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La nuova città e gli affreschi del Camposanto

IV.3- Il ‘giudizio particolare’ del Conte Fazio

Alla luce di tutti gli elementi raccolti fin qui, si torni ora alla figura del laico che oc- cupa una posizione di rilievo assoluto nella composizione del Giudizio Universale (fig. 1): esattamente in linea con la figura del Cristo giudice, costui è aiutato da un arcangelo ad uscire da una delle tombe terragne e presentato all’arcangelo Michele, che, fissandolo direttamente negli occhi, lo invita col cenno della mano sinistra a prender posto alla destra di Cristo, nella schiera degli eletti, rivolgendosi a lui con parole che erano scritte sulla parete, ma che sono in larga parte svanite84; simulta- neamente, un terzo arcangelo lo addita con un deciso gesto del braccio e del dito destro protesi a una figura ai suoi piedi - che allo stato attuale è quella di un fran- cescano - in atto di uscire dall’avello, alla quale rivolge direttamente lo sguardo, come se gli proponesse ad esempio la figura del nobile laico di cui si diceva (fig. 8). Non potrebbe, allora, trattarsi di Fazio della Gherardesca, invece che dello Scor- cialupi?

Nel 201785 avevo ipotizzato che sopraggiunta improvvisa la morte di Fazio, mentre ancora Buffalmacco era al lavoro nella galleria meridionale – probabilmente pro- prio al Giudizio Universale – gli Anziani, di concerto con Tinuccio della Rocca, ma soprattutto con l’arcivescovo Saltarelli e – alla luce delle notizie poc’anzi eviden- ziate – con il suo vicario Bonaggiunta da Calcinaia avessero deciso di fare apparire il giovane conte – nell’atto di uscire da una tomba terragna, quindi appena morto! – sulle pareti del Camposanto non solo a scopo commemorativo, ma soprattutto come

83 Ronzani 2004.

84 Purtroppo non ci possono venire in aiuto né il testo di Salomone Morpurgo, Le epigra-

fi in rima del trionfo della morte, del giudizio e inferno e degli anacoreti nel camposanto di Pisa, “L’Arte”, II (1899), pp. 51-87; né il Giudizio Universale di Prato nel quale l’arcange-

lo Michele si rivolge al laico solamente con il gesto della mano, ma senza proferire parola. L’iconografia del frammentario Giudizio Universale eseguito nel 1345 da Bonaccorso di Cino nello Spedale della Misericordia di Prato deriva verosimilmente dall’affresco pisano di Buffalmacco (figg. 9-10).

85 Orsero 2017, p. 17. Si veda infra Capitolo VI a proposito dell’inserimento del conte Fazio nell’affresco prima o dopo la sua morte.

dunque già instaurato con l’ancor giovane figlio di costui un rapporto di fiducia e collaborazione che sarebbe durato fino alla morte di Fazio77.

Qualche anno dopo, troviamo di nuovo Bonaggiunta venire in aiuto del conte. Grazie alla consulenza giuridica del da Calcinaia il 25 aprile del 1331 il Saltarelli concluse l’istruttoria chiestagli da Giovanni XXII per la nascita del nuovo mona- stero di Clarisse – che sorse al posto della canonica regolare della chiesa urbana di San Martino in Chinzica – voluto fortemente dal Donoratico78.

Come già sottolineato, uno dei fondamenti del poter di Fazio era il titolo di ‘capita- no generale delle masnade a cavallo del Comune di Pisa’ e in tale veste egli condivi- deva con gli ‘stipendiari’ tedeschi (che formavano la più gran parte della cavalleria mercenaria al servizio di Pisa) lo ius patronatus sulla chiesetta di S. Giorgio, detta anche Teutonicorum”79. Nel febbraio del 1337 era rimasta priva di rettore, così Fa- zio e alcuni conestabiles delle masnade ne elessero uno, affidando a Bonaggiunta come “procurator prefati domini comitis et conestabilium” l’incombenza di presen- tare l’eletto all’arcivescovo80.

Bonaggiunta, inoltre, dovette agire in Curia romana anche come rappresentante personale del conte Fazio. A rivelarlo è una testimonianza del 12 ottobre del 134181 del pievano di Calcinai Andrea da Viterbo, che aveva accompagnato Bonaggiunta in una missione avignonese nel 1340. In quell’occasione Bonaggiunta e Andrea ebbero bisogno di denaro (25 fiorini) e si rivolsero a Bindo da Campiglia, uomo d’affari pisano accreditato presso la Curia. Egli decise di accordare loro la somma richiesta non in quanto rappresentati del clero pisano, ma perché aveva ricevuto dal conte Fazio “una lettera di raccomandazione in favore di Bonaggiunta, con la quale lo invitava ad aiutarlo, onorarlo e trattarlo proprio come se fosse stato il conte in persona”82.

