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Università di Firenze

Dottore di ricerca in Tecnologia

dell’Architettura

XIX ciclo

dell’architettura non più coincidente con le misure fi- siche della costruzione ma, piuttosto con l’insieme delle operazioni programmabili per costruire un'altra natura” come suggeriva lo stesso Vittoria.

Approccio tecnologico complesso

L’articolazione del Caso studio del Santuario del SS.mo Crocifisso in Treia di Cesare Bazzani, attraver- so un processo progettuale organizzato in tre fasi ri- specchia i tre momenti delineati da Vittoria e citati sopra: a partire dall’organizzazione del sistema di co- noscenza che, intesa come “immaginazione proget- tuale”, raccoglie dati e li elabora criticamente per aprire la strada a sistemi di interfaccia tra conoscen- ze dei vari settori (storia, cantiere, restauro, manu- tenzione, impiantistica, ecc..) e fornire le prime indi- cazioni di come valutare i dati a nostra disposizione; si passa ad una seconda fase, definibile delle decisio- ni possibili, in cui i sistemi di valutazione spaziale e tecnologica servono a dare delle indicazioni prelimi- nari ponderate5 di quali politiche progettuali siano maggiormente sostenibili per il manufatto storico senza precluderne i valori culturali; i risultati conflui- ranno, come dati preliminari e/o specifici, nella terza fase (vedi schema 3). L’azione vera e propria si con- cretizza nell’intervento-sperimentazione del riuso- adeguamento scandito dagli strumenti tradizionali dell’iter progettuale (progetto generale, preliminare, particolareggiato). Questa terza fase, della sperimen-

tazione vera e propria, mette a frutto quanto indica-

to dal professor Vittoria nel 19836 e cioè che l’in- novazione dei modi di verificare le ipotesi di pro- getto si presenti come sperimentazione stessa di nuovi strumenti a supporto di un’ azione-progetto responsabile.

La sperimentazione di questo nuovo percorso ope- rativo nasce da un substrato di elaborazione e svi- luppo delle idee provenienti da logiche di altri setto- ri7. La gestione della complessità, sia interdisciplinare che architettonica, è da sempre una questione diffici- le da rappresentare e indagare nelle sue diverse va- lenze, al momento solo la tecnologia8, intesa come processo e metodologia e non come tecnica, si è ri- velata l’ambito in grado di guidare e articolare le scelte progettuali su un manufatto storico monu- mentale, come quello eclettico, con l’intento di cor- relare le diverse problematiche senza perdere mai la connessione alle varie scale di operatività. I fattori di La ‘scelta dei metodi’ progettuali secondo Eduardo

Vittoria

La “necessità urgente di ricostruire la congruenza tra ricerca e progetto1” espressa nel pensiero teorico di Vittoria è alla base del personale contributo nell’in- dicare un approccio multidisciplinare al come con- servare nel tempo i beni culturali architettonici2, il cui modus operandi è limitato spesso ad un metodo vincolistico tipico del restauro tradizionale. In tale settore sembra valido anche il concetto secondo cui “le contrapposizioni dialettiche3 devono essere”.. vi- ste come… “singoli momenti (specifici dei vari setto-

ri) del processo che lega conoscenza, decisione e

azione”. Vittoria individua, così, nell’ideazione di un nuovo processo consapevole, di un metodo da veri- ficare e sperimentare, la strada migliore perchè la ri- cerca, da teorica si trasformi in applicata e contribui- sca a risanare la dicotomia tra percorsi ideativi ed operativi. Su questa base, tra il reale e il possibile, propendere per il possibile è quanto tentato nell’i- deazione dell’iter metodologico da me suggerito per la Manutenzione programmata nella conservazione,

nella fruizione e nel riuso di opere del periodo ecletti- co 4; dove da una ricerca di base si sviluppa una ap-

plicazione specifica del metodo dettata nei tempi, nei metodi e nelle finalità da esigenze precise e con- tingenti.

Il contrassegno di un approccio tecnologico vuole corrispondere così a “la ricerca di una dimensione

re “tecniche di sintesi” per cui si necessita di messe a punto continue di “meccanismi di specificità combi- natoria”10 per ricercare una forma da dare ad uno spazio ininterrotto. Al tradizionale iter progettuale le cui scelte sono lasciate all’arbitrio quasi totale del progettista, si aggiungono componenti di processo importanti per eliminare da un lato, tramite le valu- tazioni iniziali un certo grado di arbitrarietà, dall’altro tramite le matrici multi-criteria (combinazione di va- ri sistemi di confronto valutativo), si tenta di verifica- re la compatibilità delle soluzioni tecnologiche o spa- ziali ipotizzate.

