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La cartografia nel Rinascimento, e i concetti di “corografia” e “topografia”.

3. Anni ’50 e ’60 “Christophorus de Sortis, pictor et chorographus veronensis”: i contatti con i proprietari terrieri della Terraferma

3.3 La cartografia nel Rinascimento, e i concetti di “corografia” e “topografia”.

Come abbiamo visto, nelle medaglie che lo ritraggono, Cristoforo Sorte veniva riconosciuto non semplicemente come cartografo, ma come corografo. Allora è forse opportuno fare una breve ricognizione sulle discipline afferenti all’ambito della “cartografia”. Com’è stato segnalato in passato158, il termine “corografo" deriva dalla Geografia di Claudio Tolomeo (II secolo d. C.).

155 Vedi: U. Mozzi, op. cit., 1927, p. 19; F. C. Lane, op. cit., 1973, pp. 305-307; D. Cosgrove, op. cit., 2000, pp. 92-95; I. Cacciavillani, Venezia e la terraferma: un rapporto problematico e controverso, Padova 2008, pp. 122-127. Ivone Cacciavillani si occupa dei rapporti giuridici tra Dominante e dominio, dal Quattrocento fino alla fine della Repubblica. Egli vede nell’età grittiana il momento in cui vi fu un’identificazione degli interessi politico-economici delle classi agiate di Terraferma con quelli di Venezia.

156 U. Mozzi, op. cit., 1927, pp. 25-27. La parte è registrata il 6 febbraio 1556 more veneto, m.v., dunque 1557. Mozzi riporta la parte del Senato ma, ancora una volta, non cita la fonte esatta. Sulle regole dei consorzi si veda U. Mozzi, op. cit., 1927, pp. 32ss.

157 Ibidem, pp. 42ss. Mozzi riporta la terminazione del 26 febbraio 1568 (m.v., 1569), senza indicare neppure il soggetto produttore. Si intuisce però che fossero i Provveditori sopra i beni inculti.

Quest’opera dell’astronomo e geografo alessandrino venne riscoperta dagli umanisti all’inizio del Quattrocento e fu fruita prima in forma manoscritta e poi in testi a stampa. Questa lettura diede un impulso nuovo alla cartografia europea durante il Cinquecento159.

In Tolomeo troviamo che la corografia è distinta dalla geografia. La geografia riporta in disegno tutta la terra conosciuta, segnandone solo le caratteristiche principali come i golfi, le grandi città, le nazioni; la corografia, invece, si concentra su luoghi specifici, recando anche i dettagli quali i porti, i fiumi con i suoi rami, le ville, i popoli. La prima dunque ha una portata più ampia e generale, mentre la seconda va nel particolare160. Questo emerge anche dall’etimologia stessa delle due parole, derivanti dal greco: “geografia”, costituita da γῆ cioè terra, e γραφή (da cui γραφία) cioè descrizione, descrizione della terra; “corografia”, costituita da χῶρος cioè regione e γραφή, descrizione della regione161. Possiamo comprendere allora che la differenza tra geografia e corografia sta nella scala di rappresentazione. Minore è la scala numerica, maggiore è la porzione di territorio rappresentato, che dunque risulta poco particolareggiato. Per converso, maggiore è la scala, minore è la porzione di territorio rappresentato, il quale risulta perciò più particolareggiato. La corografia utilizza una grande scala e rappresenta il territorio nel dettaglio. Anche nel Rinascimento essa veniva intesa come una descrizione di aree regionali, e spesso veniva usata come prototipo per carte a stampa162.

158 L. Pagani, op. cit., 1981 p.418s; D. Cosgrove, op. cit., 2000 (1993), p. 248s; S. Giunta op. cit., 1996, pp. 6s; D. Woodward, Maps as prints in the Italian Renaissance. Makers, Distributors and Consumers, London 1996, p. 7; F. Fiorani, Carte dipinte. Arte, cartografia e politica nel Rinascimento, Modena 2010, pp. 221ss.

