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L’ Assunta di Stefano fiorentino

V. 1 Questioni tecniche e material

V.2- L’Assunta come ‘stendardo particolare’

Si torni per un momento ad osservare una delle fotografie che ritraggono per intero l’affresco cuspidato di Stefano (figg. 1,2; 11; 30).

Più che di un “complesso apparato teatrale” 48, come afferma Caleca, l’impatto visi- vo che, probabilmente, si sperava suscitasse l’Assunta, avrebbe dovuto essere quel- lo di uno ‘stendardo’ ligneo processionale.

Sappiamo, infatti, che gli stendardi su tavola pisani risalenti al XIV secolo si ispira- vano nella loro articolazione compositiva e decorativa ai polittici, tanto da ricalcar- ne le sagome cuspidate dorate49, ma c’è di più.

Si hanno alcune testimonianze di dove e, soprattutto, di come venissero collocati gli stendardi dopo il loro uso nelle processioni. “Si può immaginare che spesso venissero appesi ad una parete o sistemati in una sagrestia, magari in una ‘cassa’ o teca. In alcuni casi, però, sembra probabile una sistemazione più elaborata” 50. In- teressanti a questo proposito sono i tre documenti portati all’attenzione del lettore da Victor Schmidt. Ci si riferisce: al testamento di Porfirio di Angelo da Camerino che nel 1383 lascia come legato due fiorini d’oro “fraternitati [sic] S. Ansovini pro uno tabernaculo acto ad reponendam et conservandam conam dicte fraternitas”51; al pagamento a carico della congregazione fabrianese di Santa Maria del Mercato per un tabernacolo “per acconciare la taula colla fegura della Vergine” che veniva portata in processione durante la festa dell’Ascensione; e infine – sebbene ci si trovi in un’epoca molto più tarda - alla provvisione del Comune di Perugia risalente al 20 aprile 1496 in cui si fa riferimento allo stanziamento di dieci fiorini “pro una tabula fienda in dicta Fraternitate, cum figura B.M. Verginis, et ponenda in altari ipsius Fraternitatis, ac per dictos disciplinatos deferenda per civitatem in processionibus fiendis”52. Si tratta della tavola dipinta dal Perugino - conservata alla Galleria Na- zionale di Perugia - che aveva, quindi, sia funzione di pala d’altare sia di stendardo,

48 Caleca 1996, p. 27.

49 C. Savettieri, Zeugnisse der Volksfrommigkeit, in Schatze sakraler Kunst aus dem

Pisa des 14. Jahrhunderts, a cura di M. Burresi, Pisa e Unna 1999, pp. 27-37; M. T. Filieri

(a cura di), Sumptuosa tabula picta. Pittori a Lucca tra gotico e rinascimento, Livorno 1998, pp. 302-303; 392-393.

50 V.M. Schmidt, Gli stendardi processionali su tavola nelle Marche del Quattrocento, in I Da Varano e le arti, a cura di A. De Marchi, P. L. Falaschi, atti del convegno (Cameri- no, 2001), Ripatransone 2003, p. 559-560.

51 Schmidt 2003, p. 560. 52 Ibidem.

mendicanti, dove i pisani preferivano farsi seppellire in alternativa al Duomo. L’Assunta non si configurava, quindi, come un semplice affresco, ma entrava a far parte degli oggetti funzionali al culto civico mariano64.

Per un’operazione di tale rilievo era necessario avere a disposizione un artista di primordine ed è assai probabile che – come verosimilmente era stato fatto per Buf- falmacco – a suggerire il nome di Stefano fosse stato proprio l’arcivescovo Salta- relli, il quale aveva potuto vedere di persona alcune sue opere – come, per esempio, l’affresco frammentario con i Santi Biagio e Giovanni Battista con due devoti nella chiesa vecchia di San Piero in Palco65 – durante i suoi frequenti soggiorni a Firen- ze dove il pittore aveva bottega con suo fratello Bartolo66. Sappiamo, infatti, che Saltarelli dopo il 1335 “strinse sempre più i legami peraltro mai spezzatisi con il convento originario di Santa Maria Novella, all’interno del quale, nel 1337, fece allestire alcuni ambienti a proprio uso”67.

64 Tra gli oggetti ‘funzionali’ al culto civico vi era anche la celebre ‘Cintola’ del Duo- mo di cui oggi rimarrebbero solamente cinque placchette smaltate conservato al Museo dell’Opera del Duomo di Pisa. Sul culto civico della Vergine si veda: V. Camelliti, Devo-

zione e conservazione. Culto dei santi e identità civica a Pisa fra Trecento e Quattrocento,

in Municipalia. Storia della tutela. Patrimonio artistico ed identità cittadina: Pisa e Forlì

(sec. XIV-XVIII), a cura di D. La Monica, F. Rizzoli, Pisa 2010, pp. 39-58; Ead., Pisa città di Maria in età medievale: storia di una tradizione in(in)terrotta, in “Rivista di storia e

letteratura religiosa”, LIX (2013), pp. 577-602. Sulla nascita del culto della Madonna come patrona della città si veda: Ronzani 1997, pp. 82-86.

