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Il settore vinicolo in Italia sta subendo un forte mutamento, legato al quadro normativo comunitario di riferimento, che dovrebbe incidere sugli assetti di lungo periodo. Alla riduzione del potenziale produttivo conseguente alle estirpazioni con premio, verrebbero a sommarsi nel lungo periodo altri due fattori:

• effetti della sostanziale eliminazione delle misure di mercato che andrebbero, nella stessa direzione delle estirpazioni, cioè verso il contenimento della produzione di vino da tavola generico in particolare;

• liberalizzazione degli impianti di vigneti che nel lungo periodo potrebbero avere un effetto imponderabile, dopo un quarantennio di PAC imperniata appunto sul divieto di realizzare nuovi impianti (se non

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nell’ambito di precise deroghe). Nelle previsioni del Consiglio, dopo l’uscita dal comparto dei produttori non competitivi, che dovrebbero aderire alle estirpazioni con premio, la liberalizzazione degli impianti consentirebbe ai produttori rimasti, quindi competitivi, di adeguarsi liberamente alle condizioni del mercato. In cosa concretamente questo si tradurrà, in termini di potenziale produttivo, è difficile al momento prevedere.

Analizzando la posizione dell’Italia rispetto agli effetti derivanti dall’entrata in vigore della riforma occorre soffermare l’attenzione sull’ammontare di risorse che le sono state destinate dall’Ue.

Si tratta di un ammontare di risorse molto rilevante, che dovrebbe essere speso tra il 2009 e il 2014 per una serie di misure che includono la riconversione dei vigneti, la promozione del vino italiano, una serie di investimenti nel settore (misure positive) a cui si accompagnano una serie di misure “negative”, in quanto sussidiano il settore sia dal punto di vista della distillazione che da quello dell’arricchimento con mosto concentrato.

Più nel dettaglio le risorse allocate per il 2009 sono di EUR 238 milioni, che salgono a circa 300 milioni nel 2010-2011 e a 330-340 milioni nel 2012-2013-2014. In base a questa graduazione, l’Italia ha presentato il suo piano il 30 giugno alla commissione.

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Grafico 10 _ Risorse OCM vino destinate all’ Italia 2009-2014 (mln euro)

238,2

298,3 294,1

341,2 336,7 337

2009 2010 2011 2012 2013 2014

Fonte: Agricoltura e sviluppo rurale

I grafici seguenti mostrano come sono ripartite le risorse tra destinazioni precedentemente categorizzate in positive e negative.

Grafico 11_ Risorse OCM “positive” (milioni euro)

2009 2010 2011 2012 2013 2014

0,00 20,00 40,00 60,00 80,00 100,00 120,00

promozione investimenti vigneti Fonte: Agricoltura e sviluppo rurale

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Per la promozione sui mercati dei paesi terzi il 30% è destinato a programmi di interesse nazionale, il restante 70% è suddiviso a livello regionale (in base alla spesa storica 2001-2007). La scarsissima allocazione del primo anno (7 milioni) e’ giustificata dallo scarso tempo a disposizione per programmare la promozione. Come vedete, la promozione sale gradualmente fino a oltre 100 milioni nel 2014.

Per la riconversione e ristrutturazione vigneti si passa da 70 milioni annui a 100 milioni annui nel piano e può ricevere come ulteriore supporto i fondi non utilizzati nella promozione.

Gli investimenti rientrano nell’obiettivo dello sviluppo rurale e vanno a sostituire (fondi solo dal secondo e terzo anno) il piano regionale (PSR) attualmente in fase di realizzazione.

Grafico 12_ risorse OCM “negative”

39,5 43,5 42,8 42,8

42,3 42,3

38,6 33,9 23,9 11,1

73,1 73,1 58,5 46,8

2009 2010 2011 2012 2013 2014

distillazione aiuto prod.distillatori aiuto mosti

Fonte: Agricoltura e sviluppo rurale

La distillazione dei sottoprodotti (“distillazione” nel grafico) è gestita a livello nazionale mentre l’aiuto produttori distillatori, è una misura transitoria fino a luglio 2012 che va a scalare per far uscire il sistema dagli aiuti attuali in modo

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morbido. Per l’impiego di mosti concentrati per DOC/DOCG/IGT sono destinati 73 milioni che diventano 47 milioni nel 2012 per poi scomparire al fine di compensare la concessione dell’uso del saccarosio agli altri paesi.

Questi 73 milioni sono per il 66% destinati al nord Italia, per il 26% al mezzogiorno e soltanto per l’8% al centro Italia. In ambito italiano, la riforma, ha raccolto molte più critiche che consensi soprattutto in merito alla conferma dello zuccheraggio e della distillazione, ammessa per altri 4 anni. La più importante critica sta nel fatto che si sono mantenute delle misure già dimostratesi nel tempo distorsive del mercato anziché incentivare le produzioni di qualità rischiando, così, di concorrere al finanziamento di operazioni essenzialmente passive, che non apportano alcun valore aggiunto alla filiera.

