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Istituzionalizzazioni e centri di ricerca

4. Attivismo in ambito STS

In molti hanno sottolineato come il campo STS sia composto da due principali polarità che creano una «creative tension» (Edge 1995, 12) fra una «High Church» e una «Low Church» che anima dall’interno queste ricerche (Fuller 2004, XII). Da un lato infatti vi sarebbe una parte accademica (con le sue varie controversie intellettuali) mentre dall’altro ha avuto una relativa importanza storica anche il côté politico/militante di questi studi (Quet 2009a; Quet 2009b; Martin 1993; Fuller 2004; Fuller 1997; Werskey 2007; Waks 1993; Rose e Rose 1976a; Rose e Rose 1976b; Turchetti e Aronova 2016). Com’è facile immaginare, nel caso dei gruppi militanti non si ha a che fare con centri di ricerca istituzionalizzati bensì con insiemi eterogenei di persone unite da una comune sensibilità politica. Per questo motivo abbiamo dedicato un paragrafo autonomo a questa dimensione del campo S(T)S. Così come il abbiamo visto per la Cultural Cold War, anche questo paragrafo ci permetterà di mettere in luce come il campo S(T)S non sia limitato ad una dimensione strettamente accademica ma è piuttosto definibile nei termini di un più ampio campo intellettuale. Inoltre queste due polarità si sono spesso intersecate fra loro rendendo evidente quanto vi fosse, in termini bourdieusiani, una certa eteronomia del campo S(T)S rispetto alle questioni socio-politiche.

Nel precedente capitolo abbiamo evidenziato come, a seguito della seconda guerra mondiale, gli scienziati abbiano cominciato a riflettere sul proprio ruolo all’interno della società. A seguito dell’esplosione della bomba atomica, in particolar modo negli U.S., si videro

325 Una testimonianza empirica ulteriore rispetto a quanto abbiamo già detto, è contenuta nell’analisi quantitativa che abbiamo condotto sulla struttura interna degli handbook in campo STS (Ienna 2018a, 54).

emergere movimenti dedicati alla sensibilizzazione sociale degli effetti della scienza. In questo contesto nacque dunque, nel 1949, la Society for Social Responsability in Science, un’organizzazione di «lavoratori nelle scienze naturali» tesa a creare una certa coscienza rispetto alla libertà di ricerca scientifico-tecnologica e ai suoi effetti sulla società (Science 1953, 3). A questo fecero seguito altre organizzazioni come il Committee for Nuclear

Information (CNI) fondato nel 1958 e teso alla sensibilizzazione politica e sul territorio degli

effetti delle tecnologie atomiche (Moore 2008, 17). Questi movimenti erano ancora di ispirazione liberale.

Un’effettiva radicalizzazione di questi dibattiti però emerse negli U.S. verso la fine degli anni ’60 tale per cui non era più in questione solo la responsabilità morale e civile dei singoli scienziati, bensì si guardava alla scienza come elemento essenziale di un progetto politico più ampio. Fra il 1968 e il 1969 si creò una congiuntura particolare che aveva portato a una cooperazione particolare fra scienziati, militanti politici e studenti. Nelle università statunitensi si era difatti creato un clima di tensione a causa della guerra in Vietnam che vedeva schierati, spesso dallo stesso lato, sia studenti, sia professori sempre maggiormente indignati per il coinvolgimento dei loro stessi atenei nella produzione di armi (Moore 2008, 18). Di qui vi fu una nuova presa di coscienza, rinnovata rispetto al periodo immediatamente post-bellico, riguardo allo stato della ricerca in ambito tecnoscientifico. Il così detto radical

science movement è stato infatti un effetto del clima di proteste del ’68 (Turchetti 2016, 78) e,

molti fra i membri della comunità STS radicale, erano contestualmente coinvolti nell’anti–

Vietnam War movement.

