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morte nella letteratura artistica

III. 3.1 Il Trionfo della morte

Malgrado alcune parti siano cadute– soprattutto i dettagli dipinti a secco – a seguito dell’incendio, il grande riquadro con il Trionfo della morte (tavv. 3-3.1) è ben leg- gibile nel suo insieme, almeno a livello di immagini, mentre le scritte che accompa- distrutta nella sua porzione sinistra dal monumento di Onesti inserito qui alla fine

del Cinquecento. Alcune fotografie storiche mostrano alcune figure all’interno di un’abitazione: Cristo in piedi, frontale, con il volto girato verso i cinque apostoli che stanno esaminando le sue stigmate su mano e piede sinistri (fig. 22). Da notare il panneggio del san Tommaso inginocchiato in primo piano, che richiama quelli di alcuni personaggi del Trionfo o dell’angelo accovacciato sulla nuvola con aria pensierosa, o meglio preoccupata. Della sinopia rimane la bellissima testa giovanile di san Giovanni, morbidamente chiaroscurata e dalla nitida ed elegante grafia nel comporre le ciocche di capelli che ricadono sul volto (fig. 18).

Delle tre storie, l’Ascensione è sicuramente quella meglio conservata, malgrado anch’essa abbia subito rimaneggiamenti a causa della costruzione di una finestra per la Cappella dal Pozzo.

La scena costruita in formato verticale si può dividere in due parti: la zona celeste entro cui sta Cristo (il cui volto, ampiamente ridipinto, si può cogliere in parte nella facies originaria in un frammento di sinopia sopravvissuto (fig. 17)) in posizione frontale, con i piedi che poggiano su una nuvola, incorniciato dalla mandorla e scor- tato da una schiera di angeli (sei dei quali, a gruppi di tre, sono tetralati) in attitudine di preghiera e reverenza; e la zona terrena in cui compaiono gli undici apostoli alle pendici di un’ampia montagna intenti a guardare verso Cristo.

Sul crinale della montagna sta un angelo inginocchiato (fig. 23) che indica agli apostoli un angelo che vola nel cielo, che a sua volta invita a guardare verso Cristo. Il grande libro e le pergamene recati da due degli angeli purtroppo presentano scrit- te non più leggibili nemmeno nelle fotografie storiche.

Nella sinopia (fig. 16) si distinguono ancora i panneggi, nettamente delineati con un denso chiaroscuro, che nell’affresco sono andati sciaguratamente perduti per metà. In linea generale lo schema iconografico dell’Ascensione come quello della Resur- rezione e della Verifica delle stigmate si basa su una tradizione ben salda37, a parte qualche novità riscontrabile come ad esempio gli angeli tetralati, la stagione della vera innovazione in Camposanto deve ancora iniziare per Buffalmacco e comincerà solamente sulla parete meridionale.

37 Si veda l’apparato finale in Dodge 1983, i cui vengono riportati vari esempi di icono- grafie accostabili. 24. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 25. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 26. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 27. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud.

gruppo di eremiti intenti in attività quotidiane che funge da esempio di vita giusta e retta, in netto contrasto con quella condotta dai nobili che stanno al di sotto. Un eremita munge una cerva, a fianco a lui un suo compagno si sporge per vedere con chi sta parlando Macario, mentre altri due sono davanti ad una piccola chiesetta rupestre: uno legge seduto tenendo il libro aperto sulle ginocchia, mentre l’altro si appoggia alle stampelle perché l’età ormai avanzata non gli permette più di incede- re a passo sicuro.

La tematica della vita eremitica verrà trattata in maniera più estesa - con modalità differenti e con una narrazione paratattica - nella Tebaide, come se l’intero ciclo si potesse leggere da sinistra verso destra e viceversa, proprio perché pensato per chi entrava dalla porta principale e percorreva il tratto della galleria sud che portava alla zona degli altari nell’angolo sud-est.

