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Rinuncia alla carica di perito: 1569.

3. Anni ’50 e ’60 “Christophorus de Sortis, pictor et chorographus veronensis”: i contatti con i proprietari terrieri della Terraferma

3.11 Rinuncia alla carica di perito: 1569.

Come abbiamo visto, nel 1569, si decise di regolamentare la figura del perito sopra i beni inculti, e separare le cariche tra periti ordinari, in numero di tre, e straordinari.

Cristoforo Sorte, sorpreso da questa novità, rinunciò alla carica di perito straordinario che gli era stata assegnata d’ufficio. Egli, da una parte, non aveva intenzione di spostare la propria residenza da Verona a Venezia; dall’altra, non accettava un incarico che forse gli pareva svilente, dati i tanti anni di servizio presso il Magistrato247. È lui stesso a raccontarci che nel 1569 “per molti miei negocij

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ASVe, Senato, Dispacci, 1a +, pp. 252r-254v (paginazione in matita), 13 ottobre 1564, relazione di Marino Cavalli. Gli ambasciatori ordinari erano, all’epoca, Michele Surian e Leonardo Contarini. Non è stato facile reperire la busta, trovata solo grazie all’intervento gentile di un archivista.

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ASVe, Senato, Dispacci, 1a +, pp. 253r-v.

245 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, le scritture in questione seguono i “Chapitullj a inovar il libro Campion”, e forse si collocano all’inizio degli anni ’60. Non vi sono date né paginazione. 246 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 262. Senza paginazione né data.

247 C. Sorte, Trattato, pp. 86r-v; ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, fascicoletto “PRO DOMINO XPHORO DE SORTIS”, 10 gennaio 1569. Sorte afferma infatti: “non mi pareva lecito ch’io stessi

non venni a stanciar à Venetia… à loco et foco”248. Egli ci lascia intendere che il suo punto di riferimento e base d’appoggio era Verona. Probabilmente, sapeva di poter continuare a lavorare dignitosamente anche al di fuori del Magistrato sopra i beni inculti. E così fu, perché abbiamo trovato documenti datati dalla fine degli anni ’60 fino a tutti i ’70249. Ciò sconfessa l’opinione, ormai accettata, per cui non esistono notizie di Sorte negli anni ’70250. In questa nuova fase della sua carriera, tra i richiedenti, c’erano privati cittadini ma anche figure politiche, come i rettori di città. Questo ci fa capire che forse i rapporti tra Sorte e Venezia non si erano raffreddati, come invece sostiene Silvino Salgaro251.

Ne è un esempio la commissione della Val di Scalve in cui fu impegnato, insieme al figlio Giulio, dall’autunno 1569 al 1572252. Come sottolinea Juergen Schulz, quella che doveva essere la valutazione dei confini tra le municipalità di Bergamo e di Brescia si trasformò in una situazione “kafkiana” che tormentò Sorte e le sue tasche per alcuni anni253. Almeno due esperti furono inviati dalla Serenissima per dirimere la contesa che si era creata intorno alla presunta incongruità del disegno di Sorte; ed erano due ingegneri di rilievo. Il primo fu Silvio Belli (?-post 1578), ingegnere vicentino e proto al sal dal 1566254, che contestò l’esecuzione del modello sortiano. Il secondo fu Giovanni Antonio Rusconi (1520-1587), architetto spesso al servizio delle magistrature veneziane. Il 14 e 30 ottobre 1571 Rusconi scrisse delle relazioni sulla contesa. La decisione finale riguardo al confine fu presa in Collegio solo nell’estate del 1572255.

I documenti dei Confini confermano che, effettivamente, nel 1569 Sorte era residente in Verona presso santa Maria in Organo, come dimostrano le intestazioni di molte lettere256. In genere, vi si

248 C. Sorte, Trattato, c. 86r-v, 23 giugno 1583. Racconta i fatti del 156, in occasione del suo reinserimento ai Beni Inculti nel 1583.

249 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, passim.

250 R. Almagià, op. cit., 1957, p. 9; M. S. Tisato, op. cit.,1978, pp. 13s; S. Salgaro, op. cit., 1985, p. 119J. Schulz, op. cit., 1990, p. 66.

