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Anni ’80: commissioni architettoniche a Thiene e Venezia.

4 Anni ’60-’80 Architettura e fortificazioni: commissioni private e istituzionali in Terraferma.

4.4 Anni ’80: commissioni architettoniche a Thiene e Venezia.

Nel nono decennio del Cinquecento si collocano alcune commissioni per rilevamenti e anche progetti architettonici, con i quali Cristoforo Sorte sembra confermare le sue competenze in merito. Questa attività, comunque, continuò ad essere congiunta con quella del perito idraulico, qua e là per la Terraferma, per tutti gli anni ‘80316.

Tra il 1580 e il 1581 abbiamo l’esecuzione del progetto architettonico per la grotta del giardino di villa Porto-Colleoni a Thiene317. Manuela Morresi, nella monografia sulla villa di Thiene, ha esaustivamente spiegato come la famiglia vicentina dei Porto fosse interessata, da un lato, a

Wolters, Storia e politica nei dipinti di Palazzo Ducale: aspetti dell'autocelebrazione della Repubblica di Venezia nel

Cinquecento, Venezia 1987, pp. 216-222, “Le visite di stato”. Sugli apparati effimeri in altre zone d’Italia, vedi: P.

Carpeggiani, Teatri e apparati scenici alla corte dei Gonzaga tra Cinque e Seicento, in “Bollettino del Centro

Internazionale di Studi Andrea Palladio (CISA)”, Vicenza 1975, XVII, pp. 101-118. Per gli apparati effimeri nella Trento rinascimentale si veda: W. Belli, “L’Adige festante”: l’effimero a Trento al tempo dei Madruzzo, inL. Dal Pra, a cura di, I Madruzzo e L’Europa: 1539-1658. I principi vescovi di Trento tra papato e impero, Milano 1993, pp. 455- 479.

312 G. Conforti, op. cit., 1987, pp. 50-51. 313

ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 262, 1 marzo 1574. 314 D. Cosgrove, op. cit., 2000 [1993], p. 264.

315

ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 262. 316 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, passim. 317

Archivio da Porto, Thiene, Armaro 1, Canto 21, n. 9, Registro dei conti di spese sostenute da Battista di

mantenere il proprio patrimonio terriero e, dall’altro, a mostrarsi fedele alla Repubblica. Ciò sarebbe ravvisabile nella predilezione, per i lavori al proprio palazzo, di artisti attivi in Palazzo Ducale a Venezia, tra cui Paolo Veronese e Giovanni Battista Zelotti318. Anche Sorte, operativo in Palazzo Ducale a fine anni ’70, sarebbe dunque stato chiamato per mantenere una politica culturale filo-veneziana. Giuseppe Conforti, invece, spiega come Battista da Porto, proprietario della villa, avesse incontrato Sorte già negli anni ’60, in occasione di una perizia per i Beni Inculti319. Ciò lascia, quindi, intravvedere una conoscenza coltivata da vecchia data.

Nel giardino della villa, Cristoforo Sorte fu chiamato a realizzare una grotta con peschiera. La grotta, esistente ancor oggi, ha struttura ellittica con aperture per la luce e una calotta ovoidale con oculo. Nei disegni dei Confini ci sono i disegni della pianta e del prospetto di una grotta, ed è possibile che si tratti di quella della villa Porto (fig. 53). Il prospetto, tra l’altro, sembra essere servito da modello per il verso della medaglia di Sorte, di cui si è parlato. All’interno della grotta di villa Porto, vi erano pitture relative a cavità sotterranee, incrostazioni, flora e fauna presenti nelle caverne, secondo quanto per Sorte era familiare e, forse, affascinante320. Le pitture sono oggi perdute, mentre la peschiera è prosciugata e interrata.