I tre momenti indicati nella metodologia manutenti- va-conservativa per la progettazione ambientale del manufatto eclettico, mantengono caratteri di siste- maticità, interattività, multidisciplinarietà, multiscalari- tà. I livelli di complessità mostrano via via priorità dif- ferenti, inesistenti ai livelli superiori o inferiori e spes- so lo studio alla scala più piccola serve a confermare i risultati di quella superiore. La particolarità del me- todo è che comunque ad ogni scala la valutazione può essere di supporto alle scelte di interventi set- toriali più tradizionali, tipici magari della manutenzio- ne o del restauro.

Il primo momento, più teorico, è basato, come già vi- sto, sulla conoscenza che permette l’ inquadramento di tutti i fenomeni in atto per la successiva ricerca delle interconnessioni esistenti tra materia e ambien- te in vista della possibilità di controllarlo e arricchir- lo delle strutture artificiali volute dall’uomo11, e pre- vede un nuovo concetto di archiviazione dati attra- verso un software con molti link interattivi. Il secon- do momento è quello delle valutazioni critiche tec- nologiche e ambientali e riveste il compito di cernie- ra tra teoria e pratica (vedi schema 1), attraverso l’u- so di strumenti presi a prestito dal processo tecno- logico. Ricordiamo che il ‘saper fare tecnico’ è anche alla “radice della capacità di immaginare nuove solu- zioni”12, dove la scelta dei metodi non è da confon- dere con la scelta dei modelli e “la soluzione non è più soluzione ottimale ma si presenta come insieme di tentativi, … e di anticipazioni,…, da verificare”13. L’approccio strumentale adottato può essere ricon- dotto sia a quello esigenziale-prestazionale della tec- nologia, con riferimento agli avanzamenti nel settore della manutenzione quali le valutazioni pre-diagnosti- che del BEST di Milano che chiariscono i limiti di in- tervento stabilendo delle soglie, sia alla ricerca di ido- scala, che sono di solito la causa maggiore della per-

dita di coerenza tra le diverse problematiche, sono stati gestiti con continuità grazie alla ricostruzione di un modello tridimensionale il cui esploso dei com- ponenti, nella sua interezza, è, di volta in volta, legato o alle tipologie dei difetti-degradi o alla descrizione dei particolari tecnologici tramite zoommate in 3D su alcune zone; in questo modo si riesce a gestire la complessità dell’intero e la specificità del particolare in un unicum. Questo tipo di gestione, tramite dato visivo, consente il passaggio allo studio dell’elemento particolareggiato del sottosistema specifico (quando interessato da problemi), senza eccessivi salti, ma co- sa più importante, non perde mai di vista gli inter- faccia con gli altri sottosistemi che compongono il si- stema totale della costruzione.

L’iter del prodotto progetto, in fase generale, è frut- to di un processo di acquisizione, elaborazione e so- prattutto valutazione di dati tratti dalla realtà, in gra- do di fornire delle prime direzioni di scelte consape- voli; la successiva decisione particolareggiata richiede un sistema di verifica, che variante in scala e temati- ca, porterà alla chiarificazione di una prima tempora- nea9 scelta consapevole del progettista operante. La concertazione di strumenti e metodi (rappresentati- vi, valutativi, ecc…) per controllare il processo di tra- sformazione dell’ambiente attraverso l’attività pro- gettuale riesce a stabilire, in questo modo una forma migliore di relazioni tra le esigenze dell’uomo e il proprio ambiente di vita e garantisce modalità di in- tervento che salvaguardano i delicati equilibri del si- stema manufatto storico da quegli interventi specifi- ci e limitati che, l’esperienze del passato, hanno di- mostrato accelerare lo stato di degrado degli edifi- ci solo per il fatto di essere limitati nell’ individuare le cause effettive e più profonde alla base dei difetti di costruzione.

Innovazione dei metodi di valutazione e verifica Nella simulazione dell’iter di adeguamento per il Santuario di Treia sopra descritto, in fase di interven- to particolareggiato si riscontra la dimensione ’inno- vazione’ del contributo che, come suggerito da Vittoria, è inteso quale sperimentazione di nuovi mo-

di di verifica delle ipotesi progettuali, i soli strumenti ido- nei per superare la settorialità. I risultati specifici e li-

mitati delle varie scienze, hanno sempre evidenziato il problema della sintesi e la necessità di sperimenta-

soluzione17 che avviene su due livelli, tecnologico e spaziale, in caso di negatività del giudizio, prevede in- vece una fase di retroazione correttiva che avverrà però su i due settori in modo separato perché ri- guarda tempi diversi di decisioni. Questo tipo di ve- rifica, definibile interna, è un momento aggiuntivo al tradizionale iter progettuale e realizzativo degli inter- venti sul costruito, quasi un sistema di controllo qua- litativo misuratore della compatibilità.

