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3. Anni ’50 e ’60 “Christophorus de Sortis, pictor et chorographus veronensis”: i contatti con i proprietari terrieri della Terraferma

3.7 Committenti veronesi.

Dai documenti visionati risulta che Cristoforo Sorte entrò in contatto con i maggiorenti di Verona197. Tra essi, alcuni sono stati studiati dalla storiografia mentre altri, per il momento, restano solo dei nomi. Per tutti sarebbe utile una ricerca genealogica e nelle parentele, le quali spesso rivelano dati interessanti. In tal modo si potrebbe mettere a fuoco meglio un tessuto sociale costituito da rapporti articolati tra le famiglie facoltose della città.

I capi famiglia possedevano, spesso, delle terre nelle campagne che volevano mettere a frutto con coltivazioni, e grazie a mulini ad acqua (fig. 36). I periti erano incaricati di verificare se ciò era possibile e, laddove i mulini erano già in funzione, di stimarne la portata e adeguato contributo pecuniario. Sulle terre i proprietari facevano erigere delle ville, come si vede dai disegni conservati.

196 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, b. 260, fascicolo PRO DOMINO XPHORO DE SORTIS, 25 ottobre 1562.

Per le caratteristiche principali delle commissioni rinviamo alle schede realizzate in occasione di questo studio, poste in appendice.

Non è possibile, per questioni di spazio, trattare qui di ogni singola famiglia e, perciò, rimandiamo all’autorevole bibliografia che se n’è occupata198. Ci limiteremo a riportare i nomi emersi dallo spoglio delle due buste già citate e a citare i casi più interessanti.

I committenti con cui il Nostro ebbe a che fare appartenevano alla nobiltà o alla classe mercantile, e le loro terre si estendevano su un’area che andava dalla Valpolicella fino al Polesine. Un dato interessante, messo in luce da Alessandra Zamperini, è che le commissioni di perizie e carte da parte delle famiglie veronesi avvenivano, nella maggior parte dei casi, quando esse in questione registravano all’estimo un aumento delle proprie entrate199. I proprietari ritenevano più remunerativo investire sulle terre piuttosto che sui possedimenti in città. Certamente, questo movimento verso le campagne non riguardò solo una famiglia, ma divenne quasi una moda.

Tra gli esponenti dell’aristocrazia, nei documenti, abbiamo: Leone Aleardi; i conti Bevilacqua; i Bevilacqua Lazise quondam (q.) Gerolamo; Giovan Battista Bevilacqua Lazise; Agostino Bra; Danese Buri; Mattio Campagna (insieme a Giulio Zenari); i conti Canossa; Caterina Cavalli; conte Ludovico Della Mirandola; conte Antonio Della Torre; conte Giovan Battista Della Torre; Giacomo Maffei; Marcantonio e Rolandino Maffei; dottor Bartolomeo Monselice; Daniele Montanari e cugini; Antonio e Giacomo Moronati; Carlo Nichesola; i Pellegrini; Innocenzo Rizzoni; conti Antonio e Federico Serego q. conte Ludovico; Federico Serego in vece di Gerolamo, Claudio, Paolo e Ciro Canossa q. conte Galeazzo; conte Marcantonio Serego; il nobile Tommaso Spolverini; Giulio Zenari (insieme a Mattio Campagna).

A questi nomi la Zamperini aggiunge Giovan Battista Allegri, Giovan Battista Del Bene, Pier Francesco e Francesco Giusti, i Miniscalchi, i Pindemonte, i Ridolfi, riportati dai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Verona200.

È molto probabile che questo elenco non esaurisca il bacino delle committenze di Sorte, ma è già visibile una fitta rete di conoscenze. Per esempio, entro il 1557, vi fu la richiesta di Federico Serego q. conte Ludovico per i suoi cognati, i fratelli Canossa q. conte Galeazzo. Il conte Federico Serego,

198 A. Zamperini, “Tra i Badile e i Brusasorci: Cristoforo Sorte, i richiedenti veronesi e le botteghe degli amici”, in “Cristoforo Sorte e il suo tempo”, atti del convegno tenutosi a Verona il 31 ottobre 2008 a cura di S. Salgaro, Bologna 2012, pp. 413-441; G. M. Varanini, a cura di, Magna Verona Vale, Verona 2008; P. Lanaro, a cura di, Edilizia

privata nella Verona rinascimentale, 2000; G. M. Varanini, a cura di, La famiglia Del Bene di Verona e Rovereto e la villa Del Bene di Volargne, atti della giornata di studio, Rovereto e Volargne, 30 settembre 1995, Rovereto 1996; G. M.

Varanini, a cura di, La Valpolicella nella prima età moderna (1500c.-1630), Verona 1987.

199 A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, pp. 435ss, il paragrafo “Sorte amico e socio dei Badile? Indizi per una specializzazione professionale nel mercato veronese”.

che aveva sposato Violante Canossa nel 1550, sarà a sua volta richiedente insieme al fratello Antonio201. I due erano, poi, cugini di Marcantonio Serego, per cui Sorte lavorò nel 1558202.