Giuseppe Conforti afferma che quest’opera “è l’unica testimonianza di architettura, finora nota, eseguita su progetto di Cristoforo Sorte”321(figg. 55-56). Mentre Manuela Morresi insiste sul fatto che non ci furono interventi d’architettura al palazzo, e che quelli messi in opera furono “arredi” e “addobbi”, tra cui ricadono anche i lavori al giardino. Per Lionello Puppi, la grotta per i da Porto risulta un “exploit…un traguardo…che sarà stato preceduto, però, da altri giardini…”322. Allora, potremmo chiederci: in quale settore ricade questo lavoro di Sorte? È un’opera architettonica, oppure il proseguimento naturale della sua abilità di ingegnere idraulico? Si sarà ormai notato che il Nostro praticava l’architettura da molti anni e, certo, non solamente in aree di campagna o fluviali. Difatti, poco tempo dopo troviamo Cristoforo Sorte a Venezia. Alla fine del 1580, dopo molti indugi, il Senato deliberò di far sorgere le nuove abitazioni dei procuratori laddove vi era l’Ospizio Orseolo323. Sorte venne pagato, il 26 febbraio 1581, per l’esecuzione di un rilievo sul sito dove

318 M. Morresi, op. cit., 1988, p. 54 ss. Cfr. G. Conforti, op. cit., 1988, p. 182.

319 G. Conforti, op. cit., in S. Salgaro, op. cit., 2012, p. 358.

320 Sul tema Sorte si era espresso diverse volte: C. Sorte, Trattato, dedica a Sforza Pallavicino; C. Sorte,

Osservationi, dedica a Bartolomeo Vitali, pp. 5v-6v.

321

G. Conforti, op. cit., 1985, p. 210. 322 L. Puppi, op. cit., 2006, p. 55. 323

La vicenda è raccontata da: M. Tafuri, op. cit., 1985, p. 253. Vedi ASVe, Senato Terra, f. 81, 10 dicembre 1580. Cfr. G. Morolli, op. cit., in G. Nepi Scirè, op. cit. 1994, pp. 20s. Sull’edificazione delle Procuratie Nuove si veda

dovevano sorgere le Procuratie Nuove, prima della demolizione dell’Ospizio324. Non conosciamo l’entità del rilievo, ma esso forse permise di comprendere in tempi brevi che si poteva dar corso alla demolizione, per cui si deliberò il 12 marzo 1581. Perché Sorte fu chiamato per quella perizia? Vi fu qualche procuratore che lo sostenne? Anche di questa vicenda non sappiamo molto. Se, da una parte, non è da escludere un sostegno da parte del provveditore sopra le fabbriche Marcantonio Barbaro, come ha proposto Giuseppe Conforti325; dall’altra, non si deve dimenticare che Sorte era forse in contatto anche con Federico Contarini, un altro provveditore sopra le fabbriche326. Per ingraziarsi il procuratore Contarini, Cristoforo aveva eseguito una carta del territorio trevigiano327. Anni dopo Sorte si trovò di nuovo coinvolto in un concorso pubblico, uno tra i più dibattuti nella storia architettonica veneziana. Tra il dicembre del 1587 e l’inizio di gennaio del 1588 Sorte è chiamato ad esprimere il suo parere sull’edificazione del nuovo ponte in pietra a Rialto. Sorte invia una relazione e uno schizzo approssimativi sul perché sia preferibile costruire un ponte a tre archi328. La sua opinione è affine a quella di Antonio da Ponte, Vincenzo Scamozzi e Simone Sorella, ma non riesce a impressionare i Provveditori, ansiosi di dar seguito al progetto più meritevole329. Giuseppe Conforti, sulla scorta di Manfredo Tafuri, ritiene che Sorte fosse sostenuto da una fazione di patrizi e artisti che promuovevano una renovatio non solo nell’aspetto esteriore di Venezia, ma anche politico. Era il gruppo che gravitava intorno a Marcantonio Barbaro, come si è detto, e che annoverava Palladio, prima, e Scamozzi poi.

