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polazione di beneficiari (Brunstad, et al., 2005; Kallas,

et al., 2007; Torquati e Giacchè, 2010; Zasada, 2011;

Marino e Cavallo, 2016).

Alcuni autori hanno posto in evidenza come il cambia- mento degli stili di vita dei cittadini, insieme alle nuove prospettive di sviluppo rurale in chiave multifunzionale, aprano spazi innovativi di integrazione tra contesti ur- bani e rurali (Duvernoy, et al., 2005; Torquati e Giacchè, 2010). A conferma di ciò sono le numerose conferen- ze nazionali e internazionali che dedicano ai temi della multifunzionalità agricola e delle relazioni urbano/rura- le cospicui spazi di riflessione e di confronto (ad esem- pio, la conferenza internazionale biennale Agriculture in

Urbanizing Society).

È evidente che spazio rurale e spazio urbano sono alla ricerca di nuovi equilibri, che necessariamente fonda- no le loro radici su nuove politiche urbane e sulla loro capacità di riorganizzare produzioni e servizi rurali in risposta all’evolversi della domanda di cibo e di servizi urbani. Alla tradizionale offerta di cibo e di legame con la natura, si accompagnano nuove opportunità connes- se alla così detta agricoltura civica, che lega la presen- za di processi produttivi vitali ad interazioni estese tra mondo agricolo e bisogni alimentari, educativi, sociali ed ambientali espressi dalla cittadinanza (Di Iacovo, et

al., 2010). Tali legami possono risultare duraturi solo

grazie a politiche urbane, messe in campo dalle ammi- nistrazioni comunali, in grado di coinvolgere comunità capaci di dialogare e organizzarsi intorno al campo di azione dell’agricoltura civica. È chiaro che sia la rior- ganizzazione di filiere produttive in chiave locale, dove gli attori coinvolti sono principalmente appartenenti al settore agroalimentare, sia la riorganizzazione di servizi sociali e ambientali, dove gli attori coinvolti appartengo- no a contesti molto diversi, richiedono il coinvolgimento della comunità. Si tratta di un coinvolgimento che do- vrebbe partire dalla consapevolezza che le comunità connesse all’agricoltura in chiave multifunzionale sono e devono essere formate da aziende, istituzioni e con- sumatori/utilizzatori consapevoli, cioè persone ed enti che considerano la produzione di cibo e di servizi am- bientali e sociali mediante un approccio olistico. Lo studio della letteratura su ciò che di norma è defini- to come “community engagement” mostra come tale concetto includa un’ampia gamma di strategie messe in atto da molteplici attori sociali. Molte azioni sono qualificate in base all’impegno e al coinvolgimento da parte delle comunità: dalla co-progettazione al coinvol- gimento nello spazio pubblico, dalle pratiche di attivisti a progetti cooperativi radicati in contesti locali. La ri- cerca sociale, e in particolare quella antropologica, ha come suo fondamento un “uso sociale” della pratica etnografica volta ad analizzare i problemi della società (Seppilli, 2008) mostrando come sia di fondamentale importanza lavorare direttamente con le comunità e a

2 Si segnalano alcune riviste specializzate di particolare interesse: ASEAN Journal of Community Engagement; Gateways: International Journal of

Community Research and Engagement; Journal of Community Engagement and Scholarship.

stretto contatto con gli attori sociali.

Negli ultimi anni l’interesse da parte di studiosi verso il processo di community engagement è aumentato note- volmente così come testimonia la presenza di riviste fo- calizzate sull’argomento2, l’aumento nelle diverse disci- pline di conferenze specializzate, nonché la realizzazio- ne di molti progetti applicativi. Ciò che accomuna molti progetti e approcci di ricerca è proprio “the use of the experience-near perspective to situate local meanings and issues in their wider social context — and the ef- fort to develop more equitable approaches to problem solving within communities” (Simmons, 2010, p.644). Pertanto le strategie, alcune pratiche quotidiane (in rife- rimento a Bourdieu, 2003) e le scelte di intervento verso l’agricoltura multifunzionale possono essere osservate come azioni ed esperienze vissute da parte degli stessi attori sociali in contesti storicamente determinati, dia- logici e insieme conflittuali, che tendono a coinvolgere sfere diverse della vita quotidiana (Mann, 2014). In un tale quadro le azioni attuate dagli attori sociali coinvol- ti, istituzioni, aziende e comunità locali, rientrano in un comportamento che si potrebbero delineare come un “political involvement and global responsibility-taking” (Micheletti, 2003, p.2). Michele Micheletti, studiosa dei fenomeni di partecipazione e coinvolgimento di co- munità, definisce i percorsi di consumo come azioni politiche all’interno delle quali gli attori sociali hanno come obiettivo il cambiamento di pratiche istituzionali e di mercato “based on attitudes and values regarding issues of justice, fairness, or non economic issues that concern personal and family well-being and ethical or political assessment of favourable and unfavourable business and government practice” (Micheletti, 2003, p.12).