The intersection of campus-based activism and professional commitments to science also led to the development of radical science groups, including Computer People for Peace, the Committee for Social Responsibility in Engineering, and the student-based Science

Action Coordinating Committee. But by far the most important radical group to emerge

during this period was the national, decentralized, and nonhierarchical group Scientists

and Engineers for Social and Political Action, known more commonly as Science for the People (SftP). (Moore 2008, 18)

Il collettivo più significativo era appunto il Scientists and Engineers for Social and Political

Action (SESPA) che prese vita a causa di una querelle interna all’American Physical Society

(APS). Negli anni ‘60 l’APS era considerata fra le più prestigiose associazioni professionali di scienziati negli U.S. e la gran parte dei suoi membri erano dei veterani della seconda guerra mondiale che avevano cooperato alla costruzione di sistemi tecnoscientifici di impiego militare (Bridger 2016, 374). Un giovane fisico di Berkeley dal nome Charles Schwartz,

propose nel 1967 la pubblicazione di una lettera a Physics Today (rivista dell’APS) per creare movimento di fisici statunitensi che si schierasse esplicitamente contro la guerra in Vietnam. La lettera non venne mai pubblicata e il rifiuto fu motivato chiamando in causa la posizione neutrale che la scienza doveva assumere rispetto alle questioni politiche (Ibidem). Schwartz interpretò tale atto come una censura ma, nonostante il fallimento dell’iniziativa, tale avvenimento scaturì un notevole dibattito all’interno della medesima società professionale. Un primo effetto fu la creazione di una sezione dell’APS dal nome Forum on Physics and

Society dedicato all’analisi di tematiche della science policy. Questa era stata istituita come

valvola di sfogo per calmierare la pressione interna all’associazione senza che però venisse messa discussione la sua neutralità (ivi, 375). Il secondo effetto portò invece alla fondazione della rete SESPA326. Quest’ultima aveva di certo finalità decisamente più radicali e, nel corso

della sua attività, aveva avuto la capacità di influenzare il dibattito pubblico su alcune questioni cruciali, in special modo si era schierata contro le pressioni e finanziamenti governativi verso lo sviluppo della ricerca tecnoscientifica a fini bellici327. La struttura

organizzativa della SESPA, che era attiva a livello nazionale, prevedeva una certa autonomia delle varie dimensioni locali che, pur essendo fra loro molto eterogenee, si vedevano riunite in un comune obiettivo:

The group demanded that science be used to benefit the poor, women, and other disenfranchised groups, rather than for militarism and the benefit of wealthier classes. Rather than identifying themselves primarily as scientists, many members saw themselves as scientists who were also involved in radical political action around the war in Vietnam and, to some extent, the black power and women’s movements (Moore 2008, 18)

Il gruppo dell’area di Boston diede una certa visibilità al progetto fondando la rivista e il movimento Science for the People (SftP)328 che ricalcava il nome dello slogan utilizzato dai

militanti del SESPA. Il riferimento e modello intellettuale era per SftP la New Left che riuniva al suo interno una vasta amalgama di forme d’azione e di idee (ivi, 172; Schmalzer et al. 2018, 2). Da questo punto di vista infatti, sottolinea Donna Haraway, viene segnato all’interno degli studi sulla scienza d’orientamento marxista una parziale presa di distanza rispetto al

326 inizialmente il nome sotto cui si racchiudeva il movimento era Scientists for Social and Political Action (Moore 2008, 130).

327 «the charge against weapons research on campuses, lobbied against the anti-ballistic missile system (alongside many non-SESPA physicists), called for a boycott of Los Alamos and Livermore, organized a non- participation pledge for war research, and promoted a Hippocratic oath for scientists, among other activities» (ivi, 376).

