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Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Dottorando in Progettazione Ambientale

XXIII ciclo

L’applicazione del metodo scientifico anche in ambi- to progettuale, ed il supporto informatico che ac- compagna ogni fase di elaborazione degli interventi, hanno contribuito a rafforzare il rapporto con la realtà fisica che ci circonda, quantificando concreta- mente gli effetti delle azioni e delle reazioni causate dall’opera dell’uomo, evidenziando i danni causati da un comportamento cieco e inconsapevole della ne- cessità di preservare gli equilibri ecosistemici. Tale condizione di squilibrio ha reso necessario orientare l’innovazione tecnologica verso un risulta- to finale che nasca dall’unione tra la consapevolezza della realtà ed il soddisfacimento dei bisogni umani, cambiando però il modello consolidato relativo all’i- dea tradizionale di sviluppo “…secondo il quale il tasso di crescita industriale significa lo sviluppo eco- nomico e lo sviluppo economico significa lo svilup- po umano, morale, mentale, culturale, ecc. quando invece nelle nostre civiltà, quelle cosiddette svilup- pate, esiste un atroce sottosviluppo culturale, men- tale e umano. (..) La parola sviluppo deve essere completamente ripensata e resa più complessa. Eccoci al momento in cui il problema ecologico si ri- congiunge al problema dello sviluppo delle società e dell’umanità tutta”1(E.Morin 1989).

Per ottenere quindi uno sviluppo complesso e com- plessivo, ovvero un’evoluzione, è necessario sposta- re il centro focale del progetto dal concetto di for-

ma a quello di effetto, inteso come risultato delle in-

terazioni generate tra il nuovo intervento ed i siste- mi complessi che costituiscono l’ambiente in cui vie- ne inserito.

Avere il controllo sugli effetti generati da un nuovo intervento, sia di scala puntuale che urbana, significa poter intervenire in modo mirato e concreto per ri- calibrare le parti specifiche di ogni singolo sistema, che compone il progetto, e le interazioni con i siste- mi preesistenti, al fine di ottenere il risultato deside- rato. L’ambito tecnologico rappresenta, nel suo complesso, quell’insieme di strumenti che consento- no la previsione, l’attuazione e la verifica dei risulta- ti ottenuti.

E’ importante non considerare solo gli effetti finali di un intervento, bensì tutti quelli causati dalle molte- plici azioni relative alle diverse fasi di attuazione e ai diversi sistemi complessi su cui ricadono.

Inoltre è fondamentale valutare il fattore tempo re- lativamente sia al periodo necessario per il raggiun- La ricerca e lo sviluppo tecnologico hanno costituito,

nel corso della storia dell’uomo, lo strumento per la trasformazione degli spazi abitati in funzione del sod- disfacimento dei bisogni relativi al vivere quotidiano. L’aumento esponenziale delle prestazioni tecnologi- che ha reso l’uomo sempre più distaccato dalla real- tà ambientale circostante e sempre più convinto di una autosufficienza esistenziale che lo ha reso, per lungo tempo, insensibile alle conseguenze causate da interventi isolati dal contesto. L’aggravarsi della situa- zione ecologica a livello globale ha richiamato l’atten- zione sulle metodologie di intervento utilizzate, inne- scando un dibattito, tuttora in atto, circa il rapporto che l’opera architettonica deve avere con il contesto ambientale, per trovare dei livelli di interazione mag- giormente sostenibili per l’ecosistema, a tutela del- l’ambiente e di tutte quelle risorse che, di fatto, con- sentono all’uomo di vivere sulla terra. Questo ap- proccio bioclimatico alla progettazione ha trovato le prime importanti risposte in sistemi tecnologici stu- diati appositamente per lo sfruttamento di energie rinnovabili, poco impattanti e facilmente integrabili nel contesto costruito; ma soprattutto ha innescato pro- cessi di rivoluzione relativi al modus operandi della progettazione: un comportamento energeticamente efficiente degli assetti costruiti richiede un’analisi pro- fonda dei sistemi complessi con cui va ad interagire, dal contesto ambientale a quello sociale, evidenzian- do i profondi legami che esistono tra ambiti apparen- temente distanti tra loro. Ciò ha reso necessario ri- chiamare, nella fase di progettazione, nozioni relative a discipline diverse per creare un percorso più con- sapevole della realtà fisica in cui operiamo.

gimento degli effetti ricercati, sia alla loro durata in un’ottica di continua evoluzione sociale e spaziale, che richiede alti livelli di adattabilità degli impianti e degli apparati tecnologici che consentono il mante- nimento dei risultati. Inoltre il carattere di flessibilità predispone alcuni nodi chiave su cui è possibile ope- rare nel momento in cui l’inevitabile evoluzione del- le dinamiche contestuali richiede una ricalibrazione dei sistemi.