Tali scelte, in un’ottica collettiva, rientrano nell’interesse di questo lavoro in quanto rapportabili alle istituzioni, quale soggetto mediatore di tali pratiche, e alle imprese agricole che tentano di costruire strategie di produzione agricola in chiave multifunzionale.

La comunità scientifica si è occupata molto delle poli- tiche urbane del cibo e della sfida della pianificazione alimentare che molte città nel mondo stanno affron- tando (Maxwell e Slater, 2003; Blay-Palmer, 2009; Fre- sco, 2009; Marino e Cavallo, 2014; Dansero, et al., 2014; Dezio e Marino 2016; Berti e Mulligan, 2016). Manca, invece, una riflessione scientifica sulla relazione tra multifunzionalità e politica locale del cibo così come un approfondimento riguardo un concetto e una pratica fondamentale come la community engagement; dove per politica locale del cibo si intende uno strumento di supporto al governo di un Comune, inerente tutti gli aspetti che direttamente e indirettamente sono legati al ciclo alimentare del territorio comunale.

Questo lavoro vuole contribuire a colmare questa la- cuna riportando alcune riflessioni maturate nell’ambito

del progetto “Innovazioni sociali ed organizzative per lo sviluppo della multifunzionalità delle imprese agricole: modelli, co-produzione, inclusione (acronimo MULTI- NET)".

L’articolo prosegue con la seguente struttura: nel pa- ragrafo successivo viene fatto un breve excursus sul significato di agricoltura multifunzionale e sulla sua contestualizzazione partendo dal tema dello sviluppo delle aree rurali per arrivare a quello della politica lo- cale del cibo. Nel terzo paragrafo viene approfondito il concetto di community engagement in relazione a quello di agricoltura multifunzionale seguendo un ap- proccio antropologico; nel quarto paragrafo si descrive come è stata progettata l’indagine pilota per studiare le politiche locali del cibo e le aree di interesse per la community engagement in un contesto di agricoltura multifunzionale. Nel quinto e ultimo paragrafo si discu- tono i primi risultati emersi dall’indagine pilota.

2. Agricoltura multifunzionale:

dallo sviluppo delle aree rurali alla

politica locale del cibo

Il significato di agricoltura multifunzionale è stato ufficialmente espresso per la prima volta nel 1998 dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Svilup- po Economico (OCSE, OECD in inglese), in riferimento alla discussione sulla legittimità del sostegno politico all’agricoltura e alla liberalizzazione dei mercati delle materie prime. L’OECD ha riconosciuto che “beyond its primary function of supplying food and fibre, agri- cultural activity can also shape the landscape, provide environmental benefits such as land conservation, the sustainable management of renewable natural resour- ces and the preservation of biodiversity, and contribute to the socio-economic viability of many rural areas " (OECD, 2001).

Il modello di agricoltura multifunzionale è stato adot- tato dall’Unione Europea (UE) per riformare la Politi- ca Agricola Comune (PAC) in risposta alle pressioni esterne e interne all’UE a ridurre la politica di supporto dei prezzi per le materie agricole che, inevitabilmen- te, creava distorsioni commerciali. In questo quadro l’UE ha introdotto le misure agroambientali che vanno a compensare gli agricoltori per la perdita di reddito legata alle merci o per i costi aggiuntivi sostenuti per l’adozione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente a sostegno della multifunzionalità. Tali pratiche hanno lo scopo di contribuire all’agricoltura multifunzionale e allo sviluppo economico sostenibile delle aree rurali europee.

Oltre al dibattito legato ai temi commerciali, il concet- to di agricoltura multifunzionale descrive in senso più ampio il ruolo dell’agricoltura nella società (Rossing, et

al., 2007) e, per questo motivo, può essere applicato

anche alle aree peri-urbane in cui le relazioni tra zone rurali e le culture urbane sono più intense perché sono direttamente influenzate dalle dinamiche della società urbana (Kamal-Chaoui e Robert, 2009). L’area peri-ur- bana può essere concepita come una più ampia zona di influenza legata al mercato che è riconoscibile in termini di gestione dei prodotti agricoli e delle risorse naturali (Simon, et al., 2006).