Ancora una volta nella documentazione – segnalata da Ronzani nel lavoro dedicato

77 Sui rapporti tra Bonaggiunta e Fazio si veda sempre Ronzani 2004, pp. 97-98 e le note 58, 114 e 121.

78 Ronzani 2004, p. 922. Il dossier è in ASFi, Archivio Della Gherardesca, Pergamene, “1332 aprile 25” (e anche ivi, nr. 153, cc.95r-99v).

79 Ronzani 2004, p. 929. 80 Ronzani 2004, pp. 929-930.

81 Ronzani 2004, pp. 931 e ancora a p. 932.

82 Ronzani 2004, pp. 931-932. “non tamen pro clero, quia ipse habuit licteras a domino comite Bonifatio recommendatitias pro dicto domino Bonaiuncta, quod ipse deberet eidem subvenire et ipsum honorare et tractare tamquam personam suam propriam”. AAPi, A.S., nr. 7, cc.43r-v.

sepolcro di fra Giovanni Soldato in corrispondenza della Tebaide, possiamo capire che il pubblico trecentesco poteva vedere – dipin- ti sui muri e proiettati nell’eternità del giudizio divino – il passato e il presente della vita della propria città. Le immagini che i colori dei pittori e le parole delle epigrafi concorrevano insieme a costrui- re non avevano dunque solo una dimensione esemplare; sembrano piuttosto visualizzare in qualche modo quel procedimento figurale esempio reale, a tutti noto, di una vita giusta spesa per il bene di tutta la civitas.

Intorno al 1331 – come si è visto – qualcosa di simile, tra l’altro, era stato fatto an- che per il beato Giovanni Soldato, sepolto in un sarcofago in corrispondenza delle Storie dei Santi Padri, come esempio positivo per la popolazione.

L’inserimento del conte Fazio all’interno del Giudizio - che fosse ancora in vita o già defunto - rientrerebbe benissimo in quel tipico meccanismo di ‘exemplum’ e ‘figura’ che Lina Bolzoni86 spiega proprio a proposito degli affreschi di Buffal- macco, in cui la predicazione domenicana cerca di sottolineare la propria vicinanza all’esperienza degli eremiti della Tebaide.

In riferimento a un’antica tradizione87 secondo cui in alcuni cavalieri della ‘cavalca- ta’ del Trionfo della morte si potrebbero ravvisare i ritratti veri e propri di personag- gi che avevano avuto un ruolo significativo nella vita della città, come ad esempio Uguccione della Faggiola o Castruccio Castracani o ancora Ludovico il Bavaro, la Bolzoni scrive: “se teniamo presente questo elemento, oltre che l’inserimento del

86 Bolzoni 2002, pp. 35-38.

87 Si veda per esempio: G.B. Totti, Notizie e avvenimenti storici diversi riguardanti la

città di Pisa, Pisa, biblioteca Universitaria, cod. 595, p. 30; G. Rosini, Lettere pittoriche sul Campo Santo di Pisa, Pisa 1810, p. 43.

8. Buonamico Buffalmacco, Giudizio Universale, particolare. Pisa, Camposanto. 9. Bonaccorso di Cino Giudizio Universale. Prato, Spedale della Misericordia. 10. Bonaccorso di Cino Giudizio Universale, particolare. Prato, Spedale della Misericordia

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dei partecipanti”92.

Con il ruolo chiave che assumerebbe, in questo senso, la figura del laico accompa- gnato dall’arcangelo verso la schiera degli eletti, pare davvero difficile che possa trattarsi di un semplice Operaio, ben più logico, invece, è vedervi il conte Bonifazio Donoratico della Gherardesca. L’avvio della decorazione pittorica, infatti, è da por- re proprio durante gli anni del suo ‘co-governo’ con la magistratura degli Anziani, quasi a coronamento della rinascita culturale cittadina per la quale il conte tanto si adoperò. Oltre ad incarnare il ruolo del buon governante, con l’atto di scegliere insieme agli Anziani l’operarius del Duomo, Fazio sottolineava il suo personale interesse nelle decisioni che sarebbero state prese in campo artistico per i beni ap- partenenti all’Opera del Duomo, e quindi anche nel Camposanto.