Altre famiglie di rilievo con cui Cristoforo Sorte ebbe contatti furono i Del Bene, i Della Torre e i Giusti203. Con Giovan Battista Della Torre, in particolare, dovette esserci un rapporto di fiducia, dato che Sorte risulta testimone di un acquisto fatto dal nobile in Venezia, nel giugno del 1568204. Tra gli esponenti della classe mercantile, invece, abbiamo: Michele Battaglia (insieme a Bartolomeo Cozza); il medico Pietro Beroldi; Domenico Bonvesin (insieme a Battista Caporali); Iseppo Bonetti e fratelli; Calderino Calderini; Battista Caporali (insieme a Domenico Bonvesin); Giovanni Cigolin q. Antonio; Bartolomeo Cozza (insieme a Michele Battaglia); Bartolomeo Cozza (insieme a un Bonetti); Giacomo da Prato e fratelli; Dioniso Dondonini; Marco Marcabruni (insieme a Bartolomeo Verzero); Marco Marcabruni e consorti; Giovan Battista Orti; i Rambaldi; Giovanni Roia q. Pietro; Francesco Ruffo; Annibale Salerni e fratelli (insieme a Giovanni Antonio Cigoli e fratelli); Bernardo Salerni e fratelli; Pio Turchi; Zeno Turchi; Bartolomeo Verzero (insieme a Marco Marcabruni). A questi nomi la Zamperini aggiunge i Cermisoni, i Cossali, Mario Franco, i Mandello, gli Orimbelli e i Radice205.

Anche nella classe mercantile notiamo un rete di parentele tra i richiedenti; ad esempio i fratelli Annibale e Bernardo Salerni206. Quest’ultimo era tra coloro che, udita la parte del Senato del 6 febbraio 1557, aveva richiesto in concessione l’acqua per irrigare le proprie terre207.

201 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, bb. 260-262. Si veda la commissione datata 10 giugno 1557, e il disegno s.d. nella b. 262. Cfr. Archivio Canossa Verona, fasc. 1368, f. 395, come riportato da I. Gaetani di Canossa, Note sugli affreschi delle sale a piano terra di palazzo Canossa a Verona, in P. Lanaro, op. cit., 2000, pp. 382ss; A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, p. 427.

202 G. Borelli, Considerazioni sugli assetti economici del patriziato veronese nel Cinquecento, in P. Lanaro, op. cit., 2000, pp. 49s; A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, p. 416.

203 Per i Del Bene, in particolare Giovan Battista e le sue terre a Volargne di Valpolicella (Vr), si veda: G. M. Varanini, Economia rurale e società pedecollinare e collinare, in G. M. Varanini, op. cit., 1987, parte I, cap. I, pp. 112s; P. Lanaro, I Del Bene e l’economia roveretana del Cinque e Seicento: dai registri dell’archivio del Bene, in G. M. Varanini, a cura di, 1996, pp. 61-80; A. Sandrini, Tra “segni” arcaici e novità classicistiche: l’aggiornamento

architettonico di villa del Bene nel Cinquecento, in G. M. Varanini, op. cit., 1996, pp. 237-242; A. Zamperini, op. cit.,

in S. Salgaro, 2012, pp. 429ss, in particolare p. 434.

Per i Della Torre, in particolare Giovan Battista presso Fumane di Valpolicella (Vr), si veda: M. T. Franco, Per villa

Della Torre a Fumane: la committenza, una data certa e altre questioni, in G. M. Varanini, op. cit., 2008, p. 611-634;

A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, pp. 421ss, in particolare p. 427. Si veda anche E. Svalduz, Palazzo Della

Torre a San Fermo, in P. Lanaro, op. cit., 2000, pp. 334-344.

Per i Giusti, si veda: E. Molteni, Palazzo Giusti del Giardino, in P. Lanaro, op. cit., 2000, pp. 353-362.

204 Riportato in L. Castellazzi, Appendice archivistica. Cristoforo Sorte, in P. Marini, Palladio e Verona, Vicenza 1980, p. 304.

205 A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, passim.

206 ASVe, Provveditore sopraintendente alla camera dei confini, bb. 260-262. Cfr. A. Zamperini, op. cit., in S. Salgaro, 2012, pp. 437-439.

È interessante il caso di Dioniso Dondonini. Questo nome ricorre spesso, e le commissioni che lo riguardano vanno dal 1563 fino al 1571, quando Sorte non è più perito per il Magistrato sopra i beni inculti208.

Altro nome interessanti è quello dei Turchi che, in rapida ascesa in città, avevano acquistato terreni in Valpolicella209. Zeno Turchi aveva richiesto una perizia per l’irrigazione dei suoi campi a Novare di Arbizzano. L’acqua che desiderava estrarre nasceva da una fontana di Benedetto da Marano, per scorrere poi su altri terreni, tra cui quelli di Antonio Della Torre fino ad arrivare a quelli di Zeno Turchi. Dunque, desumiamo che questi fosse vicino di casa di Della Torre, anch’egli richiedente di Sorte, tra il 1558 e il 1562210.

Alcuni dei richiedenti, sia dell’aristocrazia che della classe mercantile, avevano anche un profilo culturale di tutto rispetto che veniva loro riconosciuto in città. Per esempio, alcuni erano stati accolti nell’Accademia Filarmonica di Verona, come segno evidente dell’apprezzamento dei concittadini. Tra i nobili vi erano Marcantonio Serego, Pio Turchi, Giovan Battista Della Torre. Nella classe mercantile troviamo, ad esempio, Pietro Beroldi e il già citato Bernardo Salerni211.