Il ruolo dell'agricoltura peri-urbana viene acutamente catturato da Bryant (1992; 2010), il quale suggerisce che se da un lato la vicinanza alle aree urbane offre va- lore aggiunto alle aziende agricole e migliori le opportu- nità di mercato, dall’altro rappresenta una minaccia alla sua integrità e alla sua destinazione d’uso del suolo. Zasada (2011) sottolinea le finalità sociali dell’agricol- tura peri-urbana, come la gestione del paesaggio e la conservazione della natura, le funzioni ambientali ed ecosistemiche (ad es. il bilancio idrologico, il sequestro del carbonio), la fornitura di spazi ricreativi e agro-turi- stici, di servizi sociali e assistenziali, di prodotti a km zero. La richiesta di questi servizi è aumentata da parte della società negli ultimi anni e continuerà a farlo, con- siderando la crescente tendenza all’urbanizzazione in tutto il mondo.

La dinamica della domanda urbana di beni pubblici pro- venienti dall’agricoltura rappresenta un fattore trainante per adattare le attività agricole in modo multifunzionale. La stessa cosa vale per la domanda di prodotti agricoli locali, ambito nel quale molte politiche alimentari urba- ne si stanno sempre più indirizzando (Marino, Mazzoc- chi, 2019), e per le azioni promosse dalla società civile connesse al sistema del cibo, come ad esempio gli orti urbani, i gruppi di acquisto solidale, i farmers' market, che ne promuovono una maggior visibilità (Dansero e Nicolarea, 2016).

Diversi studi hanno evidenziato come una parte della società preferirebbe un maggior sostegno del governo a favore di politiche a supporto dell’agricoltura multi- funzionale (Hall, et al., 2004; Gilg, 2009; Bills and Gross, 2005; Hellerstein, et al., 2002; Kallas, et al., 2007; Moon, 2015) per ideare politiche a supporto dell’agricoltura multifunzionale. Il ruolo della spesa pubblica in questo settore dovrebbe quindi crescere e sono necessari nuo- vi orientamenti delle politiche urbane.

3. Agricoltura multifunzionale

e percorsi di community

engagement

Negli anni Ottanta, a partire da Cohen (1985), nel cam- po antropologico c’è stato un ripensamento del con- cetto di comunità, che esplicita la complessità di una descrizione oggettiva e di una laboriosità etnografica;

difatti l’antropologo suggerisce che una comunità “exi- sts in the minds of its members, and should not be con- fused with geographic or sociographic assertions of ‘fact’” (Cohen 1985, p. 98). In questo senso una comuni- tà non può essere considerata come un luogo e i mem- bri che ne fanno parte di una specifica area geografica, ma come un fenomeno storico e sociale all’interno del quale sono riprodotte e sviluppate pratiche collettive condivise dagli stessi membri (Skinner et al., 2001). Di particolare interesse sono le comunità transnazionali formate da persone che perseguono un obiettivo comu- ne per il benessere della società e che si identificano in una serie di pratiche e strategie condivise; ne sono un esempio le comunità che lottano per le questioni ambientali (Ravenda, 2017), o nel campo della salute e della disabilità (Loce-Mandes 2019; Bagatell, 2010; Berghs et al., 2019).

David Simmons, antropologo statunitense, in una re- view del 2010 pubblicata su Public Anthropology, sot- tolinea l’importanza di progetti guidati da antropologi e basati sul coinvolgimento di comunità. Tale pratica – che ormai ha raggiunto una sua istituzionalizzazione mediante l’elaborazione di progetti formali che cercano di affrontare questioni rilevanti per la società civile – ha una lunga storia di attuazione in antropologia partendo proprio da Franz Boas, Ruth Benedict e Margaret Mead, antropologi che hanno gettato le basi per la disciplina (Simmons, 2010).

Dalla letteratura sul tema (Israel et al., 1998; Natcher, 2002; Barnet, 2002; Agustina et al., 2018) emerge che le ricerche e i progetti focalizzati sulle comunità hanno come tema principale quello della Public Health nella sua accezione più ampia: dalla sostenibilità alle ma- lattie croniche, dall’agricoltura sociale alla disabilità. Così come il tema dell’educazione e la rivitalizzazione di parchi comunitari, sono tutti incentrati sulla colla- borazione tra ricercatori, progettisti, attivisti e comu- nità locali (Bagatell, 2010; Dewi, 2017; Knapik, 2018; Korzun et al., 2014; Natcher and Hickey, 2002; Villaluz

et al., 2018). Difatti il fulcro principale che accomuna

molti dei lavori è quello di far emergere dei percorsi di sensibilizzazione e coinvolgimento della cittadinanza attiva negli spazi sociali (Low, 2011), siano essi urbani, periurbani o rurali, affinché abbiano dei risvolti su scala globale come esempi virtuosi di buone pratiche, al fine di migliorare il benessere delle comunità.