Intervenire in un contesto significa, innanzitutto, do- tarsi di strumenti analitico valutativi finalizzati all’ac- quisizione delle informazioni necessarie per delinea- re delle strategie di intervento volte a migliorare le prestazioni energetiche e l’impatto ecologico degli edifici e degli spazi urbani; individuando gli obiettivi da raggiungere relativamente alle possibilità offerte dai singoli ambiti. Il coinvolgimento dei molteplici aspetti strutturanti l’ecosistema urbano porta all’ot- tenimento di differenti livelli di standard qualitativi, ovvero degli effetti generati dall’intervento stesso: in un assetto correttamente strutturato potrebbe es- sere richiesto un effetto volto a mantenere determi- nate condizioni di equilibrio, e quindi un inserimen- to del progetto poco impattante sulle relazioni si- stemiche in atto; al contrario contesti caratterizzati da forti squilibri ecosistemici (e questo caso richia- ma gran parte degli ambiti metropolitani) richiedo- no interventi fortemente impattanti volti a ristruttu- rare quei rapporti tra sistema antropico e sistema ambientale, in modo da correggere quanto più pos- sibile gli scompensi in atto.

Inoltre è importante considerare come un approc- cio basato sullo studio degli effetti prodotti sia ri- proponibile ed applicabile ai più diversi contesti am- bientali, oltre la specificità dei singoli sistemi locali e tecnologici.

Questi concetti venivano introdotti già verso la metà del secolo scorso da personalità di spicco co- me E. Vittoria, progettista d’avanguardia, che ha la- vorato in un periodo storico caratterizzato dal boom economico dell’epoca post bellica, condizio- ne che ha determinato una stasi della ricerca spe- rimentale ed un sempre maggiore distacco dalla realtà circostante.

Lo spirito critico e la capacità di visione d’insieme, che caratterizzavano la personalità di Vittoria, lo hanno portato ad una produzione al di fuori delle logiche consumistiche dell’epoca, nella consapevo-

lezza che “la tecnologia contemporanea non coinci- de con il permanente, le cose possibili e reali sono modificazioni mutevoli e caduche di idee in conti- nua ebollizione e perciò appartengono al regno del non durevole”2(E Vittoria 1988). Vittoria coglie l’ef-

fettiva complessità delle dinamiche in atto in quegli anni, con un comportamento anche autocritico, ac- cetta la fine della distinzione tra arte, architettura, industria e tecnologia, rifiutando quel comporta- mento di totale condanna verso l’attività del co- struire, come fonte unica della degradazione natu- rale in atto, ma scegliendo una posizione attiva, che sposta l’attenzione dell’architettura non più solo sulla forma dei manufatti, ma sulle relazioni che questi stabiliscono tra loro ed il contesto in cui ven- gono inseriti.

Lo sviluppo di queste nozioni strutturanti il metodo progettuale moderno si ritrovano in una coraggiosa e futuristica proposta, “Pari(s) Plus Petit”, presentata nel marzo 2009 dal gruppo di architetti olandesi MVRDV, è un progetto di scala urbana, nell’ambito del programma “Grand Pari(s)”, commissionato dal Presidente Francese N. Sarkozy, con l’intento di rin- novare e trasformare la capitale francese in un mo- dello urbano d’avanguardia.

L’idea, basata sui principi di interazione dinamica tra i sistemi complessi che costituiscono l’ambiente co- struito, è stata proposta con uno spiccato carattere astratto e concettuale, unisce e sintetizza quelle strategie estrapolate da un’analisi profonda, dell’am- biente e delle problematiche che caratterizzano la metropoli parigina, supportata da strumentazioni at- te a rispondere alla necessità di relazionarsi con la realtà fisica e costruita da trasformare, al fine di in-

tra artificio e natura introduce l’immagine delle “tec- nologie devianti” ovvero quelle che usano come ma- terie prime l’aria, l’acqua e la luce, deviando, appun- to, dai tradizionali metodi costruttivi, stabilendo del- le nuove relazioni tra l’uomo e il contesto, anticipa- zione delle più moderne tecnologie oggi utilizzate per l’efficientamento energetico degli assetti costrui- ti. Nell’attuare questa concezione complessa della progettazione, Vittoria ricorre al concetto di scena

urbana, ovvero l’unione tra le dinamiche ambientali

ed i bisogni dell’uomo; tra realtà fisica e percezione sociale; un processo di sintesi la cui riuscita può es- sere riscontrata dall’effettivo soddisfacimento delle necessità sociali ed ecologiche.

Nel ricercare le basi di uno sviluppo progettuale che trova la sua forza nelle interazioni sistemiche, è im- portante ricordare il lavoro di G. Ciribini, figura di ri- ferimento nella Tecnologia dell’Architettura, che, contemporaneamente alle intuizioni di E. Vittoria, studia e ripropone le logiche sistemiche nel metodo progettuale, nella relazione tra ambiente e interven- to umano, strutturando le basi per la gestione delle interazioni complesse che stanno portando il pro- getto verso processi più consapevoli e mirati, in un’ottica di divenire sistemico che riguarda le pro- prietà dinamiche delle relazioni. Il ruolo della cultu- ra tecnologica viene chiaramente delineato come “..un insieme di conoscenze che concernono l’anali- si e la previsione circa l’impatto che la tecnologia, vi- sta come espressione globale di una cultura spiri- tuale e materiale, ha oggi e avrà domani sulla vita dell’uomo (individuo e società) in relazione all’am- biente fisico e biologico in cui egli è posto”7 (G.