Scorrendo lo sguardo fino all’estremità opposta della scena, invece, l’avvertimento di Macario sembra farsi reale: la morte41 (figg. 30-31), dai capelli ispidi, i piedi un- cinati, vecchia e munita di falce, vola sopra una catasta di corpi senza vita – tra cui si scorgono personaggi di diversa estrazione sociale - ignorando completamente le suppliche di un gruppo di mendicanti e storpi che la invoca dicendo:

“DACCHE’ PROSPERITADE CI HA LASCIATI, O MORTE, MEDICINA D’OGNI PENA, DAH VIENI A DARNE OMAI L’ULTIMA CENA”42

La morte è occupata a svolgere un altro compito (fig. 30): sta infatti per abbattersi con fare sicuro su alcuni giovani riccamente abbigliati che, in un verdeggiante giar- dino all’ombra di un aranceto, conversano e suonano in allegria ignari di quello che sta loro per accadere. Sopra la prima coppia a destra – il giovane con il falco e la dama con cagnolino – due putti recano due torce capovolte segnando il loro triste destino. Il motivo funerario della torcia capovolta deriva direttamente dai sarcofagi romani che si trovavano - e ancora si trovano - in Camposanto43 (fig. 32).

41 La morte è frutto di un rifacimento ottocentesco.

La morte alata è particolarmente rara nell’arte medievale, e Richard Offner - credendo il

Trionfo della morte molto più tardo - ha suggerito che la fonte pittorica possa essere ritro-

vata nella figura del Timor che aleggia sopra la terra nei Risultati del Cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena (Offner, Corpus, sec. IV, vol I, 1962, p. 46). Che Buffalmacco si sia ispirato al Lorenzetti o viceversa, in ogni caso, possiamo probabilmente pensare alla figura della morte nella sua facies originaria simile al Timor senese.

42 La scritta del cartiglio è riportata nuovamente da Morpurgo 1899, p. 61, n. 3. 43 Panofsky è stato il primo a mettere in relazione il sinistro significato delle torce capo- volte con la coppia di giovani nel verziere. E. Panofsky, Renaissance and Renascences in

Western Art, New York 1969, p. 149. gnavano la lettura dell’affresco sono in larga parte svanite38.

La scena può essere divisa in tre unità principali. Partendo da sinistra troviamo una versione ampliata del tradizionale Incontro dei tre vivi con i tre morti39 (fig. 25): durante una battuta di caccia, dame e nobiluomini a cavallo - accompagnati da ser- vitori, falconieri e cani – rimangono atterriti nell’imbattersi in tre bare contenenti tre corpi in diverso stato di decomposizione. I diversi atteggiamenti dei personaggi – compresi quelli dei bellissimi cavalli (fig. 33)- sono resi in maniera intensa e rea- listica da Buffalmacco: un cavaliere si volta all’indietro per parlare di quello che si para loro davanti con una dama che gli sta accanto con la testa piegata da un lato e l’aria pensierosa; un altro si tappa il naso per il fetore emanato dai cadaveri, mentre il suo destriero protende il collo e la testa in avanti incuriosito, ma spaventato allo stesso tempo (fig. 27); un altro ancora si sporge in avanti per vedere meglio, perché il suo cavallo, impaurito, indietreggia.A loro si avvicina un eremita – tradizional- mente identificato come Macario – che li mette in guardia contro la pericolosità di una vita vissuta negli eccessi: nel cartiglio che tiene in mano si leggeva, infatti:

“SE NOSTR MENTRE FIA [sic] BEN ACCORTA TENENDO FISO QUI LA VISTA AFITTA, LA VANAGLORIA VI SARÁ SCONFITTA LA SUPERBIA, COME VEDETE, MORTA. V’ACCORGETE ANCOR DI QUESTA SORTA SE OSSERVATE LA LEGGE CHE V’É SCRITTA”40

La prima dama della cavalcata lo ascolta assorta, portandosi la mano al petto preoc- cupata, mentre il suo cavallo, dall’elegante gualdrappa, sbarra gli occhi terrorizzato alla vista delle bare (fig. 26).

Risalendo per l’erto sentiero su cui si trova Macario si raggiunge poco più su un

38 Si veda a questo proposito S. Morpurgo, Le epigrafi in rima del Trionfo della morte,

del Giudizio e Inferno e degli Anacoreti nel Camposanto di Pisa, “L’Arte”, II (1899), pp.