All’interno di un’interessante review sul Journal of Busi-

ness Ethic, Frances Bowen, Aloysius Newenham-Kahin-

di e Irene Herremans, hanno approfondito oltre 200 la- vori di ricerca al fine di delineare alcuni tratti comuni nei processi di community engagement da loro analizzati. Nello specifico, gli autori intendono mostrare come la “community engagement strategy is the pattern of activities implemented by firms to work collaboratively with and through groups of people to address issues affecting the social well-being of those people” (Bowen, Newenham-Kahindi, Herremans, 2010, p.297). In parti-

colare gli autori, analizzando le strategie aziendali ripro- poste dai lavori di ricerca, hanno sviluppato tre strategie per la community engagement: transazionale, coinvol- gimento transitorio e di trasformazione, e un proces- so per analizzare i precedenti e le conseguenze della strategia di coinvolgimento della comunità (Bowen, Newenham-Kahindi, Herremans 2010).

Partendo da questi approfondimenti, si ritiene utile sottolineare che la community engagement non deve essere intesa come una nozione fissa, un protocollo da applicare in modo meccanico con una serie di attività per aumentare la visibilità del progetto, bensì come un processo di lavoro elaborato e messo in atto in sinergia con gruppi di persone affiliati da particolari interessi, o situazioni simili per affrontare temi che riguardano il benessere della comunità. Partendo da questo as- sunto è possibile ripensare il legame tra community ed engagement, spostando il focus dall’individuo alla collettività, collegando così due realtà che discutono un medesimo tema e sono unite dall’interesse verso il consumo consapevole di beni alimentari del territorio prodotti nel rispetto dell’ambiente e della salute umana. Data la connessione tra aree territoriali, aree di produ- zione e spazi sociali utilizzati per il processo di commu- nity engagement rivolto all’agricoltura multifunzionale, si ritiene utile analizzare le modalità con cui determina- te pratiche di riappropriazione e rimodellamento degli spazi sono attuate dagli attori sociali al fine di affron- tare le questioni che riguardano il benessere sociale della comunità. Una recente analisi sul riutilizzo e il rimodellamento dello spazio proposta da Setha Low distingue due modi differenti di utilizzare e costruire lo spazio sociale: “the term social production was useful in defining the historical emergence and political-eco- nomic formation of urban space. The term social con- struction was reserved for the phenomenological and symbolic experience of space as mediated by social processes such as exchange, conflict, and control […] Both processes are social in the sense that the pro- duction and construction of space are mediated by so- cial processes, especially because they are contested and fought over for economic and ideological reasons” (Low 2011, p.392). Da tali presupposti si può affermare che la connessione tra comunità engagement e multi- funzionalità parta proprio dalla gestione comunitaria delle aree verdi, gli orti urbani, fattorie sociali, mense scolastiche focalizzate su di un’alimentazione sana – spazi per la salute personale e sociale della comunità – intese come una serie di azioni politiche per sensibi- lizzare la cittadinanza sulle tossine ambientali ed eco- nomiche-sociali. I prodotti venduti, lavorati, i processi educativi e di scambio di conoscenza diventano il ri- sultato di azioni che rappresentano la “collettività”, e provano a lavorare sulle reti e gli spazi locali, per un benessere globale.

In questo campo etnografico, caratterizzato da con- flittualità sulle produzioni alimentari e controversie

sulle certificazioni convenzionali (Petrini, 2001, 2005; Mattioli, 2013; Papa, 2014), problematiche sanitarie, territoriali e politico-economiche connesse alla com- mercializzazione dei prodotti (MacRae, 2016; Koensler, Papa, 2013), gli aspetti ambientali e sanitari diventano il nodo per la difesa del territorio e le politiche agricole (Piermattei, 2013; Ravenda, 2017). Così l’agricoltura in chiave multifunzionale mediante il processo di com- munity engagement riesce non soltanto a coniugare gli aspetti ambientali, sociali e salutari connessi al cibo ma, anche, a rimodellare gli aspetti più personali delle certificazioni, delle produzioni e delle trasformazioni innescando nuove possibilità per la circolazione dei prodotti alimentari.

4. Politica locale del cibo e aree

di interesse per la community

engagement in un contesto di

agricoltura multifunzionale:

progettazione di un’indagine pilota

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