328 Recentemente è stata pubblicata una raccolta dei contributi più significativi di questo movimento. Per una lettura maggiormente ravvicinata delle tesi portate avanti da SftP cfr. Schmalzer et al. 2018.

modello sviluppato in U.K. a partire dagli anni ’30 e ’40 (cfr. Haraway 1975). Quest’aspetto faceva gioco ai militanti di SftP, in quanto anch’essi raccoglievano in un’unica entità varie dimensioni locali e orientamenti di varia natura. Fra queste, le realtà più attive erano quelle dell’area di Boston, di New York e di Chicago in cui i movimenti anti-razzisti, contro la guerra, femministi e quelli ecologisti trovavano nell’analisi critica delle ideologie tecnoscientifiche un punto di interazione notevole (cfr. Moore 2008, cap. 6; Schmalzer 2018). Da un punto di vista disciplinare SESPA e SftP erano principalmente composte da fisici (nucleo iniziale) cui si aggiunsero successivamente biologi ed ingegneri (Haraway 1975, 453- 454).

In questo periodo però, una serie di ricercatori migrarono dagli U.S. in U.K. e alcuni dei quali arricchiti dalle nuove esperienze dei movimenti sociali americani (cfr. Werskey 2007, 431 e Turchetti 2016, 82) fra cui Werskey, MacLeod, Shapin, Robert M. Young329, Jerry Ravetz330,

Les Levidow331 etc. Come si è visto in precedenza, in Gran Bretagna il bernalismo era stato

un movimento intellettuale e politico molto ampio che aveva coinvolto scienziati della natura e scienziati sociali (specie storici della scienza). Nel 1969, in emulazione al caso statunitense, nasce in U.K. la British Society for Social Responsability in Science (BSSRS), inizialmente senza un particolare indirizzo politico (nonostante fra i primi sostenitori vi fossero Bernal, Needham e Levy). L’obiettivo era quello di riunire e coinvolgere un ampio numero di scienziati creando una piattaforma per denunciare gli abusi e gli usi ideologici della scienza (Werskey 2007, 431).

Non appena arrivati in U.K. i militanti radicali Werskey, Ravetz, Young e Levidow presero subito parte all’associazione. La BSSRS divenne nel giro di poco tempo un’organizzazione d’orientamento politico meno neutrale rispetto agli scopi iniziali con cui era stata fondata (Cfr. Rosenhead 1972; Ravetz 1977, 15). Composta inizialmente da ali sia radicali sia

329 Young ha studiato filosofia a Yale ottenendo un bachelor degree (1957). Presso la stessa università è designato assistente di John Dollard in ricerche psicanalitiche. Si sposta successivamente in U.K. per il master degree in filosofia che ottiene 1964 a Cambridge. Dal 1964 incomincerà ad insegnare storia della biologia e storia della medicina presso il King's College. È stato membro della BSSRS e fondatore di Radical Science Journal.Young è stato un personaggio cardine nel creare un dialogo fra gli STS accademici e quelli militanti (di cui è stato uno fra i maggiori autori). Oltre a un gran numero di saggi e articoli ha pubblicato nel 1973 Darwin’s Metaphor: Nature’s Place in Victorian Culture che sarà un testo centrale in fase di emergenza degli STS. 330 Ravetz si spostò dagli Stati Uniti negli anni ’50 a causa della vague anti-comunista di Joe McCarthy (Turchetti 2016, 82) dove ha completato il suo Ph.d. in matematica pura. Dopo esser diventato cittadino U.K. e aver riavuto il passaporto U.S. tornò nel suo Paese natale per insegnare presso l’università della Pennsylvania e successivamente a Durham in U.K. Toulmin lo ingaggiò nel 1957 presso l’università di Leeds dove crearono il Centre in the History and Philosophy of Science. In questo periodo è strutturato come professore di filosofia (Ibidem). Pubblicherà nel 1971 Scientific Knowledge and Its Social Problems, ritenuto un testo di riferimento in ambito STS.

