2. L O SVILUPPO DELLE POLITICHE ECOLOGICHE IN E UROPA E LA RESPONSABILITÀ AMBIENTALE D ’ IMPRESA
2.2 L’ APPROCCIO TRIPLE BOTTOM LINE E LA RSI AMBIENTALE
Si è già osservato, come la Commissione Europea abbia definito la RSI quale “integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate36.
Si ha responsabilità sociale, pertanto, quando le imprese decidono volontariamente di operare scelte produttive in grado non solo di soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma di andare al di là di questi, investendo in capitale umano, nel rapporto dialogico con le parti interessate e nella tutela dell’ambiente37.
Secondo una concezione oramai consolidata, la RSI si caratterizza per l’impegno assunto dall’impresa secondo l’approccio “Triple Bottom Line” o “Triplice approccio”. Tale concetto venne
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Si leggano, in tal senso, gli artt. 11 e 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (versione consolidata).
36
Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, cit., punto 20.
37
M. MOLTENI, Primo rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa in Italia, in www.isvi.org.
introdotto per la prima volta dal sociologo ed economista inglese John Elkington con la sua SustainAbility Ltd38. Si tratta di un approccio basato sulla triplice dimensione dell’attività economica di un’impresa che sottende non solo il raggiungimento del profitto, ma anche il rispetto dei diritti dei lavoratori e della comunità, nonché la tutela dell’ambiente39. Per quanto concerne tale ultimo profilo, in particolare, il Triplice approccio propone di incorporare il concetto di sviluppo sostenibile – sul quale ci soffermeremo a breve - nella valutazione delle performance ambientali, attraverso indicatori e target ambientali40. Si supera così il tradizionale concetto di bottom line quale indicatore esclusivamente economico e la tradizionale concezione di sostenibilità quale fattore prettamente ambientale41.
La Commissione Europea ha definito il “Triplice approccio” come la “concezione secondo la quale le prestazioni globali di un’impresa devono essere misurate in funzione del suo contributo combinato alla prosperità, alla qualità dell’ambiente e al capitale
38
“Established in 1987, SustainAbility is a strategy consultancy and think tank working with senior corporate decision makers to achieve transformative leadership on the sustainability agenda. We offer a range of services and undertake advocacy in order to create financial value at the same time as addressing environmental, social and governance issues in an integrated manner”, in www.sustainability.com.
39
J. ROBERTS, Environmental Policy, Routledge, 2004, pag. 120: “An approach based on the ‘triple bottom line’ has been developed to allow companies to engage with the whole range of sustainable development issues”.
40
L. MARIANO, Responsabilità Etica d’Impresa – Teorie e buone pratiche, Liguori Editore, 2008, pag. 46.
41
Y. SHCHERBININA, B. SENA, Strumenti concettuali per una riformulazione della RSI, in H. ALFORD, F. COMPAGNONI (a cura di), Fondare la responsabilità sociale d’impresa, Città Nuova, 2008, pag. 112.
sociale42”. Rifacendosi a questa definizione, la sostenibilità è valutata secondo tre direttrici: quella economica, per cui si fa riferimento alla capacità di generare ricchezza e, quindi, di assicurare la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa; quella sociale, da intendersi quale responsabilità nei confronti dei vari soggetti interni ed esterni all’organizzazione; quella ambientale, nel senso di attenzione all’equilibrio ecologico.
L’imprenditore, secondo tale metodo, dovrà optare per politiche di sviluppo che bilanciano correttamente le tre direttive e si pongono come punto di equilibrio fra queste. Il bilanciamento ottimale per garantire lo sviluppo di lungo periodo dell’impresa, pertanto, non è quello che assicura meccanicamente nell’immediato il maggior profitto possibile. Anzi, nel breve periodo, potrà derivarne anche un decremento degli utili economici dell’impresa, in quanto è nel lungo periodo che la scelta del bilanciamento ottimale garantirà all’impresa quel consenso sociale che la porrà a riparo da iniziative di boicottaggio a livello globale da parte dei consumatori o da atteggiamenti di ostilità dei pubblici poteri.
Il primario obiettivo dell’imprenditore, pertanto, rimarrà indiscutibilmente il conseguimento del massimo risultato economico, ma l’imprenditore avveduto - coerentemente alla "Triple bottom line” - dovrà scegliere di perseguire tale obiettivo impiegando strategicamente la RSI quale elemento di valorizzazione e
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Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, cit., Allegato.
differenziazione competitiva della propria attività43. Adottare volontariamente comportamenti responsabili consentirà, difatti, di rispondere adeguatamente alle istanze degli stakeholders ponendo, per tale via, le basi per uno sviluppo duraturo della propria impresa44.
