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Dottoranda in Tecnologia dell’Architettura XXIII ciclo

1. La Lotus House di Kengo Kuma (2006)

2. Il palazzo Beneventano a Ortigia

maggior parte dei progetti è quella di riscoprire i ma- teriali locali e di utilizzarli recuperando l’immagine dei nostri centri storici, anche attraverso tecnologie in- novative.

Di conseguenza l’ambito attuale di ricerca non è so- lo limitato all’uso della pietra nel recupero del patri- monio esistente, ma all’integrazione dei materiali lapidei nei progetti di nuova edificazione in termini innovativi e sostenibili.

Momento fondante diventa una preventiva e accura- ta fase di conoscenza dei vari aspetti implicati: le tec- niche e le logiche dell'architettura contemporanea nell’uso della pietra, il contesto nel quale si inserisce e il suo stato di conservazione. Studi di particolare importanza riguardano la durabilità del materiale lapideo, in stretta relazione con le sue caratteristiche mineralogico-petrografiche, chimiche e meccaniche. Ciò che in chiave sostenibile e di risparmio di ma- terie prime è di fondamentale importanza è l’uso di Introduzione

Per un edificio l’involucro ha la funzione di definire lo spazio, di relazionarsi con il paesaggio e la città, di garantire protezione dagli agenti esterni e identità configurativa1.

Oggi la concezione di involucro è cambiata rispetto al passato: da quella massiva, pesante e portante, in- dividuata dall'uso della pietra in blocchi o lastre di forti spessori, si è passati ad una legata alla leggerez- za, all’immaterialità e alla trasparenza, che ha indotto all'utilizzo di lastre sottili e materiali innovativi a base lapidea, soprattutto con scopo di rivestimento. Ciò comporta un risparmio nei costi di produzione e trasporto e un’innovazione nelle tecniche di lavo- razione e messa in opera, con alla base il tentativo di migliorare le prestazioni di resistenza e durabilità of- ferte dai nuovi prodotti. Le aziende possono usufruire di macchinari di nuova concezione che per- mettono sia una riduzione dei costi e dei tempi di la- vorazione che il trattamento dei blocchi sottomisura o con difetti strutturali. Il vantaggio è duplice: da un lato la diffusione dei materiali lapidei, finalmente eco- nomicamente competitivi, dall’altro il riutilizzo del materiale di scarto che andrebbe, altrimenti, a dis- carica2. Questo aspetto positivo è evidente soprat-

tutto nel caso dei lapidei agglomerati o della pietra ricomposta che utilizzano frammenti scartati du- rante la lavorazione in cava: tale pratica riduce il problema dell’impatto ambientale come risposta alla crescente domanda di sostenibilità.

Qualunque sia la scelta materica e costruttiva effet- tuata nell’ultimo ventennio, l’idea che accomuna la

3. Il lungomare di Ortigia

quando fu per lungo tempo capitale della Sicilia; le dominazioni successive (romani, franchi, arabi, bizan- tini, normanni, angioini, aragonesi) la vedono con ruoli sia secondari che di primo piano fino al terre- moto del 1693 quando, insieme a Noto, rifiorisce come culla di quel barocco siciliano famoso in tutto il mondo. La città non viene completamente distrut- ta, come succede a molti centri del Val di Noto, e la ricostruzione parziale pone il problema del ri- maneggiamento degli edifici preesistenti. Si dà parti- colare importanza alla definizione delle aree intorno al Duomo, per dare rappresentatività allo spazio ar- chitettonico. Nell’Ottocento e dopo l’unità d’Italia la forte pressione fiscale e lo smembramento delle proprietà della Chiesa provocano trasformazioni di notevole importanza, demolizioni, sostituzioni, fun- zioni pubbliche in edifici privati o religiosi. Oggi Ortigia si identifica con i suoi monumenti greci, cata- lani, barocchi, con l’assetto greco e medievale delle sue stradine, con il mare che la cinge e la protegge. materiali naturali, non inquinanti, presenti in discrete

o abbondanti quantità sul territorio che possano di- ventare una soluzione economicamente e tecnologi- camente valida per il progetto di architettura. L’obiettivo è quello della promozione di tali materi- ali per un nuovo e consapevole uso nell’edilizia con- temporanea. In quest’ottica scegliere la pietra come materiale principe delle costruzioni contempora- nee significa sia tramandare una tradizione che non deve essere dimenticata e da questa trarne inseg- namento e beneficio, sia operare in senso sosteni- bile, per il miglioramento della situazione energeti- ca mondiale e per la limitazione dell’inquinamento ambientale.

