DEL CIBO A LIVELLO LOCALE: LE ESPERIENZE DI LIVORNO E PISA
7. GOVERNANCE ALIMENTARE E INNOVAZIONE DEMOCRATICA: L’ESPERIENZA DELLA STRATEGIA
All’interno del "triangolo della governance alimentare" (Lang, 2005; Booth e Convey, 2015; Renting et al., 2012) le relazioni di potere tra stato, mercato e società ci- vile si dispiegano lungo due opposte direzioni: da un lato, il "controllo alimentare", dove il cibo è utilizzato come strumento di accentramento di potere da parte delle grandi aziende dell’industria alimentare e lo Stato esercita il proprio potere potere politico in condizione di monopolio, dall’altra, la "democrazia alimentare", dove si realizza una distribuzione del controllo sul sistema del cibo verso le persone (Lang, 2005, Lang e Heasman, 2004; Booth e Convey, 2015; Petetin, 2016;), ossia, come richiama l’etimologia della parola democrazia ("demos" "crazia"), attraverso il "potere del popolo". Per dirla con le parole di De Schutter (2014; p.20) la demo- crazia alimentare implica la possibilità per le comunità di scegliere da quale sistema del cibo dipendere e de- terminare la strutturazione di tale sistema. Hassanein (2003, 2008) traduce questa idea di democrazia alimen- tare in termini politici, affermando che la democrazia alimentare fa riferimento alla capacità, da parte dei cit- tadini, di determinare le politiche e le pratiche agro-ali- mentari a livello locale, regionale, nazionale e globale. In tal senso, molta letteratura evidenzia il potenziale di processi partecipativi per facilitare una maggiore tra- sparenza e il coinvolgimento dei cittadini nella politica alimentare (Culson e Sonnino, 2019; p.171). Pertanto, il concetto di democrazia alimentare non deve essere considerato solo come l’obiettivo da perseguire, ma anche come il processo (partecipativo) attraverso cui la democrazia alimentare è raggiunta (Booth e Convey, 2015; Hassanein 2003, 2008).
Nello studio della governance alimentare, l’attenzione si è concentrata specialmente sulla dimensione locale, in quanto un numero crescente di accademici hanno evidenziato le inconsistenze, sovrapposizioni e vuoti prodotti dalle politiche alimentari a livello nazionale e internazionale e dagli strumenti di governance alimen- tare neoliberali (Coulson e Sonnino, 2019; Lever et al., 2019; Moragues-Faus e Bridin, 2018; Moragues-Faus and Morgan 2015 Slade et al., 2016; Sonnino, 2016). Nello specifico è sottolineato come le politiche alimen- tari nazionali rimangono bloccate all’interno di comparti settoriali, focalizzate esclusivamente sulla produzione agricola e orientate da approcci produttivisti (Lang e Heasman 2004; Lang et al., 2009). In questo contesto di carenza del livello di governance nazionale e inter- nazionale è stato evidenziato come le aree urbane si- ano diventate protagoniste nello sviluppo dal basso di politiche alimentari e di meccanismi di co-governance partecipativi (Culson e Sonnino, 2019) che coinvolgo- no istituzioni pubbliche, società civile e imprese nel- le dinamiche di governo. Nello specifico, sono due i principali meccanismi di governance alimentare svi- luppati dalle città (Culson e Sonnino, 2019; Sonnino e Spayde, 2014) che sono stati analizzati in Europa
(Moragues-Faus e Morgan, 2015; Morgan, 2015) nel Nord America (Blay-Palmer, 2009; MacRae e Donahue, 2013) e in America Latina (Rocha e Lessa, 2009; Ashe e Sonnino, 2012):
- le "strategie alimentari": dei documenti di indirizzo strategico all’interno dei quali è descritta la visione di come la città possa contribuire alla costruzione di un sistema agro-alimentare più sostenibile ed è identificato il piano delle azioni,
- "consigli del cibo": attraverso cui si formalizzano dei partenariati che costituiscono degli spazi di de- liberazione pubblica in cui i cittadini e i diversi attori del sistema agro-alimentare promuovono soluzioni place-based per affrontare le problematiche del si- stema agroalimentare.
Nella letteratura scientifica, la partecipazione multiatto- riale all’elaborazione delle politiche pubbliche da parte dei cittadini e di tutti gli stakeholders connessi al siste- ma agro-alimentare, è identificata come il tratto distinti- vo di un nuovo sistema di governance alimentare che si ispira al modello della "democrazia alimentare", tuttavia, riguardo ai processi di decisione politica ci si limita a sottolineare l’importanza dei percorsi partecipativi sen- za avanzare prospettive teoriche e proposte pratiche. In questo capitolo, focalizzandoci sulla dimensione più propriamente politica della governance alimenta- re che riguarda il processo di policy making in senso stretto e la costruzione di nuovi strumenti e mecca- nismi di governance locale, facciamo riferimento alla teoria dell’"innovazione democratica", all’interno della quale proponiamo il costrutto della "democrazia par- tecipativo-deliberativa" come prospettiva teorica, ma soprattutto come strumento operativo attraverso cui realizzare la democrazia alimentare. La "democrazia partecipativo-deliberativa alimentare" è lo strumento (teorico e pratico) che consente di evitare i rischi di de-politicizzazione, cooptazione e manipolazione tipico del multistakeholderismo neoliberare (Culson e Sonni- no, 2019; Andree et al., 2019) ed inoltre di superare il "cockpit-ism" dello Stato, con cui si intende l’idea di go- verno dall’alto da parte dell’istituzione pubblica (Hajer
et al., 2015).
Ma come si realizza la democrazia partecipativa-deli- berativa nella pratica? In questo capitolo presentiamo le "arene partecipativo-deliberative" come degli spazi politici artificiali, altamente strutturati, formalizzati e guidati da soggetti terzi, che sono creati ad hoc dalle istituzioni pubbliche, affinché al proprio interno si pos- sano sviluppare i processi decisionali di tipo partecipa- tivo-deliberativo.
Questo capitolo intende presentare la Strategia Ali- mentare di Livorno come prima esperienza, non solo a livello italiano, di democrazia alimentare partecipati- vo-deliberativa urbana.
A Livorno, infatti, attraverso un vero percorso di policy making partecipativo-deliberativo, finanziato dalla LR Toscana 46/2013 sulla partecipazione, sono stati cre- ati: da un lato, un Piano Alimentare Strategico che si compone del Piano del Cibo, della Politica Integrata del Cibo e del Patto di Cittadinanza Alimentare e, dall’altro, il Consiglio del Cibo cittadino.
L’obiettivo di questo capitolo non è analitico, per il quale rimandiamo al contributo di Berti e Rossi presente in questo volume, ma descrittivo ed in tal senso presen- ta in modo dettagliato il caso livornese fornendo così un inquadramento teorico e soprattutto uno strumento pratico per tutti coloro che sono impegnati nello svilup- po delle strategie alimentari urbane e locali.