159 S. Y. Edgerton jr, From Mental Matrix to Mappamundi to Christian Empire: The Heritage of Ptolemaic

Cartography in the Renaissance, in D. Woodward, a cura di, Art and Cartography. Six Historical Essays, Chicago

1987, p. 12; D. Woodward, op. cit., 1996, p. 5. Sulle tante edizioni a stampa della Geografia di Tolomeo si veda H. N. Stevens, Ptolemy’s Geography. A brief account of all printed editions down to 1730, London 1908 (second edition).

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C. Tolomeo, La geografia di Claudio Tolomeo alessandrino, già tradotta di Greco in Italiano da M. Giero.

Ruscelli: et hora in questa nuoua editione da M. Gio. Malombra ricorretta, et purgata d'infiniti errori: ... Con l’espositioni del Ruscelli, particolari di luogo in luogo, et universali, sopra tutto il libro, et sopra tutta la Geografia, o Modo di fare la descrittione del Mondo. Con una copiosa Tavola de' Nomi antichi, dichiarati co' Nomi moderni: dal Malombra riveduta, et ampliata. Et con un discorso di M. Gioseppe Moleto, dove si dichiarano tutti i termini appartenenti alla Geografia. Accresciuto di nuovo del modo di fare i Mappamondi, le Balle, le Tavole di Geografia, et di molte figure necessarie, in Venetia, appresso Giordano Ziletti, 1574, libro I, cap. I, p. 1. Questa edizione corregge

alcuni errori delle edizioni curate dal Ruscelli nel 1561 (pubblicata presso Vincenzo Valgrisi) e nel 1564 (pubblicata presso Giordano Ziletti; molto rara); in proposito si veda H. N. Stevens, op. cit., 1908, pp. 19s. L’edizione del 1574 reca la dedica di Giordano Ziletti a Jacopo Contarini, di cui si elencano le qualità intellettuali e morali, nonché l’onorevole retaggio familiare.

Nel testo, Tolomeo fa un paragone tra la Terra e il corpo umano. Per lui, la geografia si occupa di rappresentare il tutto, l’universale, equiparato alla descrizione di tutta la testa. La corografia, invece, descrive una singola parte come se rappresentasse un singolo occhio, od orecchio.

161 Si veda M. Cortellazzo e P. Zolli, a cura di, DELI: dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1999. Per l’uso dei termini geografia e corografia nelle fonti antiche, si veda L. Rocci, Vocabolario greco-

italiano, Roma 1995 (trentottesima edizione).

Un altro concetto della cartografia è quello di “topografia”. Come spiega David Woodward, esso fu introdotto proprio nel Rinascimento163. Secondo Giacomo Gastaldi, grande cartografo del Cinquecento, la topografia era la disciplina più dettagliata rispetto a geografia e corografia, perché tra le sue competenze si trovavano la descrizione di fortezze, palazzi, case164. In realtà, come spiega ancora Woodward, nel Rinascimento la distinzione tra le diverse discipline non era netta e i termini potevano essere scambiati165. Ciò pare supportato anche dall’etimologia del termine “topografia”, derivato dal greco. Infatti, τόπος significa luogo ma anche regione, e sembra così sovrapporre le proprie competenze a quelle della corografia. Entrambi i termini, in realtà, sono documentati in alcune fonti antiche: dallo storico Polìbio (II secolo a. C.), dallo storico Diodoro Siculo (I secolo a. C.), dal geografo Strabone (I secolo d. C.)166. È possibile che nell’antichità i due termini avessero valenze ben separate e codificate, ma ciò non emerge dall’uso corrente rinascimentale.

