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I corsi di alfabetizzazione

Nel documento Esperienze di frontiera (pagine 183-186)

ATTIVITÀ LILLE NORD PAS ASSOCIAZIONI A DE CALAIS

6. La rilevanza delle associazioni per le donne migranti.

6.1 I corsi di alfabetizzazione

Per la verifica delle ipotesi di partenza che hanno guidato la ricerca nelle associazioni, si procederà esaminando le funzioni che maggiormente influiscono sui percorsi delle donne. La prima e più importante è sicuramente legata alla sfera della comunicazione ed all’apprendimento della lingua. Si farà riferimento al caso francese, in quanto dalla ricerca emerge fortemente questo tipo di proposta e che quindi è stata .maggiormente presa in esame.

Le attività attraverso cui l’apprendimento della lingua viene concretizzato sono principalmente i corsi di alfabetizzazione. Quasi tutte le associazioni ed i centri sociali coinvolti nella ricerca per il caso francese propongono corsi di alfabetizzazione e di lingua francese per gli adulti. La partecipazione delle donne è altissima, ci sono corsi i cui partecipanti sono tutte donne, agevolati anche dal fatto che i corsi vengono attivati nelle ore del mattino, di solito in coincidenza con le attività lavorative del coniuge e con quelle scolastiche dei bambini.

Da segnalare l’elemento anagrafico: vi è una alta percentuale di donne dai 30 ai 70 anni. Questo rispecchia il cambiamento della popolazione migrante, non è più rappresentata da donne con bassa o assente scolarizzazione, ma da donne che hanno un titolo di studio già ottenuto nei paesi di origine.

Nel caso delle donne adulte, non solo non si conosce la lingua francese, ma molto spesso sono situazioni di analfabetismo anche nei paesi di partenza. Vi sono donne, e questo è riscontrabile anche a livello generale, che partecipano alle attività delle

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associazioni dopo 20 o 30 anni dall’arrivo in Francia, dopo che i figli hanno lasciato la casa dei genitori. “Adesso non so più cosa fare. I miei figli sono grandi e si sono sposati. Sono rimasta sola. Ed allora vengo qui, così posso imparare finalmente qualcosa”, come afferma F., donna di 60 anni, originaria dell’Algeria ed in Francia da 40 anni. “Sono venuta al centro per leggere e scrivere, – racconta una anziana signora- parlavo francese ma non lo sapevo né leggere né scrivere. Non sono stata a scuola. L’Algeria non era la Francia, là si parlava solo l’arabo. Lavoravo dalle sette di giorno alle sette di sera e non avevo il tempo di andare a scuola.”

Per tutte le persone incontrate le lingua è il primo passo per l’integrazione: “In primo luogo bisogna considerare l’accesso alla lingua” dice la responsabile della CIMADE, ed afferma poi l’animatrice del Centro Sociale Lazare « ci sono donne che parlano ma non sanno scrivere, si fanno capire anche se le frasi non sono complete. Ma i nomi delle strade, per esempio, nulla. Questo perché spesso non sanno scrivere nemmeno in arabo, perché non sono mai andate a scuola. Poi si sono sposate presto hanno avuto dei figli, sono impegnate per loro tutto il giorno a preparare, a cucinare, e non si sono impegnate nella lingua.” In effetti, si parla di un vero e proprio impegno, non solo per la frequenza del corso ma anche per l’esercizio, tant’è che la stessa animatrice spiega “perché volete apprendere la lingua francese se poi non la utilizzate? E quando poniamo le stesse domande a donne che sono qui da molti anni loro cosa rispondono? Dicono che sono sempre accompagnata da mia figlia o da mio marito. È importante che si parli francese anche a casa, altrimenti non si imparerà mai, se in famiglia la lingua è solo l’arabo non ci può essere miglioramento linguistico”.