Ciribini 1983), anticipando alcuni aspetti, tuttora in fase di acquisizione, che identificano la tecnologia come quell’insieme di strumenti necessari per il rag- giungimento degli effetti ricercati dal progetto. La diffusione e l’accettazione di un metodo proget- tuale che sposta l’attenzione prima di tutto sui risul-

tati richiede, oltre ad una specifica formazione dei

tecnici che lavorano direttamente al progetto, la sensibilizzazione e la comprensione, da parte degli abitanti, diretti usufruitori degli effetti prodotti, delle impellenti necessità alla base di questo cambiamen- to, nonché il coraggio dell’apparato politico e di quello industriale, per un maggiore investimento nel- la ricerca e nella formazione, al fine di poter perse- guire uno sviluppo mirato ed efficace degli strumen- dirizzare gli interventi verso quei risultati, ovvero

verso gli effetti del progetto, che renderanno Parigi “Grand Pari(s)”.

L’intervento ricerca una riorganizzazione degli spazi ed una valorizzazione delle potenzialità offerte dal contesto, nonostante le difficoltà implicite nell’ope- rare in un ambito fortemente strutturato e conno- tato da una profonda e fiera identità storico-cultu- rale.

“Pari(s) Plus Petit” è una città in cui l’assetto si tra- sforma e restituisce spazio all’ambiente per preser- vare le risorse che contribuiscono all’equilibrio am- bientale, creando dei “luoghi di confine”, tra costrui- to e verde, ricchi di potenzialità, per sviluppare un tessuto complesso, uscendo dall’ottica di “protezio- ne dei monumenti divenuta un metodo di preven- zione del progresso”4, perseguendo un intento già

denunciato da E. Vittoria verso la fine del secolo scorso, proponendo la necessità di una cultura pro- gettuale volta a “restituire spessore allo sperimenta- lismo costruttivo ed eliminare quelle pastoie che at- tualmente avviliscono l’architettura e che possono tutte essere ricondotte a una concezione della mo- dernità limitata alla salvaguardia, al riuso e al restau- ro delle preesistenze”6 (E Vittoria 1988).

L’interazione con il contesto è per Vittoria un punto cardine nella progettazione: “Il progetto (…) può costituire un momento essenziale e ineliminabile della “impresa tecnologica” e assolvere quella fun- zione di centro attorno al quale far ruotare sia la na- tura che l’artificio, mantenendo ciascuno le proprie prerogative e insieme colmando le reciproche lacu- ne, circolando, per così dire, l’una nell’altro”6 (E.

Vittoria 1988); nel concretizzare questo rapporto

3. Proposta progettuale Pari(s) Plus Petit.

Riferimenti bibliografici Ciribini G., (1984)

Tecnologia e Pogetto, Celid, Torino

Guazzo G., (1995)

Eduardo Vittoria, l’utopia come laboratorio sperimen- tale, Gangemi, Roma

Morin E., (1989)

Il pensiero ecologizzato, in Baldini M. (raccolta a cura

di), L’anno I dell’era ecologica, Armando Editore, Roma, pp.31-47

ti di intervento. Ne è un chiaro esempio l’interven- to parigino che, oltre a richiede lo studio e l’analisi del contesto, necessita di un coordinamento, su va- sta scala, di volontà politiche, progettuali e ammini- strative; deve riscontrare l’accettazione da parte de- gli abitanti, chiamando in causa aspetti economici, ecologici, sociali, strategici e funzionali per mettere in atto una trasformazione imponente, che può però incidere significativamente e rappresentare, con co- raggio, un primo modello di trasformazione su scala metropolitana.

Dalle tendenze in atto emerge dunque un ribalta- mento del ruolo delle città: non più agglomerati ur- bani fonte di degrado ecologico ed ambientale, ma luoghi in cui generare dello spazio da restituire al- l’ambiente, aumentando la compattezza, la densità e l’efficienza degli impianti urbani, per implementa- re la capacità di preservare le riserve energetiche, senza pregiudicare le possibilità delle future gene- razioni.

Note

1. Morin E., Il pensiero Ecologizzato, Le Monde diplomatique, 1989. 2. E. Vittoria, (1998), Le tecnologie devianti, in Guazzo G., (1995), Eduardo

Vittoria, l’utopia come laboratorio sperimentale, Gangemi, Roma.

3. www.worldchanging.com/MVRDV

4. MVRDV, video di presentazione del progetto Pari(s) Plus Petit, 29 Marzo 2009.

5. www.mvrdv.nl/

6. E. Vittoria, (1998), Le tecnologie devianti dell’architettura, in Guazzo G., (1995), Eduardo Vittoria, l’utopia come laboratorio sperimentale, Gangemi, Roma.

7. G. Ciribini, (1984), Tecnologia e Progetto, Celid Torino, pp. 12. 8. http://observatoiregrandparis.files.wordpress.com/2009/04/image_ 2009_04_24_398887_625x418.jpg

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