331 Levidow ha avuto una formazione in biologia negli Stati Uniti dove ha ottenuto un bachelor presso l’University of Rochester nel 1972 e un master presso la Temple University di Philadelphia nel 1974. A partire dal 1976, dato il suo spirito «antiamericanista» si è trasferito a Londra, dove è stato editor della Free Association Book e ha insegnato «politics of science» presso il Middlesex Polytechnic (Levidow1986, IV). Farà parte del collettivo del Radical Science Journal e dirigerà la rivista nella sua metamorfosi in Science as Culture.

maggiormente liberali, si crearono progressivamente delle fratture interne al gruppo (Rose e Rose 1976c, 18-24). Da un lato, due fra i membri fondatori della BSSRS Hilary Rose e Steven Rose332 sostenevano che l’associazione non fosse sufficientemente socialista. Dall’altro invece, Swann and Ziman ritenevano che invece il suo indirizzo fosse eccessivamente radicale (Werskey 2007, 431) tanto da distaccarsi nel 1973 e creare il Council

for Science and Society (Ravetz 1977). Un conflitto che era anche di tipo generazionale e che

si risolse dunque con l’uscita dalla società dei membri meno radicali (Werskey 2007, 431). Anche nel caso della BSSRS si aveva a che fare con una macro entità che racchiudeva al suo interno realtà locali e militanti eterogenee333 (Rose e Rose 1976a, 19). La peculiarità della BSSRS britannica, rispetto all’omonima associazione statunitense, è rappresentata dall’aver mantenuto in maniera più solida un modello critico basato sul concetto di classe invece che sull’idea di moralità (Moore 2006, pp. 256-257). Al contrario dai gruppi militanti statunitensi, quest’ultima era composta sia da scienziati sia da non-scienziati (per un totale di circa 1.000 affiliati già nel 1969) (Rose e Rose 1976c, 21). La netta maggioranza dei membri del movimento radical science erano provenienti da un milieu accademico e alcuni di questi si occupavano direttamente di tematiche relative al campo S(T)S. Le attività erano in gran parte basate a Londra e in altre città come Cambridge, Edimburgo, Leeds, e Manchester (Moore 2006, pp. 256-257). Come abbiamo messo in evidenza, molti centri di ricerca come quello della Sussex o di Machester ospitavano militanti radicali nel loro unit, creando dunque un collegamento organico fra le due polarità del campo S(T)S.

La BSSRS era composta al suo interno da vari gruppi dedicati a delle problematiche specifiche come l’Hazards Group, Woman in Science Group, Politics of Health Group e il

Radical Statistics Group334. Le riviste/bollettini d’informazione Undercurrent (dedicata principalmente alle tecniche) e Science for People erano organi dell’associazione tramite cui, quest’ultima rendeva pubblici i suoi report e le varie attività del radical science movement in generale (Werskey 2007, 432). Accanto a queste nacque anche per iniziativa di Young, coadiuvato da David Dickson e Jonathan Rosenhead335, l’importante rivista Radical Science

332 I coniugi Rose hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del movimento radicale sulla scienza. Hilary Rose ha avuto una formazione sociologica e ha contribuito alla sociologia della scienza applicando una prospettiva femminista e radicale. Steven Rose è invece un biologo direttore del Brain and Behaviour Research Group presso la Open University dal 1969. In particolar modo hanno pubblicato dure raccolte di saggi sulla scienza radicale (Rose e Rose 1969; Rose e Rose 1976a; Rose e Rose 1976b)

333 Vi facevano parte membri del Labur party, liberali, trotskisti, membri della controcultura anarchica, socialisti non-allineati, maoisti etc. (Rose e Rose 1976c, 19)

334 Ognuno di questi gruppi aveva anche un suo omonimo bollettino periodico d’informazione.

335 Dickson era un giornalista che lavorava per la rivista Science nonché autore Alternative Technology (1974) e di The New Politics of Science (1984) (Levidow 1986, IV). Rosenhead era invece un matematico e statistico che insegnava fin dal 1967 presso la LSE. È stato anche candidato per il partito laburista nel 1966.

Journal336 (oggi nota come Science as Culture) che ha rappresentato un canale importante per

lo sviluppo degli STS in U.K. (ivi, 432). Questa rivista era composta principalmente da filosofi, storici e sociologi della scienza che contrattavano le loro barriere disciplinari in funzione del focus su oggetti di studio e problematiche comuni (Dubois 2001, 53). Com’è possibile evincere dal primo editoriale della rivista, questo progetto si era costituito in maniera antitetica rispetto alla tendenza alla neutralità che stavano prendendo gli STS istituzionalizzati nelle accademie (Cfr. Radical Science Journal 1974).