Dell’adesione del Nostro a un tale gruppo non pare esserci alcuna prova documentaria, ma è certo che egli venne sostenuto dai patrizi che contavano negli ambiti del potere. Quali furono i suoi

anche: M. Morresi, Jacopo Sansovino, Milano 2000; F. Barbieri e G. Beltramini, a cura di, Vincenzo Scamozzi, 1548- 1616, Venezia 2003.

324

ASVe, Procuratia de supra, reg. 135, cc. 29v-30r, 26 febbraio 1581. La deliberazione sulla demolizione è in: ASVe, Procuratia de supra, reg. 135, cc. 32v-33r, 12 marzo 1581. Le fonti sono riportate in: M. Tafuri, op. cit., 1985, p. 254.

325

G. Conforti, op. cit., in S. Salgaro, op. cit., 2012, p. 363. 326 M. Tafuri, op. cit., 1985, p. 254.

327

ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, s. d. Non conosciamo la collocazione e la data della carta. Su Federico Contarini si veda il profilo biografico tracciato in: G. Cozzi, ad vocem Contarini Federico, in DBI, vol. 28, 1983, pp. 158-160. Cozzi scrive che: “Ricerche recenti stanno dimostrando l'interesse del C. per l'agricoltura: egli era a capo di un consorzio di nobili per lo sviluppo della zona intorno a Treviso; nel 1572 il notaio Africo Clementi gli dedicò il suo Trattato dell'agricoltura (Venezia 1572)”.

328 ASVe, Provveditori sopra il Ponte di Rialto, b. 3, 5 gennaio 1588; citato in: G. Conforti, op. cit., 1985, pp. 235-244, e regesto pp. 274ss.

329 R. Cessi – A. Alberti, Rialto. L'isola, il ponte, il mercato, Bologna 1934, pp.195-198 e docc. pp.370-371; D. Calabi –P. Morachiello, Rialto: le fabbriche e il ponte, 1514-1591, Torino 1987, pp. 248-253 e 272-273. Ruggero Maschio, Rialto, in Architettura e utopia, op. cit., 1980, pp. 119ss; Deborah Howard, Venice disputed : Marc'Antonio

sostenitori? Uno potrebbe essere appunto il Barbaro; ma la nostra attenzione si sposta più su altri nomi, come quello di Marino Cavalli, Alvise Mocenigo e Vincenzo Morosini, tra i ’60 e i ’70, e forse Federico Contarini e Jacopo Contarini, dagli anni ’70 in poi. Se a Federico si è già accennato; su Jacopo gli studi da compiere sono ancora tanti. Si può dire, però, che Giulio Sorte, figlio di Cristoforo, eseguì per il Contarini una carta del Bergamasco nel luglio del 1575, copia di una precedente. La carta reca la dedica appunto a Jacopo Contarini; segno che questi era, all’epoca, in buoni rapporti con Sorte, e che aveva degli affari nell’area di Bergamo330.

Non siamo ancora in grado di avere un quadro chiaro dei committenti del Nostro, ma nuove ricerche potrebbero portare altra luce sull’affermazione del Nostro in Venezia, durante gli ultimi quindici anni della sua vita, con commissioni notevoli come quelle in Palazzo Ducale.

330

R. Almagià, op. cit., 1929, p. 38, J. Schulz, op. cit., 1976, p. 113 nota 14. La cara si trova in BMV, Cod. Ital. VI, 189 [=10031], tav. 12. Sulla interessante figura di Jacopo Contarini, si veda: M. Hochman, “La collection de Giacomo Contarini”, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes , T. 99, N°1, Paris 1987, p. 448. Si veda anche: G. Tagliaferro, Quattro Jacopo per Montemezzano, in “Venezia Cinquecento”, anno XI, vol. 21, 2001, pp. 141-154. ASVe, Archivio Proprio Giacomo Contarini, f. 18, relazione come podestà di Bergamo del 19 maggio 1579.