D’altro canto, però, si mette fine allo sperpero di denaro pubblico che si era perpetuato nel tempo nell’indifferenza generale giungendo addirittura a bruciare un miliardo di euro l’anno per distruggere la sovrapproduzione di vino europeo. Il rischio più grosso però sembra essere quello che il vigneto Italia continuerà a restringersi e che le potenzialità del Paese, soprattutto per quanto riguarda le produzioni di qualità, rimarranno al di sopra di quanto l’Unione Europea permette di ristrutturare e riconvertire, inoltre per molti operatori del settore gli 8 mila euro ad ettaro di premio previsti dall’Unione europea per i reimpianti sono veramente pochi, se si considera che oggi i costi di impianto per il vigneto vanno dai 25 mila ai 50 mila euro per ettaro a seconda delle aree di produzione. In relazione a ciò sarebbe opportuno, anche per evitare i pericoli delle eccedenze, giustamente temute dall’Ue, di triplicare il contributo, a patto che il viticoltore garantisca, e questo deve essere chiaramente controllato ogni anno, produzioni non superiori a 100 quintali/ettaro per tutta la durata di vita del suo impianto.

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CAPITOLO 3

SITUAZIONE STRUTTURALE DELLE IMPRESE DEL SETTORE IN ITALIA

3.1 La viticoltura in Italia: cenni storici

L’Italia è un paese con un’antichissima tradizione nella produzione vitivinicola ed è attualmente il principale produttore di vino al mondo insieme alla Francia.

Parlare dell’Italia e dei suoi vini, significa prima di tutto, intraprendere un lungo viaggio ricco di storia, cultura, uve, millenarie tradizioni e una vastità di tipologie di vino come non si trova in nessun altro paese del mondo.

Dalle Alpi fino alla Sicilia, la vite è coltivata ovunque; è praticamente presente in ogni regione e ognuna di queste possiede molte varietà di uve autoctone che rappresentano la grande ricchezza dell’offerta vitivinicola italiana.

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Si ritiene che la vite sia stata introdotta in Italia dagli Etruschi, che compresero subito l’importanza e le potenzialità della vite, stabilendo le prime forme di coltivazione della vite e produzione di vino in Italia.

Anche i greci contribuirono alla diffusione della vite e del vino in Italia, non solo introducendo nuove tecniche enologiche e colturali, ma addirittura introducendo molte specie di viti, alcune delle quali sono ancora ampiamente diffuse e dalle quali si produce eccellente vino. La produzione di vino in Italia, è storicamente un’attività molto diffusa su tutto il territorio; per molti secoli il vino è stato considerato un vero e proprio alimento, quindi risorsa indispensabile alla sopravvivenza delle persone, pertanto la produzione è sempre stata vincolata da criteri di quantità piuttosto che di qualità. Ciò ha portato al decadimento del vino italiano a livello internazionale favorendo il vino prodotto da altri paesi europei, che a differenza degli italiani compresero da subito l’importanza commerciale di una produzione di qualità.

La comprensione e la volontà di aumentare e promuovere la qualità del vino italiano iniziò a farsi strada verso la metà dell’ottocento attraverso un lento e lunghissimo processo che vede il riconoscimento del vino italiano a livello internazionale. In epoca moderna, però, la produzione vitivinicola italiana non subì le stesse trasformazioni che interessarono la Francia verso la metà dell’800 in cui si andò strutturando un sistema di offerta che ancora oggi la contraddistingue e che aveva come elementi peculiari una forte caratterizzazione regionale dell’offerta, l’affermazione di alcuni modelli di vino, un solido sistema di classificazione dei vini, un ben strutturato sistema distributivo verso i grandi centri urbani all’interno del paese e all’estero.

Lo sviluppo del settore in Francia provocò sul finire dell’800 importanti effetti anche in Italia in termini di stimoli alla ricerca di nuovi modelli enologici che portano alla nascita di una leva di tecnici e professionisti qualificati che sostennero lo sviluppo della produzione e dell’esportazione.

Sono gli anni ‘80 però, che segnano il periodo più nero per la storia del vino italiano: in questi anni una significativa percentuale di vino prodotto in Italia

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era di bassa qualità e veniva venduto sfuso ad altri paesi come ad esempio la Francia, per “tagliare” i vini nazionali di scarsa corposità, a parte alcune brillanti realtà regionali, che avevano molto investito su produzioni di qualità, riconosciute in tutto il mondo, come per esempio il Barolo, il Barbaresco, il Gattinara, il Chianti; il fatto che ha significativamente causato la debacle del vino italiano, nella prima metà degli anni ‘80 è stato lo scandalo del “vino al metanolo”, cioè la scoperta dell’uso di sostanze nocive per l’uomo in molte partite di vino.

È il declino per il vino italiano, crollano le vendite sia in Italia che all’estero, chiudono decine di aziende del comparto, e si sviluppa un’immagine pessima del vino made in Italy. Lo scandalo del metanolo ha avuto la capacità di accelerare il processo di innovazione tecnica ma anche sul piano comunicativo e più in generale sulle strategie di marketing e della mission aziendale. La crisi segnerà però un taglio netto col passato da parte di tutto il settore vitivinicolo italiano, cioè nasce proprio in questo momento, la consapevolezza del cambiamento, delle grandi potenzialità che l’Italia possiede per lo sviluppo dell’intero settore, un grande orientamento alle produzioni di qualità e una graduale riscoperta dei vitigni autoctoni che segneranno la grande ascesa del vino italiano dalla seconda metà degli anni 90, facendosi largo nel complesso scenario enologico mondiale.