Nell’ambito di quest’ampio e variegato movimento della radical science, sono stati numerosi i contributi al campo S(T)S e al processo di elaborazione teorica interna. Nonostante la comunicazione con il polo accademico degli STS non sia stata sempre fluida, quest’ultimo ha riconosciuto dei contributi provenienti dalla militanza politica come fondamentali. In primo luogo, fra questi vi sono sicuramente i lavori di Werskey, Young e Ravetz che sono stati ampiamente tenuti in considerazione come punti di riferimento nell’emergenza degli STS (per esempio da autori come Barnes 1974, Mulkay 1979, Shapin e Schaffer 2011 etc). Il membro della SSU Werskey, avendo lavorato per il suo dottorato sugli scienziati radicali di Cambridge (cfr. Werskey 1979), ha avuto il merito di aver posto una notevole attenzione alle correnti marxiste in storia della scienza nate a partire dagli anni ’30. Ravetz ha dal canto suo contribuito alla strutturazione filosofica degli STS con la pubblicazione di Scientific Knowledge and Its Social Problems. In ultimo Young ha invece influito nel campo S(T)S sia

tramite la sua importante attività editoriale con la rivista Radical Science Journal (ereditata poi da Levidow), sia tramite l’analisi del rapporto fra scienze della vita e ideologia.

Dall’altro lato, Whitley aveva coinvolto dei rappresentati della critica radicale della scienza come i coniugi Rose nella pubblicazione di una raccolta di saggi337. Questi ultimi si erano

schierati ideologicamente ancora più a sinistra del bernalismo (Turchetti 2016, 84), contribuendo al campo STS tramite la pubblicazione di saggi dedicati principalmente all’ideologia scientifica nelle scienze biologiche, nell’analisi dei rapporti fra struttura economica e tecnoscienze e nello sviluppo di un approccio femminista agli studi sociali sulla scienza. Sempre nell’area di influenza di Whitley, l’autorevole collana editoriale Sociology of

Science Yearbook si era aperta in varie occasioni anche a rappresentanti della critica radicale

della scienza338.

336 Tale rivista, al contrario dei bollettini Undercurrent e Science for People, aveva un’impostazione già accademica (con peer review esterna, lunghezza dei saggi relativamente ampia etc) (Werskey 2007, 433; Cfr. Levidow 1986).

337 Nel volume collettaneo curato da Whitley Social Process of Scientific Development del 1974, i Rose avevano pubblicato un saggio dal titolo «Do not adjust your mind, there is a fault in reality - Ideology in the neurobiological sciences».

Nel resto d’Europa, sono state svariate le manifestazioni dei movimenti politici riguardanti i fenomeni tecno-scientifici339. Come abbiamo sottolineato, nel caso olandese l’impegno

politico negli atenei è stato all’origine dell’istituzionalizzazione del campo S(T)S. Un’intera parte della Germania (DDR) faceva istituzionalmente utilizzo del marxismo come risorsa teorica per lo studio del ruolo della scienza e della tecnologia nella società. Dal canto suo la Francia è stata un focolaio importante dell’impegno politico nel ’68 che ha avuto notevoli ripercussioni anche sulle tematiche scientifiche. In questo contesto nazionale vari collettivi e riviste hanno preso vita come Porisme, Le cri des labos, Survivre, Labo-contestation, Le module enragé, Impascience, Cahiers Fundamenta scientiae e lo stesso bollettino Pandore ha

spesso dedicato largo spazio a queste tematiche militanti340 (cfr. Quet 2015, 89). Il modello