La conseguenza di una gestione basata sulla Triple Bottom Line ha anche ulteriori ripercussioni. Essa fa nascere nella mentalità imprenditoriale la consapevolezza di dover leggere i fenomeni aziendali sotto “lenti” diverse da quelle solitamente utilizzate per la contabilità generale basata sul sistema dei prezzi, cercando di far
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In senso critico si veda M. LIBERTINI, Impresa e finalità sociali. Riflessioni sulla teoria della responsabilità sociale dell' impresa, in Riv. soc., 2009, 01. L’Autore ritiene che “Per i manager professionali di una grande impresa è difficile puntare sulla conquista di un vantaggio reputazionale di lungo termine dell' impresa in sé, quando la loro reputazione personale e i loro stessi redditi sono collegati a risultati contabili che vengono misurati e giudicati su base trimestrale (e per certi aspetti quotidianamente)” (…) Ed ancora, le “strategie aziendali di lungo termine, comprensive di programmi di miglioramento reputazionale derivanti dall'adozione di regole di CSR, possono rispondere a criteri di razionalità aziendale e che scelte di tal genere siano legittime, dal punto di vista dell'esercizio della discrezionalità gestionale degli amministratori. Tuttavia, se tali strategie devono essere giudicate alla stregua dei criteri di corretta gestione societaria e imprenditoriale, esse appaiono alla stregua di altre strategie di assunzione di maggiori rischi attuali in vista del conseguimento di migliori risultati a medio-lungo termine. Strategie pur sempre legittime alla stregua della business judgment rule, da ritenersi applicabile anche in diritto italiano e conforme ai principi del diritto societario europeo. Il che equivale a dire che, per un’impresa razionalmente gestita, investire in reputazione attraverso comportamenti socialmente responsabili equivale ad investire in un complesso e rischioso programma di ricerca e sviluppo, che potrà dare in futuro grandi ritorni, ma che potrebbe anche fallire”.
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F. PERRINI, S. POGUTZ, A. TENCATI, Developing Corporate Social Responsibility, a European Perspective, Edward Elgar, 2006, pag. 5, “Voluntary adoption of social and environmental standards beyond legal prescriptions, opening companies to stakeholder dialogue and cooperation, addressing operations toward sustainable development, together gain consensus, trust and legitimacy for firms in the globalization era. In other words, adopting a responsible approach means laying the foundation of a long-lasting development in the history of business and economics”.
emergere da ogni scelta imprenditoriale e da ogni transazione il relativo valore sociale, economico ed ambientale45.
Acquisito, oramai, che la RSI si sviluppa nelle due direttrici sociali ed ambientali, si deve ribadire nuovamente come, sino ad oggi, la dottrina abbia mostrato maggior attenzione alle tematiche sociali piuttosto che a quelle ambientali, creando un modello di RSI in cui la categoria ambientale costituisce chiaramente un sottoinsieme di quella sociale.
Occorre invero verificare se vi sia coincidenza fra queste due categorie giuridico-concettuali, ovvero se sia necessario ripensare la RSI secondo un modello che differenzi tali due ambiti, ricostruendo categorie formali indipendenti, ciascuna dotata di strumenti propri e difformi.
Su tali basi, come avremo modo di analizzare, indicheremo con l’acronimo “responsabilità ambientale d’impresa” o “corporate environmental responsibility” l’insieme di quelle azioni volontarie poste in essere dalle aziende e dirette a conseguire obiettivi ambientali nel corso dell’attività produttiva. I concetti di sostenibilità, precauzione ed efficienza ecologica - considerata quale miglioramento dell’utilizzazione delle risorse in grado di limitare il degrado dell’ambiente e ridurre i costi produttivi46 - costituiscono proprio il
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L. CONDOSTA, Aspetti contabili di una gestione socialmente responsabile, pag. 3, in www.bilanciosociale.it.
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Si veda sempre, al proposito, Libro Verde, cit., par. 2.1.4, “Gestione degli effetti sull’ambiente e delle risorse naturali. In generale, la riduzione del consumo delle risorse e delle materie prime, nonché delle emissioni di inquinanti e dei rifiuti, può comportare una diminuzione delle ripercussioni sull’ambiente. Tale strategia,
trade-off che imporrà concettualmente di differenziare la responsabilità ambientale dalla responsabilità sociale.
inoltre, reca vantaggi concreti all’impresa in quanto riduce il consumo e la fattura energetica, le spese di gestione dei rifiuti e delle materie prime. In tal modo, un minore sfruttamento delle risorse conduce ad un aumento della redditività e della competitività per l’impresa. Tale principio guida, operante oramai da numerosi anni, è stato riconosciuto ufficialmente nel Sesto programma d’azione per l’ambiente della Commissione. In esso si spiega come l’UE, e gli Stati membri per essa, possano aiutare le imprese ad identificare le opportunità di mercato e ad effettuare investimenti vantaggiosi per esse stesse e per l’ambiente. Questo programma definisce una serie di altre misure destinate alle imprese: la creazione di un programma di assistenza al rispetto della normativa vigente, in grado di aiutare le imprese a comprendere le esigenze della Comunità europea in materia ambientale; l’elaborazione di sistemi nazionali, ma armonizzati, di concessione di premi ed incentivi alle imprese, in grado di valorizzare le buone prestazioni ambientali e promuovere impegni e accordi volontari”.
3. DAL CD. “SHAREHOLDER VALUE” ALLA CD. “STAKEHOLDER