Francesca Fiorani, in un bel libro interamente dedicato all’argomento, spiega che le carte rinascimentali erano strutture polisemiche, dove si incontravano diversi tipi di rappresentazione: verbale, simbolica, e anche storica167. Ancora la Fiorani, insieme a David Woodward, ritengono che la finalità delle carte e ciò che da esse ci si aspettava fosse una resa analitica del territorio168. Vale a dire che si volevano ritrovare sulla carta le sembianze del mondo circostante. Le carte, però, non si usavano per trovare la via, come accade oggi, ma avevano altre funzioni, prettamente di interesse pubblico e militare169. Juergen Schulz, invece, ritiene che le mappe rinascimentali restarono in continuità con le mappe ideali del Medioevo. Egli spiega che durante il Rinascimento, da una parte, le carte a stampa possedevano un forte contenuto geografico; dall’altra, le carte redatte a mano, come quelle dei cicli murali nei palazzi principeschi, riportavano concetti metafisici. Egli chiama queste carte: “cartes moralisées”, cioè veicoli di concetti politici, simbolici, morali170. Francesca

163 D. Woodward, op. cit., 1996, p. 5.

164 G. Gastaldi, La universale descrittione del mondo, descritta da Giacomo de’ Castaldi, in Venetia appresso Matteo Pagano 1561, pp. 3s; riportato in D. Woodward, op. cit., 1996, p. 6.

Su Giacomo Gastaldi si veda D. Busolini, ad vocem Gastaldi Giacomo, in DBI, 1999, vol. 52. 165 D. Woodward, op. cit., 1996, p. 6ss.

166 Si veda L. Rocci, Vocabolario, 1995. Per corografia si veda sotto la voce χωροβατέω, percorro.

167 F. Fiorani, op. cit., 2010, pp. 17ss. Per le carte geografiche come campi cognitivi si veda E. Casey, The fate of

place. A Philosophical History, Berkeley- Los Angeles- London 1998; Representing Place. Landscape Painting and Maps, Bloomington (Indiana) 2002; come riportato in F. Fiorani. Si veda anche N. Broc, La geografia del

Rinascimento: cartografi, cosmografi, viaggiatori, 1420-1620, Modena 1996.

168 D. Woodward, op. cit., 1996, pp. 75-79; F. Fiorani, op. cit., 2010, p. 17. 169

Fiorani si oppone a tale dicotomia tra carte “scientifiche” e carte moralizzate, in quanto a suo avviso non esistono carte che non rechino dei contenuti simbolici171. La studiosa Marica Milanesi pensa che “la cartografia del Cinquecento è interessata solo agli uomini, ai loro insediamenti, e alle risorse a loro disposizione”; concetto che risulta coerente con l’attitudine tolemaica di una cartografia basata solo l’οἰκουµένη, cioè il mondo abitato172.

Per quanto concerne la corografia rinascimentale, crediamo avesse il compito specifico di rendere su carta una porzione di mondo in miniatura. Stessa cosa dicasi per le immagini topografiche, ancora più definite e particolareggiate. Nella rappresentazione si cercava di unire il rigore della matematica e della geometria con gli elementi icastici della realtà: inserti storici, edifici di città e di campagna, alberi etc. Per raggiungere tale risultato erano, dunque, necessarie più competenze: matematica, idraulica, architettonica e, naturalmente, pittorica.

Riteniamo che le carte richieste dal Governo veneziano servissero a conoscere diffusamente l’ambiente della Terraferma, con il fine ancor più specifico di controllare e gestire il territorio. Come giustamente sostiene Mario Signori, attraverso le perizie, la Serenissima voleva affermare un potere territoriale centrale sui poteri locali173. In questo senso, allora, i periti potrebbero essere considerati gli occhi e le braccia del Governo veneziano. Laddove i patrizi non potevano giungere per scarsità di tempo e competenze pratiche, si inserivano delle figure qualificate ma, soprattutto, fidate: i periti/cartografi, appunto. Chiaramente, i disegni fatti dai periti per i richiedenti in Terraferma tornavano utili anche ai richiedenti stessi, i quali vedevano legittimati propri confini e avevano uno strumento da impugnare in eventuali dispute con i vicini.