d’azione politica principalmente adottato in Francia (come in Italia) era quello dell’applicazione per analogia dei canonici mezzi di protesta ma nel campo scientifico. Si susseguirono così scioperi e occupazione di laboratori di ricerca a partire dalla fine degli anni ’60 (Quet 2009a, 128). La figura più influente in questo contesto è stata quella del fisico Jean- Marc Lévy-Leblond341 che aveva ottenuto lo statuto di riferimento intellettuale nella critica

radicale della scienza sia grazie alla sua concreta attività politica sia grazie alle sue pubblicazioni (cfr. Jaubert e Lévy-Leblond 1973). Fra coloro attratti dalla prospettiva sviluppata da Lévi-Leblond vi era anche Callon. Fra il 1974 e 1975 si riuniva regolarmente un gruppo, di cui facevano parte entrambi, che lavorava sugli approcci critici alla scienza342

339 In Belgio naque nel 1966 Centre Galilée con la sua rivista Cahier Gelilée il cui obiettivo era quello di fare opera di divulgazione scientifica mantenendo un approccio critico (Quet 2009a, 127). Nella Germania era attiva invece la rivista WechselWirkung e nei Paesi Bassi quella dal titolo Revoluon. Per quanto riguarda il caso italiano, è invece alla rivista di divulgazione scientifica Sapere che bisogna rivolgere lo sguardo (Dubois 2001, 51), in particolar modo nel suo passaggio editoriale alla casa Editrice Dedalo di Bari. Rispetto alle stagioni precedenti infatti, nella linea editoriale vi fu in questo periodo una radicalizzazione politica dell’approccio alle tematiche scientifiche (diretta a partire dal 1974 da Giulio Maccaro) (Quet 2009a, 127). Per quanto l’Italia avesse una sua strutturata corrente di studi storico-filosofici con approccio marxista (si pensi alla suola di Ludovico Geymonat) sono stati principalmente due i centri della contestazione, Roma e Napoli. A Roma erano attivi Giovanni Ciccotti e Marcello Cini (il solo ad avere effettivamente contatti con il radical science movement anglofono e con quello francese) (Cfr. Turchetti 2016, 87-90; Cfr. Rose e Rose 1976c; Quet 2009a, 127; Quet 2015, 97; LASER 2010). Sul territorio romano si era assistito ad occupazioni di laboratori e centri di ricerca (celebre l’occupazione del CNR nel 1969). A Napoli invece, era stato creato a partire dal 1962 l’Istituto internazionale di genetica e biofisica che si proponeva di portare un approccio “all’americana” nella ricerca italiana (Quet 2009a, 127). Presso questo istituto vi furono molti scioperi e occupazioni. Non approfondiamo oltre queste tematiche perché non direttamente collegate al processo di istituzionalizzazione del dominio STS (per il lettore interessato cfr. LASER 2000 in cui sono contenuti contributi di Cini, Tagliagambe e Piperno). 340 La maggior parte degli attivisti francesi erano d’estrema sinistra e di orientamento maoista (Quet 2009a, 148). 341 Lévy-Leblond ha avuto una formazione in fisica (dottorato) ma, soprattutto tramite il suo impegno politico ha allargato i suoi interessi alla filosofia, alle scienze sociali e alla comunicazione. Ha insegnato fra l’università di Nizza e l’università Paris7 allo stesso tempo fisica e filosofia. Nel 1968 fonderà la rivista Impascience e nel 1988 la rivista Alliage (culture, science, technique) tramite le quali si imporrà all’attenzione del dibattito intellettuale francese.

342 Oltre a Lévi-Leblonde e Callon facevano parte di questo gruppo Pierre Thuillier, Pilippe Roqueplo, Michel Volle, Claude Gruson, Luce Giard, Bernard Guibert, Alain Desrosières, Gérard Fourez, Pierre Papon, Liliane Stehelin Jean-Paul Piriou, Anita Bensaïd, Hubert Brochier, François Chesnais, Benjamin Coriat, Elisabeth Crawford, Jacques de Cutaines, André Gauron, Baudoin Jurdant, Ludovic Lebart, Philippe Mallein, Christos