ATTIVITÀ LILLE NORD PAS ASSOCIAZIONI A DE CALAIS
6. La rilevanza delle associazioni per le donne migranti.
6.2 Gli ateliers
Le attività proposte dalle associazioni favoriscono l’incontro tra le donne. Come detto prima, e come emerge da diverse interviste, è forte la necessità di avere luoghi in cui è possibile parlare, conoscersi, come afferma la coordinatrice dei corsi di alfabetizzazione presso un centro sociale di Lille Sud “c’è il bisogno di trovare un posto in cui vedersi, parlare, lontano dalla famiglia”. Il desiderio di stringere dei contatti, di crearsi uno spazio altro è forte nelle donne, e si avverte la volontà di stringere dei legami “liberi”, non sottoposti alle regole ed al controllo delle comunità bensì basati sull’ uguaglianza e sulla sensazione di “essere tutte nella stessa situazione”. È per questo che all’interno dei gruppi che si formano nei laboratori o negli incontri organizzati durante l’orario delle attività per i bambini, si annullano le differenze di ètà, di formazione, di origine e di religione. Le donne tra loro parlano, stringono legami, si aiutano reciprocamente, e questo a prescindere dal lavoro degli animatori delle associazioni. Lo scambio delle esperienze socializza le difficoltà e mette in comune risorse materiali e immateriali, favorendo la comunicazione delle informazioni che stimolando il superamento di alcune incomprensioni soprattutto a livello burocratico o di implementazione delle “faccende
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domestiche”. Il clima che si crea è di libertà e viene data molta importanza all’aspetto ludico e del divertimento, molto spesso favoriti dalla musica e dal canto. Si creano così rapporti di solidarietà, che come affermava Pizzorno (2001) sono ipotizzati nelle relazioni in cui le identità vengono tutte riconosciute. “Ci prendiamo un caffè – racconta Dalila- c’è riconoscenza e riconoscimento, e questo fa molto piacere. Qui non si fa differenza, stiamo insieme e si sta bene. È per pensare anche ad altro. C’è divertimento, calore, amicizia. Le donne sono gentili, ci aiutano, tutto il personale ci conosce e ci segue”, ed a tal proposito Selma, “imparo tante cose, parliamo tanto, possiamo partire in vacanza, cuciniamo. Mi piace. Stare con le altre, mi piace l’associazione. È per questo che sono contenta, perché esco”.
L’obiettivo delle associazioni è quello di accompagnare le donne attraverso le attività “vogliamo che siano autonome. – racconta appassionata una volontaria del Mosaique- È un processo di apprendimento, dopo l’accoglienza c’è l’aiuto, ma poi finisce. È come un bambino che impara a camminare, apprendere a vivere in una società non è la loro, non è facile, è molto difficile. Imparare a camminare sole nella vita. È un percorso di autonomia”.
Sul piano delle attività, importantissimo ruolo assume la cucina. Il laboratorio di cucina è “un mezzo di scambio, non è importante l’attività ma la creazione di legami sociali tra le migranti e le persone.- dice una animatrice- È la creazione di legami. Discutere, parlare, conoscere, divertirsi. Legami tra le persone, che ci sia fiducia, che le persone stiano bene.”
Tutte le associazioni organizzano i laboratori di cucina, attività che maggiormente viene frequentata e che rispecchia quello che Serfaty-Garzon definisce come “il bisogno di alimentazione etnica, la cucina che diventa un linguaggio primordiale” (Serfaty-Garzon 2003). È questo linguaggio primordiale che si arricchisce delle conoscenze e abitudini diverse, è che avendo a che fare con la “fonction normal e traditional de nourricier de la femme”(Serfaty-Garzon 2003) mette in relazioni generazioni e provenienze. Nell’esperienza delle donne migranti, la cucina è infatti il luogo del quotidiano, dell’invito e dell’accoglienza verso gli altri: la possibilità di condividere in maniera conviviale, traduce l’esperienza migratoria nella costruzione del “chez soi”. Anche le attività educative passano attraverso la cucina. Molto spesso alle attività dell’atelier si associano percorsi formativi per il raggiungimento dei livelli nutrizionali, o la ricerca
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delle ricette con il miglior apporto calorico per i bambini, oltre alle strategie di risparmio e di consumo critico nell’acquisto dei beni alimentari.
È l’occasione per parlare “di cucina, ma anche di economia solidale ed economia domestica, ad esempio come fare la spesa spendendo meno e rispettando l’ambiente”(referente del Centre Ville) nonché di legare il micro al macro tenendo conto delle priorità anche politiche legate all’economia sociale ed allo sviluppo sostenibile. “Puntiamo molto sull’educazione alimentare e la salute: facciamo il bilancio completo con i controlli sanitari, spieghiamo l’importanza della prevenzione” racconta una responsabile ed ancora “il sabato facciamo la colazione, spieghiamo l’importanza di fare una buona colazione soprattutto per i bambini.” I laboratori di cucina sono anche lo strumento per agevolare il dialogo tra i componenti della famiglia. Organizzando i pasti condivisi, ad esempio anche i mariti ed i figli vengono coinvolti nella preparazione, nell’allestimento delle sale, un modo per far comprendere che la divisione dei ruoli sulla base del genere può essere decostruita.