51-87. Ad accompagnare le immagini di ogni grande scena dell’intero ciclo, lungo tutta la cornice c’erano diversi angeli con cartigli in mano con motti volgari e latini. Per la lettura su più livelli degli affreschi si veda: Battaglia Ricci 1987; Ead., Il Trionfo della morte del

camposanto pisano e i letterati, in Storia ed arte nella Piazza del Duomo, conferenze 1992-

1993, quaderno n.4, Pisa 1995, pp. 197-239; Bolzoni 1996; Ead. 2002; L. Carletti, “Voi mi

avete quasi che fatto perdere la vista”: Cosimo Bartoli e le iscrizioni del “Trionfo della Morte” di Pisa, in La storia e la critica, Pisa 2016, pp. 161-168.

39 Su questa tematica si veda: C. Frugoni, Il tema dell’incontro dei tre vivi e dei tre morti

nella tradizione italiana, “Atti dell’Accademia dei Lincei. Memorie. Classe di scienze mo-

rali, storiche e filologiche”, VIII, XIII (1967), pp. 145-251. 40 Morpurgo 1899, p. 59, n. 1. 28. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 29. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud.

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Al di sopra, angeli (tra cui alcuni tetralati) e demoni volteggiano vorticosamente in cielo battendosi in una straziante battaglia per contendersi le anime (fig. 32) - simili a corpi di infanti nudi - che escono dalla bocca dei cadaveri ammassati (fig. 29), mentre al centro della scena, proprio dietro il gruppo della cavalcata e il tranquillo paesaggio dell’eremo, si erge un’alta montagna rocciosa entro cui i diavoli spingo- no delle anime peccatrici. In un continuo gioco di rimandi non solo all’interno della scena stessa, ma anche tra un riquadro e l’altro del ciclo, le cavità infuocate dentro cui sono gettati i malcapitati altro non sono che bocche dell’Inferno dipinto poco più avanti.

L’intera composizione, oltre ad essere ricca di rimandi e richiami a diversi elementi, gioca su un precario equilibrio di contrasti: gli eremiti che sembrano quasi incuranti di quello che sta accadendo vicino a loro; gli animali - rivelanti una grande atten- zione per la realtà (fig. 28)– che vivono tranquilli accanto alle voragini infernali dentro cui vengono gettate le anime dei reprobi; l’elegante ‘cavalcata’ che si ferma atterrita davanti alle bare; o ancora i giovani che festeggiano in allegria e serenità nel verziere, mentre poco più in là il gruppo di lebbrosi e storpi chiede di essere portato via dalla morte, soggetto tra l’altro senza precedenti nell’arte italiana che doveva probabilmente rispecchiare la realtà delle città medievali. Traini, nel suo polittico dedicato a san Domenico per la chiesa di santa Caterina, riprenderà questa iconografia in uno dei piccoli pannelli.

La combinazione di tutte queste tematiche – l’incontro fra i tre vivi e i tre morti, le scene di vita monastica e l’immagine della morte che si abbatte sulle sue vittime - ampliate e studiate in maniera innovativa per l’occasione all’interno dello stesso affresco non era mai stata fino a questo momento - a quanto si sa - oggetto di rap- presentazione figurativa.

Un posto particolare poi prende la battaglia tra angeli e demoni che raffigura il tema del giudizio particolare secondo cui l’anima del defunto appena spirato sarebbe stata giudicata una prima volta, per determinare la durata della pena in attesa del giudizio finale dinnanzi a Cristo44.

44 La questione fu molto dibattuta dai teologi a partire dal XII secolo e fu riaffermata con forza da Tommaso d’Aquino. I primi scritti sul Purgatorio sono mersi intorno al 1170 e se ne discusse al Secondo Concilio di Lione nel 1274 per poi essere riaffermato al Conciclio di Firenze nel 1439. Nel XIV secolo l’idea che l’anima fosse giudicata una prima volta al momento della morte fu al centro di diversi dibattiti. Virginia Brilliant nel suo illuminante saggio (V. Brilliant, Envisaging the Particular Judgment in Late-Medieval Italy, “Specu- lum”, vol. 84, n. 2, 2009, pp. 314-346) scrive: “The unusual confluence of doctrinal and ar- tistic interests, impulses, and influences that occurred in this period and place renders it an

30. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 31. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 32. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud. 33. Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, particolare. Pisa, Camposanto, galleria sud.