Il caso studio

L’isola di Ortigia, ampio comparto stratificato e storicizzato di Siracusa, è caratterizzata da una lun- ga storia che le assegna un ruolo di primo piano, dal punto di vista strategico e militare, in epoca greca,

4. Un paramento di Ortigia in pietra a faccia vista 5. Campione di calcarenite prelevato da un paramento

storici sono elementi indispensabili per uno studio circa le potenzialità di impiego, in chiave contempo- ranea, di un materiale antico come la pietra.

Aspetti metodologici

La ricerca necessita di un approccio non solo teori- co ma anche pratico e interdisciplinare, che integri le conoscenze tecnologiche con quelle chimiche, pet- rografiche e biologiche.

La conoscenza dei materiali utilizzati e lo studio tec- nologico e costruttivo di Ortigia, è utile per individ- uare proposte per la nuova costruzione e per inter- venti di recupero o integrazione sull’esistente, nel- l’ottica del rinnovo dei livelli prestazionali.

Il metodo utilizzato prevede quattro fasi:

1. Raccolta delle informazioni sui materiali lapidei at- traverso ricerche bibliografiche su:

- l’uso della pietra nell’architettura contemporanea (tecniche costruttive, carenze funzionali e problemi tecnologici);

- le caratteristiche mineralogico-petrografiche e di resistenza dei materiali lapidei di Ortigia e dei mate- riali di cava;

- la presenza e la morfologia del degrado in funzione delle condizioni ambientali e microclimatiche del- l’isola.

Durante questa fase sono stati recuperati i dati es- istenti da altri studi4, per un confronto con le suc-

cessive indagini di laboratorio. Vengono mantenute le zone microclimatiche definite dal CNR ai fini del campionamento e dell’individuazione dei degradi. 2. Campionamento dei materiali lapidei di Ortigia e

delle cave siracusane

In questa fase viene impostato il campionamento dei È questo il luogo su cui si imposta la ricerca, una

parte di territorio ricca di storia, di reperti archeo- logici, di monumenti ed edifici di grande importanza, stratificati e trasformati nel tempo, e di cave che ne hanno permesso la costruzione.

Il patrimonio petrografico siracusano diventa il campo di applicazione e confronto per la ricerca di un uso contemporaneo della pietra locale. I parti- colari elementi naturali e del paesaggio sono seg- nati dal caratteristico calcare bianco che contrad- distingue l’edificato e che ha fornito il materiale per la costruzione della città nei secoli.

Lo studio ha un doppio canale di analisi: il materiale lapideo sulle facciate del costruito storico e la pietra di cava. Per il primo tema la ricerca si è basata su stu- di precedenti che dividevano l’isola in zone micro- climatiche3in funzione dei seguenti parametri:

- soleggiamento; - vento;

- vicinanza del mare;

- intensità del traffico veicolare; - presenza di spazi aperti;

- tipologia costruttiva e messa in opera.

Tali parametri sono stati interpretati ed utilizzati per fornire informazioni sul quadro ampio dello stato di conservazione e dell’analisi dei degradi sul materiale lapideo di facciata.

