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Nella decade sessanta i vigneti di Sangiovese atti a produrre Brunello di Montalcino non raggiungevano i 60 ettari, i produttori una ventina, le bottiglie prodotte non più di 150.000; nello stesso periodo gli ettari piantati a Nebbiolo

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nell’area del Barolo erano 500, 115 i produttori/imbottigliatori, 3.000.000 le bottiglie di Barolo prodotte annualmente.

Mentre però il Barolo non aveva un leader, il Brunello di Montalcino aveva già in Biondi Santi un padre fondatore, l’artigiano che nel tempo aveva tenuto altissima la bandiera della qualità e del prezzo di un Brunello aristocratico, raro, prezioso, alla portata soltanto dei pochissimi che se lo potevano permettere. E poi arrivò Banfi. Per capire come sia esploso il fenomeno del Castello Banfi non si può prescindere dal Brunello e da Biondi Santi.

Castello Banfi è una delle realtà aziendali vinicole più prestigiose del nostro paese, nata negli anni ’70, esattamente nel 1978, dall’idea di due fratelli di origine italiana, John e Harry Mariani, già titolari di Banfi Vintners la più importante società d’importazione di vini statunitense.

Banfi Vintners già negli nella metà degli anni ’50 inizio con l’ampliamento del portafoglio di vini. L’azienda che sino a quel momento si occupava di vini italiani introduce etichette tedesche, svizzere e francesi che assicureranno all’azienda di divenire leader per l’importazione di vini francesi negli Stati Uniti. Jhon prosegue il suo cammino con l’inserimento nel mercato americano del Lambrusco di Riunite che divenne così popolare da rimanere ai vertici, nella categoria dei vini importati per oltre quarant’anni. Dopo arrivò Castello Poggio alle Mura.

Oltre a Banfi, John e Harry Mariani a Strevi, nel 1979, rilevano inoltre l’azienda Bruzzone, casa vinicola storica, attiva fin dal 1860 e specializzata nella produzione di spumanti, per farne il marchio piemontese del gruppo, oggi Vigne Regali.

L’azienda, che si estende tra i comuni di Novi Ligure e di Acqui, su una superficie di 50 ettari, di cui 46 a vigneto, ha intrapreso, sin dall’inizio, un costante percorso di crescita, all’insegna della tipicità e dell’innovazione tecnologica, con una vocazione particolare per le bollicine di qualità. I due fratelli intuiscono che il mercato del vino si sta gradatamente spostando verso una minore quantità di consumo alla quale corrisponde, però, la richiesta di

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una più elevata qualità (e l’intuizione si rivelerà esatta dato che il consumo di vino in Italia è crollato dai 120 litri pro-capite degli anni ’60 ai 50 litri di oggi, ma, in compenso, l’incidenza dei vini di qualità è passata dal 21 al 45%, dati della Commissione Europea). John e Harry Mariani si concentrano quindi sulla produzione di vini di qualità, ma destinati a un mercato in crescita;

questo significa, oltre ad avvalersi di prestigiosi enologi, aprire le porte alla tecnologia e a sistemi produttivi che possano associare produzione vitivinicola di qualità a un’adeguata quantità per rispondere alle esigenze dei consumatori.

L’avventura, però, inizia con una serie di errori clamorosi. Con il benestare delle amministrazioni locali e dei sindacati agricoli i siti da destinare a vigneto vengono letteralmente stravolti, boschi e querce secolari abbattuti, colline abbassate di decine di metri ; con l’assistenza dei guru della viticoltura vengono introdotte tecniche colturali che stanno agli antipodi della coltivazione accurata della vite; anziché piantare Sangiovese per produrre Brunello di Montalcino vengono piantati 500 ettari di Moscadello per produrre una specie di lambrusco bianco che non avrà successo.

L’impresa sembrava volgere verso un fallimento clamoroso. E invece, miracolosamente, dopo lo sbandamento iniziale Banfi prende atto degli errori commessi, attua con tempestività la riconversione dei vigneti, punta con grande decisione alla produzione del Brunello di Montalcino e diventa il motore trainante della denominazione costruendo sul mercato USA, il più importante al mondo per i vini di immagine e di pregio, una forte domanda che ben presto ricade sugli ignari produttori di Montalcino e si propaga in tutto il mondo. Nessun’altra DOCG italiana ha la fortuna di avere un leader storico ed un leader di mercato come il Brunello di Montalcino.

Montò l’interesse, da parte di produttori/investitori italiani ed esteri, di venire a tentare l’impresa a Montalcino contribuendo così a consolidare la straordinaria spinta di crescita e di affermazione della denominazione sui mercati internazionali.

