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5. L’incendio di Palazzo Ducale nel 1574.

5.5 Ruolo del Consiglio dei X.

Per capire un po’ meglio la dinamica dei pagamenti occorre ora chiamare in causa anche il Consiglio dei Dieci. Esso si occupava prevalentemente di questioni penali e della sicurezza dello Stato; per tale ragione aveva un archivio separato e una cassa propria352. Quest’organo di governo a partire dalla sua istituzione, con la congiura Querini Tiepolo del 1310, assunse via via un potere più pronunciato fino alla limitazione nel 1582/1583353. I Dieci avevano anche il controllo della materia finanziaria, inclusa la coniatura in Zecca. Dai documenti d’archivio sembra chiaro che anche i Provveditori al Sal facessero riferimento al Consiglio dei Dieci354.

Dall’esame delle fonti risulta che il Consiglio dei Dieci prese parte anche alle vicende ricostruttive del palazzo. Il suo compito era di far eseguire le delibere del Senato riguardo alla materia finanziaria, commettendo lo spostamento di ingenti somme di denaro dalla cassa grande del

349 ASVe, Provveditori al Sal, b. 412, c. 6r, 12 giugno 1574.

350 ASVe, Provveditori al Sal, b. 412, c. 17r, 1 agosto 1574. Sia il da Molin che il Giustinian erano stati Provveditori al sal tra 1573 e il marzo del 1574, come si evince da: ASVe, Consiglio dei X, Parti Comuni, Filze, 120, 18 marzo 1574.

351 ASVe, Provveditori al Sal, b. 412, c. 3r, 3 giugno 1574.

352 A. Vianello, Gli archivi del Consiglio dei Dieci. Memoria e istanze di riforma del secondo Settecento

veneziano, Padova 2009.

353 A. Stella, La regolazione delle pubbliche entrate e la crisi politica veneziana del 1582, in Miscellanea in onore

di Roberto Cessi, II, Roma 1958, pp. 157-171.

Magistrato al Sal verso la cassa piccola dei Provveditori sopra la fabbrica. Per ogni versamento, si andava dai mille fino a toccare i tremila ducati. In totale, da maggio a dicembre del 1574, vennero autorizzati versamenti per 10.000 ducati. Nei due anni successivi ci si assestò a 4.000 ducati annui, mentre nel 1577 ne furono emessi “solo” 2.000. Si parla, dunque, dello stanziamento di almeno 20.000 ducati in tre anni e mezzo di restauri all’ala orientale del palazzo, senza contare le altre spese specifiche355. Il controllo dell’emissione di queste cifre ragguardevoli aveva forse a che vedere con la sovrintendenza dei Dieci sulla Zecca? È difficile non legare l’accentramento del potere finanziario nelle mani del Consiglio con il suo controllo dello stanziamento dei fondi per i restauri del palazzo. I Dieci avevano l’ultima parola sui fondi da emettere ma non entravano nel merito dei lavori, cioè si rimettevano a pareri già approvati. Si interessavano, però, nel dettaglio ai lavori afferenti alla loro magistratura, come il restauro delle prigioni da basso. Abbiamo anche notizie della loro autorizzazione per i transiti di materiali da costruzione356. A volte davano il consenso, sempre su polizze del da Ponte, per il pagamento di lavori già eseguiti. Le scritture del Consiglio dei dieci, inerenti al restauro del palazzo, sono organizzate in Registri e Filze. Nei Registri abbiamo le parti del Senato da mettere in esecuzione, e nelle Filze ci sono copie delle delibere e, a volte, alcuni dettagli di spese affrontate o da affrontare, per lo più relative al restauro delle prigioni357.

Il Consiglio dei Dieci si intrometteva nelle commissioni dei lavori da svolgere? Stando ai documenti consultati, i Dieci non sembravano impegnati nelle decisioni in prima persona, a meno che non si trattasse dei lavori alle prigioni, e comunque erano guidati dal proto. Esiste, però, una lettera in cui Tintoretto si offre di dipingere alcune tele celebrative della Signoria, da porre nelle sale dei Dieci e nello Scrutinio, senza remunerazione pecuniaria ma in cambio di una sensaria al Fontego dei Tedeschi358. Tintoretto, che già altre volte aveva offerto in donativo le proprie opere359, incontrò il consenso del Consiglio dei X, che lo misero in aspettativa per la prima sensaria vacante.

355 Si veda: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 385ss. 356 G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 409.

357 ASVe, Consiglio dei X, Deliberazioni, Parti Comuni, Filze, 121, da luglio ad ottobre 1574; riportato in G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 391s.

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ASVe, Consiglio dei X, Deliberazioni, Parti Comuni, Registri, 31, c. 160, 27 settembre 1574. Si veda anche ASVe, Consiglio dei X, Deliberazioni, Parti Comuni, Filze, 121, da luglio a ottobre 1574; riportato da: G. Lorenzi, op. cit., 1868, p. 391s.

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Un altro caso significativo, secondo quanto racconta Maria Elena Massimi, fu quello in cui Tintoretto offrì in dono il dipinto di San Rocco in gloria ai confratelli della Scuola Grande di San Rocco nel 1564. In tal modo, sintetizzando, si accaparrò la decorazione di tutto il soffitto della Sala dell’Albergo, divenne confratello lui stesso, ricavandone le commissioni successive. Si veda: M. E. Massimi, Jacopo Tintoretto e i confratelli della Scuola Grande

di San Rocco. Strategie culturali e committenza artistica, in “Venezia Cinquecento”, n. 9, 1995, pp. 5-170, in

Se, da un lato, si dovrebbe chiarire la motivazione di una simile concessione; dall’altro, l’episodio fa pensare che, in certe occasioni, i Dieci entrassero nello specifico delle decorazioni.

Un’altra questione di cui questo consiglio si occupò, fu lo smarrimento delle scritture durante l’incendio. Molte scritture erano state salvate e portate nei luoghi più disparati da facchini, nobili etc. Certamente alcune filze furono rubate. Per questa ragione, il 15 maggio 1574 i Capi del Consiglio dei Dieci ordinarono pubblicamente il ritorno delle scritture disperse entro tre giorni, sotto pena della vita360. Purtroppo il proclama non sortì l’effetto sperato e, nel settembre di quell’anno, il Cancelliere Grande Andrea Frizier continuava a lamentare l’assenza di importanti documenti del Senato361.