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6.6 Il caso Brunello di Montalcino

6.6.2 I numeri del Brunello di Montalcino

Il Brunello di Montalcino pressoché sconosciuto al di fuori della zona di produzione e di una ristretta cerchia di intenditori sino alla metà degli anni '60, è divenuto sempre più conosciuto nel decennio successivo sino a diventare, forse, il più quotato vino italiano di qualità.

Oggi non è un fenomeno solo italiano, ma soprattutto mondiale. Non esiste paese, dove vengano consumati vini di qualità, in cui questo vino non sia presente tanto da poterlo definire la punta di diamante dei vini di qualità che, penetrando in tutti i mercati contribuisce ad elevare l'immagine del vino italiano.

Bisogna infine rilevare che il suo gusto armonioso e aristocratico ha conquistato, all'estero, non solo i tradizionali conoscitori dei vini italiani, ma anche coloro che non sono abituati ai vini del nostro paese.

Per comprendere questo successo, si ricorda che negli anni ‘60 le bottiglie prodotte non erano più di 150.000 da circa una ventina di aziende, negli anni

’70 furono imbottigliate mediamente circa 800.000 bottiglie da circa 25 aziende, mentre negli anni ‘90 ne sono state imbottigliate circa 3.500.000 da

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circa 120 aziende. Oggi sono 7 milioni le bottiglie prodotte annualmente e 250 i produttori coinvolti.

Questi numeri fanno anche comprendere la preziosità di questo vino, ricercato per le tavole più raffinate sparse in tutto il mondo. Le ragioni del fenomeno vanno ricercate nelle obiettive qualità organolettiche del vino, nella rotondità ed armonia del gusto , negli intensi profumi e nelle grandi possibilità di evoluzione con l'invecchiamento.

Oggi il territorio del Brunello da lavoro al 90% della popolazione residente di circa 2000 persone che sono impiegate nel wine business. Il volume d’affari del settore vinicolo nel 2007 ha raggiunto i 250 milioni, oltre ai 130 milioni di indotto nel turismo e terziario che muove circa 300000 di visitatori l’anno, 11 milioni di bottiglie di cui mediamente 6 milioni di Brunello di Montalcino, 3000 ettari a vigneto di cui 1325 a Sangiovese, sui 24362 del territorio comunale.

Inoltre secondo un’indagine sul mercato fondiario svolta nel 1998 dall’Istituto Nazionale d’Economia Agraria il Brunello è al top della classifica di valori fondiari sui 350mila euro (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4-500mila euro), uno dei valori più alti in assoluto e tra i leader nei fondi vitivinicoli.

Tali valori sono dovuti anche al fatto che di recente molti imprenditori di altri settori hanno acquistato terreni a Montalcino come Francesco Illy che ha l’azienda Francis-Francis, Massimo Ferragamo, Roberto Giannelli e molti altri.

Il Brunello, in questi ultimi anni, è stato valutato anche come “bene rifugio”

paragonandolo ad azioni dal rendimento sicuro, sia per le vecchie Riserve della tenuta Greppo Biondi Santi che per i futures sul Brunello di Banfi.

La storia dei futures che ottiene un successo senza precedenti ha portato nel settembre ‘96 Castello Banfi all’applicazione di uno strumento di vendita innovativo (effettuato sull’annata ’95, posta in commercio nel 2000): quello della vendita “en primeur”, operazione che è poi stata seguita da altre importanti aziende di Montalcino e d’Italia.

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L’operazione, mutuata dalla Francia, è stata personalizzata dal genio creativo italiano. Si tratta di un vero e proprio investimento in vino, di un “gioco-scommessa” sulla rivalutazione che quel prodotto avrà nel corso del tempo: il cliente paga in anticipo il vino ed il produttore gli consegna un certificato (cedibile) che gli dà il diritto a ritirare il vino (6 bottiglie) ad una determinata scadenza (generalmente dopo cinque anni).

La corsa all’acquisto dei futures conferma che i vini pregiati, soprattutto i grandi rossi a lungo invecchiamento, possono davvero trasformarsi da semplice passione in occasione d’investimento.

Il segreto dell’affermazione di questi futures deve essere ricercato nell’alta qualità e prestigio del Brunello e delle case vinicole, nella forte richiesta sul mercato, nell’esistenza di un “plus” di prodotto legato all’immagine ed al territorio di Montalcino, nella longevità del vino, nel valore dell'annata scelta per l’operazione, nella limitatezza di bottiglie e nella grande attenzione dei mass-media.

La dimensione delle aziende (per superficie a vigneto) può essere percentualmente così ripartita:

• 22% inferiore ad un ettaro;

• 29% tra 1 e 3 ettari;

• 15% tra 3 e 5 ettari;

• 15% tra 5 e 15 ettari;

• 9% tra 15 e 100 ettari;

• 1% sopra i 100 ettari;

• 9% sono imprese esclusivamente commerciali.

La produzione media del Brunello è di circa 6 milioni di bottiglie all’anno (il numero varia a seconda della qualità dell’annata), di cui il 63% è venduto all’estero. I principali Paesi importatori sono:

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• gli Usa

• la Germania

• il Canada

• Regno Unito

• la Svizzera

• Giappone

Accanto a questi colossi, in cui solo il mercato Americano assorbe il 25%

dell’export si vanno poi affermando, anno dopo anno, anche nuovi mercati emergenti che apprezzano sempre più i prodotti di Montalcino.

Succede così che il Brunello incontra crescenti richieste nel Nord Europa, in Russia, Polonia e Romania.

In America latina la prima destinazione del Brunello è il Messico seguito da Panama, Venezuela e Brasile.

Nell’estremo oriente arrivano solo il 2-3% delle vendite con Corea al primo posto seguito da Cina ed India, destinate a raddoppiare la loro domanda nel corso del prossimo biennio.

Benissimo la ricca Dubai dove il Brunello viene consumato principalmente nei ristoranti di lusso. Occorre soffermare l’attenzione sul mercato Americano in merito alla polemica circa il mancato rispetto del disciplinare di produzione ed alla minaccia del blocco delle importazioni.

Nel maggio del 2008 il Department of trasury , alcohol & tabacco tax & trade bureau ha inviato una circolare all’ambasciata italiana a Washington in cui si minacciava il blocco delle importazioni di Brunello a partire dal successivo 9 giugno a patto che si esibisca una certificazione supportata da analisi di laboratorio che dimostrino la presenza di 100% di Sangiovese nel Brunello.

Nonostante le minacce negli Stati Uniti si riscontra, sino al 30 Aprile 2008, un aumento significativo delle esportazioni +78,5% rispetto allo stesso periodo del 2007. Nel 2007 erano state vendute circa 2510000 bottiglie.

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Ciò che non và all’estero ovvero il restante 37% del Brunello è destinato al mercato interno principalmente nelle seguenti aree:

• Montalcino per il 15% (di cui l’8% con vendita diretta in azienda)

• Nel resto della Toscana per il 7%,

• Centro Italia per il 6%,

• Nord Italia per l’8%,

• Sud Italia per l’1%

La produzione media degli altri vini di Montalcino è per il Rosso di Montalcino Doc (3 milioni di bottiglie), per il Moscadello Doc (50000 bottiglie), per i vini bianchi e rossi della Doc Sant’Antimo (500.000 bottiglie), per i “supertuscans” (500000 bottiglie), per i vini Igt (3 milioni di bottiglie).

Da non trascurare anche la produzione di grappa derivante dalle vinacce del Brunello (250mila bottiglie).