65 L’affresco risalirebbe al 1335-1345 secondo Boskovits (Id., Ancora su Stefano fio-

rentino (e su qualche altro fatto pittorico di Firenze verso la metà del Trecento), “Arte

Cristiana”, XCI (2003), pp. 173-180).

66 Grazie alle ricerche d’archivio di Alberto Lenza del 2008 siamo riusciti ad acquisire qualche altro dato relativo alla vita di Stefano tra cui che fosse fratello del pittore Bartolo immatricolato all’Arte dei medici e degli speziali tra il 1315 e il 1320 (A. Lenza, Stefano

di Ricco: una precisazione documentaria, “Arte cristiana”, XCVI (2008), pp. 469-473. Si

veda infra Appendice 3 per il regesto documentario sull’artista.

67 M. Ronzani, “Saltarelli Simone”, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 89 (2017). Si ricordi che Saltarelli era fiorentino di nascita e nel 1281 era entrato come frate nel convento domenicano di S. Maria Novella del quale diventò priore nel 1300. Si veda anche a proposito di Saltarelli la tesi di laurea di P. Mussinu, L’attività di un vescovo del

Trecento: raccolta e regestazione degli atti di Simone Saltarelli, arcivescovo di Pisa (1323- 1342), rel. M. Ronzani, Università di Pisa, a. a. 2005-2006.

o crearne uno come quelli pocanzi citati che venivano conservati in nicchie, anche se in questo caso ad affresco e non su tela o tavola.

La Vergine compariva spesso su gonfaloni di confraternite e ne è un esempio quello creato da Francesco Traini intorno al 1340 per la fraternità dei laudesi della catte- drale di Pisa61, ma qui siamo di fronte ad un caso molto particolare.

La principale patrona di Pisa in età medievale era, infatti, proprio la Madonna e l’importanza civica riconosciuta alla festa del 15 di agosto è ben evidenziata ne- gli Statuti comunali62. L’Operaio, inoltre, a partire dai secoli XIII e XIV era stato investito da diverse competenze anche di tipo ‘paraliturgico’ e ricopriva durante questa festa un ruolo centrale. Durante la processione che aveva luogo la sera del 14 agosto, vigilia dell’Assunta, e che si concludeva in Duomo, i ceri offerti come segno d’omaggio alla Vergine dalle autorità civili, dai rappresentanti delle societa- tes professionali e dai vari capifamiglia a nome della civitas erano presi in consegna direttamente dall’Operaio in carica63.

Creare, dunque, una sorta di stendardo con l’immagine dell’Assunta alloggiato all’interno di un tabernacolo riccamente decorato – come i gonfaloni perugini men- zionati – e inserirla sulla porta principale del Camposanto significava manifestare apertamente l’appartenenza del monumento all’Opera S. Marie pisane civitatis. L’introduzione di un’opera così speciale come uno stendardo ‘fisso’ – affrescato - raffigurante l’Assunzione della Vergine – all’interno del nuovo cimitero, inoltre, rientrava pienamente in quella politica di lancio del Camposanto attuata durante il governo del conte Fazio, quando si decise di creare qualcosa di spettacolare e innovativo che superasse addirittura i chiostri affrescati delle chiese degli ordini

dominio da esso esercitato sul territorio che gli era sottoposto” (Ronzani 1997, p. 111). Il posto del podestà verrà poi preso dall’Operaio e dagli Anziani del Popolo.

61 ASPi, Misc. Man.= Miscellanea manoscritti proprietà libera, 39, Ins. 43, c. 6v; ACPi, pergamena 2242, dec. CCXXVI e pergamena 1672, dec. CLXIX; ACPi, pergamena 2242, dec. CCXXVI. I documenti erano già stati segnalati da Caleca 1996 p. 43, nota 78; e da Pisani 2020, pp. 249-250. Si rimanda, comunque, al regesto documentario sull’artista infra Appendice 3.

62 Nel Breve Pisani Communis del 1287, per esempio viene prescritto l’obbligo di of- ferta dei ‘candeli’ nel giorno dell’Assunzione non solo da parte dei rappresentanti del go- verno, ma anche dai rettori delle terre sottomesse (si veda Breve Pisani Communis MC-

CLXXXVI, De festo goloriose beate Virginis Marie, in I Brevi del Comune e del popolo di Pisa dell’anno 1287, a cura di A Ghignoli, Roma 1998, p. 248).

63 Tale consuetudine è documentata per la prima volta a Pisa nel XIII secolo. Sulla festa dell’Assunta si veda: P. Vigo, La festa dell’Assunta in Pisa nel secolo XIV, Roma 1882; Id.,

Una festa popolare a Pisa nel Medio Evo: contributo alla storia delle costumanze italiane,

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