251 S. Salgaro, op. cit., in S. Salgaro, 2012, pp. 228s. 252

ASVe Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, fascicolo “ms. Zanantonio Rusconi nono perito, Sortes”, paginazione fino a 28v. i disegni si trovano in ASVe Provveditore sopraintendente alla camera dei

confini, b. 262, passim.

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ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, passim. J. Schulz, op. cit., 1976, pp. 112- 117; M. S. Tisato, “Cristoforo Sorte in Valle di Scalve e in Cadore: controversie territoriali in aree montane di confine”, in “Cristoforo Sorte e il suo tempo”, atti del convegno, Bologna 2012; G. Conforti, op. cit., 1985, p.274ss.

254 A. Miraglia, Cultura e percorsi di Silvio Belli, “inzegnero” del Rinascimento, in “Studi veneziani”, N.S. XLII, Pisa-Roma 2001 pp. 255-279; F. Barbieri, ad vocem Belli Silvio, in DBI, Firenze 1970.

255 ASVe, Collegio, Notatorio, Filze, 43, giugno-agosto 1572. Cfr. J. Schulz, op. cit., 1976, p. 115 nota 16. 256

ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, 12 luglio 1570 inviata da Maffeo Rivadosso, collaboratore di Sorte.

trova scritto: “Al molto honorando sr. Cristoforo Sorte inzignero a Santa maria orgena al muro

nouo, In Verona”. In un’intestazione, però, Sorte viene chiamato con l’appellativo di architetto: “Al sp.le ms. X.phoro Sortes, architetto quanto fratello honorando, Verona maria orgena al muro”.

Nella lettera, datata 22 settembre 1569, un certo Ludovico Lana chiede a Sorte, per conto della comunità di Borno, di recarsi in Val di Scalve per rilevare alcuni monti oggetto di contesa ed eseguire un modello: “…ho pensato di ualermi della persona sua in questo fatto, però uien questi

homeni de Borno p. appostarla, per conto suo et così la prego à non mancarli sapendo jo quanto uale in questo et in altro…” 257. Da un lato, comprendiamo che il termine “architetto” era usato quasi come un sinonimo di “ingegnere”, e che le competenze dei due mestieri erano molto simili. I rilevamenti di fiumi e di montagne, probabilmente, erano visti in continuità con i rilevamenti di edifici. D’altro canto, considerata la data della lettera, Sorte doveva aver dato prova di intendersi di architettura in senso stretto almeno dalla fine degli anni ’60, e non nel 1572 come finora segnalato258.

Non dobbiamo credere che, da un giorno all’altro, il Nostro cambiò mestiere. Anzi, è probabile che il cambiamento professionale non fosse repentino ma graduale, e maturato anche grazie alle conoscenze altolocate che abbiamo visto. Inoltre, forse tralasciò l’attività di perito per qualche tempo, ma non definitivamente. Nonostante ciò, Conforti, seguendo le linee interpretative all’epoca consolidate, ritiene che Sorte si dedicò all’attività architettonica, dal momento in cui aveva rinunciato al suo servizio per i Beni Inculti259. Oggi sappiamo che queste attività si sovrapponevano molto spesso. Le qualifiche che leggiamo nei documenti dipendono più dal genere di lavoro al quale si attendeva in un determinato momento, piuttosto che essere uno status professionale fissato una volta per tutte.

I molti negocij, cioè molti affari, erano per lui una motivazione sufficiente per restare in Terraferma, almeno per i a svolgere le solite mansioni di perito e, al contempo, quelle proprie dell’architetto.

257 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, 22 settembre 1569. Non si è trovato granché riguardo al Lana, il Crollalanza attesta una famiglia Lana maggiorenti bresciani; si veda G. B. Crollalanza,

Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa 1886, vol. II p. 5.

258 G. Conforti, op. cit., 1988, p. 182; M. S. Tisato, op. cit., 1978, pp. 12-13. Nel 1572, Sorte è registrato all’estimo ancora come architetto residente in contrada san Vitale a Verona.

4 Anni ’60-’80. Architettura e fortificazioni: commissioni private e istituzionali