ENVIRONMENTAL RESPONSIBILITY
4. IL FENOMENO DELLA RESPONSABILITÀ AMBIENTALE PER LE IMPRESE TRANSNAZIONAL
4.1 G LOBALIZZAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE
Come abbiamo avuto modo di esaminare, il crescente interesse nei confronti della responsabilità ambientale d’impresa è dovuto a molteplici ragioni, tra le quali spicca il cambiamento culturale che si è sviluppato nella popolazione mondiale negli ultimi decenni. Tale mutamento è intimamente connesso al fenomeno dell’evoluzione tecnologica e della globalizzazione, ed alle trasformazioni che quest’ultima ha ingenerato nella società mondiale180.
Nella nuova economia di mercato, i soggetti non possono più essere considerati unicamente nella loro staticità ma sono al centro di una serie di rapporti in continua evoluzione181. Anche gli Stati
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Numerose sono le riflessioni dottrinali sul processo di globalizzazione che ha investito il nostro pianeta. Si legga a tal proposito, A. GIDDENS, The consequence of modernity, Cambridge, 1998; R. ROBERTSON, Global modernities. From modernism to hypermodernism and beyond, London, 1995, pag. 25 ss; P. GROSSI, Globalizzazione, diritto, scienza giuridica (in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, CCCIC, 2002 e) in Società, Diritto, Stato. Per un recupero del diritto, Milano, 2006, pag. 279 s.s.; F. GALGANO, La globalizzazione nello specchio del diritto, Bologna, 2005
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Interessante è ciò che scrive D. MESSINETTI, Relazione conclusiva al convegno di Lecce del 24-25 settembre 2004, sul tema dei modelli familiari tra diritti e servizi, in Riv. Dir. Civ., 2005, I, pag. 139 ss., richiamato in L. ROSSI CARLEO, Il mercato tra scelte volontarie e comportamenti obbligatori, cit., pag. 155 ss. L’Autore, riferendosi agli status familiari, ma con un parallelismo che ben calza al mondo odierno dell’economia, rileva che “mentre gli status cristallizzano situazioni e condizioni, la società attuale, per quanto concerne i rapporti interpersonali, appare caratterizzata da una fortissima componente di versatilità, mobilità e modificabilità”.
nazionali, per fronteggiare le nuove esigenze del mercato, tendono, infatti, a formare una struttura sempre più interconnessa sia sotto il profilo normativo, che commerciale e finanziario.
Per le imprese, invero, l’abbattimento dei costi di trasporto, la frammentazione del ciclo produttivo, la liberalizzazione dei mercati nonché, da ultimo, l’avvento del commercio telematico182, ha offerto nuovi ed inimmaginabili spazi di crescita, favorendo una vera e propria “rivoluzione” dei rapporti economici183.
In tale contesto, però, lo spazio globale offre sì nuove e considerevoli opportunità ai protagonisti del mercato - in primis alle imprese - ma inevitabilmente impone loro di assumersi maggiori e non differibili responsabilità, non solo di natura strettamente legale ed economica, ma anche morale e d etica.
Con la globalizzazione, difatti, sempre più aziende operano oltre i confini nazionali e delocalizzano gli stabilimenti produttivi in Paesi in via di sviluppo dove la manodopera costa meno, la tutela dei diritti dei lavoratori è inferiore e le norme ambientali sono meno stringenti.
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F. BASSAN, Concorrenza e regolazione nel diritto comunitario delle comunicazioni elettroniche, Giappichelli, Torino 2002.
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S. LUCCI, S. POLETTI, Lo sviluppo sostenibile, Alpha Test, 2004, pag. 65, “Quando ha avuto inizio questo fenomeno? Secondo molti studiosi la nascita del processo di globalizzazione si colloca in concomitanza con la crisi petrolifera dei primi anni ’70. In ogni caso, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo, la conclusione della contrapposizione politica tra occidente capitalista e blocco comunista, e il notevole progresso delle nuove tecnologie informatiche, hanno permesso un vertiginoso intensificarsi di tutti i tipi di relazioni tra aree geografiche anche lontanissime tra loro. Questa “morte delle distanze” ha creato un’interdipendenza tra quasi tutte le diverse realtà locali (nazioni, regioni, ma anche singole città, distretti economici, o ecosistemi), generando una vera e propria nuova dimensione spaziale, quella globale”.