Se tutti gli elementi elencati in precedenza non bastassero, si guardi ancora il laico del Giudizio Universale. Chiunque studi il Trecento italiano non potrà fare a meno di notare la somiglianza tra questa figura e quella di Enrico Scrovegni ritratta da Giotto a Padova (figg. 11-12), ma volendo trovare un paragone ancora più vicino per il Donoratico, basterà spingersi nella galleria ovest del Camposanto e osservare il gisant della tomba della Gherardesca, identificabile con Gaddo, il padre di Fazio (figg. 5-7). La veste presenta lo stesso scollo e il copricapo appare molto simile: un abbigliamento, certo, non sfarzoso – come nel caso, tra l’altro, dello Scrovegni – ma che lo connotava come civis e perciò lo metteva ancora più in risalto nella moltitudine delle due schiere degli eletti e dei rei.

È opportuno, a questo punto, spingersi ancora oltre.

Come già spiegato precedentemente93, gli storici del XX secolo hanno spesso ri- tenuto che il Giudizio Universale e quello Particolare fossero incompatibili, ma i molti esempi nell’arte hanno provato che nei secoli XIV e XV in Italia i due ‘giu- dizi’ costituissero due parti complementari, coesistente e talvolta anche ugualmente fondamentale dell’escatologia. Ne è un esempio lampante proprio il Trionfo della morte dove si sono già evidenziati diversi giudizi particolari attraverso il motivo della battaglia tra gli angeli e i demoni nel contendersi le anime dei defunti94. In quel caso, però, non siamo di fronte a dei ritratti veri e propri di personaggi storici reali, ma vediamo una moltitudine di corpi ammassati gli uni sugli altri – connotati talvolta da qualche dettaglio per fare comprendere allo spettatore a quale status

92 Bolzoni 2002, pp. 37-38. 93 Si veda infra Capitolo III.3. 94 Ibidem.

che Auerbach88 ha individuato nella Divina Com- media. Quel che entra in gioco è infatti un evento storico, rappresentato nella sua specifica realtà, tale dunque che il pubblico lo può riconoscere e ricordare. Nello stesso tempo quell’evento, quel personaggio diventano figura di un disegno eterno di giustizia che trova il suo compimento nell’Al- dilà, nella dimensione in cui l’ordine divino si re- alizza nella sua pienezza. Gli affreschi rendono vi- sibile appunto questo rapporto fra il tempo storico e l’eternità”89.

L’introduzione, quindi, della figura del ‘buon go- vernante’ Fazio – appena morto - riconoscibile dal pubblico trecentesco in parallelo, o meglio, in pendant, con l’eremita Giovanni sepolto al di sotto degli exempla figurati dei Padri del deserto – dove “la contiguità fisica doveva evidentemente sottoli- neare la contiguità morale” 90 – risponderebbe per- fettamente a questo complesso meccanismo dida- scalico messo in atto sulle pareti del Camposanto, vero e proprio monumento civico.

La storia cittadina reinterpretata come ‘figura’ e gli ‘exempla’ tratti dalle Vitae patrum potevano, così, essere usati dai predicatori per ‘educare’ la cittadinanza; inoltre sappiamo per certo che con- fraternite di ‘battuti’ compivano riti all’interno del Camposanto91 e si può immaginare che “proces- sioni penitenziali si svolgessero nel Camposanto, lungo il percorso segnato dagli af- freschi, secondo tempi e modalità che facevano sì che ogni elemento del messaggio trasmesso si imprimesse profondamente nella mente e anche nel corpo, nella carne

88 Si veda a questo proposito: E. Auerbach, Figura, in Studi danteschi, trad. italiana, Milano 1963, pp. 176-226. Si veda anche: C. Di Fabio, Facie ad faciem, approfondimenti

su Giovanni Pisano e il mausoleo di Margherita Imperatrice, in “Arte Medievale”, 4, 1,

2010/2011, pp. 143-188. 89 Bolzoni 2020, p. 37. 90 Bolzoni 2002, p. 36.

91 Si veda infra Capitolo III.4.1. 11. Giotto Giudizio Universale, particolare. Padova, Cappella degli Scrovegni. 12. Giotto Giudizio Universale, particolare. Padova, Cappella degli Scrovegni.

IV.4- Dopo il conte Fazio.