Secondo tema, dei materiali di cava, è stato affrontato ricercando le cave siracusane ancora attive o di nuova apertura che producono materiale lapideo. Sono sta- ti prelevati dei campioni che saranno analizzati con gli stessi strumenti e metodi del materiale di facciata. L’eterogeneità del materiale lapideo siracusano e le sue numerose cave che identificano i vari periodi

teriale da costruzione o di rivestimento: dalla scelta della cava, alla scelta della tecnica di estrazione e la- vorazione, fino ai possibili interventi di recupero. In particolare, le caratteristiche intrinseche del materi- ale danno indicazioni circa la compatibilità con altri materiali e con il contesto microclimatico. Sarà suc- cessivamente valutata l’aggressività dell’ambiente in rapporto alle caratteristiche mineralogico-petrogra- fiche e chimiche della pietra fra le quali ha molto pe- so, ad esempio, la porosità in relazione alla piovosità, all’umidità e alla temperatura.

È stata effettuata l’analisi conduttimetrica, che ha for- nito informazioni circa la quantità dei sali solubili pre- sente nei campioni secondo il grafico che segue: Poiché maggiore è la conducibilità e maggiore è la quantità di sali solubili presenti nella pietra, le anal- isi effettuate hanno permesso di determinare lo sta- to di conservazione dei vari tipi litici. Sono quindi state preparate le sezioni sottili di dodici campioni rappresentativi prelevati sulle facciate di Ortigia. I campioni sono stati inoltre preparati per sottoporli all’analisi con il microscopio ottico e con quello elettronico a scansione (SEM) per individuare la dis- tribuzione spaziale delle specie chimiche. È in corso di elaborazione l’analisi al microscopio ottico per individuarne la composizione petrografica. In segui- to verranno fatte analisi biologiche per identificare i biodeteriogeni e analisi meccaniche per individuare la resistenza a compressione e a trazione. Se in questa fase l’attenzione è stata rivolta al materiale posto in opera, la ricerca prevede di effettuare le stesse analisi sul materiale di cava e confrontarne i risultati.

Attraverso la sistematizzazione delle informazioni e il confronto sarà possibile individuare i limiti di utilizzo del materiale stesso e l’ambito di applicabilità. materiali lapidei in funzione delle diverse zone mi-

croclimatiche e dei degradi prevalenti rilevabili a vista. I campioni vengono prelevati sia da edifici del centro storico che da cave attive nel territorio sira- cusano.

3. Indagini tecnico-scientifiche

Riguarda analisi in laboratorio sui campioni prelevati. Le analisi in laboratorio (petrografiche, chimiche, fisiche e biologiche) servono a determinare le carat- teristiche del materiale lapideo (composizione chim- ico-mineralogica, struttura-tessitura) che hanno grande influenza nei processi di deterioramento. In un secondo momento verranno fatte anche prove di carico per stabilire la resistenza della pietra.

Questa fase è di fondamentale importanza in quan- to ha lo scopo di orientare le scelte progettuali at- traverso la conoscenza dei materiali lapidei e dei processi di degrado ai quali può essere soggetta la pietra in funzione dell’uso che se ne fa. Lo stesso tipo di analisi verrà fatto sui campioni prelevati da cave ancora attive per confrontare i risultati e individuare i limiti di utilizzo del materiale lapideo locale.

4. Elaborazione delle informazioni e conclusioni

Questa è la fase durante la quale si restituirà la rielaborazione di tutti i dati raccolti, al fine di ot- tenere informazioni sul ciclo di vita dei materiali lapi- dei analizzati, sul loro impatto ambientale, sulla loro affidabilità e durabilità e sui possibili nuovi usi in edilizia.

La fase sperimentale

La fase sperimentale della ricerca è costituita dalle analisi svolte in laboratorio a seguito del campiona- mento. Questo è stato compiuto sia sul materiale di facciata che su quello di cava. Le finalità di queste prove sono:

- l’individuazione dei litotipi di Ortigia e la similarità con quelli delle cave;

- la caratterizzazione dei materiali da un punto di vista chimico, fisico e meccanico;

- l’individuazione dell’origine del materiale;

- la misura del degrado e della durabilità della pietra. Data la difficoltà di campionamento di prismi di mu- ratura di dimensioni significative, il prelievo ha inter- essato solo elementi di pietra di limitate dimensioni per i materiali di facciata.