Spesso inoltre, a causa della corruzione dilagante in tali Paesi, raramente le multinazionali sono chiamate a rendere conto sotto il profilo legale delle loro azioni, anche nei casi in cui si verifichino gravi violazioni dei diritti dei lavoratori o del patrimonio ambientale. Al contempo, come si esaminerà nei seguenti paragrafi, le imprese devono tenere in debito conto come tra i criteri d’acquisto dei consumatori assuma una sempre crescente importanza l’etica aziendale ed il rispetto della stessa per l’ambiente e la società. Il valore socio-ambientale risulta essere sempre più integrato nella creazione del valore economico, in vista di una crescita di lungo periodo basata sulla giustizia sociale, sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo sostenibile.
Proprio in tale frammentato e contrastante contesto, lo “sviluppo sostenibile” potrebbe divenire “l’antidoto” al fenomeno della globalizzazione selvaggia184.
Come si approfondirà nel proseguo del lavoro, il concetto di sviluppo sostenibile è l’unica strada che ha “l’umanità di rendere sostenibile lo
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E. A. IMPARATO, Il turismo nelle aree naturali protette: dalla compatibilità alla sostenibilità, in Riv. Giur. Ambiente, 2008, 02, pag. 327, “La globalizzazione comporta una trasformazione, un passaggio dal molteplice all'unico, una reductio del plurilateralismo all'unilateralismo. La rivoluzione tecnologica e l'attuale processo produttivo hanno dato origine ad una nuova forma di organizzazione sociale: qui il momento economico assume una valenza predominante tale da essere inteso come un nuovo modo di produzione autonomo, indipendente da qualsiasi forma di regolazione e legittimazione esterna come da un'organizzazione sociale del lavoro che lo fondi e lo legittimi strutturalmente, trovando in se stesso le ragioni della propria identità e razionalità. L'ambientalismo invece, e con esso lo sviluppo sostenibile in quanto concetto "strategico" del diritto ambientale, riporta l'accento, in opposizione al global system, sulla identità locale- territoriale”.
sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future185”.
Per quanto esteso a livello planetario, del resto, il nostro sistema costituisce comunque un sistema chiuso per cui un’attività sarà considerata sostenibile se le modalità di sfruttamento delle risorse e i criteri comportamentali attualmente applicati permetteranno una disponibilità inalterata o crescente delle stesse risorse ed il mantenimento o miglioramento dei criteri comportamentali applicati186.
In questo senso, la nozione di sviluppo sostenibile consente utilmente di bilanciare il valore dello sviluppo con quello della tutela ambientale187. La sostenibilità, dunque, costituisce un limite alla massimizzazione dello sviluppo: la crescita può e deve essere limitata quando assume dimensioni e caratteristiche contrastanti con l’interesse dell’ambiente e delle future generazioni.
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“Sustainable development is development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs”, in Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common Future, Chapter 2: Towards Sustainable Development, in www.un-documents.net. Il concetto di sviluppo sostenibile è stato portato alla notorietà internazionale dal Rapporto Brundtland, risultato dai lavori della Commissione indipendente sull’ambiente e lo sviluppo istituita dalle Nazioni Unite e presieduta dal primo Ministro norvegese Gro Harlen Brundtland. Secondo tale rapporto, l’umanità nei prossimi anni dovrà impegnarsi per realizzare un vero sviluppo sostenibile, assicurando il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Assicurare i bisogni essenziali significa realizzare una crescita economica per i paesi più poveri, secondo modalità che rispettino l'ambiente, ma anche, per quanto riguarda i paesi più ricchi, adottare stili di vita compatibili con le risorse energetiche del pianeta.
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S. VALENTINI, Responsabilità sociale d’impresa e globalizzazione, verso un’internazionalizzazione sostenibile, Franco Angeli, Milano, 2004, pag. 60. 187
Con tale meccanismo, la sostenibilità non è più giudicabile limitandosi ai confini dello Stato in cui l’impresa ha la propria sede, in quanto per le imprese operare in un contesto internazionale è oramai un dato di fatto quotidiano. Esse si trovano immerse in un mercato che da tempo non è più solamente nazionale, ma che include Paesi con diversi stadi di evoluzione, sia sotto il profilo del sistema produttivo, sia per quanto concerne i rapporti sociali ed ambientali.
La Conferenza di Rio sull’ambiente del 1992 ha sancito definitivamente l’esigenza di compatibilità tra lo sviluppo economico- sociale e culturale della popolazione e la tutela dell’ambiente, ponendo il principio della responsabilità comune ma differenziata, con obblighi più severi per i paesi industrializzati188. Si pone oggi pertanto per tutte le imprese il problema di conciliare competitività ed impegno ambientale che, come si è detto, è un necessario presupposto dello sviluppo.
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Il Principio 7 della Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo dispone che “Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre. In considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano sull'ambiente globale e le tecnologie e risorse finanziarie di cui dispongono”. La Dichiarazione è disponibile sul sito www.bch.minambiente.it.