Conclusioni

Il risultato raggiunto è quello di tracciare un iter pro- cedurale gestionale che tramite dei sistemi valutativi evidenzi quali trasformazioni, tra le varie ipotizzabili per un edificio eclettico pubblico, siano compatibili con la tecnologia, con le variazioni d’uso, con il pro- prio valore culturale. Gli strumenti diversi utilizzati consentono di arrivare a stabilire delle priorità e del- le scelte verificate in alcuni casi dalla simulazione pro- gettuale. La simulazione del progetto di trasforma- zione, nel caso studio, è intesa sia come strumento di controllo dell’efficacia del metodo suggerito.

È questa la fase più interessante che Vittoria defini- rebbe il ‘gioco delle sperimentazioni’.

La realizzazione di un bene materiale o immateriale deve essere il risultato di appropriate procedure tecni- che, operative e di informazione congruenti con il qua- dro delle esigenze e risorse disponibili, ovvero frutto del- l’iter culturale di una gestione integrata.

nei parametri per gestire il problema della comples- sità (quali-quantitativi)14. Il ricorso a strumenti di va- lutazione e previsione, ex ante, e di verifica e con- trollo (griglia multi-criteria)15, a posteriori è di pri- maria importanza nello sviluppo del metodo indica- to. La definizione degli indicatori delle prestazioni, del modo flessibile di aggregarli a seconda delle esigenze di valutazione, esprimono le situazioni in atto, sia in ambito tecnologico sia in ambito ambientale e ne danno una prima stima significativa. La valutazione di tali fattori costituirà il dato di partenza nel terzo mo- mento, quello del processo progettuale vero e pro- prio dell’Iter progettuale di riuso-adeguamento. La matrici di verifica, così come quelle di valutazione non sono predeterminate e definibili anticipatamen- te ma si servono di un metodo interattivo dove la soluzione progettuale prospettata è relazionata e ve- rificata sia con l’ambiente (confronto tra nuovo uso e valori spaziali primordiali) sia con le tecnologie e componenti già presenti (confronto tra tecniche messe a disposizione dal mercato e tecniche esisten- ti in loco). L’unità di misura di riferimento, in tutti i ca- si, è il mantenimento delle qualità architettoniche specifiche di quel particolare bene, nel rispetto del quadro di una programmazione e progettazione che sia compatibile e sostenibile con il valore cioè del Bene Culturale. Il range di oscillazione dei valori sta- biliti nelle prime valutazioni di tipo prestazionale, in- vece consente di sapere in anticipo entro quale tipo di intervento futuro16 dovremo muoverci per risol- vere le problematiche in atto, questo intervallo di va- lori è definito in primis dalle caratteristiche e dalle esigenze stesse rilevate nell’edificio.

Il contributo più interessante dell’approccio è quello della gestione e controllo della complessità attraver- so il riuso e concatenamento dei dati afferenti dai va- ri momenti caratterizzando la metodologia come in- terscalare. Ad esempio la conoscenza storica-docu- mentaria (1fase) offre dei dati valutativi tecnologici (come le zone critiche) che confluiranno alla fase particolareggiata del progetto di riuso nel momento della sviluppo della soluzione particolare; e dei dati valutativi spaziali che interagiranno invece, nella fase preliminare del progetto, con le scelte del progettista per definire il contributo della successiva fase gene- rale del progetto.

L’iter procedurale operativo sebbene preveda la spe- rimentazione del metodo di verifica delle ipotetiche

2. Schematizzazioni delle fasi del processo progettuale per il riuso del Santuario.

3. Esempi di ricostruzione in 3D: esploso di insieme e di particolare, del- la zona cupola e sacrestia, per gestire la complessità nei vari fattori di scala.

Riferimenti bibliografici Guazzo G. (acura di), (1995)

Eduardo Vittoria, Gangemi Editore, Roma.