Le informazioni desunte dalle analisi influenzano l’in-

Note

1. De Joanna P., Analisi dello stato di degrado, in Caterina G., De Joanna P. (a cura di), Il Real Albergo de’ Poveri di Napoli. La conoscenza del costrui-

to per una strategia di riuso, Liguori Editore, Napoli, 2007, p. 232.

2. Cfr. Acocella A., L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costrut-

tivi, Alinea Editrice, Firenze, 2004, p. 606.

3. Base di partenza per la costituzione delle zone microclimatiche è sta- to lo studio prodotto dal CNR e dal centro Gino Bozza su Il Centro Storico di Ortygia. La conoscenza per la manutenzione, richiesto dal co- mune di Siracusa e presentato nel 2000.

4. Calabrò C. et al., Influence of pore system characteristics on limestone

vulnerability: a laboratory study, Environmental Geology, International

Journal of Geosciences, Springer-Verlag 2007.

Lo Giudice A. et al., Building stone employed in the historical monuments of Eastern Sicily (Italy). An example: the ancient city centre of Catania,

Environmental Geology 50, Springer-Verlag, 2006, pp. 156-169.

Conclusioni

Spesso la scelta del materiale o della tecnologia da seguire dipende quasi esclusivamente da motivazioni estetiche e non tiene conto delle caratteristiche chimiche e meccaniche della pietra, dell’aggressività del contesto ambientale e del fattore tempo. Il risul- tato è quello di facciate che si degradano troppo ve- locemente o che hanno bisogno di frequenti inter- venti di recupero o manutenzione.

Lo scopo della ricerca è dunque quello di creare un supporto alle scelte costruttive locali e dimostrare quali possono essere i campi di applicazione dei ma- teriali lapidei siracusani, sia per la nuova edificazione che per le integrazioni negli edifici storici, in un’ottica di risparmio energetico. Tale ipotesi è supportata dal- la possibilità di impiegare un materiale naturale, otte- nendo un basso impatto ambientale, e con livelli prestazionali migliorati a fronte delle analisi conosci- tive svolte. Scegliere una pietra del luogo significa in- oltre tramandarne la memoria, inserire il progetto entro un contesto specifico, ma anche abbassare i costi di acquisto e di trasporto.

Attraverso le analisi sperimentali sarà quindi possibile stabilire gli attuali livelli prestazionali offerti dalla pietra di Ortigia, in termini di durabilità e affidabilità, in funzione di un loro innalzamento ai fini del recu- pero; sarà possibile prevedere la possibilità di utilizzo del materiale lapideo siracusano per edifici di nuova costruzione, nella definizione di facciate e rivesti- menti.

Lo studio punta inoltre alla possibilità di ripetere e applicare tale metodo a contesti con condizioni sim- ilari, ovvero con materiali e tecniche costruttive con- frontabili, o con caratteristiche ambientali, condizioni di degrado, uso di materiale lapideo affini.

Lo scopo è l’uso dei materiali naturali il cui impatto ambientale è minimo, il cui costo è ridotto e il cui trasporto non provoca difficoltà, nell’assoluto rispet- to dell’ambiente, nel mantenimento dell’identità del costruito e del paesaggio.

Riferimenti bibliografici De Joanna P., (2007)

Analisi dello stato di degrado, in Caterina G., De

Joanna P. (a cura di), Il Real Albergo de’ Poveri di Napoli.

La conoscenza del costruito per una strategia di riuso,

Liguori Editore, Napoli, p. 232. Acocella A., (2004)

L’architettura di pietra. Antichi e nuovi magisteri costrut- tivi, Alinea Editrice, Firenze, p. 606.

C.N.R., I.N.C.B.C., (2000)

Il Centro Storico di Ortygia. La conoscenza per la manutenzione Siracusa, volume 1, capitolo 1, pp. 5-6.

Adorno S. (a cura di), (1998)

Siracusa. Identità e storia 1861-1915, Arnaldo

III sessione