4. M ODELLI ECONOMICI , OBBLIGHI GIURIDICI E PRINCIPI ETICI : VERSO UN NUOVO DIALOGO
4.2 I L NUOVO CONFRONTO FRA ETICA , DIRITTO ED ECONOMIA
Affrontando il tema della CSR, occorre soffermarsi ancora sul percorso sempre più evidente che sta coinvolgendo e sconvolgendo il pensiero giuridico, economico e filosofico moderno.
Nella società attuale, caratterizzata da nuove forme di contaminazione ed interconnessione, il mondo dell’economia, del diritto e dell’etica – che per lunghi secoli sono stati considerati lontani, incomunicabili, assoluti – si fa sempre più ridotto.
Così come oggi non sussistono più comunità, cittadini o imprese cristallizzate ciascuno nel loro essere, ma esiste solo un mondo in continuo divenire dove le singole peculiarità si mescolano dando vita a nuove entità, il rapporto tra le tre citate discipline – che sembrava non si dovessero mai intersecare, ognuna rilegata al suo ambito di azione e da un proprio linguaggio specifico – sta producendo nuovi e proficui frutti.
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G. CONTE, Tra vocazione lucrativa e responsabilità sociale: il dibattito sugli scopi e sulle responsabilità dell’impresa, in G. ALPA e G. CAPILLI (a cura di), Lezioni di Diritto privato europeo, Padova, 2007, pag. 580.
Non si può non rilevare come queste tre scienze nascondano valori che non sono neutrali76 ma che mostrano chiaramente le interconnessioni esistenti fra di esse e la nuova dinamicità e complessità del mondo che ci circonda77.
In particolare, il dialogo fra economia, etica e diritto ha prodotto un mutamento nel modo stesso di pensare il diritto, cerniera ed anello di congiunzione fra le due prime discipline. “Il dialogo consente di enucleare, comunque, alcuni elementi di novità che incidono sul profilo giuridico: il diritto si avvale di nuove fonti che partono dal basso, le nuove norme privilegiano una tutela preventiva dei diritti, la loro efficacia non è affidata esclusivamente alla azionabilità giuridica in termini di sanzioni (che hanno sempre caratterizzato la tutela di carattere successivo e, quindi, attenta alle conseguenze dannose), ma anche alla incentivazione di pratiche virtuose in termini di libertà di scelta per il comportamento concreto78”.
Come si sottolineava poc’anzi, il diritto inteso in senso classico e tradizionale non sia più in grado di imporre regole realmente adeguate alle esigenze della società moderna: l’efficacia della regola giuridica tesa solo ad imporre sanzioni non riesce convenientemente a governare i nuovi fenomeni globali. Possiamo ipotizzare, invero, che
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Si veda in questo senso, L.ROSSICARLEO, Il mercato tra scelte volontarie e comportamenti obbligatori, in Europa e diritto privato, n. 1/2008, pag. 157 e ss. 77
A. ELLIOT, C. LEMERT, Il nuovo individualismo - I costi emozionali della globalizzazione, Torino, 2007.
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Cogliamo queste considerazioni da L. ROSSI CARLEO, Il mercato tra scelte volontarie e comportamenti obbligatori, cit., pag. 169 e ss.
proprio questo rifarsi sempre più forte all’etica, sia il tentativo di superare la mancanza di regole comuni che caratterizza l’economia globalizzata. Lo spazio globale che caratterizza la società moderna, difatti, è caratterizzato da un nuovo ordinamento policentrico. Ne costituisce chiara dimostrazione la nascita sempre più frequente di codici di settore e di leggi speciali: il sistema si trasforma da mono- sistema a poli-sistema.
Risulta necessario prendere coscienza di questa evoluzione e fondere gli elementi tipici del diritto con le peculiarità delle altre discipline, dando vita a nuovi modelli in grado di adeguarsi maggiormente alle rinnovate necessità. Ancora una volta il dialogo, fra le diverse discipline e con gli “attori” economici e giuridici, si rivela lo strumento necessariamente prodromico alla nascita di nuove regole, questa volta però non più imposte dall’alto, ma nate dal basso come autoregolamentazione.
Tale concezione ben si inserisce in quel filone di pensiero che, come Carnelutti amava ricordare, considera il diritto quale surrogato della morale79. A ben vedere però, secondo l’autore, il diritto prende le mosse dalla morale per poi allontanarsene ed elaborare regole che sono il punto di equilibrio fra le varie tensioni interne alla società. Non bisogna cadere nella tentazione – propria di molti autori così come di molti cittadini comuni – di cercare “scorciatoie” a tale problema provando a sostituire il diritto con l’etica. L’etica senza diritto è soggettiva, relativa e fallace. A quale etica occorrerebbe
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rifarsi? A quella di un determinato imprenditore o a quella di quel consumatore particolare? O, forse, si vorrebbe giungere alla conclusione che esistono differenti valori etici propri a ciascuna categoria? L’etica, invero, deve essere ricondotta al proprio ruolo naturale, ovvero di strumento per adeguare ed interpretare il diritto secondo il sentire generale di quella data società e non sostituirsi ad esso. In questo senso devono essere interpretate quelle considerazioni che sottolineano come “il richiamo del legislatore alla morale, o all’etica, va (..) sempre guardato con sospetto e spesso equivale a un’ammissione di fallimento: generalmente, infatti, la morale viene chiamata in causa dove, e quando, il diritto fallisce80”.
Assodato che l’etica non può considerarsi la soluzione alle nuove esigenze della società globalizzata ma deve contribuire ad indirizzarle, può il mercato essere considerato la risposta?
La risposta negativa a tale interrogativo è, con l’imperante crisi economica globale, sotto gli occhi di tutti. Le odierne teorie economiche sono oramai consapevoli che il mercato non può più essere spiegato esclusivamente mediante formule matematiche ed automatismi immutabili e perfetti. Le regole classiche si legano a fattori esterni, “umani”, e pertanto non più esaustivamente prevedibili né controllabili.
In definitiva, possiamo ritenere che solo mediante il dialogo fra le diverse discipline e gli attori sociali sia possibile trovare il punto di equilibrio e la piena soddisfazione dei contrapposti impulsi e superare
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definitivamente la dicotomia, che ha caratterizzato la società moderna, fra interesse personale e collettivo.
4.3 DAL VOLONTARIO ALL’OBBLIGATORIO: L’ETERNO RITORNO DEL