Cesaroni A., (2007)

Approccio per la manutenzione programmata nella conservazione, nella fruizione e nel riuso di opere del periodo eclettico. Un caso studio: il Santuario del SS.mo Crocifisso in Treia di Cesare Bazzani, Tesi di Dottorato

discussa c/o L’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura, Dipartimento TAeD “P. Spadolini”, Tutor Prof. Paolo Felli, Firenze

Note

1.Tutti i riferimenti al pensiero di Eduoardo Vittoria sono tratti dalla pub- blicazione G.Guazzo, a cura di, Eduardo Vittoria, Gangemi Editore, Roma 1995.

2. Il problema si presenta soprattutto quando si interviene sul patrimo- nio pre-moderno e moderno i cui criteri di conservazione e restauro solo in questo ultimo decennio si stanno in parte chiarendo grazie alla continua sperimentazione, ad hoc, fatta in cantiere.

3. Cfr op.cit. nota 1. Questa citazione riguarda un articolo di Vittoria del 1973 su «Casabella », dal titolo Tecnologia progettazione architettura, pg.128, in cui mette in risalto i campi di conflittualità: tra tecnologie e tec- niche, progresso e repressione, etica e conoscenza, ecc…

4. Cesaroni A., Approccio per la manutenzione programmata nella conser-

vazione, nella fruizione e nel riuso di opere del periodo eclettico. Un caso studio: il Santuario del SS.mo Crocifisso in Treia di Cesare Bazzani, Firenze,

2007. Tesi di Dottorato discussa c/o L’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura, dipartimento TAeD ‘P.Spadolini, Tutor Prof. Paolo Felli.

5. Tale termine è utilizzato per far capire che le indicazioni fornite dalle valutazione sono quanto più possibile oggettive perché utilizzano meto- di di valutazioni, come il MAAP messo a punto dal Dipartimento BEST di Milano per il sistema tecnologico, o il metodo prestazionale-esigen- ziale declinato nella forma quali-quantitativa (derivato dal settore della conservazione) per il sistema spaziale, che sono quanto più possibili at- tinenti a dati scientifici e quantificabili.

6. Progetto cultura tecnica, articolo apparso su «Controspazio» 3, ri- stampato sulla Nuova serie nel numero 3 del 1983.

7. Nello stato dell’arte della ricerca si fa riferimento e si prendono a pre- stito metodologie di rappresentazione, di indagine e valutazione di altri settori quali il disegno e rilievo, la storia, la conservazione del moderno, la manutenzione.

8. Inteso qui come controllo della qualità e dei processi progettuali. 9. Il termine temporaneo è qui utilizzato nel senso di transitorio, mo- mentaneo in quanto legato al lasso di tempo per cui quell’edificio sarà adibito alla specifica funzione. Un successivo cambio di destinazione po- trebbe far apparire obsoleto la soluzione realizzata.

10. Queste due diciture tra virgolette sono riferite al pensiero di Vittoria che all’interno dell’innovazione dei metodi di verificare le ipotesi di pro- getto articola l’analisi degli strumenti del progetto attorno a due princi- pali aree tematiche: il gioco delle sperimentazioni e la progettualità del- le tecniche. Op.cit. in nota 1, pg.148.

11. Op.cit. in nota 1 pg. 141.

12. ”…sia rispetto alla configurazione dello spazio sia agli strumenti uti- lizzati per consentire la materializzazione di esso…Se l’architettura è po- tenziale costruzione di un ambiente immaginario e la nostra capacità ri- siede nel renderlo visibile e vivibile, il processo tecnologico….rappre- senta un modo, o un metodo di progettazione..”, op.cit. in nota 1, pp.133-134.

13. “ …è il prodotto delle nostre attività intellettuali e non il risultato di uno stato mentale di grazia…”, op.cit. in nota 1, pg133.

14. Il caso del metodo suggerito dal settore della conservazione dei be- ni archeologici proposto dall’università di Palermo, in cui si utilizzano due sistemi di parametri, quelli tecnico-conservativi e quelli tecnico costrut- tivi. Per ulteriori chiarimenti vedi Op.cit. in nota 4, pp.119-125. 15. Nel caso in questione la griglia è composta da valutazione nel set- tore della fruibilità, tutela dell’edificio e funzionamento dei componenti e la valutazione viene fatta per varie soluzioni tecniche.

16. Nel caso delle valutazioni tecnologiche gli interventi possibili sono la demolizione, la manutenzione migliorativa, la manutenzione secondo condizione, non intervento; per la valutazione spaziale ci si muove su re- stauro conservativo, miglioramento prestazionale, addizione reversibile. 17. Il termine soluzione è l’insieme dei tentativi e delle anticipazioni, ca- ro a Vittoria, e non soluzione quale frutto di grazia, concetto già ricor- dato in precedenza.

La traslucenza nell’involucro