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Il disegno per il soffitto del Senato.

7. La commissione per i soffitti del Senato e del Maggior Consiglio.

7.4 Il disegno per il soffitto del Senato.

È giunto fino a noi il disegno di Sorte per il soffitto ligneo del Senato (figg. 60-62); unico superstite tra i disegni preparatori per i restauri cinquecenteschi, ci parla anche dei metodi di lavoro. Perciò esso ha la doppia valenza di oggetto d’arte e prodotto della cultura materiale della sua epoca.

471 J. Schulz, op. cit., 1989, p. 66.

472 ASVe, Provveditore sopraintende alla camera dei confini, bb. 260-262. 473 G. Conforti, op. cit., 1985, p. 191; J. Schulz, op. cit., 1989, p. 66. 474 G. Conforti, op. cit., 1985, p. 191.

Il disegno reca una data sbiadita del luglio 1578, presumibilmente il 27, terminus ante quem per la commissione a Sorte e per la redazione del disegno stesso476. Esso entrò nelle collezioni del Victoria and Albert Museum di Londra nel 1937477, dove si trova ancora oggi. Secondo il catalogo redatto da Peter Ward-Jackson, il disegno è stato eseguito con penna, inchiostro e acquerello su carta478. Stefania Mason Rinaldi precisa che l’”acquerello è bruno su traccia di gesso nero”, ed è presente una quadrettatura in gesso nero479. Le misure sono 45,7 x 86,5 cm. In basso a destra, il foglio presenta una correzione su un lembo di carta incollato sull’originale. Si intuiscono linee di piegatura, più o meno marcate, le quali creano delle sezioni sul disegno. La quadrettatura si trova solamente sul lato in basso a sinistra ed occupa giusto un quarto del foglio; essa si estende sia sui pannelli vuoti che sulle aree disegnate. Possiamo dunque desumere che il foglio fosse ideato per consentire agli intagliatori di riportare a scala maggiore il disegnoe quindi eseguire la sagoma del soffitto480.

Il disegno dà l’impressione di una complessiva simmetria, ma questa è presente solo nella disposizione dei lacunari. La composizione è piuttosto articolata e i lacunari sono decorati con motivi a cartouche, o cartelle, i cui riccioli vanno ad agganciare i lacunari vicini. La disposizione dei lacunari è: una grande centrale di forma ottagonale; due ovali, sopra e sotto la centrale; due ovoidali, a destra e sinistra della centrale; quattro irregolari agli angoli della centrale. I quattro lacunari irregolari, agli angoli di quello centrale, erano destinati a restare aperti. È Sorte stesso a raccontarcelo, in una delle scritture da lui indirizzate ai provveditori: “li Ecc.mi Sig.ri di Pregadi,

molto mi hanno ricercato ch’io facessi sborratori nel Soffittado; & gli ho fatto far quattro forami, quali furono molto laudati…”481. Le aperture nel soffitto erano concepite per far defluire il fumo dei bracieri, usati come fonte di riscaldamento. Dall’estratto pare anche di capire che il Nostro avesse lavorato con una certa autonomia, seguendo però qualche indicazione fissata dai provveditori.

476 C. Sorte, Trattato, p. 78v. Cfr. J. Schulz, op. cit., 1962, pp. 196-198. Si veda anche: J. Schulz, op. cit., 1989, pp. 66-68.

477 La collocazione del disegno: Cristoforo Sorte Design, Victoria & Albert Museum, E. 509-1937. Vedi anche W. Wolters, Zu einem wenig bekannten Entwurf des Cristofero Sorte für die Decke der Sala del Senato im Dogenpalast, in “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, X, Firenze 1961, pp. 137-145; J. Schulz, op. cit., 1962, pp. 193-208.

478 P. Ward-Jackson, Italian Drawings: Volume One, 14th-16th century, London, 1979, catalogue entry 321, p. 153.

479 S. Mason Rinaldi, Storia e miti nei cicli pittorici di Palazzo Ducale, in Architettura e utopia, op. cit., 1980, scheda 54 a p. 88.

480

Sulla pratica della quadrettatura in pittura, detta “velo”, si era espresso Leon Battista Alberti nel De Pictura del 1435. La teoria era stata ampliata da Albrecht Dürer nel suo manuale di geometria pratica, Unterweisung der Messung

mit dem, Nürnberg 1525, fol. Q3v. Si veda S. Salgaro, op. cit., 2012, p. 220 e nota 45.

481

C. Sorte, Trattato, c. 74v. Vedi Appendice documentaria: Documento 7. Il documento è trascritto in: J. Schulz, op. cit., 1989, p. 73s; e, con modifiche, in F. Zanotto, op. cit., 1842, tomo I, cap. I, p. 155-157 nota 9.

Guardando nel dettaglio, ci sono alcune differenze anche tra i lacunari della stessa tipologia. Ad esempio, i due ovali sui lati brevi sono di misure diverse. O, ancora, vediamo che tra i lacunari irregolari (le aperture), solo uno è di forma ovoidale. Questa singolare difformità costituiva forse un motivo da sottoporre al giudizio dei provveditori perché scegliessero quello più gradito.

Ai lati del lacunare principale notiamo due piccole cartelle; una incornicia il leone marciano, l’altra invece è vuota. Oggi la cartella reca lo stemma di Nicolò da Ponte (1491-1585). È forse possibile che Sorte non abbia inserito lo stemma ducale perché, nel momento in cui eseguiva il disegno, il doge non era ancora stato eletto? Il periodo di vacazione ducale tra Sebastiano Venier (1496-1578), morto il 3 marzo 1578, e Nicolò da Ponte, eletto l’11 marzo, è troppo breve per l’esecuzione di un disegno482. Si può ipotizzare, allora che il disegno fosse concepito come un modulo da poter ripetere eventualmente in altre occasioni.

Notiamo, poi, che i lacunari sono collegati tra loro e alla cornice perimetrale da cariatidi e teste di satiro. Le cariatidi, in particolare, fingono una funzione di sostegno dei lacunari ma, in realtà, costituiscono un motivo atto a creare ritmo nello schema decorativo. Tra i lacunari vi sono delle aree di acquerello bruno con disegni. Probabilmente l’autore intendeva che quelle aree fossero tradotte in dipinti monocromi su legno, al pari di quanto si vede, ad esempio, sul soffitto di San Sebastiano. Di primo acchito, i disegni monocromi sembrano essere un’accozzaglia di oggetti. Ma, a guardar meglio, si scorgono dei nuclei tematici in ogni area, i quali potrebbero nascondere dei significati metaforici. A questi disegni varrebbe la pena di riservare, in futuro, uno studio iconografico.

Tirando le somme sul disegno di Sorte, possiamo dire che esso doveva unire, nelle intenzioni dell’autore, il gusto e la funzionalità. È opera di un uomo colto, che aveva studiato i soffitti dell’epoca e forse aveva realizzato qualcosa di simile già in precedenza. Nonostante ciò, non sappiamo rintracciare esattamente da dove il Nostro abbia preso lo spunto per un disegno così complesso e non del tutto omogeneo. Tra i suoi disegni, conservati in Archivio di Stato si trova anche un modello non terminato di cornice decorata a cartouche. Forse era un appunto per la realizzazione di questo o un altro lavoro, oppure l’esercitazione su una cornice già vista (fig. 83). Guardando oggi il soffitto dorato posto in Senato, nonostante alcuni rimaneggiamenti, troviamo una rispondenza abbastanza fedele al disegno creato da Sorte (figg. 63-65).