6. L’incendio di Palazzo Ducale nel 1577 e la presenza di Cristoforo Sorte.
6.2 La ricerca di una nuova sede per il Maggior Consiglio.
Subito dopo l’incendio, la preoccupazione del governo era doppia: i restauri del palazzo e la ricerca di un luogo capiente per riunire il Maggior Consiglio. Per tali scopi, il 23 dicembre i Savi del Collegio chiesero l’elezione di tre nobili che esaminassero, coadiuvati da alcuni periti, sia i luoghi dell’incendio, sia alcune sale esterne al palazzo idonee per le assemblee. Tenuto conto delle scritture dei periti, i tre nobili avrebbero riferito in Senato i risultati delle ricerche401. Durante tale seduta, i savi Marcantonio Barbaro e Maffio Venier proposero, per le assemblee, l’area dei granai di Terranova circondati dal Rio della Zecca, dall’Ottocento occupata dai Giardini Reali402. In questo frangente, sembra che Marcantonio Barbaro avesse fornito un disegno dell’area ai periti403.
Il savio di Terra Ferma Vincenzo Tron chiese anche che i proti accertassero la sicurezza della sala della Libreria e riferissero in quanto tempo si sarebbe potuto restaurarla404. Entrambe le proposte non vennero accettate.
Come spiega anche Giangiorgio Zorzi, i tre nobili eletti per svolgere le ricerche furono Jacopo Soranzo cavaliere e procuratore, Paolo Tiepolo anch’egli cavaliere e procuratore, e Alvise Zorzi. Li troviamo in carica almeno dal 27 dicembre 1577, e ricevettero la denominazione di Deputati sopra
la proposition del luogo per ridur il Mazor Consiglio405. Presumibilmente rimasero in carica fino a che non fu trovato il luogo per le assemblee. Proprio al 27 dicembre i periti convocati, Andrea Palladio, Antonio da Ponte proto al Sal, Simone Sorella proto della Procuratia de supra proto della Procuratia de supra, e Francesco da Fermo proto della Procuratia de citra, consegnarono il proprio parere su dove potesse riunirsi il Maggior Consiglio, durante i restauri. I luoghi proposti, motivati da misure e da disegni, furono: la chiesa di San Marco, che richiedeva qualche aggiustamento; la
401
ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 30r, 23 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, pp. 415s. Il savio del Consiglio, procuratore Marcantonio Barbaro, il savio agli Ordini Maffio Venier e il savio di Terraferma Vincenzo Tron, non parteciparono alla votazione.
402
ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 30r, 23 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 415. Si veda anche A. Foscari, Un dibattito sul foro marciano allo scadere del 1577 e il progetto di Andrea
Palladio per il Palazzo Ducale di Venezia, in “Quaderni dell'Istituto di Storia dell'architettura”, N.S. 1/10, 1983-1987,
1983, p. 324. Sull’area di Terra Nova si veda: G. Vertecchi, Il "masser ai formenti in terra nova". Il ruolo delle scorte
granarie a Venezia nel XVIII secolo, Università degli studi Roma Tre – Roma, 2009.
403 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Filze, 72, 29 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 420. Cfr. G. Zorzi, Il contributo di Andrea Palladio e di Francesco Zamberlan al restauro del Palazzo Ducale di
Venezia dopo l'incendio del 20 dicembre 1577, in “Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, Venezia 1956-
57, p. 56.
404 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 30r, 23 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 416. “…che sia commesso alli Proti che debbino deponer con giuramento sopra la sicurtà della Sala ditta la
Libraria, che hora è abbruggiata, della capacità di essa et del tempo che vi andarà in coprirla et fornirla…”.