Da sottolineare però un importante caratteristica messa a tema dalle responsabili delle associazioni ma anche dalle donne stesse, che rappresenta un valore aggiunto rilevante. I corsi di alfabetizzazione vanno oltre la funzione dell’apprendimento della lingua perché è un percorso di formazione durante il quale si creano legami e si costruisce un’appartenenza ad un gruppo. Per molti si tratta di un pretesto, dell’occasione per poi fare altro, di un punto di partenza: “sono 45 le donne che vengono al corso di lingua per stranieri. Là apprendono a fare le frasi, a scrivere. Così poi hanno la possibilità di partecipare anche ad altro” racconta una volontaria, ed ancora al centro Mosaique, “Le donne partecipano all’alfabetizzazione perché vengono di mattina quando i figli sono a scuola ed i mariti lavorano. Vengono per apprendere a leggere ed a scrivere ma anche per un altro motivo. Per integrarsi anche, così poi facciamo le feste, festeggiamo la fine

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del Ramadan, così ci scambiamo, apprendiamo reciprocamente ognuna le proprie tradizioni”, ed ancora alla Cimade “ facciamo i corsi, un’ora di corso due volte a settimana, poi però restiamo e ci facciamo le crêpes”. Quindi è l’occasione per conoscere altre donne e per proporre altre attività che nascono quasi spontaneamente con lo scopo di creare legami e luoghi di conoscenza reciproca. Una volontaria del centro Lazare afferma “non parliamo di integrazione ma di socializzazione. L’alfabetizzazione è un pretesto ed un mezzo per le donne di uscire da casa. È come se fosse una giustificazione, è un modo per uscire senza mariti e senza figli. È un momento solo per lei. Hanno bisogno di trovare un lavoro, soprattutto se sono divorziate o vedove. L’apprendimento della lingua nel caso dell’alfabetizzazione è soprattutto un mezzo per prendere coscienza dell’ambiente sociale ed anche a livello politico.” Questo importante concetto guida le attività di molte associazioni, il corso di alfabetizzazione e quindi l’apprendimento linguistico sono uno strumento per essere autonome, ma la frequenza di questi corsi è importante nel percorso stesso di queste donne, e la scelta è legata alla propria persona, a qualcosa che la donna fa per se stessa. “Lo scopo- ripete una animatrice- è di accompagnarle attraverso l’uso della lingua, a scoprire chi sono, dove sono e cosa fanno qua.”.

L’alfabetizzazione è quindi un percorso di consapevolezza di sé stesse e dell’ambiente che le circonda, di conoscenza rispetto ai nuovi contesti che si trovano a vivere in seguito alla partenza ed alla stabilizzazione in un altro paese. Per le donne che sono già in Francia da molti anni ciò rappresenta davvero l’inizio del “pensare a se stesse”, l’inizio di un percorso che mette al centro le proprie capacità; con ciò le donne iniziano a mettersi in gioco da sole, svincolandosi dalla dipendenza dei mariti o dei figli. I corsi di alfabetizzazione cambiano quindi realmente la vita di queste donne sia all’interno della famiglia che all’esterno: all’interno cambia il rapporto con i figli, si instaura un dialogo del tutto diverso ed all’esterno verso le istituzioni perché si comprendono richieste e diritti, ma soprattutto cambia la vita quotidiana, il fatto di poter uscire da sole, di collocarsi nello spazio leggendo le indicazioni stradali o i nomi delle strade. I corsi di alfabetizzazione e di lingua francese, oltre che previsti dalla normativa sull’immigrazione (in riferimento alla conoscenza linguistica per ottenere i permessi di soggiorno) quindi, rendono la donna capace di muoversi nello spazio pubblico e di allargare l’orizzonte delle proprie conoscenze. « La lingua allontana molto di più di ciò

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che ci è vicino », (Serfaty-Garzon, 2006) ed è per questo prioritaria nelle attività delle associazioni.

Per il caso italiano i corsi di lingua fanno parte della proposta delle associazioni, ma non risultano così centrali come nel caso francese. Dall’esperienza sul campo emerge che o si tratta di attività poco strutturate e legate alla presenza dei volontari, o di corsi di lingua italiana frequentati soprattutto dagli uomini.

Le caratteristiche dell’immigrazione femminile in Sicilia, legata soprattutto al mondo del lavoro, sono da tenere in considerazione nel caso dell’analisi della partecipazione ai corsi di italiano. Le donne migranti, impegnate in un’attività lavorativa totalizzante come quella del badantato, non hanno materialmente il tempo di frequentare le associazioni. L’apprendimento della lingua, come sottolineato da tutte, avviene in maniera autonoma nella famiglia datrice di lavoro, laddove la caratteristica del lavoro relazionale impone di apprendere gli strumenti della comunicazione linguistica in brevissimo tempo. Pertanto, una proposta delle associazioni legata alla lingua non risulta centrale nelle esperienze delle donne migranti in Italia.

Nel documento Esperienze di frontiera (pagine 183-186)