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Oggi gli ettari di Nebbiolo iscritti all’albo del Barolo sono 1.800 mentre quelli di Sangiovese riconosciuti idonei alla produzione del Brunello sono diventati 2.000; 250 i produttori e 7 milioni le bottiglie prodotte annualmente. Oggi Cristina Mariani, May, figlia di John, già in azienda dal 1993, insieme al cugino James Mariani, figlio di Harry e in azienda dal 1991, da alcuni anni curano in prima persona le attività di Castello Banfi, contribuendo in maniera determinante al suo sviluppo e credendo fin dagli inizi nell’immenso potenziale di un territorio straordinario come quello di Montalcino, culla della cultura del vino sin dal tempo degli Etruschi.

Nel 2001, infatti, l’azienda ha ottenuto le ambite certificazione ISO 9001 (sistema di qualità) e ISO 14001 (sistema ambientale) che regolano e garantiscono i rapporti con i clienti e con il territorio dove l’impresa opera.

Inoltre, nel 2006, prima cantina nel mondo, Banfi ha conseguito la SA 800027, la norma internazionale volta a tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori, assicurando il rispetto dell'etica nella produzione di beni e servizi.

27 Castello Banfi, una delle più note griffe di Montalcino è la prima cantina del mondo ad aver ottenuto la certificazione etica (SA 8000) per tutta la propria filiera produttiva, dal vigneto alla bottiglia. L’impegno etico e sociale della Castello Banfi è stato certificato dalla Det Norske Veritas (DNV), tra le più importanti agenzie internazionali per la certificazione e uno dei soli nove organismi al mondo accreditati per la SA 8000. Attualmente le aziende certificate secondo questo standard sono solo 763 in tutto il mondo, e tra queste Banfi è l’unica cantina che ha ottenuto la SA 8000 per tutta la propria produzione, dal vigneto alla cantina, dall’imbottigliamento alla distribuzione.

La certificazione SA 8000 (Social Accountability 8000) si basa su uno standard sviluppato dal Social Accountability International di New York, in cooperazione con un vasto parterre di aziende, organizzazioni non governative e sindacati. Questo standard è basato sui principi delle 12 convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la convenzione dell’ONU sui Diritti del Bambino, la convenzione dell’ONU per eliminare tutte le forme di discriminazione sulle donne, e sulle consolidate norme ISO 9001 e 14001. La mission della SA 8000 è migliorare globalmente le condizioni di lavoro, fornire una norma universale per tutti i mercati e le nazioni, lavorare in parallelo con le organizzazioni del lavoro e per i diritti umani a livello mondiale e fornire un incentivo che dia beneficio al mercato e ai consumatori. La certificazione SA 8000 si sta gradualmente diffondendo in Italia e nel mondo, sia perché le aziende cominciano a riconoscere i vantaggi di tale sistema - per il management e per i dipendenti - sia perché le associazioni dei consumatori e dei lavoratori la considerano lo standard di riferimento nel definire le condizioni di lavoro. Si sta sempre più consolidando infatti l’idea che non soltanto gli individui, ma le imprese stesse, come soggetti collettivi, debbano attenersi a valori etici nel definire il proprio comportamento responsabile.

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In questa filosofia ben si inserisce la realizzazione della nuova area di vinificazione “Horizon”, un progetto totalmente sviluppato all’interno dell’azienda e che consiste in una serie di accorgimenti e di soluzioni di alto livello, dalla vigna alla cantina, per migliorare ogni passaggio della produzione. Al centro del progetto sta un’idea originale e visibile anche da tutti i numerosi visitatori della cantina: 24 tini di fermentazione compositi, da 177 hl. ciascuno, costruiti in rovere e acciaio.

Un discorso a parte merita poi il settore dell’accoglienza. La ristrutturazione del borgo di Poggio alle Mura, ormai conosciuto come Castello Banfi, ha richiesto notevoli investimenti. La struttura è divenuta uno straordinario centro per l’ospitalità in cui si trova l’ampia e tradizionale enoteca, con i vini dell’azienda e altri prodotti tipici del territorio; la suggestiva balsameria; la Taverna Banfi, con una cucina tipica locale ed il raffinato Ristorante Castello Banfi che, aperto nel 2002, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di una stella Michelin dopo un solo anno di attività.

A marzo 2007 con l’apertura di Castello Banfi -Il Borgo, si è poi aggiunto un nuovo gioiello, infatti, con le sue 14 lussuose stanze, incluse 5 suite, è andato a completare la già ampia gamma di prodotti e servizi offerti da Banfi.

A questo faranno anche capo tutta una serie di attività, sportive, gastronomiche, di educazione del vino e ricreative che coinvolgono annualmente più di 65000 visitatori. Il museo del Vino e del Vetro, intitolato a Giovanni F. Mariani, padre di John e Harry e fondatore di Banfi Vintners, occupa alcune delle sale del Castello.

Qui si può ammirare la più grande collezione privata di vetri del periodo della Roma Imperiale oltre a rarissimi oggetti di epoche diverse, fino ai giorni nostri. Quello tra Banfi e cultura è senz’altro un binomio molto sentito, che si sviluppa attraverso numerosi eventi, tra i quali spicca l’annuale festival “Jazz

& Wine”, seguitissimo appuntamento dell’estate montalcinese, giunto ormai all' undicesima edizione.

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