree tematiche e progetti comuni sviluppati durante il percorso partecipativo Fonte: nostra elaborazione grafica.

cibo è, infine, un dovere da parte dell’amministrazione romana che, avendo firmato il Milan Urban Food Poli- cy Pact, ha fino ad oggi messo in campo solamente qualche sporadica iniziativa istituzionale per la soste- nibilità del sistema alimentare, nella maggior parte dei casi guidate e finanziate dalla partecipazione a proget- ti europei. Come affermato in una nota da parte del gruppo di lavoro della FAO “Strengthening Urban Rural Linkages Through City Region Food Systems”, “[…] ini- tiatives rooted in multi-stakeholder participation will be more effective in reaching their objectives, more tran- sparent/accountable in the use of resources, and can ensure longer-term sustainability beyond temporary go- vernment administrations. The processes of dialogue and discovery of common interests across urban rural landscapes will have to be institutionalized in order to last, and to institutionalize governance structures and mechanism will need policy support, resources, and ca- pacity building”. Si riconosce, pertanto, da un lato l’im- portanza del ruolo dei movimenti dal basso – anche e soprattutto per la loro capacità di attivarsi e lavorare a prescindere dalla durata dei mandati elettorali delle amministrazioni, troppo brevi rispetto a una effettiva transizione dei sistemi alimentari -, dall’altro la neces- sità di istituzionalizzare le politiche alimentari al fine di fornire supporto adeguato in termini di risorse, accom- pagnamento politico, diffusione del consenso.

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Andrea Calori,

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EStà - Economia e Sostenibilità, Milano andrea.calori@assesta.it

francesca.federici@assesta.it marta.maggi@assesta.it

• SISTEMI ALIMENTARI URBANI • FOOD POLICY DI MILANO • INDICATORI

• AGENDA 2030

Abstract

The analysis, interpretation and monitoring over time of the characteristics of local food systems and the dyna- mics that develop within them are some of the compo- nents of local food policies. The availability of criteria and tools to describe these systems helps to make understandable the objects of these policies to make them communicable, to facilitate the construction of consensus and convergences and to evaluate their me- aning and their effectiveness. These activities are part of the complex and difficult dynamic between knowle- dge and decisions that is part of every policy area. In the case of local food systems, this dynamic is made even more complex by the fact that, on the one hand, these systems have internal boundaries, relationships and articulations that are not easy to describe and define and, on the other, that a significant part of the knowledge that can be built and exchanged or that are actually available, are not always useful and operable in policy activities.

The paper reports some of the steps that marked the evolution of the analysis tools of the local food systems that developed in the service of food policies, to then focus on the experiments carried out in the context of the Milan Food Policy. The text summarizes the criteria that led to the structuring of an analysis report on the Milanese food system and the definition of a monito- ring system connected to the targets of the SDGs.

1. Analizzare i sistemi alimentari

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