In generale gli ateliers proposti dalle associazioni sono attività concrete, «i laboratori sono soprattutto manuali - spiegano- per sviluppare la capacità delle donne. Per questo si hanno laboratori per lavorare il legno, per fare il mosaico, laboratori di pittura, di calligrafia araba, di decoro, di pittura ». L’obiettivo di valorizzare i talenti e le capacità di ognuna, come segnala una volontaria del Mosaique : “Le parole chiave sono: accogliere, realizzare e promuovere. Realizzare perchè ci diciamo che ciascuno ha dei piccoli talenti, c'è gente che dice “non è vero, no..non so fare nulla, non lo so , non ho nulla da saper fare”, “ma si che sai fare bene qualche cosa! Tu sai ben cucinare, ben cucire, tu puoi lavorare il legno, tu sai disegnare”, ecco tutti abbiamo qualche piccola cosa da poter fare. Allora tutti possiamo realizzare qualche cosa”.
Alla base della proposta il riconoscimento delle individualità e l’obiettivo di “ scoprire le capacità e prendere coscienza di averle”, come ricorda la responsabile dei laboratori per il Mosaique. I laboratori quindi sono il luogo della scoperta delle proprie capacità, spesso messe da parte per dedicarsi alle attività domestiche e familiari, è per questo che la responsabile del centro Centre Ville dice “In generale non amo la parola loisir (divertimento): sono attività vere e proprie in cui le donne si divertono, stanno bene, costruiscono un ambiente piacevole”.
Altri laboratori importanti da sottolineare per la funzione che svolgono sono quelli afferenti alla sfera della salute e del corpo. Alcuni di questi sono in continuità con gli
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ateliers cucina, in cui si associa allo scambio di ricette ed alla condivisione del pranzo l’educazione alimentare, per gli adulti e per i bambini. Ma molte delle attività di questo tipo di laboratori sono incentrate sulla salute e sulla prevenzione; particolare attenzione deve essere data a questi ultimi che spesso rappresentano l’unico luogo di scambio di informazioni su tutto ciò che è la sessualità, la maternità e la contraccezione. “Ad esempio – racconta una operatrice- parliamo molto di contraccezione, della maternità come scelta propria e non come scelta degli altri. Ce n’è bisogno”, questo perché, come spiegano le responsabili delle associazioni, per molte donne ancora esiste un tabù. Le donne giovani che si sposano con un giovane connazionale- ed a tal proposito si ricorda che frequentemente i giovani immigrati tornano nel paese di partenza per scegliere la moglie- non hanno la possibilità di condividere ed avere informazioni sulla sfera della sessualità. C’è ancora da dire che, molto spesso, le donne che si trovano in una comunità di connazionali o di familiari, vivono la maternità come dovere e non come scelta.
La donna vista solo come sposa prima, e come madre subito dopo, rappresenta la costruzione di ruoli che la chiudono nella sfera della riproduzione, privata, in base al fatto che “attraverso la maternità la donna raggiunge il compimento completo del suo destino fisiologico; è questa la sua vocazione naturale” (de Beauvoir, 2008) Le attività relative alla formazione ed all’accompagnamento alla gravidanza, al parto, al rapporto con i neonati e all’educazione dei figli sono quelle che maggiormente permettono una attenzione diretta al ruolo delle donne all’interno delle famiglie. Come la maternità, tutte le caratteristiche che passano attraverso il corpo sono messe a tema nelle attività delle associazioni. Ne sono esempio i corsi di ginnastica o i corsi di ballo che vengono frequentati dalle donne di tutte le età. È qui che la donna si prende cura della propria salute fisica, un luogo tutto femminile in cui prendere consapevolezza del proprio corpo. Rientra in questi ambiti anche il laboratorio che si chiama Benessere è stima di sé, comune ad un paio di centri sociali ed associazioni: “Si lavora sulla stima di sé – racconta la direttrice di Centre Ville- sul sapersi comportare nelle diverse situazioni, sulla presa di coscienza, sulla fiducia, sull’affermazione. E poi lavorare sull’esteriorità, sullo specchio”.
Tutto un percorso quindi che mette al centro la donna in quanto tale, in quanto corpo sessuato, ed in quanto persona. Le associazioni sono in tal senso il luogo di un riconoscimento che va oltre o prescinde dai ruoli, la donna riconosce di essere persona,
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capace e determinata. Ad un percorso di questo tipo si affianca spesso un accompagnamento psicologico sia nei casi difficili di esperienze traumatiche, percorsi dolorosi o situazioni di disagio, ma anche per tutte le donne perché “È importante il lavoro sul benessere e stima, ci sono donne che si occupano poco di se stesse” come spiega il direttore del Centro Lazare.
Per quanto riguarda il caso italiano dalla ricerca sul campo non emergono le stesse caratteristiche. Vale a dire che non ci sono esperienze di questo tipo da considerare: i laboratori proposti dalle associazioni incontrate sono occasionali e vincolati a progetti. Nel caso francese è stato possibile frequentare e prendere parte in diversi momenti ed attività, cosa che non è stata verificata in Sicilia. Pertanto, anche in questo caso, la partecipazione ai laboratori per le associazioni italiane, non rappresenta un’esperienza influente nei percorsi delle donne migranti.