405 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 30v, 23 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, pp. 416s. Cfr. G. Zorzi, op. cit., 1957, p. 17. Zorzi non cita la denominazione specifica data alla terna. Lo studioso ha pubblicato i documenti già editi dal Lorenzi ma con un ordine diverso.
corte di Palazzo, che avrebbe intralciato per i restauri e richiesto tempi lunghi; la canonica di San Marco, la sala più capiente, che avrebbe richiesto una sistemazione di tre mesi e spese inferiori alla corte di Palazzo406. Al momento, non c’è traccia dei disegni redatti in occasione di queste perizie. Nella stessa relazione Palladio affermava anche la pessima condizione dei muri dello Scrutinio, giudicandolo non sicuro, al contrario dei suoi colleghi407. Sempre il 27 dicembre, il Senato decise di approvare i lavori necessari sull’area della canonica, a cominciare dall’abbattimento delle case di canonici e preti, i quali avrebbero trovato altre residenze nei dintorni, a spese della Signoria408. Il
deputato Alvise Zorzi propose che, mentre era in corso d’opera la sala sulla precedente area della
canonica, si svolgesse il Maggior Consiglio nella Chiesa di San Marco; non sembra che tale proposta sia stata accettata409. Il 29 dicembre Andrea Palladio e i proti soprascritti consegnarono una stima di spesa per la costruzione della sala della canonica: oltre 5.000 ducati e quattro mesi di lavoro, non mancando la fornitura di materiali410. Le idee sul da farsi, però, mutavano in fretta, alla ricerca della soluzione più idonea, come ricorda anche il contemporaneo Francesco Molin411. Infatti, lo stesso 29 dicembre è registrata la parte del Senato in cui venivano scelte le sale dei remi nell’Arsenale, atte ad ospitare provvisoriamente il Maggior Consiglio, lo Scrutinio e le elezioni412. In definitiva, dunque, si preferì non arrischiarsi ad usare la sala dello Scrutinio, che Palladio aveva ritenuto mal sicura.
Come mai, in prima battuta, vennero chiamati solo quattro periti? E perché proprio quelli? Si può ipotizzare che, in una situazione di trambusto, vennero interpellati i professionisti che in quel momento erano a disposizione, figure competenti e investite di fiducia, quali erano i proti. Quanto a
406 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Filze, 72, settembre-febbraio 1577 (m.v.), 27 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, pp. 417s. Cfr. G. Zorzi, op. cit., 1957 (a), p. 54.
407
È possibile che con tale affermazione, Palladio rispondesse al quesito posto dal savio Vincenzo Tron (vedi sopra).
408 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 30v, 27 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 417: “...Et siano perciò gettate immediatamente a terra le predette fabriche di essa Canonica et in esso con
ogni possibile diligentia ridotte secondo il dissegno le Sale per il Mazor Conseglio per il Scrutinio, et altri luoghi come è predetto.”
409
Ivi. Cfr. G. Zorzi, op. cit., 1957 (a), p. 17.
410 ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Filze, 72, settembre-febbraio 1577 (m.v.), 29 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 418.
411 F. Molin, Memoria delle cose successe ai suoi tempi dal 1558 al 1598, BMV Cod. It., Classe VII, 553 (=8812), c. 91; riportato in G. Zorzi, op. cit., 1957 (a), pp. 19s.
412
ASVe, Senato Terra, Deliberazioni, Registri, 52, c. 32r, 29 dicembre 1577; riportato in: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 419. Cfr. G. Zorzi, op. cit., 1957 (a), pp. 55s. Alla seduta erano presenti, oltre al doge, il cavaliere consigliere Vincenzo Morosini; i capi dei XL: dottore, cavaliere procuratore Nicolò da Ponte, e Francesco Venier; i savi del Consiglio, assente Gritti; i savi di Terraferma; i savi agli Ordini, assente Priuli; i tre Propositori del luogo per ridur il
Mazor Consiglio, A. Zorzi, J. Soranzo, P. Tiepolo. Il procuratore savio del Consiglio M. Barbaro, e il savio agli Ordini
Palladio, probabilmente si trovava in Venezia, impegnato con il progetto della chiesa del Redentore dall’autunno del 1576413. Se è vero che, come sostiene Giangiorgio Zorzi, i quattro esperti vennero chiamati solo per dare un parere sulle materie mirate stabilite dal Senato414, si può credere però che il ventaglio di possibilità fosse stato suggerito dai periti.